Una corsa in tua
memoria
Mi presento mi chiamo Scarlet,ho
20 anni e questa è la mia storia…
Sono figlia di un ricco imprenditore e di un avvocatessa
in carriera; la mia infanzia sarebbe stata vuota insulsa se accanto a me non ci
fosse stata la perenne figura di mio fratello.
I nostri genitori erano,una settimana sì e l’atra
pure,lontani da casa quindi entrambi abbiamo presto imparato ad aiutarci a
vicenda e ad affrontare ogni cosa insieme.
Se pensate che io sia come tutte le altre ragazze ricche
senza un minimo di spina dorsale…bhe…vi sbagliate!
All’età di 10 anni, scoprii che mio fratello Arthur era
nel giro delle corse clandestine e cominciai a seguirlo ogni sera,senza farmi
scoprire, ma ben presto se ne accorse; a lungo litigai con lui per convincerlo
a portarmi con se ma sembrava irremovibile finchè una
sera,quando lo minacciai di rivelare tutto ai nostri genitori,si rassegnò e
cominciò a portarmi con se tutte le sere.
Più vivevo in quel mondo fatto di trasgressione,velocità
e libertà,più mi sentivo viva e più sentivo di non poter più,ormai,farne a
meno.
Le giornate a scuola ormai erano monotone,seguivo le
lezioni svogliatamente ma sapevo che dovevo continuare a prendere voti alti per
non insospettire i miei genitori che,per fortuna,passavano la maggior parte del
loro tempo fuori casa.
Gli anni passarono e più passavo le mie sere con quelle
magnifiche e strane persone e più capivo di esser nata per esser una di loro; a
16 anni mio fratello mi regalò la mia prima macchina,non era uno splendore
ovviamente e non era neanche veloce,ma passo dopo passo sotto il suo occhio
attendo ed esperto,imparai a modificarla prendendo spunto ed esempio dalle auto
che tutte le sera mi giravano intorno…e ben presto
diventai una vera Street Racer.
Adoravo veder correre mio fratello: possedeva un’eleganza
e una forza inimmaginabili e guidava quell’auto con una destrezza
impareggiabile; nessuno era mai stato in grado di batterlo e lui con il tempo
aveva ormai messo su una scuderia di prima categoria,formata dalle più esperte,brave e soprattutto fidate persone….io lo ammiravo e aspiravo a diventare come lui.
Il mondo delle corse era,ed è tutt’ora,un mondo ricco di
luci ma anche,purtroppo,di oscure ombre; devi fare attenzione a chi ti sta
intorno e devi soprattutto guardarti sempre le spalle….in
particolare dagli amici più fidati….
La sera prima che io compissi 18 anni mio fratello
ricevette una sfida…diversa da tutte le altre…
Qualcuno,che non volle rivelare il suo nome,lo sfidò in
quella che sarebbe stata la sua ultima gara…
Sentivo addosso a me un bruttissimo presentimento e lo
pregai con il cuore in mano di non accettare,provai a convincerlo con ogni
mezzo ma lui non demorse e accettò ugualmente quell’assurda e troppo pericolosa
corsa…
Piansi….piansi come mai nella
vita e alzando gli occhi al cielo pregai il Signore che vegliasse su mio
fratello e che impedisse che accadesse il peggio; mi odiai profondamente per
non esser stata in grado di distoglierlo da quell’impresa che sapeva già di fallimento….e di catastrofe….
Salii sulla mia auto e mi recai,in quella notte scura e
malvagia,sul luogo scelto per quella funesta gara,una montagna che si estendeva
in altezza,circondata da una ripida e mortale strada ,e attesi che i due
sfidanti giungessero sul quel campo ricco di tensione.
I due scesero dalle loro auto e quando si ritrovarono
l’uno dinnanzi all’altro mi resi conto di quanto le persone potessero essere
infide e malevole; lì,fermi ad osservarsi ed a studiarsi,con il volto teso ma
che non rivelava le loro emozioni, si trovavano mio fratello,il campione
indiscusso della nostra città, e il suo migliore amico Michael,che lui
considerava come un fratello e che per tantissimo tempo aveva lavorato nella
scuderia insieme a lui,e che,avrei scoperto in seguito,sarebbe stato capace di
tutto pur di togliere il titolo al suo migliore amico.
Il presagio dell’imminente sventura fu accentuato dal
cielo notturno che improvvisamente espresse tutto il proprio dolore e cominciò
a piangere fredde lacrime,che cadevano incessanti e pesanti su quel luogo di
morte.
Non so come descrivere ciò che accadde ma ,in quelli che
mi sembrarono istanti interminabili,vidi la vita di mio fratello finire sotto i
miei occhi; un urlò di terrore stava per scaturirmi dal più profondo del mio
animo ma il mio orgoglio e la mia compostezza mi permisero solo di versare una
silenziosa lacrima.
Tutti rimasero scioccati da quell’incidente fuori dal
comune; ben presto la polizia giunse sul posto ma già tutti i presenti erano fuggiti…me compresa.
Entrai in casa dalla finestra della mia camera
e,silenziosa come vi ero uscita poche ora prima,preparai la mia valigia con lo
stretto necessario e,sotto quell’incessante pioggia fredda come dardi
ghiacciati salii sulla mia auto e mi allontanai dalla mia città.
Circa 2 giorni dopo si tenne il funerale di mio fratello
e io vi presenziai in disparte,senza farmi vedere da alcun’anima;chiusa in un
dolore lacerante e costante assistetti inerte a quella visione che mi spezzò in
minuscoli frammenti il cuore…e così con la promessa
che l’avrei vendicato,diedi l’ultimo saluto a colui che mi aveva insegnato
tutto della vita e mi aveva insegnato a tirarmi fuori dai guai senza l’aiuto di
nessuno.
Prima di lasciare definitivamente la città passai dalla
scuderia di mio fratello e,nell’arco di poche ore, riuscii a vendere tutte le
sue auto ma tenni per me il gioiello a cui mio fratello aveva dedicato la sua
vita e che non era mai riuscito a far correre in pista; la nascosi all’interno
del mio garage privato,isolato e lontano da tutto e tutti,sicura che colui che
agognava quella meraviglia automobilistica non l’avrebbe mai trovata….e sicura che un giorno sarei stata degna di
guidarla in ricordo di mio fratello.
E così con un nodo alla gola e un cuore distrutto,mi
imbarcai sul primo aereo insieme alla mia auto,abilmente nascosta ai
controlli,diretta a New York….e lì cominciai una
nuova vita,fatta di velocità,vittorie e amori di una notte.
Rimasi per circa un anno in quella grande,succosa e frenetica
città e,notte dopo notte,cominciai a far conoscere il mio nome tra gli Street Racers della zona; ogni sera ricevevo nuove sfide e ogni
sera vincevo tanti,tanti e ancora tanti soldi che si accumulavano gli uni
sugli altri nel mio conto in banca.
Inoltre spesso i miei avversari scommettevano le loro
auto: le migliori entravano in quella che,nell’arco di un paio di anni,si
sarebbe trasformata in una magnifica e invidiata,collezione mentre le altre
venivano, nell’arco di poche ore,vendute.
Trascorso quel primo anno,in cui mi abituai allo stile
americano,senza però ignorare e dimenticare le miei origini italiane,cominciai
a cambiare città ogni 4-5 mesi; ogni volta che mi trasferivo portavo con me le
mie numerose auto,il passaggio doveva sempre avvenire con segretezza e
invisibilità poiché ormai mese dopo mese,anno dopo anno, la mia fama si
espandeva sempre più e ben presto la polizia mi conobbe come fossi una vecchia
amica e sognava la mia cattura quasi fossi stata Lupin III.
Durante i mesi che passai in quei luoghi mai ero riuscita
a legarmi a qualcuno ma,quando giunsi a Miami,la mia vita si incrociò con
quella di un ragazzo che,anche se non lo ammetterò mai,mi ha segnato,e ancora
oggi segna,la mia vita.
Come sempre quella sera mi trovavo nel luogo d’incontro
degli Street Racers della città,appoggiata alla mia Toyota Supra Twin Turbo nera e lucente come le acque
del Mar Nero e con l’aerografia del mio simbolo sulla fiancata: una rosa
argentata e osservavo, con un leggero sorriso tutte le persone intorno a me
quando,improvvisamente,calò il silenzio,la folla si aprì in 2 ali e davanti a
me si fermò una meravigliosa auto blu metallizzato con una magnifica aerografia
argentea raffigurante una pantera.
Ne scese un ragazzo dai dorati capelli e dagli occhi
scuri come l’ebano,il suo viso dai tratti aspri e vagamente orientali esprimeva
una sensualità e una malizia pari solo all’antico dio Eros.
Si avvicinò a me con passo sicuro e ammiccò con un cenno
della testa verso la mia macchina. “è tua quella carretta?”.
Io alzai un sopracciglio e ammiccando nella direzione
della sua macchina dissi: “Sempre meglio della tua….”
e gli sorrisi.
“Piacere,sono Kail e ti do il
benvenuto tra noi straniera a giudicare dal tuo aspetto e dalla tua auto tu
devi essere colei che viene chiamata da molti la Rosa Nera,o mi sbaglio?”
Io feci si con la testa e lui continuò.
“Ho sentito molto parlare di te,si dice che da circa un
anno tu sia nel nostro continente e abbia dato molto filo da torcere ai nostri
più bravi Street Racers…ti andrebbe una sfida amichevole?”
“Se metti qualcosa in palio potrebbe anche andar bene” e
gli rivolsi il sorriso beffardo di chi non ha nulla da perdere.
Lui scoppiò in una grassa risata,forse non aveva ancora
ben capito chi aveva di fronte: “La ragazza ha fegato e non ha paura di
perdere” mi guardò fissa negli occhi sperando di intimorirmi ma io non cedetti
e rimasi impassibile anche quando lui tirò fuori dalla tasca un mazzetta di
dollari
“Ora tocca a te” mi disse in tono di sfida.
Ma io non me lo feci ripete due volte e gli sventolai
sotto il naso la mia puntata: “Ora è giunto il momento di correre,decreterà
l’asfalto chi tra noi due è il migliore” gli dissi con un sussurro prima di
entrare nella mia auto.
Ci diedero il via libera e ci posizionammo sulla linea di
partenza e così cominciò quello splendido ed eccitante rito che era la corsa:
l’adrenalina saliva sempre più nel sentire il rombo dei motori
3
I rumori piano piano di
affievolirono,le voci degli spettatori scomparirono e rimasi solo io e la mia auto
2
L’attesa si fece sfibrante e i nervi si tesero al
massimo,i sensi si acutirono fino all’inverosimile
1
Quei 3 dannati secondi si trasformarono in un immensa eternità che sembrava non
finire mai
Ready?
La concentrazione salì al massimo e io,come
sempre,rivolsi un ultimo sguardo alla foto di mio fratello dedicando anche
quella corsa alla sua memoria.
Go!
Il mio piede scese deciso sul pedale e la macchina
schizzò veloce in avanti contenta di poter sfogare tutta la sua energia,pensai
di averlo sorpassato ma in realtà mi resi conto che lui era poco più avanti di
me; schiacciai ancora di più il pedale e giunsi vicina a lui. Eravamo testa a
testa,nello stesso istante ci voltammo l’uno verso l’altra e ci facemmo un
cenno con la testa: in quel momento iniziò la vera gara.
Più volte ci sorpassammo,più volte fui in testa ed
altrettante fui dietro di lui ma mai riuscimmo a mantenere un cospicuo distacco
l’uno dall’altra;la corsa non fu semplice,avevo capito che lui era molto
brava,furbo ed estremamente in gamba e io non riuscivo a creare la dovuta
distanza tra noi finchè non giungemmo in prossimità
dell’arrivo situato poco dopo un ponte che,disgraziatamente per noi,era rimasto
mezzo aperto.
In quell’istante eravamo pari e lui,dopo un cenno di
saluto con la mano,attivò il NOS e in un istante mi superò e mi distanziò….ma non potevo certo permettergli di vincere
questa gara.
Premetti il primo bottone di fianco a me e lo raggiunsi
all’imbocco del ponte,lì pigiai il secondo bottone attivando il secondo NOS
e,con un volo che neanche io credetti
possibile,superai il ponte e lì mi accolse la marea di spettatori che ci
aspettava alla fine di quel lungo rettilineo dove lui,se si fosse impegnato,mi
avrebbe potuto tranquillamente sorpassare e così accesi anche il terzo NOS,che
di rado avevo dovuto utilizzare.
E così io e la mia auto divorammo il terreno e tagliammo
per prime la linea del traguardo.
Sguardi increduli mi venivano rivolti dagli spettatori e
io,con ancora il cuore che mi tartassava nel petto,scegli dall’auto e sorrisi a
Kail che scuoteva la testa incredulo e allungai una
mano verso di lei che mi consegnò la mia cospicua vincita.
Me ne andai sorridendo vincente,come sempre del resto, e
per il resto della notte girai per la città di Miami e al sorgere del sole feci
ritorno nella mia modesta villa nella vicina periferia della città.
Mi concessi una doccia bollente e una ricca colazione
quindi mi preparai per andare a fare la mia corsa mattutina.
Quella mattina la mia mente non era in pace ma
soprattutto non era sgombra e libera da pensieri come lo era di solito,fino a
quel momento il viso di quel giovane non mi aveva abbandonata e non mi aveva
concesso tregua; Continuavo a pensare a lui senza sapermi neanche spiegare il
perché.
Ritornai dopo un paio d’ore a casa e lì lo vidi,fermo con
la sua auto davanti casa mia.
“Cosa ci fai qui? Cos’è per caso vuoi la rivincita?”
Lui scosse la testa e senza guardarmi negli occhi mi
disse: “Non sono qui per la rivincita per farti una proposta che spero
accetterai,ma non posso parlartene qua fuori,ci sono troppe orecchie che
potrebbero sentirci”
Lo invitai ad entrare,lo feci sedere in salotto e attesi
che iniziasse a parlare: “Se io ti proponessi di metterci in affari e di
mettere su un team insieme tu cosa risponderesti?”
Alzai un sopracciglio dubbiosa ma allo stesso tempo
incuriosita dalla sua offerta: “Probabilmente la mia prima risposta sarebbe no
ma se le condizioni sono buone e tu riesci a convincermi con buone proposte io
potrei anche decidere di accettare la tua proposta”
Lui alzò di scatto la testa e da quel momento tra di noi
nacque una stupenda collaborazione,perché si accettai la sua proposta; mi
convinse con ottimi mezzi che, dopo tanto tempo, mi fecero sentire importante
ed apprezzata.
Dopo circa 2 anni dalla creazione del nostro team
decidemmo di tornare in Italia,a noi si erano aggiunte una ragazza Sophia,la migliore meccanica che la terra avesse mai
visto,e Ryan colui che organizzava e gestiva gli affari e i soldi del team.
E così senza neanche rendermene conto mi affezionai a
quelle persone che divennero la mia nuova famiglia.
Ma, anche se avevo trovato un barlume di felicità, non
sarei mai stata in pace con me stessa finché non avessi vendicato la morte di
mio fratello e l’occasione giunse da sola pochi mesi dopo il nostro
trasferimento in Italia quando Ryan trovò una strana lettera davanti la porta
della villa in cui vivevamo.
“Ti sfidano Scarlet,ma questa
volta io ti consiglio caldamente di non accettare,c’è in gioco la tua vita.”
Disse Ryan preoccupato.
Gli strappai la lettera dalle mani e i miei occhi si
accesero d’ira. Accettai la sfida,felice
di poter finalmente tener fede alla mia promessa,andai nel mio garage,segreto
anche ai miei compagni e presi quell’auto che, ora, meritavo a pieno titolo e
mi diressi sul luogo della sfida. Lo stesso luogo che, ancora oggi, sapeva di
morte e di sconfitta.
E ora,in questo istante,siedo nella mia auto pronta per
vincere ancora una volta e pronta a vendicare la tua memoria,oggi vincerò
questa corsa solo per te fratello mio.
Nell’auto a fianco c’è colui che ha tradito il vincolo
d’amicizia che vi legava: Michael.
“Farai la stessa fine di tuo fratello ragazzina - disse
ridendo – Arrenditi ora che puoi e ammetti la mia superiorità”
“Non cantar vittoria prima del previsto, perché potresti
avere brutte sorprese e rimane deluso”
Siamo pronti e i motori rombano e ringhiano come tigri
prima della lotta per il territorio,l’una tenta di impressionare l’altra.
Appena ci viene dato il via il mio piede cala
sull’acceleratore: è la prima volta che guido quest’auto che,tra l’altro sono
anni che è ferma,e spero non mi riservi brutte sorprese ma sinceramente non mi
importa.
Siamo sempre testa a testa e io non riesco a superarlo e
ci avviciniamo sempre più a quella fatidica curva e io devo riuscire a
sorpassarlo prima.
Tutto è inutile,non riesco a sorpassarlo e la speranza mi
sta abbandonando poi il mio sguardo cade su un mazzo di fuori in lontananza
posato propri lì dove mio fratello perse la vita e in quel momento mi rendo
conto che mio fratello non è mai stato dimenticato dagli Street Racers della nostra città e così la speranza torna nel mio
cuore e con un’accelerata lo supero compiendo una curva perfetta.
Ai miei occhi la scena sembra compiersi a
rallentatore,intorno a me i rumori si fanno ovattati e sento solo il mio
martellante cuore che non accenna a fermarsi.
Ma dopo poco tutto è finito e io mi ritrovo al traguardo
acclamata dalla folla in estasi.
Scendo dall’auto e Kail mi
corre in contro e mi abbraccia come mai nessuno si era permesso di fare: “Per
un attimo ho avuto il timore di perderti,quando sei arrivata a quella
stramaledetta curva ero certo che non ce l’avresti fatta e invece…”
I suoi occhi sono stranamente lucidi e io sento qualcosa
sciogliersi dentro me e senza dargli la minima spiegazione lo bacio.