Where the Vampire hide.

di Grell Evans
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I
 

Milorad non era mai stato uno di molte parole, anzi. Era piuttosto un giovane uomo che amava agire, osservare in religioso silenzio, pensare e, una volta trovata la soluzione, concretizzare.
Aveva scelto di vivere al margine della società, lontano dalla routine frenetica, in disparte rispetto al via vai chiassoso delle strade troppo frequentate.
Lui aveva scelto di essere un custode, su un’isola, dell’unico posto al mondo dove i vivi non entravano mai con piacere; dove spesso gli unici sentimenti che le persone si portavano dietro erano la tristezza, il rimpianto, i sensi di colpa, il dolore e sovente anche la rabbia.
Milorad custodiva il cimitero; gironzolava tra le tombe annaffiando le aree verdi e i vasi, sistemava i fiori appesi negli appositi contenitori sui tumuli, spazzava foglie, rami e fiori ormai secchi o rovinati. I giorni più impegnativi erano quelli dedicati ai funerali, quando gli venivano inoltrate le richieste per le sepolture. In quei casi doveva controllare gli spazi rimasti e adattarli alla volontà del defunto e della sua famiglia, tentando di esaudire le richieste più particolari e, a volte, assurde.
Quella mattina uscì per aprire il cancello di ferro battuto, come ogni giorno, alle ore otto. L’aria era piuttosto fresca ed il cielo decisamente plumbeo per essere la prima settimana d’agosto, il vento soffiava fresco e leggero muovendo le foglie che erano scivolate, senza vita, via dai rami.
Proseguì con il suo solito giro di perlustrazione che gli occupava gran parte della mattinata, vista la planimetria labirintica di quella città disabitata. Si insinuava nei vicoli più stretti e nascosti, per poi sbucare nelle viuzze principali tra grandi mausolei e congreghe private. Poi, in una strada secondaria, che ad un occhio poco attento poteva sembrare cieca, notò una figura dritta, ferma, a pochi passi da una tomba posta in orizzontale oltre la quale c’era solo il mare.
Milorad rimase a pochi metri da lei; osservava i capelli lunghi e neri che le accarezzavano la schiena, scompigliati dal vento. Trovò qualcosa di profondamente poetico in quella ragazza immobile con davanti a lei solo una tomba antica e l’immensità nel mare.
Poi lei si voltò e lui ebbe un colpo al cuore.
“Lilith.”





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