L'hotel Infestato

di AlsoSprachVelociraptor
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-Posso tenere qui la mia chitarra?-

-No.-

Ma Kenny rise e appoggiò lo stesso la vecchia, legnosa chitarra di almeno quarant'anni al muro, nella camera del ragazzo. -Volevo fare il musicista, da ragazzo. Ma mio padre era un padre vedovo e povero, e io dovevo iniziare a lavorare il prima possibile. Mia madre è annegata nel Tamigi, il suo corpo è finito nel Mare del Nord. Come me.- sussurrò Ken, adagiando la chitarra con una delicatezza non adatta a una vecchia chitarra come quella.

Lloyd incrociò le braccia al petto. Stava cercando di addolcirlo? Con un racconto idiota come quello? Ma chi si credeva di avere davanti?

-Ti ho detto di no! Non voglio la tua robaccia qui. E se ci fossero dei ragni dentro?-

Lloyd odiava i ragni. 

Era ancora arrabbiato con lui per la serata prima, quando si era messo a suonare e a parlare con Abby che, palesemente, lo vedeva.

Se ora quella donna che già gli sapeva di psicopatico avesse visto la chitarra del suo ex marito morto da diciotto anni nella sua camera, come avrebbe reagito?

-Però vuoi me, eh?-

Il fantasma si avvicinò a lui solo per stuzzicarlo, pizzicandogli una guancia tra le dita. Lloyd sbuffò sonoramente, ma non si fece mettere i piedi in testa. 

Non da un vecchio morto!

Strappò via la sua maglietta dai suoi vecchi jeans strappati e tirò il lembo su, fino al suo ispido petto rossiccio. Sbatté una mano sui suoi addominali duri ma non scolpiti, induriti e allenati dagli anni di dolori e sacrifici più che dalle palestre. Già quello provocò un gridolino non dissimile a quello di una ragazzina a cui si alza la gonnella.

Forse Lloyd guardava troppi hentai… e anche qualche yaoi, ovviamente.

-Io voglio questi.- rispose freddo, senza distogliere lo sguardo dal più alto, che invece affondò il viso tra le mani, imbarazzato. Aveva vinto ancora! Era così facile con lui...

Avrebbe voluto vederlo in gonnella, vestito da scolaretta giapponese, ora che ci pensava. Seduto sul grosso letto dell’appartamento di Lloyd a Londra, a tenersi giù la gonnella troppo corta sulle sue cosce larghe e muscolose, fiocchetti tra i suoi capelli e il suo viso imbarazzato e avvilito e…

Lloyd realizzò che Kenny non sarebbe mai venuto a Londra con lui. 

Lloyd sarebbe rimasto da solo nel suo appartamento, come prima. Come sempre.

Il suo sguardo su rattristò tutto ad un tratto mentre Kenneth si stava rimettendo la maglietta nei pantaloni, sotto la cintura. Vedendo il suo sguardo mutato tutto ad un tratto, il suo cervello raggiunse mille pensieri in cerca di una soluzione. -Vuoi… maglia?- bofonchiò, facendo per alzarsela di nuovo.

Lloyd lo fermò in tempo, ma la sua espressione non mutò.

-Presto tornerò a Londra, Abby non mi sopporta.-

Non capì se Kenny comprese quella situazione, ma se anche lo fece, non permise a quel pensiero di insinuarsi tra loro due.

Appoggiò pesantemente una mano sulla sua testa e prese ad accarezzagli i capelli, con un sorriso dolce. -Pensa a Ronansay ora, tuo lavoro qui non è ancora arrivato a termine.-

Stava parlando del film o di altro…? Nei suoi occhi blu scuro non trovò una risposta.

Passò delicatamente le sue dita dure e callose sulla guancia di Lloyd e se ne andò così come era arrivato, scomparendo sotto ai suoi occhi.

Aveva smesso di piovere, fuori, ma il cielo grigio scuro era come un pesante coperchio sull'isola, e Lloyd si sentiva più nervoso del solito. E di solito era abbastanza nervoso di suo.

Stava facendo le valige, presto sarebbe stato Natale. 

Odiava il Natale.

Quando non rimase nulla dello spirito nella sua stanza, riprese a mettere i vestiti che aveva appeso all'armadio nelle valigie. Non erano molti, ma erano davvero pesanti. Avrebbe preferito che, a fare quel lavoro, fosse Kenneth. A lui non piaceva per niente fare le pulizie.

Sarebbe partito, se tutto andava bene, il 23 dicembre, tra una settimana. Giusto in tempo per scappare dalle festività odiose degli isolani ma abbastanza tardi da infastidire Abby.

Un tuono lo fece saltare in aria dalla paura. Odiava quelle continue tempeste, odiava il mare del Nord…

Qualcuno bussò alla sua porta. Doveva essere Jo, forse Charley… e sperava non Alfie con le sue domande imbecilli. -Charley, non ti faccio comparire nel film, basta chied…-

-No.-

La voce non era né di Jo né di Charley né di Alfie, e soprattutto non era di Ken.

-Abby?- chiese Lloyd, all'erta vicino all'armadio. -Apri.- fece lei, senza emozione.

Non si fidava, ma doveva fare buon viso a cattivo gioco, o chissà cosa sarebbe successo.

-Arrivo!- cinguettò tutto sorridente, chinandosi sul suo zainetto per prendere il suo grosso coltello da caccia, la prima cosa che aveva comprato da solo con il lavoro da fattorino di pizze e di spaccio a Londra. Ancora prima della telecamera.

Se lo nascose nell'elastico dei boxer, a premere con la sua custodia dura contro il fianco e la coscia, e aprì la porta con un sorriso finto. 

Non aprì del tutto, tuttavia, dato che ancora un catenaccio separava Lloyd dal brutto sorriso capovolto di Abigail.

-Dov'è Jo?- chiese lei. 

Jo? 

-Non lo so. Che me ne frega? Ha diciotto anni, faccia il cazzo che vuole.- rispose sinceramente Lloyd, facendo per chiudere la porta. -Non la vedo da quando abbiamo girato il film. Vai a rompere le palle a qualcun altro.-

La odiava perché aveva lasciato morire l'uomo più incredibile che quella landa dimenticata da Dio o da Satana o da chiunque comandasse lassù o laggiù, la odiava perché aveva ottenuto così facilmente il suo amore senza meritarlo, e perché…

Perché gli stava puntando la canna del fucile contro lo stomaco.

-Apri la porta e fammi entrare- ordinò lei, gelida come al solito. Questa volta, però, era decisamente più convincente. -Dobbiamo parlare.-




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