Luci viola e
piastrelle leopardate
[Stewart]
Staziono di fronte
all’ingresso dell’enorme e lussuosa
doccia, gli occhi mi brillano per la magnificenza che stanno ammirando.
Quello che ci vuole,
dopo ogni concerto che si rispetti, è
proprio una doccia rigenerante. Non sopporto chi cerca di dissuadermi:
non me
ne frega niente di chi mi suggerisce che dovrei mangiare, bere,
salutare i fan,
salutare i colleghi, fare delle foto…
Queste sono cose
secondarie per me.
E poi il box che mi si
para di fronte agli occhi è veramente
stupendo: le pareti enormi in vetro temperato color corallo, le
piastrelle in
marmo leopardato, il piatto doccia nero, i rubinetti lucenti e
pulitissimi.
Sono impaziente,
così comincio a spogliarmi e a lasciare i
vestiti sul pavimento, tanto sono sporchi di sudore e non
potrò utilizzarli di
nuovo.
Mi allungo per aprire
l’acqua e regolarla, ma i miei occhi
mettono a fuoco un interruttore sulla parete appena fuori dal box
doccia.
Incuriosito, lo premo, senza minimamente pensare che potrebbe trattarsi
di un
allarme.
Una soffusa luce viola
si diffonde dal soffitto del box,
creando un effetto che è molto simile a quello di un locale
a luci rosse. Se
qualcuno volesse fare delle sconcerie in quel bagno, ci sarebbero
decisamente i
presupposti.
Mentre mi infilo sotto
il getto caldo dell’acqua, mi accorgo
che lentamente la luce cambia, trasformandosi in un accattivante rosso
acceso.
Questa è la doccia più bella che io abbia mai
sperimentato, darei un rene per
averla così a casa mia.
Anche i prodotti da
bagno sono deliziosi, sono veramente
soddisfatto. Certo che aprire per i Queen ha i suoi vantaggi; io
gliel’avevo
detto a Sting di accettare senza remore, ma la sua antipatia nei
confronti di
Freddie Mercury stava per impedirmi di godere di una doccia tanto
rigenerante e
paradisiaca! Questa non gliel’avrei mai perdonata.
Meno male che Andy
è riuscito, non si sa come, a fargli
cambiare idea. Credo abbia fatto leva sui profitti che ci sarebbero
spettati.
Mentre sono immerso
nei miei pensieri, la porta del bagno si
apre di scatto e io sobbalzo.
«Chi cazzo
sei? Esci, è occupato!» sbraito, assicurandomi
che la porta scorrevole sia ben chiusa. Avrei dovuto chiudermi a
chiave, ma
quando ho visto la doccia il mio cervello si è spento
completamente, facendo sì
che io e questo box divenissimo due cuori e una capanna.
Sento qualche tonfo e
una voce impastata che biascica
qualcosa di incomprensibile; allarmato, scosto appena l’anta
e la lascio
scorrere per qualche centimetro, buttando fuori la testa.
I miei occhi si
sgranano completamente quando mettono a
fuoco una figura familiare.
Brian May, il
leggendario chitarrista dei Queen, si muove a
tentoni fino a raggiungere il cesso, poi si blocca e lo fissa con
intensità,
come se al suo interno avesse intravisto un tesoro prezioso. Non
ricordo
neanche se ho tirato l’acqua prima.
Sto per dirgli
qualcosa, quando mi rendo conto che fatica a
mantenere l’equilibrio. Appoggia una mano sulla parete di
fronte a sé e
biascica qualcosa. Dev’essere ubriaco marcio.
Mi viene in mente che
dovrebbe essere sul palco, ma forse
c’è ancora tempo prima che i Queen suonino. Io,
Andy e il nostro carismatico
cantante e bassista Sting siamo stati tra i tanti a suonare prima delle
Regine
Del Rock.
«Ciao!»
esclama all’improvviso, ma non sta parlando con me.
Ha gli occhi fissi sul cesso e sorride felice al suo nuovo amico.
«Sai che sei
proprio carino? Mi sa che devi aiutarmi,
però…»
Questo qui non si
è nemmeno accorto che sono presente. Mi
sta inquietando, ma è troppo divertente. Devo assolutamente
continuare ad
ascoltarlo.
«Ho la
nausea…»
Oh cazzo, ho ragione.
È ubriaco.
«Ehi, Brian
May, vedi di non…» comincio, ma non faccio in
tempo a concludere la frase che lui si china in avanti sul wc.
Solo in quel momento
noto che il coperchio è abbassato. Se
vomita ora, i miei vestiti finiranno inondati di quella roba puzzolente
che ha
nello stomaco.
Spalanco la doccia e
mi precipito fuori, rischiando di
scivolare sulle fottute mattonelle di marmo lucide più dello
specchio. Impreco
e riesco a sollevare il coperchio giusto in tempo.
Brian è
ancora assorto, ma a svegliarlo da quel torpore
alcolico è il ponderoso schianto che la sua fronte compie
contro il flessibile
della cassetta dello scarico.
Il chitarrista dei
Queen grida e si porta entrambe le mani
sulla parte lesa, ma infine deve svuotare lo stomaco e non riesce
più a
trattenersi.
Ha pure lasciato la
porta aperta e io sto cominciando a
gelare, oltre che a spazientirmi. Questo coglione ha interrotto il mio
momento
sacro, e se prima mi sembrava tutto divertente, ora vorrei cacciarlo
fuori di
qui a calci in culo.
Sbuffo e gli
picchietto sulla spalla. «Carissimo collega, ti
senti meglio adesso? Mi lasci fare la doccia?» domando.
Quando Brian alza lo
sguardo su di me e si pulisce la bocca
con la manica della camicia, mi ricordo che sono nudo e bagnato
fradicio. Che
situazione del cazzo, non ho neanche capito perché devono
capitare tutte a me.
Questa volta giuro che non me la sono andata a cercare, anche se forse
avrei
dovuto chiudere a chiave la dannata porta del dannato bagno.
«Roggie…»
mormora Brian.
Scosso dai brividi, mi
affretto a chiudere la porta e
incrocio le braccia sul petto. Ci mancava solo questa: mi ha confuso
con il suo
batterista.
«Roggie!»
esclama euforico, sorridendo a trentadue denti.
Sembra felicissimo e io non riesco a frenare quel suo entusiasmo
immotivato. In
fondo mi fa tenerezza.
«Oh! Che
bella doccia! Mi stavi aspettando?» ammicca, mentre
sul suo viso si dipinge un ghigno malizioso.
«Che
cosa?» sbraito.
Poi realizzo. Se Brian
May si comporta in maniera maliziosa
nei miei confronti, convinto che io sia Roger Taylor, deduco che tra i
due ci
sia qualcosa di
più.
Avrei voluto non
saperne niente, ma la verità è che mi interessa
eccome.
«Ho appena
vomitato, ma tu mi vuoi lo stesso?» cinguetta
Brian, gli occhi che si fanno più grandi del solito e
diventano dolci come
quelli di un cagnolino in cerca di affetto.
Onestamente mi fa
pena, però un’idea malsana si sta facendo
strada dentro di me. Se stessi al gioco, potrei raccontare in giro che
sono un grande
amico del
magnifico ed egregio Brian May. E lui dovrebbe fare tutto quello
che gli dico se non vuole che sputtani ai quattro venti che ci ha
provato con
me.
Forse dovrei cacciarlo
come ho pensato poco fa, ma al
diavolo. Voglio vedere cosa succede.
«Sì,
in effetti ti aspettavo, Brimi…» butto
lì, ricordandomi
di aver sentito per caso Freddie Mercury abbreviare il nome del
chitarrista in
quel modo bizzarro.
«Adoro
quando mi chiami così!» esclama il riccio,
avvicinandosi
pericolosamente a me. E dico pericolosamente perché sta
barcollando e
rischia di calpestare i miei vestiti.
Lo afferro per le
spalle e lo guido verso la doccia,
scalciando i miei abiti di lato. Una cosa è certa: se vuole
avere qualcosa a
che fare con me, deve lavarsi. Puzza di alcol e vomito, non
è molto invitante.
Brian scoppia a
ridere. «Si vede che sono ubriaco» commenta.
«Perché?»
«La tua voce
mi sembra diversa, tu mi sembri più
alto…»
«Hai bevuto
tantissimo, Brimi. Adesso togliamo i vestiti e
ti dai una bella lavata, eh?» propongo, trattenendo a stento
una risata.
Lui annuisce e si
lascia spogliare senza remore. Tutto ciò è
surreale, però ormai mi ci sono ficcato e mica posso tirarmi
indietro!
Lancio
un’occhiata veloce al corpo nudo di Brian May: niente
male, direi che è scopabile. Non mi sono mai posto limiti
sul sesso delle
persone con cui me la spasso, posso soddisfare qualunque essere vivente.
Anche se tutti vanno
in giro a sparare cazzate sul fatto che
il mio carismatico cantante Sting abbia una durata infinita quando
scopa, tutti
sappiamo che sono solo stupidaggini. Sting avrà pure tanti
pregi, ne ha
infiniti, anche se ora non me ne viene in mente neanche uno…
sta di fatto che è
un semplice essere umano in fatto di sesso, ecco.
Brian allunga le mani
per toccare il mio torace, ma decido
che devo essere io ad avere il controllo. Altrimenti non mi
divertirò come
voglio.
«Brimi, vuoi
farmi contento?» gli chiedo, bloccandogli i
polsi per impedirgli di compiere movimenti avventati.
Annuisce e sorride
ancora.
«Allora
entriamo in doccia» decido, trascinandolo per i
polsi e aiutandolo a entrare nel box senza farlo cadere.
Lui si appoggia con le
mani contro le piastrelle e sospira.
«Roggie?»
«Che
c’è?» chiedo, facendo scorrere i
polpastrelli lungo la
sua schiena nuda e leggermente arcuata in avanti. Tiro leggermente una
ciocca
dei suoi capelli ricci che ormai stanno cominciando a bagnarsi.
«Non so se
riuscirò a stare in piedi…» farfuglia.
«Non
preoccuparti, penso a tutto io» taglio corto, poi gli
porgo un’enorme spugna blu. «Su, datti una
lavata!» lo incito.
Brian cambia posizione
e si appoggia con la schiena alle
piastrelle in marmo leopardato – non ho mai visto un design
del genere, giuro –
e accetta la spugna stracolma di bagnoschiuma muschiato.
Si insapona per bene e
io mi sfrego le mani, per poi portarne
una tra le gambe. Devo dedicarmi per un po’ alla mia
erezione, altrimenti non
sarò abbastanza pronto per essere lo stallone di Mister
Brian May!
Il chitarrista sposta
lo sguardo verso il basso e sorride
con fare innocente, mentre si lava con movimenti goffi che vorrebbero
essere
lascivi. In fondo si sta impegnando, devo rendergliene atto. Mi sto
eccitando,
tutto ciò è divertente.
«Roggie?»
mi chiama ancora, pronunciando il nomignolo del
biondo batterista dei Queen.
«Sì?»
«Oggi ci
pensi tu? Io non so se riuscirò a
scoparti…»
A quel punto realizzo
e lo stomaco mi si intreccia.
Seriamente, io non avevo minimamente preso in considerazione
l’eventualità che
Brian fosse la parte attiva della coppia. In effetti, pensando a Roger
Taylor,
e ai suoi tratti piuttosto delicati, avrei dovuto immaginare che uno
come il
chitarrista riccio facesse sempre la parte migliore durante le scopate.
Ancora una volta sono
fortunato, però: Brian si è offerto
per essere passivo, non potrebbe andarmi meglio di così!
«Ma certo,
tesoro bello!» cinguetto, prendendogli il viso
tra le mani e stampandogli un bacio sul naso. «Che carino che
sei, vero?»
Il chitarrista si
scioglie in un sorriso radioso e mi
abbraccia di slancio. Glielo lascio fare, in fondo se voglio essere
credibile
nel ruolo di Roger Taylor, devo mostrarmi accondiscendente e fare come
se
quella non fosse la prima volta che rimanevo in intimità con
lui. Che stronzate
stavo combinando?
Casualmente il sesso
di Brian si struscia contro il mio, ed
è a questo punto che inizio sul serio a desiderare di
portare a termine al più
presto la mia meritata scopata. Insomma, sono stato interrotto durante
il mio
rituale di purificazione!
«Brimi, ora
sei pulito! Perfetto! Sei profumatissimo,
delizioso… che bel ragazzo!» blatero, facendo
scivolare le mani lungo la sua
schiena, per poi raggiungere i glutei sodi. Sì, decisamente,
ho fatto bene a
mettere su questo teatrino, per un culo come questo si potrebbe fare
qualsiasi
follia!
Se il mio carismatico
cantante Sting mi vedesse, darebbe di
matto: detesta Freddie Mercury e di conseguenza tutti coloro che gli
stanno
appresso. Sospetto che invidi la sua voce e il suo modo di essere sexy
e amato
da tutti.
«Oh,
Roggie!» mugola Brian, mentre lascio scivolare un dito
dentro di lui, tenendolo sempre abbracciato. Non vorrei mai che
cadesse, se poi
si dovesse ferire sarebbe un bel casino.
«Da bravo,
rilassati. Così» gli suggerisco, lasciandogli
ogni tanto dei piccoli baci tra i capelli. Sono sicuro che sia un bravo
ragazzo, mi sta simpatico e gli voglio bene alla fin fine. È
un bravo
chitarrista e poi Andy dice che suona davvero da dio. Credo che abbia
ragione,
almeno non fa jazz.
Brian sospira e si
inarca per andare incontro ai miei
movimenti. Inserisco un secondo dito e torturo per un po’ la
sua carne calda e
accogliente, mi piace sentirlo gemere piano contro il mio orecchio.
Chissà se
si ricorderà di quello che stiamo facendo.
«Roggie…
sai che prima ho salutato il cesso?»
«Sì.
E hai sbattuto la testa sul flessibile» aggiungo
divertito, facendo oscillare piano i nostri corpi.
Il sesso di Brian
preme nuovamente contro il mio, sento che
presto dovrò darci dentro.
«Mi fa male
la fronte» mugola.
Meno male che non
sente dolore nella parte che sto violando
con le dita; azzardo a inserirne un terzo e lui lo prende con
entusiasmo,
artigliando le lunghe dita callose ai miei fianchi.
«Sei
bravissimo» mi complimento, per poi portando la mano
destra sotto il suo mento. Lo costringo a guardarmi in faccia, poi lo
bacio per
la prima volta da quando tutto questo casino è iniziato.
«Va meglio?» chiedo.
Lui annuisce e sorride
estasiato, inarcando il bacino contro
di me, in una chiara richiesta.
«È
arrivato il momento, mio caro Brimi, di scoparti come dio
comanda!» proclamo in tono solenne, per poi sfilare le dita
da lui e afferrarlo
per le spalle.
Lo faccio voltare con
la faccia contro le bizzarre
piastrelle leopardate e mi chino in avanti per sussurrargli
all’orecchio:
«Pronto?».
Brian mugola e si
inarca all’indietro, offrendosi
completamente a me.
Ho
l’impressione di sentire un rumore provenire dalla porta
d’ingresso del bagno, ma decido di ignorarlo.
Non lascerò
che una stupida impressione rovini questo
momento idilliaco.
Con un sospiro,
afferro saldamente i glutei del Signor Brian
May e, alla faccia del mio carismatico cantante Sting e del suo odio
per le
Regine del Rock, comincio a farmi strada dentro di lui.
😊 😊 😊
Miei carissimi
lettori, eccomi qui con questa storia
infinitamente cretina!
Non lo so se conoscete
i Police e, in particolare, Stewart
Copeland, il loro batterista, però il banner in cima
– per il quale devo
ringraziare la mia adorata Carmaux *___* – dovrebbe mostrarvi
tutti e sette i
componenti delle due band che saranno parte di questo folle esperimento!
Per ora abbiamo visto
solo Stewart che, dopo aver suonato,
si fionda in bagno per la sua doccia di rito; qui, però,
Brian lo interrompe
perché è ubriaco fradicio e doveva vomitare.
Per quanto riguarda la
questione della doccia, è vero che
Stewart ha sempre avuto una fissa assurda, una necessità
viscerale di fiondarsi
sotto il getto dell’acqua non appena concluso un concerto;
quest’informazione
me l’ha gentilmente spoilerata la mia cara Soul, che ha letto
l’autobiografia
del batterista dei Police (e non vedo l’ora di leggerla anche
io, so che è
piuttosto esilarante! *___*).
La faccenda di Brian
che parla con il wc e che ci sbatte la
testa mentre sta per vomitare l’ho presa da eventi realmente
accaduti al
chitarrista dei Queen (ringrazio ancora Carmaux per avermeli fatti
scoprire un
po’ di tempo fa), anche se in due momenti diversi! Ho pensato
di unirli perché
mi piaceva l’idea di Bri ubriaco che non riusciva a scindere
realtà e immaginazione…
tant’è che ha creduto di essere in bagno con Roger
XD
Sembra che le cose
stiano andando abbastanza bene per questi
due, vero?
Ma già vi
anticipo che deve ancora succedere un sacco di
roba XD
Spero vivamente di
avervi fatto sorridere con questo primo
capitolo, perché io mi sono divertita a scriverlo e a
caratterizzare Stewart,
dato che sia da alcune interviste che ho guardato su YouTube e sia da
ciò che
Soul mi ha detto, lui è un personaggio molto divertente, che
tende a esagerare
ogni cosa che racconta e a vantarsi di ciò che sa fare!
Inoltre, è
terribilmente ironico e sono poche le volte in cui non se ne esce con
commenti
sarcastici o in cui non scherza! Anche il fatto che, quando si rivolge
a Sting,
lo nomini come “carismatico cantante” è
tutto dire, visto che non è che loro
due siano propriamente mai stati in buoni rapporti, ecco XD
Ho completamente
inventato l’espediente dei Police che
aprono per i Queen, non mi risulta che le due band abbiano mai
condiviso il
palco, ma se qualcuno di voi ha informazioni diverse, me le
può riferire?
Grazie ^^
È una mia
invenzione anche l’odio di Sting per Freddie
Mercury, ma più avanti capirete perché questo
elemento ha una certa rilevanza
XD
Ultima informazione
importantissima: il titolo della storia
prende il nome dall’omonimo brano dei Chicago; la canzone,
scritta e cantata
dal chitarrista Terry Kath, è un chiaro riferimento a
momenti di masturbazione
sotto la doccia! Il testo parla chiaro, eheheh! Come potevo non
scegliere
questo pezzo per la mia storia demenziale? Per queste informazioni devo
assolutamente ringraziare l’esperta dei Chicago, la Regina
della loro categoria
su EFP, ovvero la fantastica evelyn80! *___*
Okay, ho finito!
Mi scuso per queste
lunghe note, ma erano necessarie!
Ringrazio chiunque
recensirà e mi seguirà in questa
avventura, al prossimo capitolo ♥
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