million reasons
Tony Stark era presente al primo incontro fra Clint e Rafflesia, insieme
ai colleghi, il leggendario gruppo di poliziotti del Distretto della città di
New York, dotati di capacità fuori dall’ordinario, la squadra speciale più
rispettata di tutte le polizie del mondo, chiamata ad affrontare qualsiasi
emergenza; gli Avengers, ovviamente.
Il Capo della Polizia, Nick Fury - un nero massiccio, dall'aria truce,
con una cicatrice sull'occhio sinistro, conseguenza di una violenta
colluttazione avvenuta nel precedente millennio - gli aveva chiesto di dare
sfoggio delle singole abilità, in un momento di confronto didattico con le
reclute dell'Accademia, ognuno per la propria specialità e non si erano potuti
rifiutare; era il loro mentore e li aveva reclutati, diversi anni prima, per
unirsi in un team eccezionale.
Il giorno in cui era toccato a Clint Barton - detto Occhio di Falco o,
per gli amici intimi, Falco - si erano recati nella grande area a lui dedicata:
un percorso meccanico, predisposto per il tiro con la pistola, con sagome e
bersagli annessi.
Il Falco - il miglior tiratore scelto del paese e forse del pianeta -
in tuta nera e viola smanicata, era entrato per ultimo e, dopo che gli allievi
si erano accomodati in fondo alla sala, aveva iniziato a spiegare la teoria,
che era alla base della disciplina in cui era maestro.
Passati una decina di minuti, dalla porta principale, era sbucata una
figura, pantaloni e giacca da ginnastica, con il cappuccio blu tirato sulla
testa: un altro studente, in mega ritardo.
Barton, il tiratore, permaloso alla morte, se l'era legata al dito,
rivolgendoglisi, acidamente, intanto che prendeva posto fra le reclute.
'Ragazzino, ho bisogno di un collaboratore per una dimostrazione
pratica...vieni tu, visto che sei tanto interessato alla mia lezione, da non
essere arrivato in orario' lo rimproverò, nel silenzio della stanza.
Steve Rogers - il Capitano anche per grado, leader degli Avengers,
esperto di combattimento corpo a corpo e tattica, il fisico scultoreo, il volto
imberbe in cui spiccavano i fanali azzurri ed un ciuffo di capelli castani -
alzò lo sguardo verso il cielo; che pesantezza, il collega!
Il giovane in tuta si mosse, in direzione di Clint, tirando giù il
cappuccio della felpa e fissandolo negli occhi: non era affatto un
ragazzino...era una donna...la femmina che, in quell'attimo, gli rubò l'anima!
Stark - il genio scienziato del gruppo, specialista di tecnologia fino
alla maniacalità, tre pezzi di metallo vaganti nel petto, a seguito di un
confitto a fuoco che gli erano valsi il soprannome di Iron Man - lo vide
vacillare, mentre gli si avvicinava, spavalda; alta, slanciata e curvilinea,
viso perfetto dai tratti delicati, la bocca carnosa, il profilo alla francese,
i capelli lunghi corvini e gli occhi di una curiosa sfumatura viola.
Incredibili!
Senza mezza parola, l’allieva si mise a fianco al cecchino, con aria
di sfida. Insolente.
'Nemmeno una giustificazione?' mormorò il Falco, incerto.
'No' rispose, fredda come il ghiaccio.
Clint, stizzito e inebetito, si inalberò. Prese la pistola che aveva
sul carrello, accanto a sé, e i proiettili, e chiamò la ragazza, caricando il
revolver 'Vieni qui e fai vedere ai tuoi compagni ciò che sai fare'. Sbagliò su
tutta la linea, pensando di metterla in difficoltà.
Per prima cosa, si piazzò di tre quarti, a gambe divaricate, e fletté
il braccio, con l'arma alla mano; sparò ed andò a bersaglio, perfettamente, fra
molti applausi. Successivamente, alle spalle della femmina, il corpo
appiccicato al suo, il volto nei suoi capelli morbidi e profumati, le mostrò il
movimento che avrebbe dovuto ripetere, con una singolare emozione che gli salì
dallo stomaco contratto, fino in gola.
La scrutò, convinto che avrebbe fatto una figuraccia.
Lei non si scompose e, col talento che la distingueva - di cui l’uomo
era ignaro - mirò, a sua volta; il colpo si infilò, esattamente, nel foro
lasciato da Barton sulla sagoma, con precisione millimetrica...passato un
secondo di stupore, i compagni si espressero, con urla e fischi di giubilo,
unitamente ai Vendicatori, che batterono le mani con entusiasmo.
'Ha bisogno di altro?' sibilò la recluta al Falco, scocciata.
'No...vai pure' lo aveva lasciato a bocca aperta!
Dio santo, che palloso l'agente Barton! Rafflesia detestava le inutili
esibizioni della squadra dei sei super poliziotti; erano noiose da morire e il
tiro al bersaglio era la disciplina che meno le interessava, dato che riusciva
piuttosto bene.
Era talmente svogliata che la mattina aveva quasi deciso di bigiare,
ma sarebbe stata la prima volta che saltava una lezione. Quando si era decisa,
tornando sui suoi passi, era già in ritardo e Occhio di Falco si era piccato,
del poco rispetto dimostrato nei suoi confronti.
Poverino, era il più sfigato tra gli Avengers. Sempre triste ed
incazzato, molto meno attraente degli altri. A momenti gli era caduta la
mascella, quando l'aveva vista centrare la sagoma, mirabilmente.
Lei, invece, era brillante in ogni attività, la recluta più titolata e
coi risultati migliori del suo corso. Due note di merito del Capo Fury. I voti
più alti nelle materie teoriche e pratiche. Volitiva e testarda. Ma che ne
sapeva quello? Era bruttino; alto quanto lei e col naso a patata...begli occhi,
doveva ammetterlo, grigio azzurri e tratti del viso regolari, fisico
allenato...odioso, supponente e presuntuoso...infoiato ai massimi livelli...la
rimirava, come fosse un gustoso pezzo di carne da spolpare. Peggio per lui, non
ne avrebbe avuto neanche un pezzetto!
A seguito del quarto d’ora di sgradita notorietà, si era unita al
gruppo degli allievi, per terminare di seguire la lezione, che non era stata
lunga, per fortuna! Il Falco, poco dopo li aveva liberati…uff, aveva tenuto gli
occhietti antipatici fissi sul suo volto, in quel lasso di tempo.
'Clint, tutto bene? Hai una faccia!' Bruce Banner - altra mente
eccelsa, massimo conoscitore di esplosivi, il più anziano di età del gruppo,
serio e gentile, classica faccia da bravo ragazzo tranquillo e pacato, i capelli
ricci e folti già imbiancati, estremamente garbato nei modi - lo aveva
interpellato, al termine dell’incontro, dirigendosi col team verso la sala loro
riservata.
'Mi sono innamorato...' gli aveva risposto, serissimo e imbambolato.
Thor - biondo, massiccio, originario per conto di padre di una
famiglia nobile di piccolo paese della Norvegia, notevolissimo nel confronto
fisico, detto Point Break per la passione sfrenata per il surf - aveva compreso
l'oggetto del coinvolgimento del collega 'Della moretta? Niente male,
davvero…Barton, è una studentessa e non mi pare abbia interesse per te!’.
'E' la recluta più carina del corso dell'ultimo anno, ne parlano
tutti. Forse non l'hai mai notata perché sei sempre concentrato sul lavoro, ma
ha partecipato alla lezione di Bruce ed alla mia' Stark sottolineò la sua
distrazione, dato che la fanciulla era favolosa e non passava inosservata.
‘Amico, in effetti una quasi collega sarebbe meglio di no; è molto più
giovane di te e parecchio caparbia’ Rogers tentava di dissuaderlo, avendo
percepito un insolito trasporto da parte dell’altro, rigido come un baccalà, in
ogni frangente.
‘Uhm’ aveva mugugnato il Falco, poco convinto. Che andassero al
diavolo, in fondo erano dei veri disadattati, una squadra di disastri
ambulanti, uno peggio dell’altro. Che ne capivano di rapporti interpersonali?
In capo a un paio d’ore, aveva preso le informazioni di cui
necessitava…beh, preso era un parolone: era entrato nel database della Polizia,
alla luce del grado, e studiato il fascicolo della ragazza. Insomma, sapeva
tutto della recluta Rafflesia Tyler: orari delle lezioni, indirizzo di casa e
numero di telefono. Anche il numero di scarpe! Forse non proprio corretto, come
metodo, tuttavia non aveva trovato di meglio.
Lui era arrogante, ed insieme parecchio timido, due facce opposte
della stessa medaglia; e, come diceva sempre Tony, non ci sapeva fare per
niente con le donne, risultava rozzo e goffo. Si innervosiva subito e emergeva
il suo lato sgarbato.
Per la moretta, doveva trovare un approccio di sicuro successo, che
sembrasse poco costruito; si scervellò, poiché gli era sembrata ostile…insomma,
un osso duro, oltre che particolarmente attraente, circostanza che lasciava
ipotizzare che ricevesse molti inviti.
Si era spremuto le meningi, elucubrando un’idea piuttosto semplice.
Aveva convinto i colleghi ad accompagnarlo in mensa, con la scusa banale del
succulento piatto del giorno, un polpettone di maiale unto e grasso; avevano
acconsentito, ancorché fossero abituati ad ordinare il pranzo e mangiare nella
sala relax, giacché il vitto del refettorio era pessimo.
Clint, in fila col vassoio si era guardato in giro...di lei nemmeno
l'ombra...quella di Tony che smoccolava, invece, era alle sue spalle 'Prenderò
giusto uno yogurt, magari due, dato che la roba proposta fa schifo'.
'Concordo' Thor si aggiunse, sollecitando Barton 'perché hai voluto
cambiare? Sono scemo io che mi sono fatto convincere!'.
Il Falco aveva glissato a qualsiasi commento, scrutando i tavolini,
dal proprio posto, ove si era accomodato alla svelta. Tre minuti e aveva visto
entrare l’oggetto del suo desiderio, con delle amiche, e mettersi in coda per
il servizio. Era diventato bianco, come un cencio.
Steve si era voltato, nella direzione dello sguardo del collega, per
rigirarsi immediato, sghignazzando 'Ecco spiegato il mistero intorno alla tua
presenza qui...nostra, purtroppo. Potevi dirlo, falchetto, anziché mettere in
atto le tue solite pagliacciate, ti avremmo accompagnato ugualmente'.
Natasha Romanoff - una giovane donna di origini sovietiche, rossa di
capelli, occhi verdi, proporzionata e scattante, esperta di qualsiasi tipo di
arma da fuoco e da taglio oltre che di tecniche di spionaggio, soprannominata
Vedova Nera - dette una gomitata al fidanzato Bruce che sbottò a ridere, a voce
alta, facendosi notare.
I commensali si erano voltati all'istante, poiché era cosa rara che
gli Avengers, al completo - particolarmente riconoscibili nelle loro tute da
ginnastica blu con stampata sul petto l'iniziale gommata della loro squadra,
una grande A all'interno di un cerchio - desinassero lì.
'Allora, ci provi, Romeo?' Stark aizzò Clint, ingozzandosi di yogurt.
Il tiratore scelto raccolse il guanto di sfida e si alzò; con un
vassoio vuoto in mano, si affilò a Rafflesia, che chiudeva il suo gruppo,
sperando si girasse. Le fissava i lunghi capelli neri, del cui profumo di
shampoo al cocco si era già deliziato durante la propria lezione.
Le sue compagne, che ne avevano notato l’espressione incantata, e
udito le risate di Banner, le mandavano eloquenti occhiate.
Per la miseria, il Vendicatore sfigato le si era appiccicato; cosa
volesse le parve chiaro...attaccare bottone!
Proprio non aveva intenzione di approfondirne la conoscenza; si
incuriosì, perché le sue accompagnatrici si stavano sbellicando. Si mise
parallela al bancone, per prendere il piatto, che aveva richiesto all'addetto,
interrotta dalla voce di Barton. 'Ciao. Come va?' le domandò.
Lo rimirò, di sottecchi. Era sudato come pochi, nonostante l’aria
condizionata a palla che rinfrescava l’ambiente 'Bene' laconica, nemmeno lo
salutò.
'Che hai preso di buono?' l'altro insisteva, provando a fare
conversazione ed a calmarsi.
'Quello che vede' indicò l'insalata di riso, dandogli del lei.
Ironica, spizzò il vassoio che l’uomo aveva riempito di pietanze scelte a caso e
l’altro, ancora pieno, lasciato al tavolo, fra Nat e Tony 'Caspita, che
appetito!' lo disse, di proposito, per far capire che conoscesse il motivo del
suo approccio.
'Già...' il Falco aveva la salivazione azzerata.
'Scusi, devo andare, le auguro buon pranzo' Rafflesia pagò al volo e
si dileguò, con educazione, scegliendo, strategica, la posizione libera più
lontana dagli Avengers.
Clint tornò, affranto, dai suoi amici, con il secondo vassoio tra le
mani.
'Non è andata benissimo...' il biondo gli fece spazio accanto a sé,
tentando di minimizzare, giacché il collega era prostrato.
‘Ascolta il mio consiglio, lasciala perdere’ Stark, toccando il
pizzetto scuro come i propri occhi, fissava la moretta, senza vergogna 'non sei
il suo tipo, è troppo bella per te!'.
'Forse hai ragione' aveva risposto, con un tono molto scettico.
Nel primissimo pomeriggio, infatti, carico di buone intenzioni, si era
appostato alla macchinetta del caffè a gettoni, piazzata di fronte all'aula
dove si svolgevano le lezioni teoriche delle reclute dell’ultimo anno. Aveva
speso un patrimonio in bevande, simulando di consumarle, per darsi un contegno.
Alla fine Rafflesia, nell'intervallo, si era diretta alla macchinetta,
col portafoglio in mano.
Di nuovo Barton...una persecuzione! Pensò,
accortasi della sua presenza. L'aspettava, con un bicchiere di polistirolo
nella sinistra, pieno.
La mora, tuta e canotta a costine, non fece in tempo a girare sui
tacchi, che le chiese 'Buonasera, Rafflesia. Che ti offro?'. Con una mossa
fulminea, chiamandola per nome, l'aveva preceduta, inesorabile, e non aveva
avuto scampo.
Era stupenda, più bella di come la ricordasse, e l'aveva incontrata
soltanto poche ore prima...la fissava, interessato e lei, in imbarazzo, fu costretta
ad accettare, poiché, dietro, gli altri studenti in coda, si lamentavano per
l'attesa.
'Un caffè macchiato' mormorò, scocciata.
Clint inserì la moneta e scelse la bevanda. Prese il bicchiere,
erogato il liquido caldo dall’apparecchio, e glielo porse.
La recluta si spostò di lato, per un breve momento 'Grazie' mormorò e
fece per tornare in classe, alzando la mano, in un gesto di saluto,
indifferente.
'Non lo bevi con me?' la invitò a rimanere insieme.
'No...' lo fulminò, con gli occhi ametista e lo lasciò, in mezzo al
corridoio, come un deficiente, accentuando il movimento dei glutei per
provocarlo - sotto lo sguardo attonito dei compagni, che non riuscirono a
trattenersi dal ridere, nonostante si trovassero davanti uno sbirro di grande
esperienza - rientrando in classe.
Barton, umiliato, si affrettò, nero come la pece, verso il poligono di
tiro, dove aveva appuntamento con i suoi colleghi.
'Si dice che tu abbia fatto il pieno di caffeina e sia più
intrattabile del solito...' il Capitano lo sfrugugliò.
'Le notizie ed i pettegolezzi volano...' commentò.
La russa tentò di essere saggia 'Clint, sei un Avenger. Abbiamo un
ruolo autorevole, qui, evitiamo di renderci ridicoli' aveva usato il plurale,
era evidente si rivolgesse a lui.
'Un modo per conquistare Rafflesia ci sarà. Debbo trovarlo, farmi
girare il cervello...anzi, Nat...da donna...suggeriscimi!' le dette importanza
e la sua amica del cuore non si fece pregare, spiegando qualche dettaglio sul
corteggiamento che le era più gradito, sperando di aver azzeccato i gusti di
quella ragazza giovane e bella, che non conosceva affatto.
Fomentato dalla Romanoff, il Falco, terminato l'ennesimo allenamento
in palestra e una doccia veloce, era uscito per recarsi da un fioraio, limitrofo
alla Stazione di Polizia.
Comprato un costoso mazzo di una dozzina di rose baccarà rosso
vermiglio, aveva atteso la sua preda in garage...sapeva avesse l'auto e, dal
database, aveva scoperto la targa e l’aveva individuata: una Smart blu
metallizzato!
La Tyler si era materializzata, alle sei del pomeriggio, per
recuperare il veicolo. Non appena aveva notato Clint, jeans e camicia a
scacchi, fra le mani la composizione floreale, aveva alzato gli occhi al cielo,
stringendo le chiavi, nervosamente, nel pugno.
Aveva respirato a fondo, tentando di trovare le parole, per
sfancularlo senza offenderlo...lei non era tipo da trattenersi e quello di
fronte a sé un superiore, un agente di livello altissimo! Un Avenger, ci
mancava!
L'uomo, nel frattempo, cercava, a sua volta, di ricordare le frasi che
Vedova Nera gli aveva scritto su un foglietto; la memoria era latitante, la
testa vuota giacché Rafflesia si era cambiata d'abito ed era favolosa, con un
vestitino leggero bianco, corto, in seta, con la gonna ampia, e i capelli
sciolti. Mangiava una mela rossa…gli parve come Eva nel paradiso terrestre!
'Agente Barton' lo salutò, squadrandolo.
'Clint...al tuo servizio' che idiozia aveva sparato 'sono per te' le
porse le rose ma lei mise la mano destra avanti, a bloccarlo, il palmo aperto
in verticale 'Grazie per il pensiero. Non avrebbe dovuto e non posso
accettarle!' fu fredda come un ghiacciolo, e non scherzava.
Il tiratore fu spiazzato, anche dagli sguardi sorpresi delle altre
reclute e agenti che recuperavano i propri veicoli nell'autorimessa 'Speravo lo
vedessi come un gesto carino'.
'E lo sarebbe, per una interessata a lei. Non è il mio caso' gli rise
in faccia, sfrontata, salendo in auto, la mela rossa agganciata fra i denti.
Mai una mezza misura; come previsto, non si era tenuta.
Lì Clint esplose; incazzato come una biscia di essere stato rifiutato
in malo modo, gettò il mazzo sul cofano della Smart 'Sei una vera
antipatica...facci ciò che ti pare, non me ne frega niente'.
I petali volarono, nell'aria.
Steve, che era andato a riprendere la moto, e Thor e Tony, seduti
nella Lamborghini di quest'ultimo, fissavano la scenata, sconvolti.
'Scendo, Stark? Li separo?' Point Break si offrì.
'No, facciamoci gli affari nostri' con un’espressione eloquente a
Rogers, Tony sgommò verso l'uscita.
Non prima della moretta, che si era chiusa nella Smart ed era fuggita
via, massacrando con le ruote ciò che restava dei fiori; e del Falco, che si
era precipitato a seguirla, per scusarsi della frase sgradevole che gli era
uscita di bocca, col suo fuoristrada grigio che aveva impressa sullo sportello una
A rossa, simbolo della loro squadra.
Le si era messo alla calcagna, con il muso della jeep a ridosso del
paraurti ma, complice il traffico, le doti al volante di lei e la vettura
microscopica, era stato seminato in due minuti.
Si era accostato in una viuzza, accendendosi una sigaretta…l’unico
vizio che gli rimaneva, nel suo universo di amici salutisti.
Il Capitano era sopraggiunto sull'Harley e, dal finestrino aperto, gli
aveva chiesto, candidamente 'Tutto bene?'.
Barton aveva sbuffato e fatto il gesto del dito medio alzato; il
collega, educato e formale com'era, si era offeso a morte e gli aveva tenuto il
muso per giorni.
Giorni in cui il cecchino era stato dilaniato tra la voglia folle di
conoscere meglio quella femmina e l'imbarazzo di ulteriori figuracce.
I tentativi di incrociarla erano stati fallimentari. Alla sua vista,
si era voltata dall'altra parte, con una smorfia divertita, per schernirlo.
Per di più, la storia dei fiori era sulla bocca di tutti e il Tenente
Phil Coulson, braccio destro del Capo - un uomo minuto e segaligno, castano,
stempiato, il volto dai tratti regolari e i modi fermi ma garbati - gliene
aveva chiesto spiegazioni, segnalando pure che la recluta Tyler, futura agente,
fosse la migliore allieva che la Polizia di New York avesse mai avuto e pupilla
di Fury. Uomo avvisato...
Era stato il caso o il destino a rimettergliela davanti; meglio,
proprio il Comandante.
Poiché Rafflesia, in quel periodo, da recluta era diventata un’agente
operativa, a seguito del superamento del relativo esame con il massimo dei voti
e delle performance, aveva ricevuto una sorta di premio: la possibilità di
affiancare gli Avengers, con basso profilo, alla prima operazione utile.
Non aveva potuto rifiutare, sia per la gentilezza del nero, che
stimava, sia per l'eccezionalità della proposta; vedere i Vendicatori in azione
era un privilegio, discorso del suo asfissiante corteggiatore a parte!
Fury l’aveva ammonita a tenersi pronta, cercapersone alla mano.
Cosicché, all’udirlo vibrare sul comodino, in piena notte, vestitasi alla
velocità del suono, aveva corso con la sua Smartina in direzione della
Stazione, arrivando perfino prima degli altri.
Si era cambiata con la tuta scura, elasticizzata, come quella di
Vedova Nera, che Coulson le aveva gentilmente fatto trovare all’interno del
proprio armadietto. L’uniforme era stretta e metteva in risalto le sue curve;
alla vita, aveva una cintura con agganciate due pistole e così sulle cosce.
Sul davanti, una lunga chiusura lampo le divideva l’incavo dei seni…si
guardò allo specchio della toilette. L’immagine riflessa la fece ridacchiare…al
Falco sarebbe venuto un infarto…abbassò la zip più che poté, affinché sembrasse
casuale e non volgare, per istigarlo. Era troppo divertente, la sua faccia
buffa! Si ammazzava dalle risate!
‘Datti una calmata…’ Tony, nello spogliatoio, fissato il giubbotto
antiproiettile sopra la divisa blu scura, identica per ciascuno dei colleghi
maschi, tentava di arginare l’eccitazione smodata di Clint, esaltato all’idea
di rivedere la ragazza.
‘Sarò zen!’ promise, sapendo di mentire, spruzzandosi, per l’ennesima
volta, il dopobarba muschiato in cui pareva avesse fatto il bagno, e
sistemandosi i capelli sotto il caschetto di metallo in dotazione.
‘Sarai che?’ chiese Thor, imbracciando il fucile.
‘Lascia perdere…si va?’ Barton non stava più nella pelle e lasciò lo
spogliatoio, con le ali ai piedi.
Trovarono la Tyler che li aspettava, nell’autorimessa interna, sita al
piano interrato, accanto al loro mezzo di trasporto - una Hummer coi vetri
oscurati, modificata e molto sofisticata - con Nat che le illustrava qualche
particolare tecnico e Fury che le teneva, teneramente, il braccio sulla
spalla…teneramente, da non credere…e lei faceva la gattina, tutta sorrisi e
salamelecchi! Un angioletto!
‘Vedi bene da lontano e da vicino, Occhio di Falco. E’ proprio carina
ed ha uno splendido sorriso’ commentò Steve, dirigendosi verso di lei e
stringendole la mano, col petto gonfio.
‘Buonasera, Capitano’ la moretta si mise una ciocca di capelli dietro
l’orecchio, languida. Era un vezzo che aveva, l’unico, il portarli sciolti
anche al lavoro. Certo, Rogers era un ragazzo notevole, altro che l’agente
Barton…non poteva piacere a lui! La solita sfiga!
‘Ciao’ Clint si era messo in mezzo, notando le occhiate di Steve.
‘Ciao’ le toccava fare buon viso a cattivo gioco: il suo spasimante
numero uno era pure la prima guida del mezzo da combattimento particolarissimo,
su cui aveva l’onore di salire.
‘Dopo di te’ le indicò il retro e le dette la sinistra, per aiutarla a
montare su, con garbo, gli occhi azzurri che la scrutavano.
Era stato cortese, perché così poteva rimirarle le natiche, la bruna
ci avrebbe messo la mano sul fuoco. Inarcò il sedere per aizzarlo, sentendolo
sospirare…le scapparono una risatina e una battuta, stranamente ‘Caspita, come
sei prevedibile!’. Gli dette del tu, sovrappensiero: era la prima volta.
‘E’ colpa tua, sei troppo bella, e la tuta ti sta divinamente…Scusami,
non avrei dovuto dirtelo, ma per me sei irresistibile’ il Falco lo bisbigliò,
affinché lo udisse soltanto lei, molto serio e rosso come un peperone. Era
rimasto senza fiato a rimirarla.
La ragazza si stupì di essere lusingata del complimento sincero che le
aveva rivolto; e ne riceveva parecchi!
Clint le mostrò dove accomodarsi - per mero caso, chiaramente, il
sedile alle sue spalle - riassunse i dettagli dell’operazione, spiegò
l'utilizzo della strumentazione. Preciso e professionale. Rigido e concentrato,
come i suoi colleghi. Sparito l’idiota sudato che l’approcciava alla mensa,
pensò la Tyler. Ne ebbe un’ottima impressione, che confermò le voci che aveva
sentito, in giro, su di lui.
Gli Avengers erano stati mandati a liberare alcuni ostaggi,
all'interno di un ristorante preso d'assalto da un gruppo armato, intenzionato
a scambiare gli avventori con un ingente riscatto; i delinquenti erano
asserragliati all’interno del locale, mitra alla mano, coi visi coperti da
passamontagna di lana scura.
Erano ben visibili dalle ampie vetrate del locale, un bistrot
piuttosto famoso per la cucina francese proposta, arredato in stile classico,
con legno scuro ovunque, tavoli ricoperti di tovaglie verdi, lume di candela e
luci basse.
I sequestratori avevano raggruppato i clienti e il personale che non
era riuscito a dileguarsi dalla porta di servizio, al centro della stanza, e
fattili inginocchiare, tenevano i fucili puntati alle loro teste.
Rafflesia li notò, immediatamente, ed ascoltò, appena scesa dal SUV,
il riepilogo della situazione del capo della S.W.A.T., a cui si erano accostati
rapidamente al loro arrivo.
Innumerevoli volanti e tre squadre d’assalto, infatti, avevano già
circondato la zona, delimitando un perimetro sicuro per intervenire e tentando
un contatto coi malviventi, facendogli pervenire una scatola contenente un
telefono, per le comunicazioni.
‘Capitano Rogers, hanno chiesto dieci milioni di dollari di riscatto,
oltre a un elicottero per fuggire, e minacciano di uccidere un ostaggio ogni
minuto, se non saranno accontentati. Sono in quattro, parecchio aggressivi e
fuori di testa…professionisti, temo’ il Tenente del team tattico, un
quarantenne moro, viso squadrato e mascella volitiva, li informò.
‘Ce ne occupiamo noi…Stark e Banner…sul retro del locale, muoversi,
Clint e Nat alle loro spalle, io e Thor vi seguiamo, agente Tyler, tu per
ultima…Tenente, l’unica possibilità, in questi casi, è prendere il nemico di
sorpresa, deve però aiutarci a guadagnare tutto il tempo possibile, tenendoli
impegnati con la storia del riscatto. Fateci parlare il miglior negoziatore che
avete e intervenite a un mio segnale, che vi comunicherò con il microfono’
Steve, determinato, indicò il piccolo apparecchio scuro che aveva agganciato al
padiglione auricolare, e che era stato dato, identico, pure alla moretta.
Barton, inforcati gli occhiali da tiro, le ricordo le specializzazioni
dei colleghi, mentre si muovevano verso la zona di servizio, cucine e deposito
dei generi alimentari ‘Tony è un mago di intercettazioni e tecnologia, Banner
se la cava…piuttosto, in culla giocava con le bombe a mano, maneggia gli
esplosivi come nessuno al mondo’.
Iron Man, sotto gli occhi incuriositi della neo agente, aveva infilato
un tubo sottile e flessibile dotato di una piccola telecamera, sotto uno dei
muri di cartongesso della dispensa, che affacciava sulla sala principale del
ristorante, per avere una visuale dei movimenti all’interno.
‘Tyler, tieni la mano sulla pistola, ma non intervenire, e rimani
tranquilla…fra qualche istante, sarà come in allenamento, molto più veloce’ il
Capitano si raccomandò per l’ennesima volta e la sentì annuire.
‘Per favore, fai come dice Rogers…’ Barton si raccomandò, ribadendolo;
conosceva il curriculum della ragazza e Steve aveva acconsentito che li
accompagnasse. Non desiderava, tuttavia, che si trovasse in una situazione di
pericolo.
‘Certo…’ la mora gradì la sua premura e gli sorrise. Un mezzo sorriso,
per non esagerare; era un tipetto che si montava subito la testa!
‘Falco, devi entrare! Non c’è più tempo’ dallo schermo connesso alla
telecamera, l’immagine di uno dei sequestratori, forse il loro leader, che
abbracciava una donna bionda vestita di jeans e maglioncino rosso, stringendola
per il collo e con la canna della pistola alla testa, spronò Cap a ordinare a
Barton un intervento immediato.
Lui, con il fucile di precisione fermo fra le mani, lanciato uno
sguardo carico di espressività alla neo agente - con Romanoff alle terga che
gli apriva la porta divisoria attraverso cui ci si immetteva nello spazio del
locale dedicato ai dessert - volò e guardato solo per un attimo nel mirino,
colpì l’uomo con due proiettili, al braccio destro. Quello cadde a terra,
ferito, lasciando andare la biondina, nel momento in cui Thor e Rogers
spararono ai due complici che erano appostati sui lati più lontani, limitrofi
alle vetrate del ristorante.
Il potente contraccolpo, un minimo attutito dai giubbotti
antiproiettile che indossavano, li fece sbattere contro i cristalli, che
implosero: si ritrovarono con la schiena sul marciapiede, con gli agenti della
S.W.A.T. che li prendevano in custodia, stante la tempestiva direttiva
impartita dal Capitano, che li aveva invitati a intervenire.
Vedova Nera, saltata su un tavolino del locale, dall’alto, puntava,
con la propria arma, il quarto criminale, con un sorriso diabolico; non gli si
era nemmeno rivolta e l’altro, osservando la fine dei suoi compari, con uno
sbuffo, aveva poggiato il fucile sul pavimento e, toltosi il passamontagna,
aveva alzato le mani in segno di resa.
Clint si era avventato sul capo dei sequestratori, che aveva messo
k.o. con le sue pallottole, e lo aveva rivoltato a pancia in sotto, per
ammanettarlo, con sommo piacere; Rafflesia, accanto, riposta la pistola nella
fondina di cuoio scuro, aveva dedicato la propria attenzione alla donna bionda
che era stata presa in ostaggio e che singhiozzava, prona, per la paura,
cercando di confortarla ‘Andrà tutto bene, stia tranquilla, il peggio è
passato’. L’aveva aiutata a mettersi in piedi e accompagnata all’esterno, dove
aveva potuto riabbracciare suo marito e i suoi figli, già usciti.
Si era intrattenuta; la signora e la sua famiglia non facevano che
ringraziarla e tessere le lodi sue e degli Avengers. La bruna le condivise,
mentalmente; i sei agenti erano una leggenda, lo sapeva già, averli visti
battersi dal vero era stato molto diverso…erano stati entusiasmanti, a dire
poco, ognuno con le proprie capacità.
Il tiratore, più degli altri…con le sue armi era un fenomeno,
Rafflesia era rimasta incantata a guardarlo, aveva percepito una sorta di
eccitazione nell’aria, quando aveva premuto il grilletto. Era avvolto da
un'aura splendente, di talento, coraggio, abilità estrema. Sorprendente, insomma!
La missione si era conclusa in modo rapido e indolore, tranne per i
malviventi, assicurati alla giustizia, legati come salami e portati via su un
furgone blindato in direzione del carcere di Rikers.
‘Tyler…datti una mossa’ Rogers la sollecitò e lei salutò la donna.
I colleghi erano già risaliti alla svelta sull'Hummer e ripreso i
propri posti, tranne il Falco che la attendeva fuori dal veicolo, per
permetterle di montare.
‘Grazie’ gli mormorò, gentilmente, facendogli l’occhiolino e
accomodandosi nell’abitacolo, dove già imperversavano chiacchiere e risate che
non mancarono nei venti minuti che li separavano dalla Stazione di Polizia.
‘Piaciuto lo spettacolo?’ la Romanoff, sedutale accanto come
all’andata, conversava, simpatica e le dava parecchia corda, al contrario di
Barton, che, teso, si era zittito, per evitare imbarazzi e ulteriori pessime
figure: era tutto d’un pezzo sul lavoro, e si esaltava a sparare…l’averlo
fatto, scrutato dagli occhi violetti di Rafflesia, lo aveva turbato, intensamente.
La Tyler annuì ‘Tanto, c’è solo da imparare da voi’ era stata schietta
e la russa molto cortese, troppo per la scarsa confidenza che avevano. Anche
mentre erano nello spogliatoio a rivestirsi, si era dilungata nella
conversazione. E la novella agente ne comprese il perché: l’amichetto del
cuore! ‘Clint ha un debole evidente per te; facci un favore, escici, una volta
e basta. L’appuntamento sarà un disastro, lui si metterà l’anima in pace, tu te
lo toglierai dalle scatole e noi ricominceremo a respirare. Non lo sopportiamo
più, ci ammorba’ l’aveva pregata, accorata, finendo di truccarsi davanti lo
specchio del bagno.
‘Ci penserò, Natasha…’ l’aveva buttata lì, accomiatandosi. In fondo,
non era una soluzione malvagia. Una cena o un aperitivo, due o tre battute
delle sue tipo proiettili, tanto per restare in argomento, e il Falco se ne
sarebbe fatto una ragione, capendo che non fosse aria.
Forte della sua risposta, Vedova Nera divenne portatrice di ottime
notizie. Durante la colazione - che il team consumò, da tradizione, insieme,
nella panineria ove abitualmente Stark li trascinava per gustare lo shawarma,
tipico sandwich di origine mediorientale, farcito con tocchetti di carne
speziata, salsa allo yogurt e verdure all’alba - spronò il cecchino ‘Ci ho parlato
e si è convinta…invitala, organizza una cosa decente, ed il gioco è fatto. Oppure,
al contrario, la frequenterai e conoscendola meglio, scoprirai che non è il tuo
tipo!’.
‘La seconda eventualità mi pare difficile…comunque, non hai torto, che
ho da perdere?’.
‘L’altra sera ho cenato con Pepper in un nuovo locale, molto
romantico; è un ristorante italiano, ricercato, con una terrazza spettacolare.
Ti mando un messaggio con l’indirizzo, prenota a nome mio e colpirai nel segno,
sei il migliore della specialità’ consigliò Stark.
‘Uhm…grazie’ borbottò…il locale proposto dall’elegantone del gruppo
non faceva al caso suo. Voleva mostrarsi com’era, semplice e senza velleità.
Forse quello era il problema…rimuginò sul da farsi, per l’intera giornata
seguente, che avevano avuto di riposo e, alla fine, si decise a chiamare la
Tyler, nel primo pomeriggio; il numero di cellulare lo aveva trafugato in
precedenza e registrato sul proprio telefono.
‘Ciao, sono Clint Barton’ farfugliò, emozionato come un ragazzino.
Un numero sconosciuto…Rafflesia aveva risposto quasi al primo squillo,
intanto che scriveva con Messenger ad un’amica. Non aveva perso tempo, il tipo.
’Ciao. Che vuoi?’ preferì essere diretta.
Cavolo, non amava i preliminari, pensò lui. Sperò solo al telefono
'Ehm, perdona lo scarso preavviso. Se sei libera, beviamo qualcosa insieme,
stasera? Ti passo a prendere alle sette’ tentò, udendo una lunghissima pausa
all’altro capo dell’apparecchio. Temette avesse chiuso la conversazione. Invece
ci fu un sospiro ‘Va bene. Poi sparirai dalla mia vita, poco ma sicuro’.
Lui rise ‘Non ti libererai mai di me. A dopo, so dove abiti!’.
Certo, l’agente, un superiore, era a conoscenza del suo numero di
cellulare riservato e del suo indirizzo; si chiese di quali altre informazioni
fosse in possesso, mentre si alzava dal divano per andare in camera e aprire
l’armadio, in cerca di un abito da indossare.
Alla fine, inspiegabilmente dopo numerose prove, optò per un vestito
rosso, molto sexy, corto e scollato, ed un paio sandali neri. Si truccò e si
sistemò i capelli, fatta una doccia veloce…erano già le sette e sentì suonare
il campanello dell’appartamento…non il citofono. Il Falco dentro casa, no! Come
si permetteva? Chi l'aveva invitato?!
Aprì la porta, inviperita, pronta per mangiarselo in un solo boccone e
si trovò davanti un vasetto di ceramica bianca contenente un piccolo cactus,
pieno di spine, con Clint che glielo porgeva, sorridendo ‘Sei sempre incavolata
con me, pensavo fosse adatto! Spinoso come il nostro rapporto’.
‘Grazie!’ fece, ridendo a crepapelle ‘Entra, prendo la borsetta’
spalancò l’uscio, per farlo accomodare. Aveva le lacrime agli occhi, per le
risate.
Lui si era ammutolito, d’improvviso, a causa del languore che lo aveva
colto nell'osservarla.
‘Tutto a posto?’ gli domandò, sistemando la pianta sul ripiano della
cucina.
‘No…sei bellissima, ero concentrato sulla storia del cactus e non
avevo notato che fossi più fantastica del solito...avrei dovuto dirtelo subito’
la rimirava, come un bambino in un negozio di caramelle.
Rafflesia, a disagio, gli fece un cenno con la mano, per minimizzare.
‘Che ti va di fare?’ gli domandò; era vestito con i jeans ed una
maglietta bianca, con stampata davanti la forma di un bersaglio viola chiaro…
le parve strano, per un primo appuntamento tanto cercato. Lo apprezzò.
‘Scegli tu, l’importante è stare insieme. Tony mi ha dato il
riferimento di un mega ristorante ma non è il mio genere’ confessò.
‘Nemmeno il mio, per la verità!’ la Tyler sentì un tuono, in
lontananza e vide un lampo; d’improvviso, il cielo si oscurò e New York fu
colpita da una pioggia battente, un temporale vero e proprio…e non smetteva.
'Piove troppo per uscire, dobbiamo aspettare un pochino' rimirò i propri
sandali aperti, poi andò verso il frigorifero.
Prese una bottiglia di birra ghiacciata ed una lattina di Coca Cola,
con due bicchieri alti da bibita, li mise su un vassoio, con due ciotoline che
riempì, rispettivamente, di arachidi e di patatine fritte 'Aperitivo casalingo'
gli sorrise, serena, illuminando la stanza, poggiando il tutto sul tavolinetto
fra i divani, ed accese lo stereo, in sottofondo l'ultimo album di Lady Gaga.
Clint, abbandonata la giacca di pelle, che teneva sul braccio, su una
poltrona di cuoio scuro, la squadrò, sussurrando un grazie stentato, e afferrò
la birra, bevendo direttamente dalla bottiglia; aveva la bocca secca,
nonostante il liquido fresco che aveva trangugiato. Avrebbe avuto bisogno di
una sigaretta, preferì soprassedere; il suo era un vizio che molti non
tolleravano e la sua ospite non fumava, ne era certo.
Fece un giro del soggiorno, per calmarsi, senza riuscirci, ovviamente.
La casa era piccola, curata nei dettagli, nei complementi d'arredo:
nel soggiorno troneggiavano due divani grigi scuri in tessuto e, in mezzo, il
tavolino di vetro fumé con il vassoio, di lato una poltrona di pelle nera con
ampi braccioli, una tv di medie dimensioni e un impianto stereo di ultima
generazione su un buffet dal taglio moderno, un tavolo rotondo in ciliegio chiaro
contornato di seggiole in acrilico bianco di design. Aveva osservato un angolo
cottura mignon, lineare, bianco opaco con gli elettrodomestici a scomparsa e
una zona notte, che non avrebbe mai visitato, purtroppo!
La ragazza aveva recuperato una patatina e la sgranocchiava,
silenziosa, fissando il temporale, inclemente, alla finestra che
affacciava su una piccola terrazza, canticchiando 'Million reasons'.
Il tiratore scelto sedette sul sofà più grande, pensando che il
proprio destino fosse segnato...persino la cantante, protagonista di un recente
film di successo, sembrava prenderlo in giro, segnalando le milioni di ragioni
per le quali avrebbe dovuto lasciare scappare il proprio uomo. Magari il brano
era un segno del destino, non una casualità. ‘Rafflesia, è meglio che torni a
casa mia…facciamo un’altra volta’ mormorò, affranto, poiché, con la fortuna che
aveva, sarebbe spiovuto dopodomani.
La moretta, esterrefatta, gli si mise vicino, fissandolo: era triste,
tristissimo. Scorse la debolezza nelle iridi celesti dell'altro e se ne fece
incantare. Mai avrebbe voluto ferirlo, nel frangente che stavano vivendo,
rifletté, anzi auspicò di riuscire a farlo sorridere di nuovo.
'Perché vuoi andare già via?' chiese, delicata. Improvvisamente,
desiderò che rimanesse lì con lei ed avvertì uno strano formicolio, che partiva
dalla pianta dei piedi fino alla cima dei capelli, come se le sue cellule tutte
assieme si fossero messe in movimento…frenetico.
'Avevo sperato fosse la nostra serata; maledizione, ci ho messo una
vita per strapparti un appuntamento e c'è uno tsunami' indicò fuori, con un
cenno del capo 'sei la ragazza più incantevole che esista al mondo e non riesco
neanche a spiccicare mezza sillaba in tua presenza, per l’emozione di starti
accanto…scusami’ ammise, sincero.
La guardava, così disperato e coinvolto, che lei ebbe un tuffo al
cuore, ricordando le parole di una conoscente: la donna sceglie sempre
l'uomo che la sceglierà. Poggiò la testa, languida, sul suo braccio,
allungato sulla spalliera del divano e gli mise la destra sul petto, sotto il
collo. Ne sentiva pulsare le vene, per l’agitazione che aveva in corpo; capì
che fosse esattamente la propria, ciò che provava lei.
Lui, stupito e galvanizzato, le sfiorò i capelli lunghi, soffici,
setosi, che lo solleticavano, perso negli occhi violetti ammalianti, nei
battiti delle ciglia che parevano le ali di due farfalline 'Ho bisogno di un
unico motivo per rimanere...' le sussurrò, spavaldo, parafrasando la canzone
che stava terminando.
Rafflesia glielo diede: gli carezzò una guancia, sulla barba appena
rasata, e gli passò la mano dietro la nuca, per avvicinarlo a sé, inclinando il
viso 'È la cosa più stupida che abbia fatto in vita mia...so già che me ne
pentirò’ in quel momento, percepì la bocca dell'uomo sulla propria, le lingue
unite in un'erotica torsione.
Barton non ci poteva credere, era su una nuvoletta; le labbra della
moretta erano morbide, sapevano di burro di cacao alla fragola e di patatine
fritte, dolce e salato insieme. Si era inebriato della fragranza fiorita che
emanava la sua pelle, una scia aromatica e irresistibile, unita alla nota
superiore di bergamotto che gli ricordava la brezza marina.
Navigò a vista in un mare di baci, che si fecero ardenti, in pochi
minuti.
Si alzò dal divano, e continuando a baciarla, con passione, la
prese in braccio, per portarla in camera.
Si era sbagliato, aveva avuto la possibilità di varcarne la soglia; in
una soluzione moderna e ultra chic, la Tyler aveva puntato su colori chiari e
lucidi, bianco e bordeaux, i cui giochi geometrici spiccavano sui comodini
bassi e su una cassettiera.
Il design piuttosto minimale contemplava una testiera del letto
liscia, candida, leggermente imbottita, di forma tonda nella parte limitrofa al
muro, con una decina di cuscini quadrati di una gamma di nuance fra il rosa
chiaro e il rosso scuro. Il grande armadio con le ante scorrevoli riempiva la
parete principale, insieme allo specchio rettangolare, due abatjour fashion, e
un'ampia finestra, che completavano perfettamente la stanza.
Il Falco la depositò sul talamo e la spogliò, lentamente, tolti i
sandali; lo aveva desiderato a lungo e voleva godersi ogni istante. Il vestito
venne via e Rafflesia rimase con il solo perizoma di pizzo, rosso anch'esso, a
farsi ammirare, stendendosi sul letto e inarcando la schiena, con le braccia
sopra la testa, come una micetta.
'Non trattarmi più male…io muoio per te!' la pregò, a quella visione,
in estasi. Il suo corpo straordinario lo chiamava, irresistibile, come il canto
delle sirene per Ulisse…Gli si era offerta, stupenda al di là delle sue
aspettative e dei suoi sogni proibiti, le gambe perfettamente disegnate, il
ventre piatto e tonico, il busto prezioso.
'Vedremo, sei tu che mi hai dato dell’antipatica, cecchino!' rispose,
beffarda, con un sorrisetto dei suoi, invitandolo ad avvicinarsi.
Clint si liberò della maglietta e dei jeans e le si accoccolò accanto
‘Perdonami…’mormorò...era diminuita la distanza ed i loro corpi si
accarezzavano l'un l'altro.
Le sfiorò i seni, percependo i suoi brividi, solleticando i bottoncini
rosati, che emergevano al centro delle sfere carnose che stava raccogliendo con
le mani; accolse l’apice del più vicino fra le labbra, strappandole un singulto
accorato, intanto che lui stesso, febbricitante, non smetteva di contorcersi
alle carezze femminili che gli sfioravano l’evidente rigidità trattenuta
dall'intimo, sulla sua smania. 'Sono come i proiettili delle mie pistole...' i
capezzolini gli avevano suscitato uno strano paragone 'non potrò più caricare
un'arma senza pensare a te!'.
'Lo prendo come un complimento' bisbigliò, per nulla offesa dalla
similitudine, passandogli il pollice sul callo lasciato dall'uso continuo della
pistola, sulla mano sinistra, di cui era molto orgoglioso ‘significa che sarò
sempre nella tua mente’ concluse, meravigliandosi della proporzione del
personale del partner, muscoloso il giusto, i fianchi stretti, i pettorali
atletici e non pompati, una leggera peluria castana chiara che lo ricopriva,
per nulla spiacevole.
Si erano ritrovati in silenzio, a guardarsi, con i visi sui rispettivi
guanciali: una sorta di calma apparente avvolgeva la stanza, la consapevolezza
di entrambi che tutto ciò che stava per succedere sarebbe, inevitabilmente,
accaduto.
Il Falco la accarezzò, sopra le sfiziose mutandine e le tolse, con
l’ennesima confessione ‘Sei la fine del mondo…’. Scese a poggiare le dita su
quel paradiso agognato, sentendola tremare, maggiormente. La straziò sulla
fragolina rosea, esaltato dalla candida scia di umori che le aveva provocato,
saggiando le carni avvolgenti, che stava violando, con prudenza.
Nudo a sua volta, le passò ancora le falangi sull'orchidea del proprio
peccato, alzando il volto in cerca della sua approvazione.
Gli occhi violetti, persi nei suoi, gli confermarono che la sua compagna
avesse la stessa brama e proseguì, sollevandola per i glutei e infilandosi in
lei, come fosse la cosa più piacevole e naturale esistente…perché lo era!
L’inferno di fuoco che gli era divampato dentro l’anima lo stava
guidando, nei gesti e negli abbracci infiniti che lo entusiasmavano; in nessun
caso si era dedicato così a una donna e in nessun caso si era sentito a tal
punto coinvolto, quasi straziato, dal contatto con la sua pelle.
L’aveva riempita, con tutto se stesso, arrivando fino in fondo all’anfratto
sublime che lo avviluppava, cercando il movimento più gradito, il punto più
sensibile e recondito da sollazzare nello scrigno dei suoi sogni che si era
aperto per lui.
Le loro labbra rimasero unite ogni singolo secondo, i loro fianchi
sbattevano come le onde dell'oceano...la fissò e, in un attimo,
comprese che stesse per morire di piacere insieme a lui, il volto più bello che
mai.
Era arrivato al tesoro…i suoi spasmi di godimento gli avevano
suscitato emozioni intime, stupende e singolari che lo trascinarono
all’estremo, in pochi attimi.
‘Piove ancora' ansimando, la tenne stretta a sé; fuori il temporale
imperversava, lui era stato travolto da una burrasca sentimentale, inaspettata,
non per questo meno coinvolgente.
'Già…la pioggia mi ha ispirato’ Rafflesia gli carezzava i capelli
castani, senza fiato, accaldata e profondamente appagata.
'Devo ringraziare il meteo, allora' fece una battuta.
'Devi ringraziare me’ mormorò, pensierosa, il mento sulla sua spalla.
'Credevo di non piacerti. Mi hai deriso ed umiliato, davanti
all'intero Dipartimento di Polizia di New York' era un po’ stupito di come
fossero andate le cose. Contento, a dismisura…si figurava l’ennesimo rifiuto e
invece…
'Infatti. Non mi piaci per niente e non sei il mio tipo' ribatte',
provocatoria e tenera, toccandogli il naso a patata col suo, piccolo ed
all'insù. Avrebbe dovuto capirlo dall’inizio; il significato delle schermaglie
col Falco, la voglia di sfidarlo e provocarlo nascevano dall’attrazione
innegabile che provava per lui e che era esplosa improvvisa, potente,
incontrollabile.
'Va benissimo, così, anzi detestami...' le prese il viso fra le mani e
la baciò sulla bocca, unendo la lingua alla sua, con amore ‘Posso restare?’
biascicò, insicuro.
‘Non credo’ la Tyler, sorridendo, trascinò il lenzuolo sopra le loro
teste, fino a ricoprirli completamente.
La notte era trascorsa fra coccole, amplessi e baci appassionati,
senza un attimo di respiro; i loro corpi si cercavano in continuazione, come
due calamite, nel modo in cui sarebbe sempre stato da lì in avanti.
'Un giorno di ferie?' propose il Falco, al mattino, seduto sul letto,
davanti alla tazza di caffè che la ragazza, in camicia da notte di seta blu,
col bordino in pizzo, modello sottoveste, gli aveva portato, insieme a un
croissant da dividere...sensuale, istintiva e dolcissima fra le lenzuola, non
la iena che gli aveva mostrato i denti in precedenza.
'Clint, sono diventata agente da poche settimane e un'assenza ora non
mi pare opportuna' subito si oppose, allungandosi di fianco ‘non posso’.
'Giusto, sei la recluta più titolata di sempre; come hai fatto a
sparare con quella precisione, alla mia lezione? Sei stata fantastica. Dimmelo,
sono impazzito a rifletterci'.
'Uhm...potrei confessartelo e poi dovrei ucciderti' gli fece un
buffetto 'uscivo con un ragazzo fissato con le armi, al liceo. A volte lo
accompagnavo, quando si allenava; un giorno mi fece provare e da allora non ho
smesso mai, vista la scelta professionale che pensavo di intraprendere'.
'Un altro cecchino...' borbottò, ingelosito 'Chi l'avrebbe
immaginato?'.
La moretta lo sfotte' ‘Non era granché, in nessun campo. Non ti
inalberare, sei permaloso. Ti confesso che sparare è davvero noioso, per me è
lavoro...' morse il cornetto che aveva scongelato al microonde e gliene passò
un pezzettino, direttamente sulle labbra 'Ieri sera non ti ho nemmeno fatto
cenare, perdonami...'.
'Figurati se mi importa' ingoiò il boccone, gongolando, per mangiare
lei di baci ardenti.
'Solo cinque minuti, dobbiamo andare...' gli si strinse forte, contraccambiandolo.
***
N.d.A.
Rafflesia Tyler, la
moretta con gli occhi ametista come Liz Taylor, è la mia oc per eccellenza, il
personaggio del primo racconto che scrissi ovvero 'La principessa di Boston',
coprotagonista Loki di Asgard.
Doveva essere
un'opera figlia unica, invece ne sono seguite altre, in cui lei si è
affiancata, in vesti diversissime, a Bucky Barnes e a Steve Rogers;
soprattutto, nel mio immaginario personale, è e rimane l'amore di Clint Barton,
con cui l'ho fatta interagire spesso.
‘Million reasons’ racconta della
relazione amorosa che nasce proprio fra Occhio di Falco e l'agente Tyler, nel
lungo periodo, ed è inserita nella vita professionale di una squadra di
super poliziotti che lavora a New York, i cui componenti sono i sei
Avengers originali.
Sarà, forse, il
canto del ciclo di Rafflesia, l'ultima sua apparizione.
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