You're the monkey
I've got on my back
that
tells me to shine
-Placebo-
Successe in
macchina. Avevo sbuffato via il fumo della sigaretta e mi ero girata
verso di Lui. Mi aveva sorriso, e in un attimo la sua faccia
gentile aveva cominciato a sciogliersi sotto ai miei occhi, come un
budino, rivelando il viso dell'Albino
"Quanto
tempo" aveva ghignato
Avrei voluto
urlare, invece spensi la sigaretta sul vetro del finestrino
"Sono
passati anni. Non è possibile" sussurrai, continuando a
strusciare distratta il mozzicone sul vetro
"Oh,
sì che lo è" il suo sorriso scintillava alla luce
del lampione, proprio come lo avevo sempre ricordato. Il sorriso della
persona che mi accompagnava, invece, non rifletteva la luce.
Era, come dire... spento.
"Credevo di
averti dimenticato" dissi, buttando il mozzicone nella macchina. Di
quell'auto poco mi importava. Aveva un odore di macchina nuova che mi
faceva venire la nausea, soprattutto perchè quando stavo
lì dentro sembravo la stramba fidanzata di quel bravo
ragazzo che guidava, una sorta di protagonista di una tragedia medio
borghese che, intuivo con rassegnazione, si sarebbe conclusa in un
matrimonio d'interesse e figli troppo simili al bambino nazista delle
barrette Kinder.
"Non l'hai
fatto. Pensaci"
Silenziosamente
riflettei, fino ad inorridire quando la verità mi
balenò in testa.
"Erano tutti
uguali. Un pezzo di te in ognuno di loro!" addolorata quasi gridai,
mentre un conato mi saliva in gola.
L'Albino
annuì e sorrise quieto, a lungo
"Tutti
così simili a me". Mi guardò attraverso le lenti
pulitissime dei suoi occhiali. Poi cominciò a ridere, e
brillò. Brillò via.
Lui mi
guardò, e strizzò gli occhi.
"Devo
essermi assopito. Perdonami. Sono davvero desolato" Poi rise, quasi
istericamente. Lo faceva sempre, quando era imbarazzato "Posso
accompagnarti al portone?"
Guardai con
malcelato disgusto le lenti sporche dei suoi occhiali, e poi le sue
labbra e il suo naso e mi venne da urlare
"Ma certo,
tesoro" sorrisi, afferandogli le mani
"Hai
imparato l'arte della menzogna, carissima . Che dire, hai avuto un
ottimo maestro" disse l'Eroe. Mi voltai e lo vidi stravaccato sul
sedile posteriore, le scarpe da ginnastica che premevano sulla testiera
del mio sedile.
Lanciai un
rapido sguardo al ragazzo al posto di guida. Aveva lo sguardo fisso.
Provai a muovere la mano davanti al suo viso, senza ottenere alcuna
reazione.
"Non
preoccuparti per quello lì, non sente. Tra l'altro
cos'è? Sembra una pianta in vaso. E parla pure come un
coglione." disse l'Eroe, scuotendo la testa "Ho sentito che vuole
accompagnarti al portone. Crede di vivere nell'ottocento? E' ridicolo.
Ci manca solo che porti le ghette...hai già controllato?"
sghignazzò incrociando le mani sulla pancia. "Non potevi
pretendere di meglio, naturalmente. Però sembra davvero
pessimo." Si allungò appena per guardarlo meglio,
sconcertato "Oddio...com'è vestito? Dove l'hai trovato?
Sarete un'accozzaglia orrenda insieme...E' un tipaccio da
discoteca. E magari balla pure tipo robot! Bah. Ti ricordi che noi in
discoteca ascoltavamo la musica in cuffia? Eh? Non dici niente?"
"Non siete
reali" borbottai con noncuranza accendendomi un'altra sigaretta.
"Allora non
c'è problema se chiamo anche la Bionda. Ancora non riesce a
crederci"
"Infatti"
disse inferocita la Bionda, comparendo accanto all'Eroe. "Come hai
potuto? Era mio!"
"Questa
è bella" risi "Pensa a quello che mi hai rubato tu"
"Lo fai per
ripicca" cantilenò l'Eroe, con entusiasmo.
Lo ignorai,
mentre la Bionda si accendeva una sigaretta e mi guardava con aria
compassionevole
"E' solo un
povero malato mentale. Lo dico per il tuo bene, ti farà
passare l'inferno." disse con aria innocente "E' pazzo,
più pazzo dell'Albino!"
"Stai zitta
tu, non hai mai voluto il mio bene" dissi con rabbia, lanciandole
addosso la sigaretta accesa "E non ti azzardare mai più a
parlare dell'Albino!"
La
schivò e mi guardò maliziosa
"Io posso
fare tutto quello che voglio. Tu no"
Allungò
la mano sulla gamba dell'Eroe, che sorrise malevolo. Sparirono.
"Sempre che
tu non voglia un gelato. Vuoi un gelato, piccola? Magari al cioccolato,
come piace a te?"
Sbirciai nel
sedile posteriore. Era vuoto. Mi mordicchiai le labbra."No, grazie.
Sono a posto così, non preoccuparti"
"Strano,
cuoricino. Avrei detto che avevi voglia di gelato. Chissà
perchè. Sono proprio sciocco" Piegò la testa
all'indietro e rise nervosamente, torcendosi le dita.
Sospirai
rassegnata, mentre mi attirava a sè e mi abbracciava. Dietro
alle sue spalle vedevo, attraverso il finestrino, l'Eroe che fingeva di
imbronciarsi.
"Cattivella,
non vuoi il gelato!" sbraitava dal vetro, facendo gesti osceni. Aveva
sempre avuto il brutto vizio di trovare doppi sensi nelle frasi
più innocue. Mi trattenni a stento dallo scoppiare a ridere.
"Credo che
mi verrà il diabete" sospirò l'Eroe, ricomparendo
sul sedile posteriore. Mi districai dall'abbraccio e sistemai il mio
ragazzo sul sedile. Pareva un manichino.
"Perchè
mi dovete bloccare la serata così?" chiesi esasperata,
indicando l'orologio che segnava la stessa ora da troppi minuti
"Perchè
è divertente, cuoricino"
"Già"
affermò la Bionda, materializzandosi accanto all'Eroe. "E
comunque meno tempo ci passi insieme, meglio è"
"Forse per
te" ringhiai "Come mai l'Albino non è con voi?"
"L'Albino?
Cosa c'entra ora l'Albino? Siamo noi i tuoi fantasmi del passato"
protestò l'Eroe incrociando le braccia, con aria offesa
"Perchè devi sempre metterci in mezzo l'Albino?
Cioè, vorrei proprio saperlo!"
"Ma l'ho
visto!" dissi, indicando concitata il ragazzo al posto di guida "Gli ha
fatto sciogliere la faccia ed è comparso sotto"
"Hai le
traveggole" sghignazzò la Bionda, ticchettandosi l'indice
sulla tempia
"Pure
secondo me" affermò l'Eroe, stiracchiandosi "Vedi
l'Albino dappertutto"
"Forse
perchè è dappertutto?" chiesi con aria
sarcastica, sporgendomi verso di loro
"Lo vedi
dappertutto perchè è uno stereotipo" disse
convinto l'Eroe, come se stesse cercando di spiegare un concetto
semplice ad una bambina ritardata
"Chi
è uno stereotipo?" domandò il Musicista,
piombando dal cielo accanto all'Eroe "Scusatemi" borbottò
poi, cercando di sistemare il culo sul sedile "Piacere a tutti" sorrise
allungando la mano alla Bionda, che la strinse sbattendo le ciglia, e
poi la porse all'Eroe
"Tu sei uno
stereotipo" disse acido quello, ignorando la mano del Musicista
"Andiamo amico, quegli occhiali ce li hanno tutti. Anche l'Albino!"
"Chi
è quello?" mi domandò il Musicista indicando il
ragazzo al posto di guida, senza curarsi dell'Eroe
"E' il suo
ragazzo" disse la Bionda, con una smorfia
Il Musicista
si sporse in avanti per sbirciare meglio e poi fece un verso tipo
palloncino che si sgonfia
"Non
è il mio ragazzo" affermai indignata "E comunque, non siete
un po' troppo stretti, lì dietro? Perchè non ve
ne andate?"
"Io sono
appena arrivato" disse semplicemente il Musicista, rilassandosi sul
sedile
"Infatti,
vorrei capire cosa c'entri tu qui" sibilò l'Eroe
"Boh" disse
il Musicista, stravaccandosi e costringendo l'Eroe e la Bionda a
stringersi più del dovuto "Sei un po' stressato, fratello.
Potrei farti una compilation Chill Out. Ho della roba che spacca. Dammi
il tuo numero... te la porto un giorno di questi e ce l'ascoltiamo
mentre beviamo vodka e pensiamo al futuro" disse il Musicista,
socchiudendo gli occhi e sorridendo fra sè
"Non bevo
vodka" sbraitò l'Eroe "E non mi interessa ascoltare Chill
Out..Mi fa schifo il Chill Out! Voglio sapere cosa c'entri qui, chi
cavolo ti conosce?"
"Conosco
Lei" sentenziò, indicandomi con un gesto vago
Eroe mi
guardò dubbioso "Lei?"
"La conosci,
allora?" ripetè la Bionda, infilandomi quasi un dito
nell'occhio
"Sì,
mi conosce!" ululai frustrata
Mi sorrisero
tutti e tre, con aria astuta.
"Chi
è che ti conosce, tesorino? Perchè urli? Qualcosa
non va?" si rianimò il ragazzo al posto di guida,
guardandomi con apprensione che, più che sincera, sembrava
frutto di anni passati ad ascoltare soap opere radiofoniche
"No. E'
tutto a posto" aprii lo sportello "Anzi, non va bene niente. Devo
proprio scappare"
Lui si
paralizzò di nuovo, ma io mi precipitai fuori dall'auto e
cominciai a camminare verso il portone a passo di marcia
"Che lo
lascino pure così" borbottavo fra me, cercando alla cieca le
chiavi nella borsa "Cosa me ne importa. Siamo matti...matti" estrassi
il mazzo e avvicinai la chiave alla toppa.
Automaticamente,
mi voltai verso la macchina.
La Bionda,
l'Eroe e il Musicista erano appoggiati al muso dell'auto. Avevano le
braccia incrociate e mi guardavano senza troppa convinzione. Alle loro
spalle, seduto sul tettuccio con le gambe incrociate e il mento sulla
mano destra stava l'Albino. Mi salutò, poi si dissolse in
una scintilla.
La Bionda si
staccò dall'auto, mosse qualche passo verso di me, e
scomparve in una giravolta.
Il Musicista
se ne andò via a piedi, l'Eroe in un soffio di vento.
L'auto si
mise in moto, fece retromarcia e sgasò via nella notte.
Io mi
appoggiai al portone e cominciai a ridere, ridere, ridere, ridere.
Fino a farmi
mancare il respiro.
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