OS Nao
You
are my cinema,
I could watch you forever
Dedicata a Nao Yoshikawa
Helena era consapevole che quel lunedì mattina sarebbe stato
diverso rispetto a tutti gli altri.
Il fatto era che non riusciva nemmeno a fare finta di nulla
perché qualcuno
non faceva altro che osservarla con smisurata apprensione.
«Aleksandar, la situazione non migliora se mi guardi in quel
modo».
«Scusa…»
Helena sospirò, estraendo il voluminoso libro di Storia
Contemporanea dallo zaino.
Frattanto, cercava di non dare peso allo sguardo del suo amico che la
guardava preoccupato.
«Posso assicurarti che da sobria è una persona
normale, più o meno» disse lui mentre prendeva
posto.
Helena si voltò nella sua direzione con un cipiglio
inarcato.
«Me lo auguro» proferì lapidaria, senza
però
riuscire tenere a bada il rossore che andava gradualmente ad
imporporarle le guance.
Aleksandar deglutì a fatica, prima di porle una domanda:
«Ti piace?»
Sgranò gli occhi, rimanendo completamente spiazzata.
Chi era costui? Cosa ne aveva fatto del timido e impacciato Aleksandar
che mai, mai, mai
aveva posto domande tanto secche e dirette?
«Io… ecco…»
cominciò a farfugliare
imbarazzata arricciandosi una ciocca di capelli biondi tra le dita,
«È stato tutto così improvviso
che–»
Il suono della campanella la salvò da uno svenimento.
Tirando un sospiro di sollievo, tornò a sedersi composta e a
tentare di concentrarsi sulla lezione appena iniziata.
***
«Ero davvero così ubriaca?»
«Ti sei parata davanti a lei dicendole che un giorno
l'avresti
sposata, hai iniziato a cantare una canzone con un inglese
improponibile e subito dopo l'hai baciata».
Agnes rimase a bocca semiaperta per un po', mentre Andrei la guardava
esasperato.
Poi, sfoggiando un sorriso innocente, prese in mano il joystick.
«Partitina?»
Andrei alzò gli occhi al cielo. «Sei incredibile e
no, non prenderlo come un complimento».
A metà partita, quando già stava vergognosamente
perdendo, Agnes decise di giocarsi la sua ultima carta:
«Comunque, tu e Aleksandar eravate meravigliosi.
Più che
il compleanno di Chaz e Morello, mi sembrava la festa del vostro
fidanzamento».
Vinse la partita solo perché il joystick sfuggì
dalle
mani di un imbarazzatissimo Andrei il quale, dopo aver imprecato ad
alta voce, uscì dal seminterrato per fumare una sigaretta.
~
«Andrei, perché siamo qui?»
«Perché anche oggi abbiamo deciso di saltare le
lezioni».
«Fin qui c'ero arrivata anche io! Intendevo:
perché siamo qui
e non siamo ancora entrati in azione?»
Andrei alzò lo sguardo dagli spaghetti istantanei che stava
mangiando e sul suo volto si dipinse il disappunto più puro.
«Agnes, scordatelo» rispose con tono fermo.
«Se vuoi
andare bene, non ti fermerò. Ma non immischiarmi nelle tue
questioni di cuore».
«Eh?!» urlò lei, alzandosi dal divano e
avvicinandosi al tavolo dove sedeva il ragazzo con grandi falcate.
«Non mi puoi abbandonare in questo modo! Lo sai che se non ho
un
sostegno morale vado nel panico!»
Fulmini e saette esplosero negli occhi neri di Andrei il quale,
alzandosi di scatto dalla sedia, puntò un dito contro Agnes,
che
pensò bene di indietreggiare fin da subito.
«Ascoltami bene, tu» sibilò a denti
stretti e lei lo
sapeva, sapeva bene che quando Andrei rispondeva in modo apparentemente
tanto tranquillo sicuramente ci sarebbe andato giù pesante.
«Alla festa di Chaz e Morello hai preteso che ti lasciassi da
sola perché volevi a tutti i costi che rimanessi in
compagnia di
Aleksandar solo per soddisfare le tue fantasie da fujoshi, non hai
fatto altro che mandarmi messaggi subliminali per tutta la serata
mentre ti scolavi una birra dietro l'altra fino a ritrovarti
completamente ubriaca per poi dichiararti a Helena nel modo
più
imbarazzante possibile. Per di più, ora pretendi pure che ti
accompagni da lei per cosa, precisamente? Per vederti fare un'altra
gaffe o scappare a gambe levate appena la vedrai? Perché,
Agnes,
fai tanto la spavalda quando si tratta degli altri, ma quando si
tratta di te
non riesci mai ad affrontare nulla e ti chiudi in te stessa».
Nel vomitare tutte quelle parole senza mai fermarsi, Andrei l'aveva
fatta indietreggiare talmente tanto che alla fine Agnes si era
ritrovata nuovamente seduta sul divano nello stesso identico posto di
prima.
Il silenzio regnò per diversi secondi prima che lei
rispondesse,
senza minimamente prendere in considerazione tutto ciò che
Andrei le aveva detto.
«Mi stupisce il fatto che tu riesca a mangiare spaghetti
istantanei alle nove del mattino. Ad ogni modo, Helena frequenta la
stessa classe di Aleksandar» disse, sul volto un'espressione
fin
troppo rilassata, quella che modellava il suo viso ogni qualvolta che
sentiva di avere la vittoria in pugno. «Quindi è
molto
probabile che incontreremo anche lui quando usciranno dall'edificio
scolastico».
Andrei impietrì sul posto, il dito sempre puntato verso
Agnes e il volto pericolosamente vicino al suo.
La fissò per qualche istante spostando lentamente il dito
verso
l'alto, aprendo più volte la bocca senza dire nulla.
Agnes riuscì quasi ad osservare le rotelle nella sua testa
mettersi in moto per rielaborare ciò che gli aveva detto.
«Effettivamente non è una cattiva idea»
decretò il suo verdetto voltandosi, l'indice puntato sempre
verso il soffitto.
E Agnes non poté fare a meno di esultare interiormente.
***
Quel giorno d'inverno, il Sole pareva più una massa di
ghiaccio che un'immensa palla infuocata.
Era talmente pallido che rischiava quasi di sbiadire in mezzo al cielo,
disperdendosi chissà dove.
Con le mani in tasca e una sigaretta alle labbra, Andrei osservava
Agnes camminare decisa davanti a lui, una fermezza che, ne era sicuro,
sarebbe scemata tutta in una volta non appena Helena si fosse palesata
davanti a lei.
Non era pessimista, né nutriva poca fiducia nei confronti
della
sua migliore amica; semplicemente, conosceva Agnes da una vita e sapeva
quale comportamento adottava in situazioni del genere.
«Agnes» la chiamò, buttando fuori il
fumo dal naso,
«siamo all'ultimo anno e stiamo perdendo un sacco di ore di
lezione. Mi sa che questa volta non ce la caveremo».
Spesso e volentieri tra i due accadeva che, mentre si pensava ad una
cosa, se ne diceva un'altra.
«Mh, probabile» rispose lei, che quasi scompariva
nella sua felpa nera.
Quando giunsero davanti l'imponente edificio scolastico, Andrei dovette
trattenere Agnes tirandola per il cappuccio.
«Guarda che le lezioni non sono ancora terminate»
la
informò lievemente seccato. «Dopotutto sono solo
le dieci,
dobbiamo aspettare ancora tre ore».
«Cazzo!» imprecò lei battendo forte un
piede a
terra. «Non ci avevo pensato! È tutta colpa
tua!»
«Che?!»
«Devi smetterla di mangiare gli spaghetti istantanei ad orari
improponibili!»
***
Helena era solita osservare oltre il vetro della finestra quando la
risposta ad una domanda scritta le sfuggiva.
Le bastava osservare la staticità del paesaggio cittadino al
di
là di quelle quattro mura e la risposta le si materializzava
davanti agli occhi nel giro di qualche minuto.
Quella mattina, però, rischiò seriamente di
consegnare il
compito incompleto, dato che quando guardò oltre il vetro si
ritrovò ad osservare Andrei che tirava Agnes per il
cappuccio
della felpa e il suo cuore mancò un battito.
Si sarebbe voluta voltare in direzione di Aleksandar e raccontargli di
ciò che aveva visto, ma erano nel pieno di un test e il
ragazzo
era troppo concentrato a rispondere alle domande per badare a lei.
Agnes era lì, a pochi metri di distanza da dove si trovava.
Era venuta per lei? Era venuta per parlare, per chiarire l'equivoco
accaduto alla festa di Chaz e Morello?
Inizialmente era rimasta talmente sconvolta da ciò che era
accaduto che le sue scuse le pretendeva, eccome se le pretendeva.
Eppure, dopo la domanda che le aveva posto Aleksandar neanche due ore
prima, il dubbio si era insinuato in lei al punto tale da mandarla nel
pallone.
Voleva davvero
che Agnes si scusasse per ciò che era accaduto?
Rimase talmente assorta nei suoi pensieri per i restanti venti minuti,
da non accorgersi che il tempo a disposizione per il test era quasi
terminato.
«Spicciati a copiare prima che ci scopra o peggio, prima che
la campanella suoni…!»
Si voltò di scatto e vide Aleksandar avvicinare il foglio al
limitare del suo banco. Notando quanto fosse rimasta indietro, si
affrettò a rispondere alle ultime domande.
Se avesse preso un bel voto, avrebbe costruito un monumento in onore di
Aleksandar.
Le restanti tre ore sembravano non passare mai.
Helena era talmente inglobata nei suoi pensieri che si
dimenticò
di avvisare Aleksandar e, senza rendersene conto, si ritrovò
a
prendere pochissimi appunti durante le lezioni successive.
Spesso e volentieri osservava oltre il vetro della finestra e ogni
volta il suo cuore sussultava: Agnes e Andrei erano sempre
lì,
intenti a parlare di chissà quale cosa, spostandosi di
pochissimi centimetri dalla loro postazione.
Ora ne era certa: se Agnes se ne fosse andata prima della fine delle
lezioni, ci sarebbe rimasta davvero male.
Per Andrei… beh, a lui ci avrebbe pensato Aleksandar.
***
«Quando finiranno queste benedette lezioni?»
«Quando suonerà la campanella».
«E quando suonerà la campanella?»
«Quando finiranno queste benedette lezioni».
Era uno scambio di battute che andava avanti ormai da un po'.
Agnes poneva sempre le stesse domande e Andrei le rispondeva sempre
allo stesso modo.
L'attesa si era fatta snervante. Si era ormai stancata di calciare i
sassolini che trovava per terra, si era stancata di importunare Andrei
con domande scomode e si era stancata di cercare di coglierlo di
sorpresa per rubargli il pacchetto di sigarette che teneva nella tasca
della felpa.
Nemmeno la musica era riuscita a lenire quegli asfissianti centottanta
minuti di attesa.
Quando finalmente l'ultima campanella della giornata suonò e
il
portone principale si aprì, vide tutti gli studenti uscire
quasi
a rallentatore accompagnati da un coro angelico in sottofondo.
I suoi occhi castani iniziarono a vagare tra quella massa informe di
persone alla ricerca della più importante fra tutte.
E quando la vide… beh, in realtà la
trovò grazie
ai capelli rossicci di Aleksandar, dato che lui era molto
più
alto e lei gli camminava affianco avvolta in un candido cappotto bianco.
Ad ogni modo, quando la vide i suoi occhi esplosero di
felicità, proprio come il suo cuore.
«Direi che sia arrivato il tuo momento» la
incoraggiò Andrei con una piccola spinta.
Fece un profondo respiro e cominciò a marciare a passo
spedito verso di lei.
A metà strada, quando realizzò che di
lì a poco le
avrebbe parlato, fece dietrofront e tornò indietro, sempre a
passo spedito, mentre Andrei si spiaccicava una mano sulla faccia.
Dannazione, Andrei ha
proprio ragione, sono una codarda.
Certe cose mi riescono
bene solo da ubriaca ma diamine, poi non ricordo nulla!
Non so proprio che cosa
fare!
«Agnes!» si sentì chiamare, e in quel
momento sarebbe voluta sprofondare almeno cinquecento metri sottoterra.
Si voltò e quando la vide correre nella sua direzione,
l'aria tardò ad arrivare ai polmoni.
«Ehm… Helena!» la salutò,
cercando di essere il più naturale possibile.
«Ti ho vista, sai? Sei rimasta qui per tre ore, ma non hai
freddo?» le domandò Helena preoccupata.
«Oh, certo che no, io adoro il freddo!»
esclamò, gonfiando il petto con finto orgoglio.
«Ma non dire stronzate, tu odi il freddo» disse
Andrei avvicinandosi a loro.
«Helena» la salutò con un cenno del
capo.
«Aleksandar…» mormorò
puntando lo sguardo sul
ragazzo.
Agnes li osservò incantata.
«Sento che sta per nascere qualcosa di
meraviglioso…» parlò con occhi sognanti.
«Taci e pensa per te!» la rimbeccò
Andrei, evidentemente imbarazzato.
Quando lui e Aleksandar si allontanarono, ci volle un po' prima che le
due ragazze cominciassero a parlare, limitandosi a fissare l'asfalto o
sfiorandosi con lo sguardo solo qualche volta.
Con un profondo respiro, Agnes prese la parola.
«Mi dispiace per quanto è successo»
sussurrò,
mordendosi poi il labbro inferiore. «Cioè, in
realtà non mi dispiace affatto perché era
ciò che
desideravo, anche se ricordo davvero poco di quella notte. Ora
però capisco di essere stata alquanto impulsiva
e… non lo
so, penso di aver sbagliato tutto. Scusami se ciò che ho
fatto
ti ha recato fastidio, davvero».
Tutto si sarebbe aspettata fuorché sentire Helena cantare.
Inizialmente non colse il senso di quelle parole e inarcò un
sopracciglio, stranita da quella reazione.
Poi però comprese che, messe insieme una dopo l'altra, un
senso lo avevano.
Ed era meraviglioso.
“You are my
cinema, I could watch you forever.
Action, thriller, I
could watch you forever.
You are my cinema, a
Hollywood treasure.
Love you, just the way
you are.
My cinema, my
cinema”.
«Da ubriaca il tuo inglese fa proprio schifo, ma sono
riuscita a
capire ciò che quella sera mi stavi cantando».
E sorrise. Sorrise con una dolcezza unica nel suo genere.
Mentre Agnes tendenzialmente parlava a sproposito, Helena era davvero
di poche parole. Poche ma efficaci.
«Agnes, io e te ci conosciamo davvero poco e sinceramente non
so
nemmeno cosa abbia fatto di tanto speciale per meritarmi parole del
genere. Però, ad essere onesta… se vuoi
conquistarmi sei
sulla strada giusta».
«Quindi…» cominciò Agnes che
ancora faticava
a realizzare, «se adesso ti proponessi di pranzare insieme,
tu
accetteresti?»
«Perché no?» rispose Helena con un altro
sorriso.
«Perfetto, andiamo tutti a casa di Andrei a mangiare
spaghetti
istantanei!» esclamò entusiasta prendendola per
mano.
Andrei era decisamente felice per la sua migliore amica, ma non poteva
non maledirla mentalmente per aver organizzato un pranzo a casa sua
senza permesso alcuno.
Lui e Aleksandar erano rimasti un po' indietro e, mentre si accendeva
l'ennesima sigaretta, il ragazzo accanto a lui parlò.
«Agnes ancora non lo sa che noi due… insomma, che
noi due abbiamo iniziato ad uscire insieme seriamente?»
Andrei rispose dopo aver buttato fuori il fumo dalla bocca, tornando ad
osservare Agnes che, felice come non mai, camminava mano nella mano con
Helena.
«Fidati, se lo dovesse scoprire impazzirebbe e si
incaricherebbe
di sposarci seduta stante. Ma io dico, proprio una fujoshi doveva
capitarmi come migliore amica?!»
Aleksandar sorrise, sfiorandogli la mano.
Sposarci, eh?
Chissà…
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Skrillex – Cinema
Questa storia è
stata un vero e proprio esperimento, qualcosa che non avevo mai provato.
In parole povere, i personaggi presenti in questo scritto, sia i
protagonisti che quelli solo citati, fanno parte di una storia inedita
dai toni sovrannaturali in cui avvengono cose totalmente diverse
rispetto alla spensieratezza raccontata in questa One-shot.
Motivo per il quale ho inserito la nota AU, proprio perché,
in
realtà, questi personaggi appartengono ad un altro universo.
Detto ciò, siccome queste sono le due coppie che
più amo, non potevo che dedicarle interamente a Nao Yoshikawa,
che proprio oggi compie gli anni – oltre al fatto che anche
lei
le sostiene ed è stata proprio la prima a farlo, un motivo
in
più per dedicarle questo scritto.
Ti auguro di passare una bellissima giornata, nella speranza che questi
quattro ti abbiano strappato un sorriso.
Ringrazio tutti coloro che sono arrivati fino a qui.
Alla prossima,
(Annie)
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