Terra
– Francia – Sceaux – Lunedì 5
Settembre 2005 – Dalle 8:00
alle 13:05
Il
Kadic aprì i suoi cancelli, dando ufficialmente inizio al
nuovo anno
scolastico. La massa di studenti si mosse inizialmente per un
percorso regolare, partendo dall’ingresso fino alle bacheche
dove
erano segnate le posizioni delle classi. Poi iniziarono a dividersi,
ognuno dirigendosi verso la propria. Quella di Odd e Ulrich
sembrò
essere rimasta invariata, i due si erano seduti affianco e si erano
ripromessi di fare del loro meglio quell’anno. Erano stati
molto
vicini a non superare quello precedente, di certo non volevano
passare lo stesso inferno proprio l’ultimo anno di Collège.
Ma
queste sono promesse che si fanno tutti gli studenti, mantenerle
sarebbe stato un altro paio di maniche.
Dopo
un po’ entrò la professoressa di scienze
Suzanne Hertz. Si mise a sedere dietro la cattedra, diede una
breve occhiata al registro e poi lo posò.
Tutti si aspettarono che desse il bentornati alla classe, che
augurasse il meglio per il nuovo anno e che iniziasse la solita
manfrina sull’impegnarsi, sul futuro e tutti
gli altri argomenti della tiritera. Invece no, fece
un’osservazione
ad alta voce.
“Sembra
che manchi il nuovo arrivato”
Appena
disse quello, tutti iniziarono a parlottare tra loro. Si fecero le
teorie più disparate su chi potesse essere. Odd e Ulrich non
furono
da meno.
“E
se fosse il russo che hanno incontrato
Jeremy e Aelita?” disse il primo.
“Quell’Avier?
Non credo. Sarebbe una coincidenza davvero incredibile” quasi
a
voler rispondere a quella domanda, il
nuovo arrivato entrò accompagnato
da Jim Morales. Assicurarsi
che fosse proprio Anisimov non fu difficile.
“Alto,
bianchiccio, tuta Adidas, borsone nero. Odio quando ci azzecchi
Odd”
“Non
partire prevenuto. Magari è simpatico”
“Un
tipo descritto come più strano ed eccentrico di te? Credo
che faccia
parte della mia lista degli incubi”
“Ehi,
mi sta salutando” era vero, Avier aveva puntato lo sguardo
verso
Odd e aveva mosso la mano in un breve saluto. Un gesto che fece
partire tra gli alunni le teorie più disparate su quale
legame
avessero quei due, nessuno ovviamente arrivò neanche vicino
alla
verità.
Jim
nel frattempo stava continuando un lungo
discorso che partiva da Ho incontrato questo
giovanotto
seduto fuori il cancello del Kadic a giocherellare con una moneta,
continuava con Ci siamo messi a parlare, ed
è così bravo,
intelligente, interessante e modesto
e finiva con Lui è arrivato con
mezz’ora di anticipo,
sono io che l’ho fatto ritardare perché non
riuscivo a smettere di
ascoltarlo. La storia di
Jim aveva edulcorato la verità, perché in
realtà era successo che
il signor Morales lo avesse minacciato di andar via scambiandolo per
un barbone (ottenendo per Avier il soprannome di
Occhio di falco), che
lui avesse spiegato il malinteso e avesse
iniziato a raccontargli la sua storia e
che, infine, Jim lo avesse trattenuto per fargli finire di
raccontare
di quella volta
che pescò a mani nude un salmone in un fiume gelido della
Russia.
Comunque,
nonostante la versione riveduta e corretta di Jim, il fatto che Avier
e il professore di educazione fisica andassero d’accordo fu
un
altro evento causa di scompiglio e chiacchiericcio
“Come
fa Jim a trovarlo simpatico? Come fa LUI a trovare simpatico Jim? Chi
è questo tizio?” domandò
Odd, che era passato da essere il più ottimista dei due a
quello più
spaventato. Poteva accettare
qualsiasi cosa,
ma non
quella. Era
semplicemente
troppo assurdo.
“Chissà.
Magari XANA è tornato e lui è un suo
spettro” disse Ulrich
sorridendo leggermente con tono sarcastico.
“O
magari lui È XANA!” i due trattennero a stento
risate così forti
da poter sovrastare il chiasso di tutta la classe. Jim finì
il suo
racconto e uscì dalla classe, la professoressa Hertz chiese
a tutti
di fare silenzio e poi lasciò Avier libero di presentarsi.
“Privet!
Ovvero ciao
nella
gloriosa lingua russa. Mi chiamo Avier Antonovic Anisimov. Piccola
guida alla mia identità: Avier senza la J davanti,
nonostante sia
teoricamente sbagliato,
ma il
mio nome si scrive così. Se
vi chiedete il perché… Non fatelo. Non ve lo
dirò mai” il
suo modo di parlare, mettendo
enfasi in ogni parola
e
marcando
quell’accento russo buffo ma non invadente, unito al suo
gesticolare estremo ma eloquente, riuscirono di nuovo a far sorridere
e incantare chi lo stava ascoltando. Anche la professoressa Hertz
ammise a sé stessa che gli piaceva sentirlo parlare. Solo
Ulrich,
come la cassiera del bar, era immune a questa sorta di incantesimo e
lo trovava, anzi, irritante.
“Antonovic
è il mio patronimico, quindi non usatelo per riferirvi a me,
mi
farebbe alquanto strano. Infine, il mio cognome è Anisimov e
non
Asimov. In
molti si
confondono, ma io non ho nulla a che fare con il buon Isaac. Non mi
piace neanche la fantascienza.
“Detto
questo, vengo
da Vladivostok
ed ho 17 anni. Questo vi farà capire che ho tante cose
di cui non
essere fiero
riguardo il
mio percorso,
ma sono qui per dare il meglio di me. Spero di riuscirci” toccando
quell’argomento, il suo
tono di voce era più serio, non riusciva proprio a scherzarci.
“È
questo lo spirito giusto. Qualcuno vuole chiedergli
qualcosa?” fu
la professoressa a parlare, facendo alzare un mucchio di mani. Avier
aveva catturato la curiosità di tutti. O, come disse Ulrich
a Odd
(loro due erano tra i pochi a
non aver
alzato la mano): si
era già
fatto un mucchio di fan. Lo disse con tono cinico, quel tipo
continuava a non piacergli per nulla.
La
professoressa si sorprese della quantità di interesse
suscitato dal
nuovo arrivato, ma cercò di dare a tutti la
possibilità di
chiedergli qualcosa. Fece partire Marianne, una ragazza dai lunghi
biondi seduti nei primi banchi.
“Dove si trova Vladivostok?”
“In Russia” il modo fermo e
deciso con cui aveva detto quell’ovvietà fece
morire dal ridere la
classe.
“No, inten…”
“So
cosa intendevi. Si trova in una parte della Russia che di solito non
vedete sulle cartine europee, ovvero
la Russia cosiddetta asiatica.
Vladivostok
è
proprio sull’Oceano Pacifico, abbiamo la Flotta infatti.
Inoltre è
anche relativamente vicina al Giappone. Un mio amico diceva che se
mi fossi messo
sulla spiaggia
e avessi
sputato
abbastanza forte, avrei potuto
centrato
qualcuno ad Osaka.
Spero non sia mai successo veramente”
dopo altre
risate, si passò
a una nuova
domanda di un’altra ragazza. Questa era molto più
personale.
“Sei
fidanzato?” il volto di Avier perse il suo sorriso e la sua
giovialità. Il suo sguardo diventò come vacuo,
smarrito. Quella
domanda scatenò una certa confusione
in classe,
e la reazione del
ragazzo di
certo non freddò
i bollenti spiriti.
La
professoressa cercò subito di calmare la situazione.
“Lisa,
ti pare una cosa da chiedere così? Il nostro Anisimov
probabilmente
non apprezza parlarne apertamente” Avier
ebbe uno scatto, come se si fosse svegliato da breve sonno, la sua
espressione tornò quella di prima.
“Si,
è proprio così. Non sembrerà, ma anche
io mi imbarazzo a volte”
alcuni ci credettero, altri si chiesero se
fosse davvero
quella la
ragione
dietro quella reazione così strana. Fatto sta che le domande
proseguirono. Quando finirono, Avier si mise a sedere su un banco
libero in prima fila, senza compagni. Nessuno poté dire se si
fosse seduto da solo per indole, o avesse semplicemente occupato il
primo posto che gli era capitato.
Fatto sta che per tutto il resto delle ore di lezione se ne rimase
lì, con il suo borsone da ginnastica sul banco e
un’aria
disinteressata,
eppure sempre
pronto a rispondere alle domande rivoltegli dai prof.
Odd
e Ulrich si aspettarono che prima o poi
si rivolgesse verso di loro. Facendo qualcosa di strano e
imprevedibile, invece per tutte le ore di lezioni fu uno studente
modello sotto questo punto di vista.
D'altro canto, finite le lezioni…
“Ma
guarda un po’ che giornata piene di coincidenze. Prima
incontro la
coppietta e ora sono in classe con Otto Von Kartoffel
e…” Avier
squadrò Odd da capo a piedi, si mise una mano sul mento,
squadrò di
nuovo Odd e poi ammise.
“Pozdravlyayem! Non
riesco a riassumerti in un solo nomignolo. Hai vinto un barattolo di
kompot alla
Anisimov”
aprì il
borsone e ne estrasse un barattolo di vetro pieno di un liquido
trasparente acquoso rosastro dove galleggiavano pezzi di frutta
accuratamente tagliati
“Che roba è?” domandò Odd
curioso mentre girava il barattolo per far muovere la frutta al suo
interno
“Una pozione contro i mali
della società, i problemi di spirito e le
avversità del mondo. Un…”
“È
frutta bollita” Ulrich interruppe bruscamente il tenore del
discorso di Avier, facendogli fare un’espressione delusa ma senza
fargli perdere il suo buonumore ostentato.
“Voi tedeschi non avete alcuna
poesia”
“Perché ovviamente i russi
sono noti come tipi raffinati…”
“E
questo che c’entra? Noi russi siamo sempre stati un
po’ indietro.
Abbiamo passato il tempo ad ammazzare zar, a prendere
parte a rivoluzioni con le idee confuse e ad impoverirci con il
comunismo. Dai,
esportiamo gas e legna. Di che stiamo parlando?” la
discussione era
diventata delirante in
un
secondo,
quel ragazzo aveva davvero un dono in queste cose. Ulrich
poté solo
commentare.
“Tu sei strano forte”
“Lo so” poi si rivolse di
nuovo ad Odd con un elegantissima piroetta su un tallone.
“Che
razza di capelli hai comunque?” una domanda che in molti
rivolgevano ad Odd quando vedevano i suoi capelli a punta con
il ciuffo viola. Il ragazzo aveva una risposta pronta a seconda di
chi glielo chiedeva, eppure fu quasi sul punto di fare un errore
gravissimo.
“È un taglio alla…” si
fermò a seguito di un’occhiata gelida di Ulrich.
Non riuscì a
capire come fosse possibile che stesse per rivelare di Lyoko a
qualcuno appena conosciuto. Era come se i suoi modi di fare gli
avessero fatto abbassare la guardia, facendoglielo percepire come un
grande amico.
“Alla?” domandò Avier,
curioso del perché si fosse interrotto.
“…Pennello.
Una punta di
pennello con del colore viola sopra. È questa
l’idea”
“Alla
pennello? Mi rincuora che un madrelingua faccia più errori
grammaticali di me” Odd
sorrise
a quella affermazione,
ma
dentro
di sé si sentì pieno d’ansia. Non
avrebbe voluto abbassare la
guardia di nuovo, non doveva rischiare assolutamente.
“Sai, l’idea è interessante.
La realizzazione… Non tanto. Scommetto che se ci metto una
mano in
mezzo trovo un tesoro” e lo fece davvero. Infilò
una mano nella
chioma bionda appuntita di Odd, finse di scavare al suo interno e poi
esclamò qualcosa.
“Oh
guarda! C’è sul
serio qualcosa”
tirò
fuori il braccio e si mise ad osservare il cellulare che stringeva in
mano.
“Rosa. Molto virile” Odd
riconobbe il suo telefono. Si tastò le tasche dove lo teneva
e le
scoprì vuote.
“Ma quando l’hai preso?”
“Quando ho preso quest’altro”
il ragazzo agitò la mano e fece apparire un altro telefono
grigio.
Questo era di Ulrich, che glielo strappò immediatamente di
mano.
“Non
provare più a borseggiarmi. Capito?”
“Ma era un trucco di prestigio”
“Può
darsi. Ma non frugarmi più
tra le tasche” il tono ammonitore di Ulrich fece apparire
un’espressione dispiaciuta sul volto di Avier. Il problema
risultava capire quanto fosse vera o recitata.
“Mi spiace. Se vuoi, puoi
vedere nelle mie” si svuotò le tasche riuscendo,
con un gioco di
equilibrio notevole, a tenere tutto il contenuto sui palmi delle mani
“Guarda.
Non mi int…” Odd si intromise di colpo
“A me si, perché hai tutte
quelle monete?” si riferiva alla mano sinistra dove, oltre il
telefonino, aveva dodici monete con disegni, materiali e dimensioni
diverse.
“Vari
motivi. Antistress,
giochi di prestigio, fare colpo sulle ragazze…”
“Come?”
fu
sempre Odd a fare quella domanda. Il suo era un Come
hai detto? Ma
Avier lo interpreto con un Come
fai?.
O forse finse di interpretarlo così, volendosi
mettere
in mostra di nuovo.
“Così” disse, e poi lì
superò con un passo dirigendosi alle loro spalle.
“Ehi
Elisabeth” i due ebbero un secondo di confusione, non
ricordandosi
chi si chiamasse Elisabeth nel Kadic. Poi gli venne in mente che
Elisabeth era il nome completo di Sissi.
Si girarono augurandosi non fosse così, che si riferisse ad
un’altra
Elisabeth di cui avevano
scordato
l’esistenza. Ma
la verità non era quella, i due si prepararono ad assistere
a un
fallimento cocente.
“Come sai il mio nome, prego?”
il tono e i modi di fare altezzosi di Sissi non era cambiati affatto
in un anno.
“Jim
mi ha parlato di tante cose e di tante persone
riguardanti questa scuola. Ovviamente non poteva saltare Elisabeth
Delmas, la figlia del preside Delmas. È stato un sacco di
tempo a
dire quanto tu sia un ragazza forte e determinata, sempre pronta
a dare il massimo per raggiungere i suoi obiettivi” le parole
di
Jim gli rimbombavano ancora in testa. Quella
ragazza è fastidiosa come poche cose a questo mondo. Ogni
volta che
le sto vicino mi viene un prurito nervoso, gliene direi quattro se
non fosse la figlia del Preside. A proposito, tu non gli dirai che ti
ho detto questo, vero? VERO?
“Non poteva essere altrimenti.
Comunque, se pensi di diventarmi amico per ottenere dei
vantaggi, sappi che non
funziona così. E poi, io dubiterei anche della prima
parte”
Sissi fece per andarsene, ma poi
non si spostò perché fu di nuovo incalzata dalla
voce di Avier.
“Figurati. Non mi sono mai
piaciute le raccomandazioni. Volevo solo dire che questo posto mi
piace molto, è proprio un bell’edificio. Tu sai la
storia che ha?”
“No, non mi sono mai
interessata. La smetti con quella moneta? È
irritante” Avier aveva
fatto girare una moneta sull’indice della mano destra per
tutto il
tempo in cui aveva parlato con la ragazza.
La fece cadere sul palmo mentre Odd e Ulrich si dissero
come fosse inevitabile il suo fallimento.
Non
avevano ancora capito con chi avessero a che fare.
“Come sei
riuscito a farlo?”
l’espressione smorfiosa di Sissi era stata sostituita da
una di genuina curiosità. Il ragazzo davanti a lei aveva
fatto
saltare la moneta usando i muscoli della mano e l’aveva
ripresa con
l’altra che teneva al di sopra. Il tutto in un modo tale che
la
moneta non sembrò né rimbalzare né
venire lanciata, ma cadere
verso l’alto
“Fare cosa? Questo?” rifece
lo stesso trucco e la ragazza rimase stupita di nuovo
“Si, questo qui”
“Non è difficile, sai? Posso
insegnartelo”
“Sul serio?”
“Certo. Magari possiamo farlo
in mensa. Tu aspettami lì, devo mettere questo borsone nella
mia
camera. Jim mi ha trattenuto e mi ha impedito di farlo. Mi si sta
segando tutta la spalla. Ci vediamo lì?”
“Certo”
“Allora, conservala” il
ragazzo le mise
la moneta in mano, poi le diede le spalle e camminò lungo il
corridoio. Superò Ulrich e Odd senza fare il minimo cenno,
ma anche
se avesse fatto o detto qualcosa, loro due non avrebbero risposto.
Così come Jeremy e Aelita nel bar, loro rimasero imbambolati
per
qualche minuto. Poi Odd
iniziò a parlare.
“È così improbabile che XANA
sia tornato?”
“Non lo so, Odd. Non lo so”
“Però questa pozione non è
male” Ulrich volse lo
sguardo verso il suo amico e vide che aveva svitato il barattolo del kompot
e
ne aveva bevuto un sorso.
“Lo hai provato sul serio?”
gli domandò mentre iniziò a incamminarsi verso la
mensa, Odd gli si
affiancò mantenendo il suo passo.
“Non dovevo?”
“Per quello che ne sapevamo,
poteva essere avvelenato”
“E poi dici che sono io quello
che spara sciocchezze”
“Ormai non so più cosa sia
assurdo e cosa non lo sia” Odd rise, poi bevve un altro sorso.
“Sul serio. È fantastico.
Dovresti provare”
“No”
“Fallo per me”
“Ti odio” Ulrich
prese il barattolo e bevve un po’ del contenuto.
“Allora?” domandò l’amico.
“Hai ragione. È davvero buono”
Ulrich ne bevve ancora e ancora.
“Ehi, non lo finire.
È il mio
premio”
Mensa-
Dalle ore 13:10 alle ore 13:15
I
guerrieri Lyoko erano seduti insieme allo stesso tavolo della mensa.
L’argomento della discussione era monopolizzato su Avier.
Dopotutto, lo stesso Avier aveva monopolizzato la mensa, venendo
circondato da un mucchio di ragazzi curiosi di saperne di
più su di
lui. Non sarebbe stato improbabile che anche la signora della mensa
volesse saperne di più su di lui. E in tutto questo,
riusciva a
parlare tranquillamente a Sissi per spiegare come fare i passaggi
muscolari con le monete.
Dopo
un po’ il telefono di Jeremy squillò.
“Oh!
Yumi sta chiamando. Aveva detto che l’avrebbe
fatto” Jeremy premé
il pulsante verde del cellulare e se lo portò
all’orecchio.
“Ehi
Yumi! Che bello risentirti. Com’è il primo giorno
di liceo?
Ottimo, sono contento ti stia piacendo. Tu e William avete scelto lo
stesso indirizzo, giusto? Oh! È lì con te? Ciao
William. Che bello
sentirti! Lasciami passare il telefono agli altri, così li
potete
salutare” Jeremy diede ad Aelita il telefono e
salutò i suoi amici
nel liceo, poco dopo anche Odd e Ulrich ebbero fatto lo stesso. Poi
il telefono tornò in mano a Jeremy.
“Dovremmo
riunirci quando possiamo. Magari una domenica in cui non abbiamo
lezioni. Questo mese esce quel film sui Fantastici 4, potremmo andare
a vederlo insieme. Si, sembra una bella idea. Allora vediamo di
organizzarci. Che si dice qui? Vorrei dire che non è
cambiato molto,
ma mentirei”
“Di
a quei due che abbiamo una spia sovietica” disse Ulrich,
Jeremy
scoppiò a ridere per quella definizione. Yumi aveva sentito
quello
che aveva detto il ragazzo, ma ovviamente non aveva capito a cosa si
riferisse. Jeremy si apprestò a spiegare.
“Niente.
C’è questo nuovo arrivato, è un russo
con un nome spagnolo. Avier
Antonovic Anisimov. Come potrei descrivertelo… Hai presente
William? Bene, aggiungici Odd e qualcosina di me e poi carica tutto
al massimo. Terrificante, vero? Però Ulrich l’ha
preso subito in
simpatia…”
“Preferivo
prenderlo sotto le scarpe” il gruppo scoppiò di
nuovo a ridere.
“Si,
siamo tutti un po’ terrorizzati da lui. Lascia che ti
spieghi…”
e Jeremy raccontò della sua esperienza al bar con Aelita e
di quella
raccontatagli da Odd e Ulrich.
“Infatti,
è un tipo incredibile. Ma credo che abbia finito le sue
carte. Che
altro può fare?”
Ufficio
del preside Delmas – Dalle ore 18:00 alle ore 18:05
“Fatemi…
Razionalizzare. Questo nuovo ragazzo russo le ha corretto un errore
in una equazione algebrica, ha detto correttamente tre anni di
programma di storia, ha distribuito vasetti di marmellata ed
è
entrato sulla bocca di tutti in meno di ventiquattro ore?” il
preside Delmas era seduto sulla sedia del suo ufficio e davanti a lui
c’erano tutti i professori che erano passati nella classe di
Avier,
tutti confermarono quella versione.
“E
mia figlia si è anche presa una cotta per lui…
Oltre vent’anni
di carriera e non mi è mai capitato nulla di
simile”
“Sua
figlia non si è mai presa una cotta?”
“Ovviamente
si! Parlavo della popolarità del ragazzo. Jim, che domande
fai?”
l’insegnante di ginnastica fece un’espressione
imbarazzata. Cercò
subito di sviare l’attenzione dalla
sua gaffe .
“A
proposito, mi sono
dimenticato che mi ha chiesto di consegnarle un barattolo anche a
lei” Jim si tolse
lo
zaino che teneva sulle spalle in quel momento, lo aprì e
tirò fuori
un altro barattolo di kompot
alla Anisimov.
“Dovrebbe
provare. È fantastico”
“Ma
non è marmellata. Ecco perché aveva quel nome
strano. Come
faccio a…”
“Sviti
il tappo e beva”
“Così
semplice? Almeno la mia gola smetterà di essere
secca” il
preside fece come detto da Jim e inghiottì un sorso della
bevanda.
Poi allontanò il barattolo da sé,
riguardò il contenuto e si
rivolse di nuovo ai professori.
“Signori,
se questo Avier Anisimov non farà danni e mi
porterà altri
barattoli. Credo che sopporterò qualsiasi stramberia
concepisca la sua testa”
il
preside e i suoi
colleghi iniziarono
a
ridere di gusto.
Cortile
– Dalle 18:00 alle 18:15
“Vi
riconfermo quello che vi ho detto a pranzo. Questo Avier non lo
sopporto proprio” Ulrich se ne stava con la schiena
appoggiata a
una delle tante colonne che separavano il cortile dal camminamento
esterno dell’edificio scolastico, attorno a lui vi erano Odd,
Aelita e Jeremy.
“Io
vorrei solo sapere cosa pensa” disse Jeremy, poi si tolse gli
occhiali e iniziò a pulire le lenti con un panno
“Quando
ha parlato del sapere ‘il nostro segreto’
è stato dannatamente
inquietante. Ma non so se stesse giocando, oppure volesse comunicare
qualcosa”
“Cosa
intendi? Pensi che…” Odd si guardò
intorno, temeva che Avier
fosse nascosto lì vicino ad ascoltare. Se riusciva a
camminare senza
farsi notare, doveva essere un mago anche nel nascondersi.
“…Sappia
di Lyoko?”
“Improbabile.
Ma di certo ha capito che nascondiamo qualcosa. Non deve arrivare
oltre, dobbiamo assolutamente impedire di lasciarci sfuggire
qualcosa. Capito, Odd?” Jeremy lo guardò con
occhio critico.
“Ti
giuro che non volevo! Non so come sia possibile che stessi per fare
un errore così stupido”
“Forse
non è colpa sua Jeremy. Anche noi, per un attimo, lo abbiamo
trovato
amichevole e ci siamo dimenticati di come ci spaventasse
all’inizio”
si era aggiunta anche Aelita. Jeremy si era nel frattempo rimesso gli
occhiali.
“Si,
anche questo è vero. Credo sia il suo modo di fare, di
parlare… Sa
persuadere. Dovrebbe entrare a far parte della polizia, qualsiasi
criminale confesserebbe in mano sua” Ulrich stava per
aggiungere
qualcosa, quando si sentì un fischio fortissimo, come quello
di un
bovaro. Il gruppo si girò e Odd si ritrovò una
moneta volare verso
di lui e atterrargli tra i capelli, centrando perfettamente il suo
ciuffo viola tra tutti quelli biondi. A lanciare la moneta era stato
Avier.
“Un
colpo da maestro”
“Che
razza di mira! Ma tu non sei umano, amico mio” disse un
ragazzino
attorno a lui e gli mise una banconota da cinque in mano.
“Mai
scommettere con me. Non punto mai soldi dove non posso
vincere”
“No,
dai. Non venirmi a dire che sapevi di riuscir…”
Avier prese
istantaneamente un’altra moneta e la lanciò con il
pollice, così
come aveva fatto con la prima. Odd si sarebbe spostato ma Avier aveva
lanciato la moneta nel momento esatto in cui si era messo le mani nei
capelli per togliersi la prima. La seconda moneta entrò
nella sua
chioma dallo stesso ciuffo
“Ho
capito… Devo darti altri soldi?”
“No,
non serve”
“Ricordami
di non farti arrabbiare” il ragazzino se ne andò,
mentre Avier si
avvicinò ai guerrieri Lyoko giocherellando con una terza
moneta.
Questa volta non la faceva roteare sull’indice, ma la
lanciava da
una mano all’altra con i muscoli dei palmi.
“Scusate
il disturbo. Ma quando vedo una possibilità di guadagnare
qualcosina, non riesco a resistere” fu accolto freddamente
dal
gruppo. Odd fece per ridargli le monete che aveva lanciato, ma Avier
gliele fece tenere per “i danni morali”.
“Fatemi
indovinare. Il Fronte Germanico vorrebbe vedermi
morto. Odd è
spaventato. Tu, Jeremy, un misto delle due. Mentre tu, milady, non
sai cosa pensare” il fatto che Avier ci avesse preso di nuovo
lì
stupì, ma non quanto le prime volte. Anzi, Ulrich fu
spietato.
“Esatto.
Ora che sai come stanno le cose, vattene”
“Immaginavo.
Però, prima volevo dirvi…”
“No.
Non ci interessano i tuoi giochetti, i tuoi oggetti o
quals…”
“…Che
vorrei scusarmi” Ulrich si interruppe. Quello non se lo
aspettava,
Avier riuscì a stupire anche lui senza apparirgli irritante.
Non
tanto per ciò che disse, ma per come lo disse. Tutto quel
suo tono
esuberante ed eccentrico era scomparso, diventando… Umano.
Non
c’era altro modo di spiegarlo. Non era più un
personaggio, era una
persona.
“Vedete.
Vi sembrerà peculiare anche questo. Ma in Russia avevo paura
di
tante cose, i teppisti, i coltelli, le persone sbagliate…
Tante
cose pericolose. Ma dovevo essere Avier sagace che dice la
cosa
giusta e sa cavare denaro dai sassi per poter andare avanti.
Quando sono arrivato in Francia, queste paure sono sparite. Era tutto
così sicuro, così facile. Non ho saputo
controllarmi…” Avier
smise di lanciare la moneta da una mano all’altra,
lasciandola
nella sinistra che chiuse in un pugno. Poi la fece sparire con un
movimento di polso. Iniziò a gesticolare, in maniera molto
meno
teatrale di quanto facesse di solito.
“…Niente
freni inibitori, gente facile da stupire… Non sono riuscito
a
controllarmi. Però, non sono così. Non sto
facendo la morale del
Ogni comico in realtà cela una persona triste.
Semplicemente,
voglio dirvi che non sono sopra le righe sempre e comunque”
I
quattro guerrieri Lyoko lo guardarono ora confusi. Credevano di
essersi fatti un’idea di quel ragazzo, e ora quel ragazzo
riusciva
a metterli di nuovo in difficoltà parlando con una
spontaneità e
un’umanità tale da stranirli. Che fosse anche
quella una sua
mossa? Ma perché si dovevano fare tutte quelle paranoie?
Erano tutti
certi che senza il fattore Lyoko, avrebbero magari trovato Avier lo
stesso strano e fastidioso, ma non addirittura pericoloso. In parte
lo avevano trattato male, anche Ulrich dovette pensarlo,
perché fu
sempre lui a continuare a parlare.
“Senti.
Non pretendere che diventiamo amici dall’oggi al
domani…”
“Mai
preteso”
“Però
fa piacere sapere che, oltre a lanciare monetine in testa a Odd, sei
venuto qui anche per dire questo” gli altri furono dello
stesso
avviso e non aggiunsero nulla. Avier fece un sorriso, molto lieve ma
anche molto naturale. Sembrò genuinamente felice. Mosse un
passo
indietro e fece per andarsene, quando si fermò di colpo e si
girò
di nuovo.
“Mi
dimenticavo il motivo più importante per cui sono venuto
qui”
“Niente
giochi, vero?” il ragazzo russo tranquillizzò
Ulrich sotto questo
aspetto, poi si rivolse a Jeremy.
“Quando
ho portato la borsa in camera dopo aver finito i barattoli, ho
lasciato la chiave all’interno e poi sono uscito senza.
Adesso sono
chiuso fuori”
“E
io cosa c’entro? Aspetta, non mi dirai
che…”
“Non
sai che siamo in camera insieme?” Jeremy ebbe un mancamento,
si
accasciò a terra sulla schiena e rimase lì per un
po’.
“Sheesh! Vi
ho davvero fatto dei danni” la scena fece ridere i guerrieri
Lyoko
e dopo un po’ anche Jeremy iniziò a farlo.
“Prima
ti incontriamo al bar, poi finisci nella classe di Odd e Ulrich, ora
siamo in camera insieme. Certo che il destino vuole proprio
incollarti a noi, vero?”
“In
effetti, è vero. Questo si che è inquietante. Se
solo dipendesse da
me! Comunque, visto che dovremo stare nella stessa stanza, solo una
regola per il quieto vivere. Quando mi cambio, tu potresti stare
fuori dalla camera?”
“Perché?”
“Non
mi piace spogliarmi sotto gli occhi di qualcuno. Solo per
questo”
“Basta
che non
mi chiudi fuori”
“Non
oserei mai”
???????-????????-?????????
“Allas
okrum Niktor. Anè pikratos Lyoko”
“Totan
kotan"
“Limin
arches troxa?”
“Losk.
Nikta askena inkretir”
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