Marshmallow al gusto famiglia

di Mari Lace
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Marshmallow al gusto famiglia






Erza distolse lo sguardo dal fuoco, irritata a dire poco. Si era convinta a partecipare alla festa solo perché le avevano detto che sarebbe venuto anche Gerard, ma era lì da due ore e del ragazzo neanche l’ombra. In quel momento le dava fastidio tutto, fumo del falò in cima alla lista.

Risate degli altri subito sotto.

«È una notte bellissima, vero, Erza?»

A parlare era stata Levy, sguardo sognante rivolto in alto, un braccio di Gajeel a circondarle le spalle.

«No» rispose secca, alzandosi. Era stufa di quella farsa, non sarebbe rimasta un secondo di più.

«Oh?» – vedendola alzarsi, Natsu fu lesto a imitarla. «Hai ragione, Erza! Movimentiamo un po’ la serata! Ti sfido!» proclamò, puntandole un dito contro con il suo solito, esagerato entusiasmo.

«Non stasera, Natsu» tentò di spegnere il suo slancio sul nascere, ma non le riuscì. Lui si era già lanciato verso di lei, metaforica lancia in resta.

Un secondo dopo, la schiena di Natsu colpì la sabbia. Fu quasi soddisfacente.

Erza sperò che bastasse a scoraggiarlo, lo sperò pur sapendo benissimo che non sarebbe successo. L’osservò rialzarsi – «Sono tutto un fuoco!» – con un sospiro rassegnato, certo non sorpreso. «Non impari mai?» sbuffò, mettendosi in posa. Chissà, magari un combattimento con quella testa calda l’avrebbe aiutata a togliersi qualche pensiero dalla testa. Almeno per un po’.

La stupì che i ragazzi della Gilda non intervenissero, né commentassero – solo Gray mormorò una raccomandazione a non esagerare.

«Aaaaaa!!» Natsu le venne, di nuovo, incontro urlando – stavolta lei schivò, preparandosi a contraccambiare. Mettendo in pausa il cervello, si lasciò assorbire dallo scontro. Lui era in buona forma, notò distrattamente. Perse il senso del tempo che scorreva; non avrebbe saputo dire per quanto avessero continuato a scagliarsi l’uno contro l’altro. Poteva essere stata un’ora come dieci minuti; alla fine si ritrovarono entrambi distesi sulla sabbia, uno accanto all’altro, ansimando per riprendere fiato.

«Non male», gli concesse dopo un po’.

«Ti sconfiggerò, la prossima volta» ribatté lui convinto. Notò Lucy scuotere contrariata la testa, ma non le sfuggì il suo sorriso. Lei e Juvia li avevano raggiunti.

«Tutto bene?» le domandò la ragazza d’acqua, accovacciandosi al suo fianco.

Erza inclinò la testa per osservarla, incuriosita; le sfide con Natsu erano all’ordine del giorno, e raramente aveva rimediato qualcosa di più di un graffio. Quella sera, neanche quello. «Sì», rispose dopo qualche secondo. Si rese contro mentre lo affermava di quanto fosse vero: lo scontro l’aveva svuotata, non solo – e non tanto – di energia quanto dalla negatività che l’aveva preceduto. Il cielo stellato sopra di lei adesso le sembrava meraviglioso.

«Non era così luminoso, prima» sussurrò, a nessuno in particolare.

«Forse guardavi, ma in realtà non vedevi» le rispose Juvia, sorridendo.

«Eri così assente!» esclamò Natsu, intromettendosi. Vide che era a gambe incrociate, ora. Lucy, accanto a lui, gli diede un colpetto sul braccio. «Una volta tanto, la tua smania è tornata utile».

Tacque, iniziando a comprendere. Si sollevò a sedere, voltandosi incredula verso il mago. «L’hai fatto apposta?»

«Ti avrei sfidata comunque» dichiarò lui con nonchalance. «Secondo loro ti avrebbe anche resa meno triste, e allora tanto meglio».

Lucy sospirò; Natsu parlava sempre troppo.

Juvia le passò un piattino con dei marshmallow. Sopra ognuno di essi, una decorazione al cioccolato formava il simbolo di Fairy Tail.

«Ragazzi…»

«Ricorda solo che, anche se lui non c’è, non sarai mai sola». A dirlo fu Juvia, un sorriso incoraggiante dipinto in volto, ma dietro di lei c’erano tutti i membri della Gilda, Erza se ne accorse. E fu loro grata.

Afferrando i tre intorno a lei, li strinse a sé d’istinto. La lasciarono fare (non che opporsi alle prese di Erza fosse un’opzione, in effetti).

«Grazie», mormorò ai suoi nakama – più che amici, famiglia.





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