Isak
si ritrovò in
mezzo alla piazza per caso, o forse no. In realtà sapeva
bene il motivo per cui
proprio quel sabato aveva voluto spingersi fino al parco, per poi
oltrepassarlo
e raggiungere l’area di Grønland, anche se non lo
voleva ammettere nemmeno a se
stesso. Fece in tempo a stabilirsi sullo stretto marciapiede rialzato,
prima
che una fiumana di individui di ogni genere e razza invadesse la
strada,
inondandola di vitalità ed entusiasmo: uomini e donne,
adolescenti e bambini
accompagnati sfilavano in un immenso corteo davanti ai suoi occhi,
danzando a
ritmo di musica all’insegna dell’uguaglianza e
dell’amore fra gli uomini. Isak
se ne stava immobile con le mani in tasca e gli occhi colmi di lacrime,
forse
stanco, forse così commosso nel vedere il modo in cui gli
uomini, oltre ad
annientarsi a vicenda, sanno talvolta anche amarsi e saperlo dimostrare.
"We were born
sick", you heard them say it […]
The
only heaven I'll be sent to
Is
when I'm alone with you
I
was born sick, but I love it […]
Improvvisamente
aveva
preso la porta di casa ed era corso via. Era sul punto di raccontare
tutto a
sua madre, sperando nel suo sostegno, almeno nella sua comprensione,
invece non
ebbe neppure il coraggio di avvicinarsi alla sua stanza. Mosse qualche
timido
passo verso la soglia, rimanendo a fissare il vetro smerigliato della
porta per
un tempo che gli parve infinito. Non era pronto a ritrovarsela davanti
e
gestire la marea di domande che gli avrebbe posto, non si sentiva
ancora preparato
a condividere la realtà con qualcuno che non fosse Even. Per
un istante, nella
tua testa balenò il pensiero che colei che l’aveva
creato potesse trovarlo sbagliato,
lei che era sempre stata una donna devota e profondamente credente e
che da
qualche tempo era ormai letteralmente impazzita.
All’improvviso il cuore gli
saltò in gola, portando con sé un ammasso di
malinconia che non riuscì a
deglutire. D’istinto, corse via in direzione del bosco,
sperando di ottenere riparo
sotto la pioggia, sperando di trovare un giorno la forza di accettarsi,
perché
in fondo spettava a lui farlo per primo. Isak si accasciò su
un cumulo di
foglie bagnate, prendendosi il viso fra le mani, accovacciandosi come
quando da
bambino non voleva che sua madre lo notasse, nascondendosi come se non
fosse
mai esistito al mondo. Forse si era recato fino al bosco solamente per
non
piangere da solo.
There is no sweeter
innocence than our gentle sin
In
the madness and soil of that sad earthly
scene
Only
then I am human
Only
then I am clean
La
manifestazione in
onore dell’orgoglio e dei diritti omosessuali era anche
un’occasione per dimostrare
che in verità, sotto la pelle di tutti gli uomini
c’è carne viva, lo stesso sangue
caldo che scorre nelle arterie arrivando fino al cuore, facendolo
pulsare
impazzito. Erano questi i pensieri che scorrevano nella mente di Isak
alla
vista dei carri colorati, di svolazzanti bandiere arcobaleno e una
moltitudine
di persone che aveva avuto il coraggio di scoprirsi, di viaggiare
dentro di sé senza
la vergogna di definirsi diversa. Erano tutti differenti, quei ragazzi
che si
tenevano timidamente per mano e coloro che, invece, non avevano paura
di
mostrarsi indossando vestiti sfarzosi e improbabili. Erano tutti degli outsiders,
ma erano unici e, come lui e come le altre centinaia, forse migliaia di
persone, avevano deciso, quel giorno, di prendere parte alla parata
dell’amore.
Isak sentiva di adorarli tutti, anche se non li conosceva e se solo ne
avesse avuto
il coraggio avrebbe camminato in mezzo a loro, li avrebbe abbracciati e
avrebbe
detto loro che erano suoi fratelli, senza risparmiare una sola parola o
un gesto
d’affetto. Se fosse stato con lui in quel momento, Even
avrebbe senz’altro apprezzato
l’evento in suo onore. Il sole gli ardeva il viso, penetrava
nelle pupille e
Isak sudava disperatamente dentro i vestiti leggeri che aveva indosso.
Fece in
tempo a raccogliere una lacrima con un dito, per nasconderla con cura
dentro la
mano, infilandosela in tasca prima che qualcuno la notasse. Poi
pensò che se
anche se ne fossero accorti, chiunque sarebbe probabilmente stato
troppo
occupato a divertirsi per curarsi di un sentimentale come lui. Dopo
tanta
sofferenza, infiniti dubbi e ripensamenti, sentiva di aver finalmente
trovato
il suo posto nel mondo, in mezzo a quella gente che amava la vita. E
soprattutto, sentiva di aver trovato il coraggio di essere se stesso,
di non
vergognarsi e non nascondersi mai più. Vide le auto della
polizia seguire il
corteo, alcune bandiere colorate campeggiavano sul cruscotto. Tornando
sui suoi
passi, promise a se stesso di tornare presto, dimostrando che non aveva
paura,
che era un uomo anche lui, che non era omosessuale, non era bianco, non
era un
semplice ragazzo norvegese, ma era un giovane cittadino del mondo che
avrebbe contribuito
a rendere la società un posto sicuro per tutti. Non aveva
dubbi: l’anno
successivo avrebbe trascinato anche Even con sé.
Offer me that deathless
death
Good
God, let me give you my life.
(Take Me to Church –
Hozier)
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