domenica
1. Domenica
Il pranzo al Ritz
dura più del solito,
ma né angelo né demone se ne curano: il mondo non
è finito in una
palla infuocata, è tornato più o meno tutto come prima e
loro non
sono stati squagliati – letteralmente – dai rispettivi
dirigenti.
Credono di potersi godere qualche ora in più al loro ristorante
preferito senza temere ripercussioni di alcun genere. Che possano
farlo a ragione non è chiaro, ma decidono di non fare troppe
congetture: probabilmente è solo grazie all'Anticristo che
possono
degustare vini e smangiucchiare pesce pregiato, il loro contributo
è stato infimo, ma nessuno dei due
può negare il gravoso peso di essere stati coscienti del
pericolo per undici anni e una settimana. Affogano il dubbio in un
flûte di champagne.
Quando escono è tardi e la stanchezza
dell'Apocalisse-mai-avvenuta si fa sentire mentre i lampioni
cominciano ad illuminare le vie di Londra. Crowley si guarda intorno
per qualche attimo, alla ricerca dell'automobile, ma poi ricorda che
la Bentley è rimasta parcheggiata a Mayfair.
«Che palle» sbotta mentre stende il
braccio per fermare un taxi.
Aziraphale è il primo a scendere,
abbandonato davanti alla libreria. «Ci vediamo domani per un altro
brindisi?» chiede, vagamente alticcio. Gli è comunque rimasta la
lucidità per pensare che si sono ritrovati entrambi in condizioni
ben peggiori dopo una sbronza e questo lo rassicura.
«Sicuro!» ribatte il demone,
ugualmente sopra le righe. Più del solito, almeno.
L'angelo sventola una mano in direzione
della macchina nera e si appresta a rientrare in libreria con uno
schiocco di dita.
Rivedere tutti i suoi volumi è una
gioia per l'angelo. Nota subito i libri di Richmal Crompton1.
La parte più critica di sé è pronta a demolire l'idea di averli
nel locale: stonano molto con le prime edizioni e con i volumi
rilegati in pelle. Ma la gratitudine subentra in capo a qualche
secondo: decide che era anche ora che il negozio si dotasse di una
sezione per l'infanzia e la preadolescenza. Manderà un biglietto di
ringraziamento ad Adam per il pensiero gentile: non vede onestamente
l'ora di leggerli.
Ogni singolo muscolo del suo viso è
atteggiato ad assecondare il sorriso felice e largo che gli increspa
le labbra: tornare nel proprio ambiente naturale è un toccasana,
soprattutto dopo averlo tragicamente perso nemmeno ventiquattro ore
prima per colpa di una sfortunata coincidenza.
D'istinto, si volta per condividere con
Crowley lo sguardo raggiante che gli anima le iridi, ma il demone non
è con lui: è probabilmente già arrivato a casa sua e starà
innaffiando le piante che gli ha fatto conoscere – con un certo
astio, deve ammetterlo – la sera precedente.
Gli ci vuole poco per concentrarsi e
tornare sobrio. «Che sciocco» si insulta ad alta voce sforzandosi
di ridere e di ignorare l'improvviso senso di mancanza che gli ha
riempito il petto.
Per rimediare al disagio si prepara una
cioccolata calda.
Lunedì
È molto presto quando il telefono
della libreria squilla. Aziraphale borbotta ingiurie nell'avvicinarsi
alla cornetta. È pronto a lanciare moderati anatemi contro i folli
clienti che credono che lui possa aprire il suo negozio di libri alle
otto del mattino. Insomma, ma con chi credono di stare a parlare? Di
certo non con Mr. A.Z. Fell.
«Temo proprio che siamo chiusi»
annuncia, non cercando per niente di nascondere il tono piccato.
«Ah, quindi non hai niente da fare
nemmeno oggi, angelo»
Il biondo si apre in un sorriso.
«Crowley! Per ora pare di no, no. Hai qualcosa in mente?»
Non si rende conto
di attendere la risposta con una certa trepidazione. Né si perde
a classificare il sollievo che lo ha colto nel sentire la voce del
demone.
«Può darsi. Hai già fatto
colazione?»
Sì. «No, sono ancora digiuno.
Perché?». Non si rifiuta mai una seconda colazione: è segno di
cattivo gusto, Aziraphale ne è certissimo.
«Perché qui ha aperto da poco un
locale specializzato in pasticceria francese. Ti interessa?»
L'angelo ha già l'acquolina in bocca,
ma non vuole fare la figura del solito golosone.
«Le crêpe
non saranno mai buone come a Parigi» rileva, infatti. Una mano,
però, già corre al collo per controllare se il cravattino sia ben
dritto, pronto per uscire.
«No, ma a Parigi non ti ci porto.
Passo a prenderti tra dieci minuti?»
«A tra poco!»
Aziraphale si sistema il panciotto,
infila il cappotto e attende che il campanello suoni.
È vero, le crêpe
non sono buone come a Parigi, ma di sicuro non fanno schifo.
Aziraphale le prova al cioccolato, alle mele, ai lamponi e alle
fragole, mentre Crowley si limita ad accettare un triangolino di
dolce al cioccolato che l'angelo decide di concedergli. Il biondo non
sa proprio come faccia il demone a resistere al piacere del cibo,
tuttavia è troppo concentrato a godersi il sapore delle fragole per
potersi dedicare troppo a quella questione di secondaria importanza.
Quando finisce anche quella ghiottoneria, si passa il tovagliolo agli
angoli della bocca con il viso semplicemente estasiato. Lancia
un'occhiata attonita alla porzione di tavolo del rosso, in cui solo
una tazzina fa bella mostra di sé, per poi dichiarare che le sue
crêpe preferite sono
state le prime due. In risposta riceve solo una smorfia.
Aziraphale solleva la tazza di tè
bianco che ha ordinato e se lo porta alle labbra. Anche quello è
molto buono, dal gusto rotondo e rinfrescante, sufficientemente
delicato da non coprire l'aroma fruttato delle ultime specialità
della casa.
Inclina appena la testa, catturato dai
macaron sul suo piatto: ne sono rimasti tre dai colori delicati.
Opta infine per quello giallo al limone mentre il demone beve in un
sorso solo il contenuto della tazzina.
Aziraphale scuote il capo, rassegnato.
«Il caffè ha un sapore troppo forte» asserisce indicando con lo
sguardo la porcellana ormai vuota di fronte a Crowley. «Non capisco
proprio come tu faccia a berlo sempre quando mangiamo insieme»
Il demone muove la testa di lato: gli
occhi sono coperti dalle lenti, ovviamente, ma la bocca si
assottiglia come a dirgli che non è propriamente affare
dell'angelo quello che il rosso decide di bere durante i pasti.
Sarebbe anche una giusta osservazione, il biondo lo sa.
«Lo dicevo tanto per dire» precisa,
un ultimo sguardo di disprezzo al caffè e un sorriso per il demone.
Demone che non ribatte, ma annuisce soltanto prima di allungarsi sul
tavolo a rubare il penultimo macaron alla vaniglia dal piatto di
Aziraphale. Le iridi dell'angelo trasudano tradimento mentre Crowley
ghigna e mangia il dolce in un sol boccone.
«Crowley! Era il mio
macaron!»
«Così la prossima volta tieni la
bocca chiusa» è la giustificazione.
Aziraphale non può fare a meno di
guardarlo con indulgenza un altro po' per poi decidere che finire di
sorseggiare il tè sia la scelta più saggia.
Quella sera Crowley non torna a
Mayfair, ma resta con Aziraphale a sbronzarsi nel retrobottega della
libreria.
L'angelo si rende ben presto conto che
l'alcol gli dà la libertà di parlare male di Gabriel. E di
Sandalphon. Con quest'ultimo ha sempre mantenuto un rapporto di
facciata particolarmente evidente, almeno ai suoi occhi. Non ha mai
digerito la condotta di quell'angelo, né gli ha perdonato Sodoma
e Gomorra: è più facile non difenderlo. Con Gabriel è diverso,
invece. È pur sempre il suo superiore dall'alba dei tempi –
letteralmente. Di norma non si sente libero di parlare come vuole di
lui, senza alcun freno e senza pentirsene subito dopo, ma
l'inibizione lo abbandona dopo un paio di bottiglie di vino.
Strabuzza gli occhi e ride.
«Pornografia!» esclama, rivivendo per
un momento l'episodio che lo ha fatto vergognare di essere un
librario a Soho.
Crowley per poco non si strozza con il
vino. «Hai bevuto davvero così tanto?!» domanda, allibito, gli
occhi scoperti lucidi per l'alcol e la tosse che lo ha salvato dalla
smaterializzazione immediata.
Aziraphale si rende conto di averlo
detto ad alta voce e ride più forte. «Gabriel e Sandalphon hanno
pensato di mime-... mitem-... O Cielo!... mimezza-... Oh! Di passare
inosservati tra gli umani comprando... pornografia!»
Crowley sembra realizzare piano piano
il significato della frase, e quando lo fa spalanca la bocca
totalmente incredulo. Solo dopo scoppia a ridere battendosi una mano
sulla coscia.
«Te lo giuro!» garantisce
l'angelo riprendendo fiato. «L'hanno urlato in mezzo al negozio»
Quello fa piegare in due il demone sul divano
accanto a lui. Il fatto che anche Crowley veda l'ironia dietro quella
vicenda lo rincuora: Aziraphale si sente in diritto di ridere a sua
volta del suo ex capo e di chiamarlo anche incompetente – ma questo
solo nella sua mente.
Dà il tempo ad entrambi di riprendersi
prima di rivelare un altro particolare succulento di quella assurda
visita di qualche giorno prima.
«E poi Sandalphon ha detto che c'era
puzza di malvagità qui» dice nascondendo il sorriso nel calice di
vino e scuotendo il capo.
«Nella tua libreria?!». Crowley ha
una mano sul petto ancora spossato dalle risate di poco prima.
L'angelo lo vede socchiudere gli occhi serpentini per concentrarsi il
più possibile nonostante gli effluvi dell'alcol.
Aziraphale fa la faccia serissima,
preparando il colpo di scena che, lo sa, lascerà di nuovo il demone
boccheggiante. «Proprio qui. E sai perché?». Crowley scuote la
testa stupidamente. «Perché c'eri stato tu!»
I due scoppiano a ridere nello stesso
momento e quando il calice del demone piomba a terra con un sonoro
fracasso di vetro infranto decidono che hanno avuto una dose
sufficiente di vino per la serata. Una volta tornato sobrio
Aziraphale si procura un bicchiere d'acqua e osserva Crowley che
ripara il danno procurato. Qualcosa è cambiato: il rosso ha sì fatto sparire
l'alcol dal suo corpo, ma l'eccesso di ilarità di poco prima sembra
totalmente sparito: il demone pare aver assunto un'espressione
particolarmente seria e profonda, Aziraphale oserebbe dire
preoccupata.
Fa per chiedergli il motivo di tale
subitanea alterazione, ma la voce di Crowley lo precede.
«Anche tu l'avverti, dunque» dice con
tono noncurante, senza guardare l'amico.
L'angelo è
costretto a fare uno sforzo
di concentrazione per ricordare esattamente le sue parole e per dedurre
cosa possa essere andato storto nella loro comprensione. È il
corpo del demone che gli dà la possibilità di capire: il
rosso ora
siede più composto, non invade il suo spazio e si è
chiuso nelle
spalle, rigido: cerca di tenersi lontano.
«Oh, veramente no» risponde
Aziraphale con estrema sincerità, curandosi di non riportare alla
luce il riferimento al presunto odore della malvagità.
Crowley incrocia gli occhi dell'altro
con curiosità. «Un angelo dei due sta mentendo» ragiona, serio, ma
senza cattiveria.
«Forse no» tenta il biondo con un
mezzo sorriso diplomatico. «Sandalphon non sospettava della nostra
collaborazione quando l'ha detto, perciò non aveva motivo di mentire
per trarmi in inganno o per qualsiasi altra ragione». Fa una piccola
pausa per essere certo che quelle parole arrivino al demone. «Siamo
angeli tutti e due. È logico pensare che, come fa lui, anch'io abbia
percepito la tua presunta... malvagità, ma deve essere stato
così tanto tempo fa... Proprio non me lo ricordo, mio caro»
Crowley storce la
bocca, poco soddisfatto, ma Aziraphale riprende con il sorriso sulle
labbra: «Sai benissimo come la penso, perciò non dirò di nuovo che
sei una brava persona»
Il demone alza gli
occhi al cielo.
«Ti odio, angelo»
Aziraphale ride,
intenerito, mentre il demone torna in una posa che gli è più
consona.
Continuano a
parlare del più e del meno fino alle sei del mattino, quando Crowley
lascia la libreria e Aziraphale decide di aprire il negozio a
quell'orario del tutto improbabile per confondere la clientela.
Note:
[1]: I libri che
nello show Adam fa comparire sono la serie di libri per l'infanzia
“Just William” di Richmal Crompton.
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