La scatola chiusa

di Shiki Ryougi
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La scatola chiusa
 
La scatola chiusa, quel delirio sconnesso in cui io sono imprigionata, che si stringe a ogni movimento.
La pelle trasuda sangue mentre il mondo mi osserva sbigottito. Sorride, indica, dice qualcosa, poi prosegue avanti a sé, oltrepassandomi come se non esistessi.
Ma tu rimani. Da lontano guardi questo delirio che io sono costretta a vivere.
Non dici nulla, non fai nulla, non sei nulla.
La tua scatola si è aperta ma non sai cosa farne, quindi resti lì a invidiare la mia agonia.
 
Ho smesso di vedere perché nella mia scatola chiusa c’è solo buio. Rannicchiata in posizione fetale, sono nuda e logora.
Mi sono imprigionata in questo buco con le mie stesse mani. Da tempo non credo più nel cuore del mondo; al suo posto vi è una voragine nera che consuma tutto.
Giaccio inerme in questo paradossale meccanismo chiamato vita.
Mi addormento mentre il tempo continua a scorrere in mille diramazioni che portano tutte in un unico posto, buio e intangibile.
La mia scatola chiusa gli assomiglia ma io resto ancora viva.
Vorrei poter morire, consumarmi in questo buco nero, smettere di pensare, smettere di osservare.
Sto pian piano mettendo radici e credo che non abbandonerò più questo angolo di mondo, ma in fondo io non so più cosa voglio.
 
Io sono la mia scatola chiusa. Sono quelle parole non dette ma pensate. Sono quei urli silenti che fanno sanguinare la gola. Sono quella bolla che scoppia quando la sfiori con un dito.
Non ho vie di uscita perché le ho murate tutte. Non ho un cuore perché me lo sono strappato.
Io non ho e non sono niente, se non solo una scatola morta.




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