Era davanti a lui.
I colpi si susseguivano veloci, uno dopo l’altro.
E lui subiva, inerme.
L’unico suono nella stanza era quello affilato della frusta e del sangue che gocciolava.
Le fiamme avevano uno strano modo di riflettersi sul sangue fresco, pensò incoerentemente.
Un altro colpo.
Lui alzò lo sguardo, catturando i suoi occhi.
Verde contro azzurro, cielo contro terra.
Affetto contro follia.
Lo accusa in silenzio, sei stato tu a farmi questo, nuovo Re di Asgard.
Lo supplica con gemiti di dolore incontrollati, ti prego falli smettere.
E lui vorrebbe farlo, ma non può, perché deve fare ciò che il popolo si aspetta.
Stanno punendo Loki, eppure lui stesso si sente morire.
Implora in silenzio, perdonami fratello.
Thor non distoglie lo sguardo.
Deve guardare, per lui.
Per loro.
Per quello che erano stati.
Loki è davanti a lui.
Pochi metri di distanza che sembravano infiniti come centinaia di mondi.
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