Sfioro a mani aperte,
con carezze delicate,
i lembi riaperti di una ferita.
Sulle dita conto gli anni,
ognuno col suo volto,
aggrappandoli alle unghie
per non farli scivolare.
Mi chiamano questi giorni,
fulminei e chiassosi,
come animali feroci
che rincorrono la strada dei miei pensieri.
Ti ho messo via da qualche parte,
insieme ai miei occhi,
sei rimasto addormentato dietro le mie palpebre
e ti risvegli quando chiamo,
non ti importa con che voce.
Hai le spalle grandi,
come il tuo pensare,
ed hai radici forti,
come il fascio di luce
che attraversa i tuoi capelli,
quando si sveglia sul cuscino
un nuovo mattino.
In questo tempo così spoglio
che scivola senza tenerezze,
qui dove il presente costringe
ad un sogno in miniatura,
il tuo dire avvolge il mondo
di braccia e di pensieri,
di carezze e di parole,
del dolce profumo caldo,
di comprensione e pazienza,
che la tua amicizia mi sa donare.
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