Pon farr
“Penny. Penny. Penny.”
Penny aprì la porta, per interrompere il fastidioso e implacabile
bussare di Sheldon: “Che c’è, Sheldon?”
Sheldon, perfettamente composto nel mezzo del pianerottolo, si schiarì
la voce prima di annunciare: “Mi reso conto che, pensando logicamente
come fa Spock, logicamente io voglio te.”
Penny lo fissò, sollevando le sopracciglia: “Non ho capito.”
“…Perché mi stupisco,” fece lui, alzando gli occhi al cielo. “Cercherò
di essere più chiaro. Ricorderai che nella TOS Spock è soggetto al Pon
farr…”
“Se è una di quelle cose di Star Trek, non ne so nulla,” lo interruppe
la ragazza.
“Ma dov’eri mentre il mondo guardava Star Trek?!” esclamò Sheldon,
indignato.
“A farmi una vita, immagino…Ti decidi a venire al punto?”
“Ad ogni modo, essere soggetti al Pon farr per un vulcaniano significa
avere rapporti sessuali o morire.”
“Stai ammettendo di non essere umano?”
“…No. Tuttavia mi trovo in una situazione simile. Negli ultimi giorni i
miei pensieri tendono a divagare e i miei sogni sono popolati di eroine
dei fumetti. Come puoi immaginare, questo mi distrae dal mio lavoro, e
non posso permetterlo. Così, ho pensato a te,” concluse,
tranquillamente. “Avere rapporti sessuali avrà un effetto benefico sul
mio organismo, alleviando lo stress e restituendomi la mia capacità di
concentrazione.”
“Ecco…questo mi lusinga molto, Sheldon, ma…” cominciò Penny,
chiedendosi se dicesse sul serio o se c’entrasse magari quel viscido
essere di Wolowitz.
“Si tratta di una scelta puramente logica,” continuò Sheldon. “Dato che
l’incontro non sarebbe finalizzato alla procreazione non è necessario
cercare qualcuno con un’intelligenza, non dico pari alla mia,” emise un
verso a metà tra una risata e un grugnito, “ma quanto meno
quantificabile nella stessa scala di misure. Inoltre, tu rispondi ai
consueti canoni di bellezza e sei vicina.”
“Caspita, tu sì che sai fare i complimenti a una donna,” gli rispose
Penny, preparandosi a sbattergli la porta in faccia.
“Cosa più importante di tutte, sei mia amica. Non puoi lasciarmi
morire.”
“Oh, tesoro, tu non morirai se non avrai un rapporto sessuale,” gli
disse, addolcita dal riferimento alla loro amicizia.
“Ma certo: se non riesco a concentrarmi sul lavoro non otterrò più
risultati, sarò licenziato, perderò la casa e morirò di stenti come un
qualunque barbone,” sentenziò Sheldon.
“Oh, santo cielo!”
“Inoltre, nei miei sogni Supergirl ti somiglia,” aggiunse sorridendo
appena.
“D’accordo, entra!”
Tanto era più che probabile che si rendesse conto che la cosa non
faceva per lui, si disse Penny. Anzi, probabilmente l’intero concetto
l’avrebbe disgustato.
“Bene, eccoci qui,” fece Sheldon entrando, facendo vagare lo sguardo
per l’appartamento.
“Accomodati pure sul divano.”
“Ah, certo. I famosi preliminari.”
Si sedette e Penny gli si mise accanto.
“Immagino doveri baciarti,” disse lui, con una leggera smorfia.
“Non l’hai mai fatto prima? Dov’eri mentre tutti gli altri entravano
nella pubertà?”
“A studiare per prendere la laurea, immagino…”
Penny rise: “Oh, tesoro! Ci penso io…” Si sporse verso di lui e lo
baciò lievemente. “Cosa ne dici?”
“Uhm, un evitabile scambio di germi e saliva.”
“Scusa, ma cosa fanno le eroine dei fumetti nei tuoi sogni?!” domandò
Penny, piuttosto offesa.
“Gridano ‘Attento al pon farr! Ti distruggerà!’”
“Oh, mio…puoi smetterla di ripetere pon farr?”
“D’accordo. Continuiamo?”
“Okay…”
Quello stupido pallone gonfiato! I suoi baci non erano affatto
‘evitabili’. Penny glielo avrebbe dimostrato.
Lo baciò ancora, approfondendo il contatto e cominciando a
massaggiargli le spalle. Sheldon cominciò a rispondere goffamente. Le
mise una mano sulla schiena, appoggiando solo la punta delle dita.
Penny fece un verso di incoraggiamento. Scese a baciargli la gola e
Sheldon ridacchiò. Quando cominciò a mordere e succhiargli la pelle del
collo lui fece di nuovo quell’insopportabile risatina aspirata.
Penny si schiarì la voce: “Sheldon? Potresti evitare?”
“Perché? Da quanto ho sentito si tratta di un’attività piacevole e
divertente: se non sono le risate, quale sarebbe un’appropriata
manifestazione di gradimento?”
Penny gli infilò una mano in mezzo alle gambe e lo afferrò, stringendo
con decisione.
Sheldon diede un singulto e poi un lungo gemito.
“Questa è un’appropriata manifestazione di gradimento,” gli sussurrò
all’orecchio la ragazza.
Gli sfilò la maglietta di Tron, poi si sbottonò la camicetta:
cominciava e prenderci gusto. Lasciò cadere a terra l’indumento accanto
alla maglietta e si sporse verso Sheldon con un sorriso malizioso.
“Che cosa fai?” la bloccò lui.
“Beh, mi sembrava ovvio quello che stavamo facendo,” rispose lei,
confusa.
“Voglio dire, non hai intenzione di piegare quei vestiti?”
Penny lo fissò, incredula: “Non mi sembra importante, in questo
momento!”
“Certo che lo è! Dovresti mostrare più rispetto per le cose che
appartengono a te e agli altri. E non ti farebbe male mettere un po’ in
ordine questo posto,” aggiunse, dopo un’occhiata critica al soggiorno.
“Sheldon, mi stai facendo arrabbiare.”
“Sto solo dicendo…”
Con un sospiro frustrato, Penny gli si sedette a cavalcioni e lo baciò
con foga, tirandogli i capelli corti. Approfittando della sua sorpresa
gli infilò la lingua in bocca, trovando quella del ragazzo e
succhiandola piano. Si staccò da lui e lo fissò con un sopracciglio
alzato.
Sheldon rimase a sua volta a guardarla per qualche secondo.
“Oh, al diavolo!” esclamò, prima di aggrapparsi a Penny e ribaltare le
loro posizioni sul divano.
Penny gli allacciò le gambe intorno ai fianchi, la minigonna che le
risaliva in vita, mentre Sheldon le baciava gli zigomi e le tempie,
tenendole il viso tra le mani e al contempo premendo ritmicamente
l’inguine contro il suo sesso.
“Adoro che tu sia così alto,” gemette lei nel suo orecchio, mentre si
contorceva per slacciarsi il reggiseno. Quando riuscì a sfilarlo e a
gettarlo lontano Sheldon si fermò a guardarle il seno, come
ipnotizzato. Strinse delicatamente il seno destro, per poi chinare la
testa a leccare il capezzolo.
Penny mugolò: “Così, Shelly…”
“Aspetta,” si interruppe Sheldon, parlando a fatica, “dobbiamo
toglierci tutti i vestiti.”
Si alzò e cominciò a slacciarsi le scarpe. Le sistemò da parte e ci
mise sopra i calzini.
Penny l’osservò tra il divertito e l’esasperato. Quando finalmente
anche pantaloni e slip furono messi ordinatamente da parte, la ragazza
dedicò una lunga occhiata alla sua erezione: “Molto bene…”
Sheldon non ne parve affatto imbarazzato: “Tu non ti spogli?”
Con un sorriso di sfida, Penny infilò le mani sotto la gonna di jeans e
si sfilò le mutandine, sollevando il bacino dal divano e offrendo una
perfetta visuale del suo sesso umido.
“La gonna…” sussurrò Sheldon, schiarendosi poi la gola.
Penny scosse la testa, divertita: “La voglio tenere…”
“Diavolo, donna! Mi farai impazzire!”
Sheldon si sdraiò di nuovo, sfregandosi contro di lei.
Mordendogli le labbra Penny gli afferrò il membro, sfregando il pollice
sulla punta…e Sheldon le venne tra le mani, con un grido strozzato.
Penny spalancò gli occhi, sorpresa, poi si diede della stupida: cosa si
era aspettata? Era già andata molto meglio della prima volta con
Leonard.
Sheldon, dopo aver ripreso fiato, sospirò e si mise a sedere: “Ti
ringrazio molto. Prometto che non ti disturberò più.” Fece per alzarsi.
“C-cosa? Dove vai? Non abbiamo finito!”
“Beh, so che tecnicamente un rapporto sessuale è solito culminare con
la penetrazione, ma lo scopo è stato raggiunto: lo stress è
notevolmente ridotto e io mi sento bene. Quasi euforico. Non vedo il
motivo di occupare altrimenti il tempo che potremmo impiegare io
lavorando e tu…facendo quello che fai di solito,” concluse agitando
vagamente una mano.
Penny scosse la testa: “Non te ne puoi andare lasciando le cose a metà.
Mettiamola così: hai terminato l’anno scolastico, ma…”
“Non ho ottenuto il massimo dei voti in tutte le materie?”
“Tesoro, sei stato bocciato in educazione fisica.”
Sheldon parve riflettere: “È sempre stato il mio problema.”
“Ma non ti preoccupare,” fece Penny, mettendogli le mani sulle spalle e
trattenendolo sul divano, “cominciamo subito il corso di recupero.”
Note:
Questa storia risale a molti anni fa ed è probabilmente la cosa più
sciocca che abbia mai scritto, ma era perefetta per il contest di
meiousetsuna.
E ai tempi mi ero divertita a scriverla:)
La frase 'pensando logicamente come fa Spock, logicamente io voglio te'
suona un po' strana alle mie orecchie: credo che fosse il prompt
originale che mi ha spinto a scriverla e che andava inserito
letteralmente.
Grazie per aver letto!
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