Capitolo
37:
“Mi
Devi Ancora un Barattolone da un Chilo di Nutella, Pensavi me ne
Fossi Dimenticata?!”
E’ mattina.
Apro gli occhi.
Faccio un bel respiro.
Mi stiracchio.
Guardo l’orologio.
Le undici, eh? Niente di strano, mi
sarò addormentata all’una, ieri sera.
Appena connetto un po’ il mio
cervello, la prima cosa a cui penso…
E’ lui.
Beh, posso pensare a qualcos’altro?
Lui.
Il pranzo.
.
.
.
Ah, pensavate fosse Joel?
Nah, è troppo presto per
pensarci… prima mangio.
Poi… si vedrà.
Tra l’altro, penso di aver
lasciato le scarpe di Beccah sul tetto, ieri notte.
Spero solo che non si arrabbi.
Oh, Santo Cielo.
Scendo al piano di sotto, dove trovo
Beccah e Kaydyn che preparano il pranzo.
Beh, la bambina guarda, la mamma
cucina, più che altro.
-Buongiorno, Val! Come stai?-
-Ciao, zia Val! Hai dormito bene?-
-Sì, sì… tutto
bene. Sono... appena sveglia, ecco tutto. E’ avanzato qualcosa
di cui mi posso cibare? Ho dormito dieci ore, sono morta.-
-Sì, pensa che il thè è
ancora caldo.-
-Thè? Sono finita
improvvisamente in Inghilterra?-
-Che simpatica.-
-Biscotti?-
-Anche, ci sono.-
-Fantastico.-
Mi siedo al tavolo da pranzo, mentre
Beccah mi porta una tazza di thè.
Che bello essere serviti.
Quasi come quando ero bambina, e ancora
non mi obbligavano ad apparecchiare.
-Grazie.-
Prendo la tazza in mano, quando sento
una voce maschile… decisamente familiare.
-Sono tornato!-
Improvvisamente mi sale addosso
un’ansia assurda.
-Beh… io vado un attimo in
bagno, eh?- sussurro.
Beccah mi guarda stranita, mentre io
sgattaiolo nel bagno vicino alla cucina.
Rimango vicino alla porta ad origliare.
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-Sono tornato!- esclamo, non appena
entro in casa.
Ero uscito un attimo per comprare una
cassa d’acqua, che avevamo finito ieri mattina.
Val mi ha convinto, è più
buona di quella del rubinetto.
(Autrice: Ma dai?)
A proposito… non vedo l’ora
di rivederla.
Non sono passate nemmeno dodici ore, ma
non mi interessa.
Le dirò che la amo anche io,
così vivremo per sempre felici e contenti e…
O-okay, forse è meglio non
fantasticare troppo, eh?
-Ehi, fratello!-
-Ehi, sorella!-
-Ehi, zio!-
-Ehi, nipote!-
Sorrido.
-Dimmi, fratello.-
-Cosa?-
-C’è qualcuno che
comporta in modo strano, qui dentro.-
-Kay, che hai combinato?-
-EH?! NULLA!-
-Oh, no. Non Kay. Che diamine è
successo, ieri sera? Né tu, né Val avete raccontato
niente.-
Guardo verso il piano di sopra.
-Sarà ancora in catalessi,
quella lì.- scherzo.
-Si è alzata poco fa.-
-Davvero? E dov’è?-
-In bagno. Ci è dovuta andare…
improvvisamente.-
-Beh… non succede, a voi donne?-
-Troppo improvvisamente.-
-E… quindi?-
-Cosa. E’ successo. Ieri.-
-Non credo mi stia evitando. Sta’
tranquilla. Ah, è vero! Ti devo ridare le scarpe!-
-Le… le mie scarpe?!-
-Già, Val se l’è
dimenticate sul tetto, ieri notte.-
-LE MIE SCARPE?! CORRI A PRENDERLE!-
{~~~}{~~~}{~~~}
Aaaah, sicuramente non lo sto
evitando.
Aspetto di non sentire più i
suoi passi, dopodiché mi fiondo fuori dal bagno.
-VAL! LE MIE SCA-
-C’è, tempo, c’è
tempo. Devo andare al conservatorio, ora. Ciaaaaaooooo! Vado a
cambiarmi!-
-Oh, insomma!-
Sgattaiolo in camera mia, mi metto
qualcosa di più decente e torno al piano di giù.
Oh, merda.
Non avevo calcolato che sarebbe sceso
così in fretta.
Le aveva prese da ieri sera, le scarpe?
Mi schiarisco la gola.
-Beh, allora io vado, eh? A dopo!-
-Italiana dimmerda, punto primo: non
hai ancora fatto colazione, il che non è da te, sebbene non ti
conosca… e punto secondo: OGGI E’ DOMENICA!-
Impallidisco.
-Oh, non importa! Torno per cena…
credo!-
Esco a tutta velocità, senza
nemmeno posare gli occhi su Joel.
Direzione: biblioteca.
{~~~}{~~~}{~~~}
-Ma che accidenti…- mormoro.
-Joel Kanitz. CHE DIAVOLO E’
SUCCESSO IERI?!-
-Nulla!-
-Raccontami tutto, dall’inizio
alla fine.-
-Beh… siamo andati in pizzeria,
poi siamo tornati qui, a prendere un po’ d’aria sul
tetto. Poi, verso mezzanotte, siamo andati a dormire.-
-Quello era molto sintetico, fratello.
Spiegati meglio…-
-Non c’è nient’altro.-
-Non la bevo.-
-Allora trovati un altro bicchiere.-
-Ah, questa mi è piaciuta.-
-Sì, bene. Senti… vado
anch’io a fare una passeggiata.-
-Come “anche”?-
-Vado a cercare Val, no?-
-Ma… lei è al
conservatorio!-
-Beccah…-
-Hm?-
-E’ domenica.-
Esco dalla porta, e faccio un bel
respiro.
Direzione: biblioteca.
E dove, sennò?
{~~~}{~~~}{~~~}
Prendo il primo tram che vedo, e
aspetto che arrivi al capolinea.
.
.
.
Che noia. Ho dimenticato le cuffie a
casa, ma non il cellulare.
Sospiro: non era mai successo, che
palle!
Guardo un po’ tra i numeri della
rubrica.
Vediamo… chi posso chiamare, di
domenica?
Uhm.
LYN!
OMMIODDIO, E’ UN’ERA CHE
NON LA CHIAMO!
Premo immediatamente il tasto di
chiamata, e mi stampo un sorrisone ebete in faccia.
Lei risponde prontamente.
-Ehiehiehi, la mia professoressa! E’
un’era che non mi chiami!-
-E’ esattamente quello che ho
pensato! Ehi, come stai?-
-Una meraviglia! E tu?-
-Io pure… credo.-
-Eh? Piccola idiota, che succede?-
-Nulla di grave, sistemerò
tutto. Sono un’idiota, l’hai appena detto.-
-Non mi convinci. Tre o quattro mesi
che non ci sentiamo… e se non sei superfelice, allora mi hai
chiamata perché sei morta dentro! Cosa ti affligge? Dimmelo!-
-Davvero, Lyn. Tranquilla. Ti ho
chiamata per fare due chiacchere.-
-C’è puzza di Arizoniani…
che ti ha fatto quel tuo coinquilino?-
-Sapevo che la puzza si sentiva fino a
lì in Texas.- rido.
-Se lo vedo… lo ammazzo! Giuro
che lo ammazzo!-
-Nononono, è… colpa mia.
Sul serio, è davvero colpa mia.-
-E quindi? C’entra sempre lui,
quindi ammazzandolo risolvo il problema, no?-
-Non hai tutti i torti, in effetti.-
scoppiamo a ridere entrambe. –Dai, ora raccontami tu qualcosa!-
-Io… beh, sono… in una
situazione… stabile.-
-Sono contenta! Quindi il lavoro è
lo stesso, niente cambiamenti in famiglia… a volte un po’
di staticità è la cosa migliore.-
-In teoria, Val.. c’è
stato un cambiamento in famiglia.-
-Ossantocielo, chi è morto?-
-…nessuno.-
-Ah.-
-“Ah”, hai detto?-
-CIOE’ ASPETTA VOLEVO DIRE CHE E’
FANTASTICO! NON… NON FRAINTENDERMI!-
-Ti racconto?-
-Raccontami!-
-Ho un ragazzo.-
-OH PORCO CACTUS, CHI E’?! Ah,
no, aspetta. Non lo conosco, vero?-
-Tu non lo so, però lui ha detto
di conoscerti.-
-Oooooooh… e chi è?-
-No, non lo vuoi sapere.-
-Sì che voglio! Spara, adesso!-
-Silverman.-
-Eh? Silverman?!-
-Sean. Suona la chitarra, hai present-
-CE L’HO PRESENTE, QUEL
BASTARDO!-
-Non dovevo fidarmi…?-
-CERTO CHE SI! Però… tu
sei solo mia, vero?-
-Lesbicona dimmerda. Allora il tuo
coinquilino non centra nulla, eh?-
-What
a petalous bitch you are.-
-Oh, grazie del complimento.-
-Di nulla. Com’è che Joel
non mi ha detto niente?-
-Non lo sa neanche lui.-
-Eh?! Sean gli ha nascosto una cosa del
genere per mesi?!-
-Già. E’ bravo, a fare i
doppi giochi.-
-Ma tu guarda… oh, sono arrivata
al capolinea. Ci risentiamo, ok?-
-Non mi hai ancora detto cosa ti
affligge e… eri su un mezzo pubblico?! Sicura che metà
dei passeggeri non ti stia guardando male?-
Alzo lo sguardo.
-In effetti sì, Lyn. Ma non mi
interessa. Tendo ad alzare la voce, al telefono.-
-Quanto sei idiota. Allora?-
-Mi sono dichiarata.-
-EH?! TU HAI IL CERVELLO PUTREFATTO!-
-Ci si vede, Lyn. O per meglio dire,
troia petalosa.-
-NONONONO, NON RIATTACCARE, TI STRAPPO
LE BUDELLA COI DENTI, BRUTTA BAGASS-
Tuuu, tuuu, tuuuu.
Scendo dal tram, e faccio qualche altro
centinaio di metri a piedi.
Entro nell’edificio.
Dovrei essere abbastanza lontana, e
poi, chi mi verrebbe a cercare in biblioteca?
Ho una fame da lupi, ma non mi
interessa.
Dopotutto, il tempo in mezzo ai libri
passa così in fretta che mi ritroverò a dover tornare a
casa senza neanche volerlo.
Respiro profondamente.
Adoro i libri.
A un certo punto, una mano mi tocca una
spalla.
Faccio quello che posso per non farmi
venire un infarto.
Mi giro.
E’ Joel.
-Dai, usciamo da qui.- sussurra.
-*-*-*-*-*-*-*-*-*-
Camminiamo a passo lento lungo la via
che collega la biblioteca al capolinea dei tram. Io sto un po’
più avanti di lui.
Sì, lo sto evitando.
-Val…-
No.
Non chiamarmi.
Tanto non rispondo.
-Val.- dice leggermente più
forte.
Continuo a camminare.
-Accidenti, che ti succede, oggi?!- mi
prende da dietro, per un braccio.
Lo guardo negli occhi.
E’ la prima volta, oggi.
-Ho… ho rovinato tutto, vero?-
chiedo, a voce bassissima.
-Perché mai?-
-Forse non era il momento giusto per
dirti quello che provo… forse non avrei mai dovuto dirtelo…
forse non sarebbe cambiato nulla, se non te l’avessi detto…
e non l’ho neanche detto, alla fine!-
-Smettila con queste sciocchezze.-
Mi prende il mento tra l’indice e
il pollice.
-Sappi che anch’io-
-Sta’ zitto!- quasi urlo.
Effettivamente, lo zittisco.
-Non lo voglio sapere!- esclamo.
-Ma… perché?-
-Non funzionerà mai, capisci?!
Io me ne devo andare, come starei se sapessi che anche tu mi ami? Il
rimorso di non aver fatto le cose giuste al momento giusto mi
ammazzerà, credimi!-
-Preferisci vivere nel dubbio?!-
-… sì. Come… come
ho fatto finora.-
-C’è una soluzione, a
tutto questo?-
-Temo di no.-
Joel abbassa la testa, per poi
sorridere.
Alza lo sguardo.
-Ho un’idea. Ma non ti piacerà.-
mi dice.
-Uh… spara.-
-Vengo con te.-
Resto zitta un paio di secondi.
-CHE COSAH?!-
Tutti i passanti si girano nella nostra
direzione.
Whoops.
Ehi, mi ricorda qualcosa.
Una bambina mi indica con il dito, sua
(probabilmente) madre mi guarda e si trattiene dal ridere, poi
rimprovera sua figlia. Entrambe erano sul tram che ho preso io, mi
sembra.
Bambini di merda…
-Calmati, Val! E’ l’unica
cosa da fare!-
-Sai che così… farai
incazzare ancora di più i miei?-
-Lo vedi allora, che è colpa
mia?!-
-Non è colpa tua! E’ colpa
loro!-
-Beh, allora dobbiamo far capire loro
che io sono la persona giusta per te, che ti renderò felice!-
-Sono già felice.- sussurro.
La vedo, la vedo chiaramente.
Una sola.
Una sola lacrima che lentamente scende
imperterrita fino alla fine del suo viso, per poi cadere, sottomessa
alla forza di gravità, e schiantarsi inesorabilmente al suolo,
infine finire tra le fauci della Grande Madre Natura, assorbita dalla
Terra, com’era destino, com’è destino per tutto e
tutti.
(Tutti: ……….. era
davvero necessario, Autrice?)(Autrice: Ovvioh^-^)
Joel sorride, di nuovo.
Mi si spezza il cuore.
(Autrice: TI HO DETTO CHE SI SCRIVE
QUOREEEEEEEEE!) (Tutti: Punto uno: l’hai scritto tu. Punto due:
ERA DAVVERO NECESSARIO?!)(Autrice: Ovvio, come prima.)
-Val, ti prego, baciami.-
-E-eh?-
-Baciami di nuovo, ti prego. Fallo
ancora.-
-Ma… siamo… in mezzo alla
strada…-
-Non m’importa.-
Alzo un sopracciglio.
-Io ti amo sempre, chiaro? Ti amo in
mezzo alla strada, sopra un treno, a casa nostra, a casa tua, sotto
un albero, dentro a una nuvola, al centro della terra, su Marte, su
Giove, sulla Stella Polare, anche dentro ad una tomba… Ti amo
comunque.-
-Anche io… ti amerei ovunque.-
sussurro.
-Val, ascolta…-
-Tu… Joel…-
-Sì?-
-Sei un grandissimo idiota.- sorrido.
-Eh?-
-Mi devi ancora un barattolone da un
chilo di Nutella, pensavi me ne fossi dimenticata?-
-Ma cosa centra adesso…-
-Dai, lo comprerai un altro giorno. Ora
torniamo a Century-House. Sai… ho due biglietti sola andata
per l’Italia da comprare.-
Lo vedo fare il sorriso più
grande che abbia mai fatto.
-Val… grazie.-
-Un’ultima cosa… te lo
devi meritare, un altro bacio.-
-Lo farò.-
Mi prende la mano. Io mi stacco.
-Regola numero uno: niente effusioni in
pubblico!-
-Ma ti ho solo preso la man-
-Zitto! Ora, mio caro… comando
io. Che ti aspettavi?-
-Ah… niente di meno, in
effetti.-
-A proposito… Caroline e Sean
stanno insieme.-
-…eh?-
-Hai capito benissimo.-
-E DA QUANDO?!-
-Ohibò, e da quando ti scaldi
tanto, è la vera domanda.-
-Sean è il mio migliore amico…
e si è innamorato… di lei?!-
-Ah, a me lo dici?-
-Non ci posso credere.-
-Zitto e cammina, lo accetterai. Ti
aspettano durissime settimane.-
-Uh… tipo?-
Rido istericamente.
-…Val?-
-Corso intensificato di Italiano
basilare. Non arriverai nella mia terra senza sapere almeno qualche
verbo e la struttura della frase. Inoltre…-
-I-inoltre?-
-E’ già un problema il
fatto che non mangerai formaggio. E per quello, non posso biasimare i
miei, mi spiace.-
-Accidenti, ci hai messo poco a
cambiare umore, eh?-
-Colpa del ciclo.-
-… hai il ciclo?-
-No.-
-Ma e allora…-
-Zitto, ho detto! Mutismo e
rassegnazione!-
-O-okay…-
-… baka!-
ENNIENTE, SONO TORNATA.
Quanti anni… 3? 4?
Damnnnn
Sono cambiate un saccaccio di cose.
Ho quasi 19 anni, sono diplomata, al conservatorio per davvero, eccetera.
Non preoccupatevi, questo capitolo l’avevo scritto back in the day, perciò lo stile non dovrebbe risultarvi cambiato.
A dire la verità, c’era un altro capitolo work in progress, ma ho deciso di non finirlo e di non pubblicarlo. Avevo intenzione di far andare Joel e Valy a vivere insieme in Italia, mentre si affezionano ai figli della sorella di lei (se non mi ricordo male), ma tanto non è che avesse senso come trama.
Mi sembra che questo capitolo, insieme a questo angolo autore, possa dare una (forse) degna fine a quello che in realtà ha costituito una buona parte delle mie malattie mentali nel 2014/15/16, quei quasi due anni nei quali ero fissata coi This Century.
Chiaramente non li seguo più, e ho cambiato gusti musicali davvero radicalmente. Adesso ascolto musica elettronica in Giapponese (aka Vocaloid, Utaite e simili)
Sono contenta della persona che sono diventata.
Perché questa crisi esistenziale, vabbè…
Se qualcuno avrà il coraggio di aprire questa storia e leggere fino a qui, ti ringrazio.
A dirla tutta, voglio solo completare le storie che avevo iniziato anche perché scrivere in Italiano non mi soddisfa più, e preferisco farlo in Inglese per poter continuare a migliorarmi, perciò, in realtà, non credo che continuerò ad essere attiva su questo sito per molto.
Doveva essere una soddisfazione personale, ecco.
Se qualcuno, malauguratamente, segue questa storia dal 2016, prima di tutto, perché
Secondo, spero di non averti deluso finendo in questo modo.
Grazie ancora, Imma peace out.
ValyXD~
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