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Unreal
(
irreale )
Una
vena gli pulsa sul collo. Una sulla tempia.
Calma.
Si deve calmare.
Den
deglutisce, irato.
Calma.
Calmati.
Non lo devi fare.
Sta
calmo.
Freddo.
Caldo. Caldo e freddo assieme.
Vede
rosso. E la sua rabbia non si tiene.
Un
balzo ed è in piedi.
Si
fa largo tra i banchi, in direzione di Caspar.
Freddo.
Caldo. Caldo e freddo assieme.
Non
li distingue più.
“CASPAR!!”
Caspar
si gira, richiamato dal grido. Ma vede Den solo quando ormai è
troppo tardi.
“Ehi,
ma che stai...?!”
Den
lo solleva di peso e lo lancia lontano.
I
banchi attorno a lui volano lontano, contro le pareti, fracassandosi
con uno schianto.
Caspar
sbatte anche lui contro un muro, cadendo esanime sul pavimento.
Libri,
fogli, quaderni gettati ovunque.
Pezzi
di legno e metallo dei tavoli vengono scagliati via.
Gli
altri all'interno della classe gridano sorpresi. Tutti fissano
attoniti Den.
Den
si guarda attorno ruggendo.
Il
suo corpo cambia forma.
Il
viso diviene a punta, formando un lungo muso; le orecchie si
affilano, diventano pelose.
Le
zanne crescono in fretta, sbucando fuori dalle sue labbra contratte
in un ringhio.
I
suoi vestiti si lacerano in più punti, la camicia
letteralmente esplode in una moltitudine di frammenti di tessuto.
Diviene
più alto.
I
calzoni si strappano, lasciando intravedere i forti e potenti muscoli
delle gambe poderose,ormai divenute più simili a zampe.
Il
mezzolupo con uno scatto si china in avanti, scosso dalla
trasformazione, muove un passo, uno solo, battendo forte sul
pavimento.
Le
braccia si allungano; un fitto pelo fulvo cresce ovunque sul corpo di
Den.
Grossi
muscoli si definiscono su tutto il corpo.
Una
folta coda gli cresce in fondo alla schiena.
Le
unghie di mani e piedi si allungano, formando artigli acuminati.
Gli
scarponi si stracciano, restando sul pavimento come due informi pezzi
di cuoio con la suola deformata o distrutta.
La
lunga peluria ricopre interamente il petto scoperto e fuoriesce dagli
strappi nei pantaloni.
Den
rovescia la testa all'indietro, ruggendo selvaggiamente.
Con
un gesto ampio strappa via un frammento di tessuto rimastogli
attaccato ad un braccio, il resto di una manica.
È
un licantropo.
Si
guarda attorno, accecato dall'ira.
Tutti
nella classe lo guardano. Non sono per niente spaventati. Si lanciano
solamente tra di loro occhiate preoccupate. Mormorano. Disposti in
cerchio tra lui e Caspar osservano. Nessuno di loro si muove.
“Ma
che sta facendo?!”
“Ah,
vuole mettersi nei guai...”
“Forse
dovremo andare a chiamare qualcuno..”
“Sì,
andiamo a chiamare qualcuno! Qui finisce male!”
“Sì,
chiamiamo qualcuno così finiamo nei guai tutti quanti! Sta
zitto, idiota!”
“Guardate!
Caspar si sta rialzando..”
“Qui
finisce male!”
Caspar
dal fondo dell'aula si alza in piedi.
Non
è ferito. Sembra illeso. È solamente ricoperto dalla
bianca polvere dell'intonaco.
Ma
anche lui sembra infuriato.
Dietro
di lui, sul muro, una profonda ammaccatura costellata di crepe.
“Che
cavolo fai?!”
Den
ricade a quattro zampe, la figura imponente che quasi nasconde gli
spettatori.
Un
ringhio basso esce dalle enormi fauci.
Il
pelo sulla schiena del grande lupo è ritto, come a formare una
grossa gobba.
“DIFENDITI
BASTARDO!!” ringhia rabbioso
“DIFENDITI
CASPAR!!”
E
gli ruggisce contro, eretto sugli arti posteriori.
I
due si fronteggiano.
Il
lupo. Il licantropo.
Il
ragazzo. L'avversario.
Entrambi
la stessa espressione nello sguardo.
“Ti
pentirai di avermi sfidato..” mormora Caspar
Den
replica con un altro ringhio cupo.
Caspar
apre la bocca.
Apre
la bocca e lancia un furioso latrato nella sua direzione.
Den
vede i lunghi canini spuntare dalle gengive rosate.
Un
lungo filo di bava cola lentamente ai piedi di Caspar, che digrigna i
denti.
Gli
occhi si allungano, iniettati di sangue.
La
sua figura diviene imponente.
Il
pelo cresce veloce.
Si
getta a quattro zampe, su quegli arti che ormai non sono più
umani ma nemmeno del tutto animali. Cade sul pavimento con un forte
tonfo sordo.
Scrolla
l'enorme testa pelosa.
Una
fitta peluria argentea ricopre il suo corpo muscoloso.
“TI
PENTIRAI DI AVERMI SFIDATO!!” ringhia verso Den
Con
un balzo Den lo raggiunge, coprendo la distanza a separarli in un
secondo.
Con
un ruggito si slancia verso l'avversario, le braccia tese verso di
lui.
Caspar
sfugge via, sottraendosi al tremendo colpo.
L'altro
sbatte forte contro la parete.
Altra
polvere piove su di loro.
Qualche
pezzo di intonaco cade a terra.
Un
fitto mormorio e qualche esclamazione concitata si fanno largo tra
gli studenti lì attorno.
I
due licantropi si fronteggiano un'altra volta.
Respirano
pesantemente.
Qualcuno
dal cerchio degli spettanti grida:
“Fermatevi!”
Né
Caspar né Den lo ascoltano, nessuno lo guarda.
Si
guardano fissi negli occhi.
Caspar
comincia a muoversi in semicerchio, lentamente, i movimenti
perfettamente misurati e calcolati.
Si
fissano.
Anche
Den si muove, imitandolo.
Entrambi
con le spalle tese sotto il manto argenteo e fulvo, si studiano,
osservano le mosse l'uno dell'altro.
Senza
preavviso, compiendo un alto balzo, Caspar si getta su di lui.
Ruggendo,
l'altro si difende, mostrando i denti aguzzi all'attaccante.
Caspar
affonda una mano mezza umana mezza animale nella schiena
dell'avversario.
“RAAAHHRRR!!”
Den
grida, scrollandoselo di dosso, facendolo atterrare sulla schiena,
sotto la morsa poderosa dei suoi arti anteriori.
Lo
spinge a terra, la testa schiacciata contro le fredde piastrelle.
“MOLLAMI,
BASTARDO!!” grida Caspar furente
Tenta
di divincolarsi, di sfuggire.
Ma
l'altro non cede. Stringe, serra i polsi sempre di più.
Il
nemico,a terra, graffia, morde, tenta di avvicinarsi alla sua gola
con le grandi fauci aperte.
“GRRAAARRR!!”
Den
lo solleva, scuotendolo forte.
Con
uno sforzo enorme lo butta lontano, contro una fila di banchi rimasti
indenni.
Caspar
cade in pieno sopra due di questi, rompendoli del tutto.
I
restanti finiscono catapultati ai quattro angoli della classe.
Altra
polvere si alza.
Den
ruggisce, tende in avanti il suo corpo, eretto su due zampe, le
braccia tese all'indietro.
La
sua bocca si apre mostrando i lunghi denti affilati.
La
schiena dritta, grida tutta la sua rabbia all'altro licantropo.
“DIFENDITI!”
grida ancora con la voce distorta dal furore “DIFENDITI!”
Caspar,
ripresosi dalla caduta, un istante e gli salta alla gola.
Rotolano
per terra avvinti ognuno nella stretta dell'altro.
Den
grida di dolore quando le fauci di Caspar si chiudono sulla sua
spalla destra.
“LO
SENTI!?” grida “LO SENTI!? DIFENDITI TU!!”
Pianta
gli artigli nella schiena di Den.
Un
altro urlo.
Altro
dolore.
Lo
tempesta di morsi, graffi, calci.
Immobilizzato
sul pavimento, Den cerca di difendersi, di contrattaccare.
Ora
la paura serpeggia tra gli spettatori attorno a loro.
Sono
quasi tutti usciti dalla classe, e fuori comincia ad ammassarsi altra
gente curiosa.
Uno
dei ragazzi in contemplazione del furioso scontro sembra riscuotersi
improvvisamente.
Lanciata
un'ultima occhiata ai due combattenti, si precipita di corsa fuori
dalla porta.
“ Vado
a cercare qualcuno!”
Altri
due lo seguono.
A
metà del corridoio il primo di loro muta totalmente forma.
Dietro
di lui solo i resti dei vestiti e i due compagni a seguirlo.
Anche
loro diventano lupi.
A
quattro zampe, veloci corrono via.
Girato
l'angolo del corridoio, scompaiono.
“NON
URLI PIÙ?! RAAAHHHRR!!!”
Caspar
lo colpisce senza pietà.
Con
uno sforzo incredibile Den riesce a sottrarsi alla sua presa.
Si
allontana un attimo, il tempo di incassare i colpi subiti.
La
spalla destra sanguina.
Tenendosi
il braccio, ringhia in direzione dell'altro lupo mannaro.
Ma
non ha il tempo di fare altro che l'attacco arriva nuovamente,
velocissimo.
Si
sposta di lato, ma non riesce ad evitare gli unghioli di Caspar, che
si piantano implacabili nella sua carne.
Grida
ancora.
Vede
l'ombra del trionfo dipinta nei gialli occhi del nemico.
Non
ha nessuna intenzione di dargliela vinta.
Una
rabbia ceca lo pervade.
Non
si tiene.
Sente
caldo. Freddo e caldo assieme.
Raccolte
le forze gli si getta contro.
Atterra
pesantemente sul suo petto a zampe unite, sbattendolo ancora una
volta a terra.
Sente
il respiro affannoso di Caspar mozzarsi non appena tocca il
pavimento.
Tenendolo
ben stretto, avvicina la testa all'orecchio dell'avversario.
“MI
HAI FATTO ARRABBIARE … TE NE PENTIRAI...” sussurra
Vede
l'odio negli occhi del licantropo sotto di lui.
In
una frazione di secondo si stacca da Caspar e svelto corre verso il
muro.
L'altro
lo insegue.
I
passi di entrambi rimbombano sonoramente.
“SCAPPI
CODARDO!?”
Ruggendo
tenta di avventarsi su di lui.
Ma
Den è troppo veloce.
Raggiunge
con un ultimo scatto la parete di fronte a lui.
Un
balzo e ci si puntella contro.
Raccoglie
le zampe per prendere lo slancio.
I
muscoli si preparano.
Per
lui è come se tutto, improvvisamente avvenisse a rallentatore.
Sente
le esclamazioni di stupore levarsi da fuori dell'aula.
Vede
Caspar tendersi nell'inutile tentativo di afferrarlo e lanciarlo
lontano.
La
spinta che lo proietta in avanti è fortissima.
Atterra
in una frazione di secondo sul pavimento con un tonfo sordo,
lasciando una profonda ammaccatura.
Volge
le spalle, sempre sveltissimo.
Si
erge sulle zampe posteriori in tutta la sua altezza.
Lanciando
un verso animalesco, si getta verso Caspar.
Quest'ultimo
balza in avanti, gli artigli tesi in avanti.
I
due si incontrano con un rumore tremendo.
Entrambi
gridano, urlano tutta la loro rabbia.
Graffiano,
mordono.
E
poi Den, immobilizzato l'altro, lo solleva sopra la propria testa.
Un
ululato squarcia la classe.
Il
pavimento sotto di loro trema.
Den,
la testa rovesciata all'indietro, grida la sua vittoria.
Lancia
Caspar lontano.
Il
suo grosso corpo atterra pesantemente qualche metro più in là.
Den
non gli dà nemmeno il tempo di alzarsi.
Gli
è subito sopra.
Gli
ringhia sul muso, premendolo forte per terra.
Caspar
resta immobile.
Lo
guarda serio, mentre il sangue di un taglio sopra un occhio cola in
piccole gocce sul pavimento.
Tenta
un ultimo debole ringhio gutturale. Alza la coda con uno scatto.
Den
preme la mano artigliata ancora più forte sulla sua gola.
Caspar
chiude gli occhi, e respira profondamente.
Non
lo vuole vedere.
La
sua coda si abbassa.
Den
si alza ancora in piedi con un'espressione decisa sul muso.
Il
licantropo si guarda attorno.
Non
c'è più un banco in piedi.
Alcuni
addirittura sono anche distrutti.
Sulle
pareti ci sono due grossi segni d'urto dove lui e Caspar sono
atterrati, e così sul pavimento.
Ci
sono graffi dappertutto.
Segni
di unghiate sulle scure piastrelle.
E
due piccole macchie di sangue.
Fuori
dalla porta, accalcati per poter vedere, tutti i suoi compagni e
qualche curioso.
Parlano.
Qualcuno
esclama qualcosa che Den non capisce.
Ma
non gli importa.
Piega
la testa all'indietro mentre, a fatica, Caspar si rimette in piedi,
e, zoppicante, comincia a ritrasformarsi.
Den
ulula.
Ulula
più forte che può.
Non
sa cosa gli succederà adesso.
E
nemmeno lo vuole sapere.
Almeno
non ora.
Adesso,
mentre sente che sta anch'egli per riprendere forma umana, vuole
solamente godersi il suo momento di gloria.
E
ulula.
Ne
ha tanto bisogno.
Faccio
una premessa.
Nessuno,
nemmeno io so perchè a Caspar e Den viene in mente
all'improvviso di darsele di santa ragione. È una scena che
già da tempo immaginavo, perlopiù mentre ascoltavo
delle canzoni rock, oppure toste, insomma quel genere lì, e
finalmente sono riuscita a metterla su carta. La mia fict inizia a
conti già fatti, dall'inizio dello scontro, tralasciando il
motivo o i motivi. Spero di non aver fatto un errore. Perdonatemi se
l'ho ambientata in un'aula scolastica: il fatto è che tutte le
volte che mi immaginavo questa scena era proprio durante
un'interrogazione, oppure una noiosa lezione di scuola. L'idea della
scuola piena di licantropi invece è un sogno, che purtroppo è
destinato a non avverarsi mai... irreale, no?
:)
e
poi provate ad immaginare... un licantropo ke si trasforma nel bel
mezzo di una stanza piena di persone ke o sono come lui oppure sono
normali, comuni esseri umani... folle!! davvero folle!
Grazie
ad Avril Lavigne e alla sua “hot”, che mi ha fatto
immaginare meglio le scene del racconto.
Grazie
naturalmente a chi leggerà e a chi recensirà.