Prologo
Prologo
[…]
«Devo andare», sussurrò.
«No».
Sorrise, lieto della mia risposta. «Torno presto», promise. «Prima, però, una cosa...».
Riprese a baciarmi e non c'era più ragione di resistere. Perché mai?
Stavolta era diverso. Sentivo le sue mani lievi sul mio volto, le
labbra calde e delicate, sorprendentemente timide. Fu breve, e tanto,
tanto dolce.
Mi avvolse tra le sue braccia e mi cullò stretta mentre mi sussurrava all'orecchio.
«Questo doveva essere il nostro primo bacio. Meglio tardi che mai».
Contro il suo petto, dove non poteva vedere, le mie lacrime si
addensarono e scesero. Spostai il viso un’ultima volta, amavo il
suo profumo e sapevo che c’era l’eventualità che non
lo avrei più sentito. Volevo imprimerlo bene nel cervello. Il
solo pensiero che Jake potesse non tornare mi fece piangere ancora di
più. Jacob cercò di staccarmi da lui dolcemente, ma
glielo impedii, piantandogli gli occhi pieni di lacrime in viso.
«No… ti prego, Jake… non andare… Io… Io… ho bisogno di te».
«Bells, tesoro… non tentarmi… sai che per quel cioccolato sarei pronto a fare qualunque cosa!»
«E allora fallo, Jake. Resta con me».
«Bella, tesoro… fino a cinque minuti fa eri tra le braccia
del tuo succhiasangue a cui hai promesso di legarti per sempre, e
adesso invece vuoi che resti con te? Devi fare un po’ di
chiarezza, piccola».
Senza riflettere, senza neanche rendermi troppo conto delle implicazioni di quello che stavo dicendo, mormorai:
«Forse devo fare chiarezza. Ma adesso una cosa la so:
voglio… voglio fare l’amore con te, Jake». Fu un
sussurro, ma lo sentì. Ero diventata di un bel rosso brillante,
ma non mi importava. Mi aspettavo una reazione da parte sua, ma
comunque mi spiazzò. Mi prese nuovamente tra le braccia,
stringendomi forte a sé, quindi mi baciò i capelli e poi
posò le labbra sulle mie. I nostri respiri divennero subito
affannosi, gli ci volle tutta la sua forza di volontà per
staccarsi.
«Giurami che non lo stai dicendo solo per tenermi qui!» Era
combattuto; probabilmente se non avesse avuto la certezza che il branco
poteva aver bisogno del suo aiuto non si sarebbe nemmeno fermato a
pensarci su e mi avrebbe presa in parola, ma in quel frangente
esitò.
«Jake…» Implorai.
«Dici sul serio, o è solo un altro misero tentativo di tenermi ancora con te?»
«Lo so, Jake, scusami… l’ho detto senza neanche
pensarci… ma il tuo profumo, il tuo sorriso, le tue
braccia… mi fanno questo effetto. Non riesco a tenerti lontano,
quindi dovrai farlo tu perché io proprio non sono capace».
Mi strinse ancora, mi baciò i capelli e allentò la
stretta.
«Ne riparleremo, Bells. Ma almeno ci sei riuscita. Mi hai dato un
motivo per tornare». E così dicendo se ne andò
verso gli alberi per trasformarsi, lasciandomi sola con il dolore
lacerante di quella nuova consapevolezza.
[…]
«Fammi sapere se vuoi che ritorni, e sarò qui», promisi.
Con un sospiro, mi offrì la guancia.
Mi chinai a baciarla con delicatezza. «Ti voglio bene, Jacob».
Fece un risolino. «Io ti amo».
Stavo per uscire, ma la sua mano mi bloccò il polso.
«Bells… me lo concedi un ultimo regalo?» Non aveva
il coraggio di incrociare il mio sguardo, era diventato rosso acceso e
guardandolo in viso capii di cosa stesse parlando.
«Jake, non credo sia una buona idea…»
«Vedi? Avevo ragione! Cercavi soltanto di non farmi morire.
Adesso che non c’è più pericolo, ti stai tirando
indietro». I suoi occhi mandavano scintille, e sapevo che se lo
avessi guardato ancora la mia volontà avrebbe finito per
sbriciolarsi. Ma decisi che almeno una volta nella mia vita dovevo
affrontare le mie paure. Mi sedetti nuovamente sul letto, di fianco a
lui che ancora non mi aveva lasciato andare il polso, facendo
attenzione a non fargli male.
«Jake, sei ferito. Credi che Carlisle lo permetterebbe? Non credo possa essere incluso nelle cure mediche…»
Ridacchiò. «Forse no. Ma ho il sospetto che sarebbe il
rimedio migliore…» Mi guardava in un modo tale che sentii
le farfalle nello stomaco, un nodo in gola, un calore improvviso che mi
avvolgeva e la testa che girava. Mi prese dolcemente la nuca con una
mano per attirarmi verso di lui, ma non mi baciò. Rimase
lì, a qualche millimetro dalle mie labbra, il suo fiato caldo
che mi ubriacava e mi stordiva.
«Sicura che sia solo quello il motivo, Bells?» Un luccichio
divertito negli occhi neri. Mi stava sfidando, il solito vecchio Jacob.
Quello che amavo.
«Non capisco che vuoi dire…»
«Non sarà piuttosto che hai paura di scoprire che potrebbe piacerti di più che col succhiasangue?»
«Non credo…»
«E come fai a dirlo?» Era maledettamente serio, accidenti a lui.
«Perché io e Edward… ecco… noi
non…» Ero diventata di un bel rosso brillante, temevo di
prendere fuoco, e soprattutto temevo che Jake si facesse beffe di me
per la mia inesperienza. Invece mi guardò serio, piantando nei
miei i suoi occhi di lava. Mi fissò per un istante lunghissimo,
quindi mi attirò ancora più vicino e mi baciò.
Nuovamente fu diverso, perché fu intenso, dolce, passionale. Un
bacio che stava montando come la marea, e che lento ma inesorabile mi
stava trascinando verso un abisso dal quale temevo di non risalire mai
più. Ormai ero in balìa di quelle emozioni; aveva giocato
sporco, certamente, ma non mi importava. La sola cosa che volevo in
quel momento era che continuasse a farlo, senza fermarsi mai. La sua
mano sana mi accarezzava la vita, tra la maglia e i jeans, e mi faceva
provare sensazioni che non credevo esistessero. Mi tolsi le scarpe; fu
un gesto istintivo, per accoccolarmi meglio sul suo petto enorme.
Scansò un poco le coperte, e arrossii fino alla radice dei
capelli nel notare che era nudo. Mi infilai al suo fianco, ma subito
dopo dovetti sfilarmi i jeans. Quel ragazzo era un termosifone su
gambe, accidenti! Lo guardai negli occhi, e fu un errore madornale. Mi
catturò lo sguardo, e non riuscii più a distogliere il
mio da quegli occhi carezzevoli, profondi, tristi e… sensuali.
Merda. Non mi ero mai accorta di quanto fosse sensuale lo sguardo di
Jake. Questo non aiutava. No. Proprio no.
Mi sorrise dolcemente, e non riuscii più a trattenere
l’impulso irrefrenabile di passare le dita su quelle labbra
carnose e calde. Mi bloccò la mano col braccio ferito, cosa che
gli strappò un mugolìo di dolore, ma non si fermò.
Mi avvicinai di nuovo – questa volta fu tutta colpa mia, ma non
riuscivo proprio a impedirmelo – e lo baciai. Fu un bacio quasi
violento, forte, duro. Ma allo stesso tempo focoso e passionale. E
anche questo fu un errore madornale. Già. Perché in quel
momento sentii chiaramente che un interruttore nella mia mente fece
clic – più che il rumore di un interruttore, veramente
sembrò il rumore delle campane di una chiesa – e non
riuscii più a controllare le mie mani. Nel momento in cui mi
resi conto di ciò che stavo facendo, le mie mani già
correvano sul corpo caldo di Jake, provocandogli brividi e mugolii che
mi portarono al di là di tutte le barriere che la mia mente si
era creata in tutti quegli anni. E tutte quelle barriere crollarono in
un istante, lasciandomi sola, indifesa. Me stessa contro il mondo delle
emozioni che avevo da sempre rifuggito.
«Bells… non farmi questo… ti prego, se non vuoi non
farlo. Mi uccideresti». Mi implorò, gli occhi roventi nei
miei. Ma fu un istante.
«Chiudi il becco, Jacob. E baciami».
«E’ la seconda volta che mi chiedi di baciarti oggi…
mi sembra di capire che la cosa non ti dispiaccia poi tanto,
Bells». Sorrise. Di nuovo. Ancora quel sorriso, il mio sorriso.
Quello che aveva prima che tutta questa storia cominciasse. E che aveva
il potere di sciogliermi dentro, di farmi sentire di gelatina. Mi
sfilò la maglia, ma neanche me ne accorsi. Ero troppo presa a
baciarlo. Le mie mani gli stavano torturando i muscoli del torace,
caldo e enorme, finché non mi prese la mano e la spinse
più giù, sui suoi fianchi. Mi piaceva da impazzire
accarezzarlo, il suo corpo era caldo e morbido, soffice, e ogni mio
più piccolo movimento gli causava brividi e sospiri. Compresi
che non sarei riuscita a staccarmi da lui tanto facilmente, ormai. Ero
soggiogata. Ed era una sensazione strana, non avere limiti, barriere o
“blocchi” da non dover oltrepassare. Una sensazione che mi
stava ubriacando. Lo guardai negli occhi, seria, e mormorai: «Hai
presente il discorso di oggi?»
«Mmm?» assentì con un luccichio strano nello sguardo.
«Ecco… io…» Arrossii di nuovo. Che vigliacca!
«Dillo, Bells. Dillo. Voglio sentirti che lo dici».
Mormorò sulle mie labbra. Sospirai rassegnata. Mi conosceva bene
l’infame, non potevo nascondergli proprio niente. Neanche la
voglia che avevo di lui. All’inferno. Sarei finita
all’inferno certamente. Ma non me ne importava un fico secco.
Raccolsi tutto il mio coraggio, senza staccare gli occhi dai suoi.
«Voglio fare l’amore con te, Jake». Non conclusi per
bene la frase, mi ritrovai impegnata a baciarlo cercando di non fargli
male. Non so come ci riuscì, ma all’improvviso mi resi
conto che mi aveva spogliata completamente. Ero nuda, sotto di lui, che
mi stava baciando in un modo che probabilmente avrebbe potuto essere
punito per legge. Le sue mani – anche quella ferita –
esplorarono ogni centimetro del mio corpo, facendomi sospirare. Non
volevo che si fermasse. Mi sentivo come un’assetata nel deserto,
che improvvisamente aveva scoperto una fonte d’acqua. Come se le
sue mani, il suo corpo, i suoi baci potessero lenire tutte le mie pene,
le mie ferite. Come se mi stesse scaldando il cuore. Sentii le sue mani
farsi più audaci, e le mie risposero come ad un richiamo,
vagando sul suo corpo in risposta ad un comando mai dato. Le sue labbra
erano esigenti, ma calde e morbide sul mio corpo e mi strapparono
gemiti che non pensavo di poter emettere. Fu tenero, dolce come non
mai. Antepose a se stesso la preoccupazione di farmi male, di causarmi
dolore. Ma io non sentivo dolore, sentivo solo lui, solo la voglia
infinita che avevo di fondermi con lui, di fermare il tempo e restare
lì tra le sue braccia. Fu bellissimo, e il tempo volò
talmente veloce che mi resi conto con rammarico che dovevo tornare a
casa. Mi veniva da piangere, non sarei mai riuscita a dire addio a
Jacob se non riuscivo neanche ad uscire da casa sua. Ancora una volta
mi capì.
«Che c’è, Bells?»
«Non lo so… ho il magone… ho paura…»
«Di cosa, piccola?»
«Ho la strana sensazione che non ti rivedrò più,
Jacob. E per quanto questo sia stato un modo bellissimo per dirti
addio, non credo di essere ancora pronta a farlo».
«Bells, ti ho fatto una promessa… finché avrai un
cuore che batte, il mio sarà con te. Anche se adesso me lo stai
spaccando». Chiuse gli occhi. Io mi morsi un labbro per
ricacciare dentro le lacrime. Non volevo che mi vedesse piangere, se mi
avesse abbracciata probabilmente non avrei resistito e sarei crollata.
E non volevo crollare. Che cosa avrebbe pensato Edward?
Edward… adesso ero davvero confusa. Gli avevo detto di si, che
lo avrei sposato. Ero davvero sicura di volerlo? Era davvero lui il mio
futuro? La voce roca di Jacob mi riscosse: «Piccola… tutto
bene?»
«Si Jake… scusa… io… devo andare…»
«Ti rivedrò prima del matrimonio?» A quelle parole
mi si gelò il sangue nelle vene. Matrimonio. Il mio. Sentii
chiaramente il rumore di un macigno che mi cadeva sul cuore,
schiacciandolo.
|