33.Fin
Capitolo
Trentatré: Happy Ending
“I've
had enough hurt already in my life.
More
than enough.
Now
I want to be happy”
~
Haruki Murakami
I
respiri rimasero congelati per istanti infiniti.
Steve
sbatté le palpebre una, due, innumerevoli volte, il volto schizzato
di sangue non suo e l'espressione sconvolta. I suoi occhi cerulei
scivolarono verso il basso osservando il cadavere ghignante di
Sinthea Schmidt; gli occhi aperti, il sorriso felino impregnato di
sangue e un perfetto piccolo cerchio scuro in mezzo alla fronte: il
foro d'entrata del proiettile che l'aveva uccisa all'istante. Steve
rifletté che non doveva essersene nemmeno accorta. Non si era
nemmeno resa conto che stava morendo.
Gli
istanti di finta calma cessarono di colpo e l'intera squadra si mise
al riparo e ben allerta; il biondo supersoldato rimase con lo scudo
alzato per svariati secondi senza che nulla succedesse. Assicuratosi
che chiunque avesse ucciso Sin non li avrebbe attaccati, calò lo
scudo e si ritrovò faccia a faccia con Natasha Romanoff, che non
perse tempo e gli rifilò uno schiaffo talmente forte che non solo lo
costrinse a girare il capo ma risuonò per tutta l'area.
«Steve
Grant Rogers» sibilò furiosa «Non ti azzardare a farlo mai più!
Che ti è saltato in mente?!» lo afferrò per la divisa «Non
provare mai più a lasciarmi indietro».
Steve
rimase a guardarla come folgorato, la strinse a sé e la baciò
intensamente.
«Perdonami»
le sussurrò dolcemente.
Natasha
ricacciò indietro le lacrime e inspirò profondamente, mentre il suo
cuore ricominciava a battere regolarmente.
«Dopo
questa, dovrai passare il resto della tua esistenza a farti
perdonare, Rogers» mormorò senza staccarsi da quell'abbraccio.
Steve sorrise contro i suoi capelli;
«Non
chiedo altro любовь моя [amore mio]».
Natasha
rimase sorpresa e un lieve sorriso dipinse il suo volto di nuove
sfumature.
«Mi
spiace interrompere i due piccioncini. Sono l'unico che si sta
chiedendo che diamine è successo? E sopratutto chi cavolo ha sparato
alla pazza?» la voce a metà fra l'isterico e l'ironico di Tony
Stark si intromise senza tante cerimonie.
«Una
giusta domanda» asserì Clint mentre con lo sguardo perlustrava ogni
anfratto del paesaggio circostante «Non sembra esserci anima viva
intorno a noi».
«JARVIS
analisi del perimetro» ordinò Iron Man mentre il resto della
squadra restava in attesa.
«L'esito
è negativo» sospirò Tony incredulo.
«Dovremmo
considerarlo un intervento divino allora?» borbottò Sam poco
convinto.
«Sentite
so che non è il massimo, ma ammettiamolo chiunque le abbia sparato
ci ha fatto un favore e il fatto che lei sia morta e noi no, forse
significa che non sia proprio nostro nemico» replicò pacatamente
Bucky mentre sorreggeva Sharon ormai sfinita.
Il
resto della squadra alla fine non poté che concordare. L'ultima
testa dell'HYDRA era caduta per sempre; le squadre dello S.H.I.E.L.D.
si era occupate delle teste restanti neutralizzandole. Incredibile ma
vero: avevano vinto.
«Possiamo
discuterne quanto vogliamo, ma siamo distrutti, molti di noi hanno
bisogno di cure mediche immediate, Annabeth Munroe in primis. Se
JARVIS non è riuscito a trovare nessun traccia forse è meglio così,
non piace nemmeno a me ma è ora di tornare a casa» e con queste
parole Steve Rogers mise fine ad ogni indugio. Forse avrebbe provato
a capire, ma dopo essersi ripresi da tutto quello.
Decisero
di seppellire lì la donna e poi risalirono nel jet pronti a fare
rotta verso New York.
*
Poco
dopo che il jet degli Avengers aveva abbandonato il luogo, un
velivolo più discreto comparve disabilitando la modalità
invisibile.
Nick
Fury scese a terra imbrattando i propri anfibi di polvere e detriti,
camminò verso il cratere provocato dall'atterraggio del Bus. Guardò
in basso dove troneggiavano i detriti e poco prima gli Avengers
avevano definitivamente posto fine all'HYDRA; con la punta scura
dello stivale colpì con insistenza una roccia accanto a sé.
«Non
potevi proprio farne a meno, eh Ivan?» sbuffò il Colonnello.
La
roccia in questione scomparve non essendo altro che un finto telo
schermato; ultimo giocattolo creato dallo S.H.I.E.L.D. e Ivan
Petrovich padre di Yuri e Natasha, anche se putativo di quest'ultima,
si alzò spazzolando con gesti eleganti la polvere dai vestiti ed
imbracciando il fucile con il quale aveva ucciso Sinthea Schmidt.
«Volevi
davvero che restasse in vita? Quella psicopatica andava eliminata
punto, aveva ragione quando accusava Rogers di essere troppo buono»
replicò il russo annoiato.
«Commovente
Ivan, tutto questo per Natasha? Forse dopotutto dovresti palesarti,
lei e Yuri ti credono morto da molto tempo» disse Nick tranquillo.
«Ed
è meglio che resti così. Natalia mi ucciderebbe all'istante se mi
presentassi al suo cospetto e dubito che mio figlio reagirebbe in
modo differente» il suo sguardo si fece malinconico per un attimo.
«Cos'è
quello che sento, rimpianto?».
Ivan
non si diede la pena di rispondere.
«Possiamo
considerare l'operazione “Dark Eagle” conclusa?» domandò
Nick sospirando.
«Mio
nipote ora è al sicuro, anche se non la definirei conclusa: adesso a
Natalia e al Capitano spetta il compito più arduo, essere genitori»
ribatté l'uomo con un lieve sorriso.
Nick
Fury annuì solamente l'espressione più morbida.
«Beh
divertiti come nonno, sono certo che ti troverai bene in
questo ruolo» e con quelle parole Ivan Petrovich se ne andò per la
sua strada senza nemmeno voltarsi indietro e vedere la faccia
scioccata di Nicholas Joseph Fury. Per la prima volta nella sua
intera carriera da spia, la spia delle spie era rimasta senza parole.
*
«James
posso?».
Bucky
Barnes alzò lo sguardo pensieroso su Bruce Banner avvolto in una
calda coperta, dopo essere tornato in sé, e gli fece cenno di
sedersi davanti a lui.
«Sai
stavo pensando a quello che è capitato. Mi riferisco a Sinthea...»
«Già
stavo pensando alla stessa cosa suppongo»
«Tu
credi sia stato quell'uomo?» domandò piano Banner cercando di non
farsi sentire dai compagni. James lo osservò serio e poi annuì.
«Lo
immaginavo, è per questo che hai detto quelle parole-»
«E'
la verità. Quell'uomo non farebbe mai del male a Natasha e alla sua
famiglia, ma come sai non dobbiamo farne parole» disse Bucky con un
mesto sorriso.
Bruce
gli sorrise di rimando ed annuì semplicemente.
*
Il
piccolo James Rogers era tutto intento a mettersi allegramente il
peluche in bocca fra le braccia amorevoli della sua tata, quando d'un
tratto si bloccò, gettando il morbido pupazzo a terra e iniziando a
muoversi agitatissimo.
Florence
Jenkins aggrottò le sottili sopracciglia, mentre Sasha e Pepper
osservavano preoccupate il bambino, Laura, circondata dai suoi figli,
ne era incuriosita.
Niall
e Jace arrivarono di corsa con in volto un'espressione estremamente
sollevata.
«Sono
tornati!» proruppe l'adolescente.
Le
porte dell'ascensore si aprirono non appena Jace ebbe pronunciato
quelle parole; Steve Rogers e Natasha Romanoff uscirono quasi di
corsa, feriti gravemente e zoppicanti si diressero dal loro bambino.
Jamie
urlò felice nel ritrovarsi avvolto dalle braccia della madre, che lo
strinse a sé tremando d'emozione.
«прошу
прощения, прошу прощения, прошу прощения
солнышке [perdonami, perdonami, perdonami piccolo sole]»
sussurrò Natasha baciandolo sulla tempia morbida.
Steve
abbracciò stretto entrambi trattenendo a stento le lacrime, senza
aver intenzione di lasciarli andare più.
Gli
altri arrivarono con calma; Pepper allargò le braccia con
espressione dolce e accolse amorevolmente Tony completamente
distrutto, che si lasciò cullare da quella donna a cui doveva più
della vita.
Clint
si gettò sul divano mentre veniva circondato dai suoi figli, che per
dimostrare la loro gioia decisero di assalirlo letteralmente.
Sam
sorrise osservando Niall venire abbracciato con forza da Dominil
sotto lo sguardo sollevato di Katja, era tranquillo, Maria sarebbe
giunta a breve.
Niko
aiutò Bruce a sedersi e si misero a parlare come vecchi amici,
finalmente in pace.
«Allora
glielo hai chiesto?» Jace sorrise divertito all'indirizzo di Bucky e
Sharon con accanto Sasha, che con occhi lucidi li osservava curiosa.
Sharon
con un sorriso delicato mostrò l'anello al dito: un diamante
incastonato in un'elegante montatura geometrica d'oro rosa costellata
da piccoli diamanti.
JJ
assisteva invece Annabeth in infermeria non volendola lasciare sola,
nonostante la preoccupazione sorrise sollevato.
Erano
riusciti a tornare tutti, nessuno escluso.
*
Un
anno dopo...
Il
suv correva placido sulla strada asfaltata costeggiata da rigogliosi
alberi ricchi di foglie oro, rosse, brune.
Il
cielo andava lentamente annuvolandosi ma questo non minava la
bellezza del paesaggio autunnale del Vermont.
«Bellooo»
Jamie Rogers dondolava allegro le gambe, incapace di stare fermo sul
seggiolino, i suoi occhioni azzurro cielo osservavano meravigliati il
paesaggio fuori dal finestrino.
Steve,
alla guida, sorrise intenerito scambiandosi un'occhiata complice con
Natasha.
«Ti
piace qui Jamie?» chiese dolcemente la russa voltando il capo verso
il figlio.
«Sì!»
trillò entusiasta il piccolo che ormai aveva un anno e mezzo e
possedeva un eloquio innaturalmente sviluppato per un bimbo della sua
età.
«Anche
a me, anche se non so esattamente perché siamo qui?» disse fissando
di sottecchi l'uomo che amava.
Steve
ridacchiò divertito e le fece l'occhiolino;
«E'
una sorpresa».
Natasha
sbuffò appena, ma si accontentò di continuare a guardare il
paesaggio circostante.
Il
supersoldato le prese la mano e se la portò alle labbra, con la coda
dell'occhio la vide sorridere.
Lui
era emozionato, era stata dura tenerle nascosta una cosa come quella,
ma sperava con tutto se stesso che le sarebbe piaciuta.
Poco
dopo virò su una stradina laterale non propriamente asfaltata,
superarono alcune case dall'aspetto curato finché giunsero ad uno
spiazzo verde in mezzo alla radura, dove si ergeva una deliziosa
villetta in legno col tetto scuro.
«Steve?»
esalò Natasha davvero sorpresa, voltandosi verso il Capitano che le
sorrise rassicurante prima di scendere e prendere il figlio in
braccio.
«Che
ne pensi Jamie?» gli domandò stringendoselo contro.
«Wow,
bella!» rispose il piccolo, poi voltò il capo «Mamma!?» chiamò
volendo che partecipasse anche lei.
La
donna guardava la casa incredula, si avvicinò alla sua famiglia
senza dire una parola. Steve la prese dolcemente per mano e
l'accompagnò fino all'ingresso: salirono i tre scalini in pietra e
si trovarono sull'ampio portico arredato con sedie in legno ed una
panchina a dondolo; dalle ampie finestre si poteva vedere la cucina
bianca e funzionale.
Il
supersoldato prese la chiave e aprì la doppia porta.
Natasha
studiò basita l'interno, arredato in stile rustico ma elegante; il
soggiorno era enorme, con un imponente camino in pietra e grandi
vetrate che occupavano un'intera parete e mostravano il giardino
posteriore.
Jamie
fu lasciato libero di curiosare e scorrazzare in giro.
«Benvenuta
a casa» disse semplicemente Capitan America alla sua Vedova Nera.
La
russa lo guardò con sguardo luminoso.
«Dici
sul serio?» chiese avvicinandosi.
«Sì!
Se tu lo vuoi. Il resto della squadra mi ha dato una mano...»
«Quindi
non stavate ricostruendo la casa di Clint» disse con espressione
provocante, passandogli le braccia intorno al collo.
«No,
non solo»
«Stai
diventando bravo Rogers!» lui rise, poi l'afferrò per i fianchi e
poggiò la fronte sulla sua.
«Natalia
Alianovna Romanova voglio passare il resto della mia vita con te e
James, voglio quella vita che non abbiamo mai potuto avere e che ora
ci siamo conquistati a fatica. Voglio invecchiare in questa casa con
te» le disse serio, solenne ma appassionato. I suoi occhi, gli
stessi del loro bambino, erano sinceri, sicuri e liquidi come il mare
calmo e profondo.
Natasha
si commosse, le sue labbra tremarono per l'emozione e il cuore le
parve non riuscire a contenere tutti i dolci e travolgenti sentimenti
che sentiva in quel momento. Era semplicemente troppo.
Sorrise
e aderì completamente al suo corpo con il proprio, lo sentì
trattenere il fiato.
«Lo
voglio. Lo voglio anch'io Steven Grant Rogers» sussurrò sulle sue
labbra.
Lui
la baciò con trasporto suggellando la loro promessa, il loro voto
solenne.
«Bacio!»
ridacchiò Jamie fissando i genitori.
«Vieni
qui peste!» disse Steve iniziando a rincorrerlo mentre il figlio
scappava ridendo come un matto.
Natasha
rimase a guardarli divertita e felice, inspirò profondamente.
Sì,
erano a casa ora.
Fine
____________________________________________Asia's Corner
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Ed
eccoci qui! Miei cari lettori al termine di una lunga, ma molto lunga
avventura. Quattro anni sono passati da quando ho postato il primo
capitolo di “Lasciati Salvare” senza sapere ciò che poi sarebbe
diventato, addirittura una trilogia! Se me l'avessero detto non ci
avrei creduto e invece è proprio così.
-
Posso
dire che sono cresciuta con i miei personaggi, per me è
difficilissimo ora lasciarli andare, se mi impegnassi troverei altri
mille modi per continuare ma non è il caso... Mi hanno dato
tantissimo e ho raccontato di loro in un modo che non credevo di
poter scrivere.
-
E'
davvero giunto il momento per Natasha e Steve di riposare e godersi
il loro bel bambino!
Io non credevo di poter creare tutto questo,
so che non è perfetto ma è mio, è ciò che sono in grado di
fare... E sono davvero contenta così!
-
Io
ringrazio tantissimo, e se potessi usare altre parole – migliori –
lo farei, tutti coloro che mi hanno seguito in questi anni! Chi qui
su efp chi su fb, siete stati pazienti e comprensivi e i vostri
messaggi e le vostre recensioni mi hanno sempre commosso e fatto
andare avanti anche quando davvero ero in difficoltà.
-
Alcuni
mi hanno detto che questa storia è stata un ispirante per loro,
almeno un po' e io di questo non posso che andare fiera! Spero nel
mio piccolo di aver regalato qualcosa a tutti voi!
-
Un
grazie speciale va sicuramente a Midnightsunflower, Airaharune, Saa89
loro sono stati con me dall'inizio alla fine facendomi sempre sapere
la loro opinione ad ogni capitolo! E' bellissimo come da una semplice
storia possano nascere anche amicizie che poi sfociano nella vita
quella reale!
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Non
penso abbandonerò mai del tutto questo fandom, sopratutto ho molte
altre storie da scrivere e come sapete qualche drabble e flashfic da
continuare, ma per il momento mi prendo una pausa.
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- Io
mi inchino virtualmente, vi ringrazio e vi saluto!
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-
Ps.
Come potete vedere questa storia ancora non può dirsi “completa”,
perchè? Beh ma che discorsi, abbiamo un matrimonio a cui
partecipare no?
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Inoltre
una bella oneshot su quei due bricconcelli di Sasha e Jace penso ve
la meritiate, perché no?
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Stay
tuned! Non vi liberete di me così facilmente!
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Vi
voglio bene!
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Asia
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