Becca and Tommy - Two Peas in a Pod

di Ghostclimber
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Becca era sempre stata una bambina un po' mattacchiona.

Per prima cosa, parlava da sola, ma guai a farglielo notare: secondo lei, stava parlando con i suoi amici invisibili, uno a caso tra i personaggi dei suoi cartoni animati preferiti.

L'ultimo era Alvin Seville, quello scoiattolo canterino alto come un bambino umano che parlava con quella vocetta assurda.

E poi, aveva una sola amica femmina. Quando la nonna le aveva fatto notare che avrebbe dovuto stare un po' di più con le femminucce invece di fare il maschiaccio, Becca aveva fatto spallucce e non l'aveva degnata di una risposta.

Innanzitutto, nel cortile di casa della nonna, dove Becca passava i pomeriggi, c'era un'allarmante carenza di bambine, se si escludeva la nipote dei dirimpettai, che però aveva un anno e non era di molta compagnia, a meno che non si adorasse stare ferma sul divano a farsi sbavare addosso, o la nipote della signora che stava di sopra, che però quell'anno avrebbe cominciato il liceo e non aveva tempo da perdere con Becca, anche se fino all'anno prima si erano scambiate libri e disegni.

Restavano Pietro e Giacomo, che anche se avevano un paio di anni in meno di lei sapevano come divertirsi: giri in bicicletta fino a farsi venire la nausea per le curve troppo strette, pantagrueliche torte di terra guarnite da foglie di nespolo, gare a chi arriva primo sul ramo più alto della quercia (di nascosto, ovviamente, se i genitori e i nonni avessero saputo li avrebbero segregati in casa, appena superata la sincope), infinite partite a calcio e gare a chi riesce a correre più in alto sul muro.

E va bene, Becca lo ammetteva: durante le estati al lago, il parco giochi sarebbe stato un ottimo terreno di caccia per accalappiare un'amica femmina. Ma le femmine erano così noiose! Si portavano le bambole anche al parco, quando c'erano proprio lì altalene e scivoli, e oltretutto non erano neanche interessate a mettere in scena le complicate trame che Becca inventava per far vivere alle loro noiose figliolette di plastica delle straordinarie avventure.

Becca aveva quasi dato di matto una mattina, quando dopo aver pettinato e finto di cambiare il pannolino alle bambole le sue amichette avevano detto “adesso devono fare il pisolino”: avevano mollato le bambole sul prato e si erano sedute a guardarle.

Forse, rifletté Becca mentre la nonna la inseguiva per casa con un vestitino nuovo, era stato in quel momento che aveva cominciato a diventare matta.

Finalmente, la nonna riuscì a catturare Becca: aveva settant'anni ma era tenace e coriacea, e non ci metteva né uno né due a prenderla per la collottola come un gattino e sollevarla di peso. Becca rimase sollevata a mezz'aria, provò a scalciare una o due volte poi si arrese: era inutile cercare di vincere una guerra contro la nonna, il massimo che fosse mai riuscita a strappare era qualche compromesso comunque svantaggioso.

Ma un compromesso è meglio che niente.

Per quieto vivere, come diceva una delle sue canzoni preferite: Becca non avrebbe saputo dire cosa voleva dire alla lettera, ma coglieva alla lontana il senso generale della faccenda.

-Becca, oggi ti metti il vestitino, e niente storie!- sentenziò la nonna.

-Ma nonnaaa!!!- protestò Becca, già subodorando una sconfitta di quelle massicce.

-Niente “ma nonna”! Hai promesso che avresti messo una gonna almeno una volta a settimana, e oggi è già venerdì.- dannazione! La nonna aveva ragione, era il patto che avevano stretto per evitare almeno alcune delle loro tremende litigate.

-Ma oggi tocca a me e Ricky fare i pirati, non posso mettere la gonna!- si lamentò Becca. Erano tre giorni che si lavoravano Nico e Vale per convincerli a scambiarsi di ruolo almeno una volta, perché si erano rotti di fare sempre Peter Pan e Wendy, e alla fine Ricky aveva dovuto giurare sul proprio onore che Becca sarebbe stato un pirata fantastico.

Già.

Un pirata con un bel vestitino rosa a quadretti e la gonna con le balze.

Certo che però quel vestitino era così bello...

Ma totalmente inadatto al suo ruolo di pirata più cattivo dei Sette Mari, nessuno le avrebbe dato un soldo bucato con quello addosso.

Però andare in bici con la gonnellina che le accarezzava le gambe e l'aria fresca che si intrufolava dappertutto e la rinfrescava era sempre bello. Forse avrebbe potuto accantonare i pirati.

No, cavoli, no che non poteva! Ricky non le avrebbe più rivolto la parola, le avrebbe detto che era come tutte le altre femmine e che faceva schifo, e le vacanze sarebbero state rovinate!

La nonna era rimasta a fissare Becca per tutto il tempo del suo ragionamento, e per una volta, forse vedendo che la bambina non si stava mettendo ad urlare come suo solito, ebbe la bontà di cedere un po' di terreno: -Metti sotto il costume, così anche se si alza la gonna non fa niente.- Becca stava per ribattere che non capiva che differenza c'era tra le sue mutandine con i coccodrilli e il costume con le fragole, e aveva già aperto la bocca per rispondere quando si rese conto che così dicendo si sarebbe giocata la possibilità di essere un pirata, di giocare con gli amici e forse addirittura le sarebbe stato vietato di andare al parco, in spiaggia e magari anche di guardare i cartoni animati.

La nonna sapeva essere molto, molto severa.

Richiuse la bocca con un colpo secco che quasi riecheggiò nel corridoio, annuì convinta e strappò il vestitino dalle mani della nonna.

Certo che era davvero, davvero bello.

Becca si concesse di rimirarsi di nascosto nello specchio della camera da letto grande, felice di come il vestito la facesse sembrare più sbarazzina e più grande; sembrava quasi carina, nonostante quella massa informe di paglia scura che teoricamente avrebbe dovuto essere il classico taglio a paggetto, ma che grazie ai suoi capelli crespi somigliava molto di più a una via di mezzo tra un nido di avvoltoio e un fungo atomico. Prese un bel respiro, gonfiando il petto su cui già facevano capolino due boccioli di seno, poi sostituì le mutandine di cotone con quelle del costume da bagno, indossò i sandaletti e uscì, seguendo la nonna.

 

Arrivate al parco, subito Becca corse dai suoi amici, che scoppiarono a ridere nel vederla con addosso un vestitino.

-Ma allora sei femmina davvero!- ululò Ricky, puntando il dito in maniera vaga verso quel piccolo accenno di seno che si intravedeva sotto al busto stretto dell'abito.

-Solo quando la nonna mi costringe...- borbottò Becca di rimando, incrociando le braccia. Si sentiva la faccia molto calda.

-Beh, se cominci a venire in spiaggia con noi invece che al lido te ne accorgi, ha il costume intero.- puntualizzò Vale, il più pragmatico del gruppo e quello che si era sempre fatto meno problemi sul fatto che Becca fosse femmina: quel che importava a lui era che la ragazzina correva come un fulmine, non si faceva il minimo problema a giocare a calcio a piedi nudi sui sassi e si tuffava a bomba dal molo grande. Evidentemente, il fatto che le stessero spuntando le tettine e che fosse costretta a portare un costume intero o un due pezzi era per lui una questione del tutto irrilevante.

-E comunque, ieri ti ha stracciato a calcio.- rincarò la dose Nico, un altro di quegli elementi che per scegliersi gli amici puntava a quelli che potevano tenergli dietro sul campo da calcio o in acqua, e chi se ne frega se sono maschi o femmine.

-Se non vuoi fare il pirata con me, puoi fare il Bambino Sperduto con uno di loro due.- disse Becca, sprezzante, ritrovando il suo fiero contegno da maschiaccio nonostante l'umiliante (ma bellissimo) vestitino rosa.

-No, no, voglio fare il pirata con te!- rispose in fretta Ricky.

-Bene, allora. Ciurma... ALL'ARREMBAGGIO!- con l'agilità di una lepre, Becca si arrampicò sulla corda e raggiunse il “ponte”, un piccolo spiazzo su cui i bambini potevano sedersi brevemente prima di scendere dallo scivolo.

Ben presto, Becca aveva dimenticato di indossare un vestitino rosa. Non c'erano dubbi, il pirata più cattivo dei Sette Mari era proprio lei, e quei Bambini Sperduti lo avrebbero imparato a proprie spese. Estrasse una spada immaginaria e si mise a duellare con Vale sul ponte di prua, cioè un piccolo spiazzo in terra battuta dove prima c'era una panchina, scomparsa misteriosamente un paio di settimane prima.

Il duello si infiammò, e presto Becca e Vale cominciarono a prendersi a spintoni e calci, senza l'intenzione di fare del male. Dal patio sul quale si erano accomodate le nonne giunse un urlo: -REBECCA! COMPORTATI DA FEMMINUCCIA O TI SCORDI I CARTONI!- terrorizzata, Becca mollò la presa sulla testa di Vale, che ne approfittò per sollevarla di peso e caricarsela sulle spalle. Stavolta fu la sua, di nonna, a sbraitare: -VALERIO! NON SI PICCHIANO LE FEMMINE!- Vale depositò Becca a terra, sconvolto. E quando mai s'erano fatti problemi del genere? Si inginocchiò davanti all'amica, mentre la nonna ancora urlava: -E CHIEDI SCUSA!

-Stai bene?- chiese a bassa voce. Becca smise di giocherellare con il tulle che sbucava da sotto la splendida gonnellina, alzò su di lui un paio di occhioni verdi colmi di lacrime e sentenziò: -Essere femmina fa schifo.




Ciao a tutti!
Spero vi sia piaciuta la piccola Becca, Terrore dei Sette Mari, l'Indossatrice di Vestitini Rosa, *aggiungere altri nomi a caso tipo Daenerys Targaryen*.
Non so ancora come proseguirà questa storia, so solo che ho bisogno di far uscire certe sensazioni che per troppo tempo mi sono tenuta dentro, credendo di essere pazza, e che ora mi hanno assalita tutto d'un tratto, grazie all'inconsapevole intervento di un amico conosciuto per caso (non è Alvin Seville!).
Battete un colpo se vi va di farmi sapere che avete gradito, alla prossima!




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