Il
Tempo della
Fine, la Fine del Tempo
Liberami,
Signore, dalla morte eterna,
in quel giorno tremendo.
Quando cieli e terra saranno sconvolti
e tu verrai a giudicare il mondo col fuoco.
(Libera
me, Domine)
David
si infilò in bocca il minuscolo quadrato di carta che Lukas
gli aveva porto,
sputandolo qualche secondo più tardi.
Gli
parve che la lingua fosse rimasta intrappolata in una stretta fascia di
polvere
amara.
«Che
merda!» sospirò, sorbendo un sorso di birra.
Vide
l’amico accostare la lattina alle labbra, per poi sputare il
tutto sul pavimento.
«Questo
schifo è caldo» lo sentì biascicare,
pulendosi la bocca col dorso di una mano.
Poi
si volse ad osservare gli altri giovani presenti nella stanza: erano
tutti
riversi sul tavolo, con la lattina di birra stretta in una mano e le
palpebre
socchiuse.
Uno
in particolare, pareva in preda alle convulsioni, che sembravano farsi
sempre
più violente, fino a quando non scivolò dalla
sedia.
David
lo vide rialzarsi in fretta, muovendo ampi passi nella sua direzione.
«Voglio
suicidarmi, voglio suicidarmi!» gridava, vagando a zonzo per
la stanza.
Poi
vide lo sconosciuto rivolgersi a Lukas, stringendolo per
le spalle: «Uccidimi, bruciami col fuoco!»
gridò a pochi centimetri dal suo viso, scuotendolo contro il
cucinino, fuggendo
poi all’esterno dell’edificio.
«Che
cazzo vuol dire questo, Lukas?» chiese allarmato, rivolto al
ragazzo che, con
la lattina di birra ancora stretta in una mano, osservava perplesso il
vuoto
dinanzi a sé.
«Sembrano
morti» continuò David, indicando i giovani riversi
sul tavolo.
Se
si osservava più attentamente, si poteva chiaramente notare
una schiuma
biancastra fuoriuscire dalla bocca semiaperta di uno di loro.
«Tranquillo»
tentò di rassicurarlo il ragazzo dai capelli dorati.
David
lo vide trafficare con un nuovo scatolone, anch’esso pieno di
lattine di birra.
«È
un effetto dell’acido» grugnò Lukas,
rivolgendogli uno sguardo furtivo.
David
sentì improvvisamente la testa pesante, provando
un’inaspettata voglia di
coricarsi.
«Lukas».
Il suo tono di voce non ammetteva repliche. «Che cosa cazzo
mi hai dato?» quasi
gridò, percependo chiaramente le energie del proprio corpo
sfumare via.
Sospettava
ci fosse qualcosa nell’aria che prosciugasse completamente le
forze di ognuno
dei presenti.
«Ti
avevo detto che avevo smesso con questa roba!»
continuò, consapevole che
nessuno poteva più sentirlo ormai.
Anche
lo sguardo di Lukas pareva farsi pesante.
«Dai,
David».
Le
sue parole, simili a un lamento, arrivarono ovattate alle orecchie di
David,
come se si trovasse in una stanza completamente vuota.
Poi
cadde improvvisamente all’indietro, colpendo con la testa una
scatola di
cartone vuota.
Nella
caduta, il ragazzo non si accorse di aver urtato un fornello del gas,
miracolosamente ancora funzionante. La sua mano lo sfiorò
solamente, ma tanto
bastò per dare inizio alla fine.
˷
David
si trovava dinanzi a un cancello di ferro quasi completamente avvolto
dagli
arbusti.
L’estremità
pareva incrociarsi in modo da formare un cuore stilizzato.
Poggiò
una mano sulla fredda graticola, spingendola in avanti e facendosi
strada al di
là di essa; davanti ai suoi occhi comparivano solo selvagge
sterpaglie.
Tutto
faceva presumere che in quel luogo, di qualsiasi si trattasse, non ci
fosse
alcuna forma di vita da molto tempo, se non vegetale.
In
lontananza, il suo sguardo riusciva chiaramente a catturare qualcosa,
un
oggetto di dimensioni imponenti e forse, un tempo, di grandiosa
bellezza.
David
sentì qualcosa muoversi velocemente alle sue spalle, come se
qualcuno stesse
spiando i suoi movimenti da lontano.
Il
cuore cominciò a pulsargli forte in petto, le gambe presero
a camminare più
velocemente, fin quasi a correre, fino a quando l’oggetto non
si trovò esattamente
innanzi ai propri occhi.
Il
giovane realizzò si trattasse di una giostra, evidentemente
abbandonata: un
cavallo poggiato sulle zampe posteriori si ergeva alla sua
estremità; una serie
di puledri spuntavano al di sotto di esso, i colori parevano oscurati
dalla
polvere e dal tempo.
L’intera
giostra doveva essere stata decorata, forse di un brillante color
vermiglio o
di qualche altra tinta sgargiante.
Le
gambe cominciarono a tremare nuovamente; aveva freddo e il clima non
pareva
affatto favorevole: delle grosse nubi si erano piazzate proprio sopra
il suo
capo, scure e minacciose.
Realizzò
soltanto in quel momento di indossare una leggera maglietta a maniche
corte:
era quella che gli aveva regalato Lukas qualche anno prima, quella con
la
scritta “King” stampata a gran caratteri
sull’addome.
David
decise di muovere qualche passo in avanti, ma una voce sconosciuta lo
bloccò
immediatamente.
«Torna
indietro» gli intimò.
Il
giovane si volse impaurito, il buio era all’improvviso calato
fitto su di lui.
Per
quanto riuscisse a vedere, gli pareva di essere completamente in
solitudine.
Ascoltando
il silenzio che lo circondava, si convinse fosse tutto frutto della
propria immaginazione.
David
si volse nuovamente, intento a proseguire, fino a quando una potente
luce non
lo invase completamente.
Si
coprì gli occhi con i palmi: non riusciva a vedere
alcunché.
«Uomo,
come con i tuoi stessi occhi potrai vedere, presto un avvenimento
segnerà la
tua vita fin nella tomba».
David
non riusciva a scorgere nulla, ma la voce misteriosa, che inizialmente
gli era
parsa solamente un inganno della propria fantasia, ora pareva
rivolgergli
profezie inquietanti, in tono del tutto atono.
Realizzò
di non essere affatto in grado di affermare con certezza se si
trattasse di un
timbro maschile o femminile.
«Questo
flagello sarà istantaneo, ma terribile.
Il
tuo male è prossimo. Sarai prigioniero del fuoco».
Il
bagliore era tanto potente da riscaldarlo.
David
sentiva la propria pelle avvolta in un piacevole calore, come appostato
accanto
a un focolare acceso apposta per lui.
Tuttavia,
non riusciva in alcun modo a distinguere ciò che il potente
raggio celava.
«Scenderanno
le tenebre su di te e pochi altri.
Si
rovescerà il Sole, si rovescerà il viso della
Luna, scenderà il sangue per gli
alberi e le pietre; arderanno i cieli e la terra. Il fuoco
consumerà tutta la
razza umana, i fiumi e il mare; lo brucerà tutto e
ridurrà il mondo ad una
polvere nerastra…¹».
Ora
la sua pelle pareva bruciare. Poteva quasi sentirne l’odore,
un aroma di carne
avvolta dal fuoco.
David
non si accorse che delle fiamme scarlatte lo avviluppavano ormai del
tutto.
Il
fuoco ardeva il suo corpo, ma lui rimaneva vivo.
˷
David
spalancò gli occhi come se fosse rimasto
sott’acqua per ore.
Tutto
ciò che la sua visuale comprendeva era il volto preoccupato
di Lukas.
Le
linee del suo viso, per qualche motivo, apparivano ora molto
più marcate.
David
si tirò a sedere con fatica.
Gli
pareva di non sentire realmente ciò che gli stesse dicendo.
Gli
sembrava di avere indosso gli occhi di qualcun altro, altre orecchie e
un corpo
totalmente estraneo al proprio.
«Fratello,
stai meglio?» sentì Lukas quasi gridare.
Lo
stimolo di rigettare gli attanagliava lo stomaco e in testa gli pareva
di avere
un esercito di guerrieri bellicosi.
«Passerà,
tranquillo» disse il ragazzo dai capelli color sabbia, ancora
chinato dinanzi a
lui, quasi leggendogli nel pensiero.
Sebbene
stremato, David provò un improvviso moto di rabbia.
Nonostante
lo avesse chiaramente informato di aver smesso con la droga, Lukas
continuava a
trovare modi per rifilargliela.
Non
ne capiva bene il motivo, ma in quel momento avrebbe soltanto voluto
scuotergli
il cranio contro un muro e aspettare di vederlo crepare in mille pezzi.
«Vado
a prendere le sigarette».
Intravide
il giovane incamminarsi verso la casa e solo in quel momento David ebbe
una più
chiara percezione di dove si trovasse: dovevano averlo trasportato di
peso nell’ampio
cortile antistante l’edificio.
Tentò
più volte di tirarsi in piedi, fallendo miseramente.
Le
forze erano minime, ma dopo vari tentativi riuscì a
mantenersi su entrambe le
gambe.
Vide
Lukas comparire all’ingresso. Per un istante, gli parve di
vederlo sorridere.
La
vista era ancora annebbiata, ma David era sicuro di aver notato una
scintilla.
Improvvisamente,
una violenta esplosione lo scaraventò
all’indietro, facendolo ruzzolare su se
stesso.
David
perse nuovamente i sensi, senza accorgersi che la casa in cui si
trovava
qualche ora prima stava bruciando, e il suo migliore amico con essa.
Il
fuoco è
l'effetto di una combustione in cui si ha la manifestazione di un
bagliore
brillante in concomitanza con il rilascio di una grande
quantità di calore e
gas.
Secondo i miti
più antichi, ha origine divina:
per questo gli
uomini hanno dovuto in qualche modo "rubare" il fuoco agli
dèi.
Quando il fuoco
si propaga in maniera incontrollata, provocando danno
a cose o a
persone, si parla di incendio.
L'incendio è
ancora oggi uno dei fenomeni più temuti e pericolosi per
l'uomo.
Il
fuoco attrae
l'uomo che vi si identifica.
(Elias
Canetti)
¹ Citazione tratta
dall’opera “Le Profezie” di Nostradamus,
astrologo e scrittore francese,
considerato uno dei più famosi e importanti scrittori di
profezie della storia.
|