La Danzatrice e lo Scrittore

di Mordekai
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Mazraat El-Zhalifa, l’antica regione orientale ove la sabbia brillante delle dune venivano descritte come un lungo ed infinito mantello d’oro creato dal tocco di Re Mida. Ed è in questa antica regione che nacque un sultanato formato da tre anelli concentrici: la prima città era Al-Shatbah, detta anche La Città delle Gocce d’oro verde, questo perché le cupole dei vari edifici presenti aveva una cupola a forma di goccia che variavano di grandezza e forma, chi più ampia e chi meno. Nel secondo anello, invece, sorgeva Tarjif. Era una città nobiliare ricca di scuole, moschee e ville nonché giardini colmi di fontane dalle sculture bizzarre e il loro getto d’acqua rinfrescavano chi vi passava di fianco. Nel terzo anello nacque Ras el Yamyeh. Qui dimorava l’esercito imperiale del grande e amato sultano Sayfu-Llah con sua moglie Najat-Llah. Insieme, queste tre metropoli condividevano lo stesso nome ovvero l’Anello Splendente del Mazraat El-Zhalifa.

Tale prosperità, però, provenne soprattutto dagli sforzi e dai sacrifici compiuti dal popolo. Ci vollero quasi seicento anni per costruirla, tra le tempeste di sabbia, il freddo della notta stellata e le varie piaghe che si abbatterono sui poveri cittadini.

‘’Al-Shatbah è una gemma incastonata in un gioiello che il deserto non merita.’’- ripeteva sempre il giovane Adham, un ragazzo di appena vent’anni dai capelli ricci e neri con un ciuffo che gli ricadeva di poco sulle sopracciglia, occhi chiari come il sole d’estate e la pelle bronzea. Seduto su una roccia osservava il cielo limpido e quel singolare nonché caldo cono di luce discendere su di lui. Fin dalla tenera età Adham dovette lavorare in miniera e se non fosse stato per il supporto costante di Ayberk, suo fratello, sarebbe morto molto tempo prima. I due fratelli erano molto diversi, sia d’ambizione che per corporatura. Adham amava la poesia, ascoltare le storie degli eremiti e comporre racconti senza chiedere nulla in cambio; Ayberk invece aspirare a diventare un soldato imperiale per vivere meglio dell’attuale condizione.

‘’Fratellino togliti da lì o Yasser ci frusterà! E passami quei secchi di malta!’’- ordinò il robusto ragazzo, con indosso dei semplici stracci che faticavano a nascondere la sua pelle scura. Adham sbuffò e si alzò da quella piccola roccia, recuperando due secchi colmi di malta. Il Sultano volle costruire una cripta sotterranea d’immensa grandezza e bellezza come Al-Shatbah, così da poterla definire l’Anello della Notte essendo costruita sottoterra e dove la luce del caldo sole arrivava fiocamente.

‘’Oh fratello, il tuo cuore è legato allo spirito militare e al lavoro qui, ma io sogno di poter viaggiare oltre il Mazraat, incontrare poeti di altri popoli che non hanno bisogno di oro o gemme preziose per vivere in armonia. Io sogno che Al-Shatbah sia così. Umile sia di cuore che di spirito.’’- asserì Adham, tastando la sua cintola dove conservava piccoli papiri dove scriveva i suoi pensieri.

‘’Il tuo estro creativo può far comparire magicamente una pagnotta di pane con dei salumi, del buon vino e una scarsella di monete? No, quindi lavora prima che sia tardi.’’- replicò duramente il fratello maggiore, afferrando una manciata di malta prima di ricoprire il muro che aveva innanzi a sé illuminato da una fiaccola. Adham non fiatò e si limitò a replicare i movimenti del fratello, con precisione metodica per poi indicare con un piccolo gessetto quali mattoni andavano dipinti e quali incisi. Tutto procedeva a ritmi regolari finché non si udì il cigolio del montacarichi azionarsi e la piattaforma discendere sul tunnel ove i due fratelli erano intenti ad operare: su di esso, appoggiato alle corde vi era un baldo giovane dai capelli color caramello, occhi scuri ed intensi e sul petto che mostrava con orgoglio vi era il tatuaggio di una luna che ricopriva una buona parte di esso.

‘’Koray?’’- chiesero i fratelli stupiti dalla comparsa del loro amico d’infanzia che si dimostrava sicuro di sé stando su una piattaforma che a malapena reggeva quattro uomini.

‘’Marhaban ragazzi. Salite, vi porto a mangiare qualcosa.’’- asserì Koray, facendo spazio ai due affinché potessero salire senza avere un piede in bilico nel vuoto e, con uno strattone, il montacarichi risalì.





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