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Per
la challenge "La ruota della Fortuna" di catching_hearts sul
forum di EFP
Fandom:
Boku no Hero Academia
Coppia:
Bakugou/Uraraka
Parole:
errore/i
Luoghi:
cucina
Situazioni:
A si sveglia con B addormentato vicino a sé. A pensa quanto
sia stupendo dormire accanto a B, fino a quando B non si gira nel sonno
e gli dà un pugno.
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Di treni sbagliati e serate condivise
Katsuki
Bakugou ne ha commessi tanti di errori in vita sua:
per anni è stato il bullo di Deku, ha in parte causato il
ritiro di All Might,
ha quasi allontanato i suoi amici con il suo comportamento orribile
solo per
citarne alcuni. Ha preso coscienza di sé, dei suoi demoni e
di quello che ha
fatto, e sa che non può riparare a tutto, non può
cancellare con un semplice
colpo di spugna, ma sta almeno tentando di rimediare.
Non
sarà perfetto, avrà sempre il suo carattere
spigoloso,
ma lui è l’eroe Ground Zero, e come tale vuole
essere utile alla gente.
Da
qualche anno la classe A del liceo U.A. ha fatto il suo
esordio nel mondo degli eroi e si è rapidamente costruita un
nome: il pubblico
sta riconoscendo in loro i successori del Simbolo della Pace e la loro
popolarità
aumenta di giorno in giorno.
La
vita da paladini della legge è parecchio faticosa; ci
sono certe giornate in cui il ragazzo torna a casa sfinito e, se solo
potesse,
si butterebbe immediatamente a dormire a peso morto sul divano del
salotto. Ha
intrapreso una duratura relazione con il freezer, perché a
momenti gli vien
male al solo pensiero di dover mettersi a cucinare dopo un turno di
pattuglia
massacrante.
Non
è certo l’unico a risentire dei ritmi frenetici di
questo stile di vita – anche se ha scelto lui questo
percorso, e piuttosto che
cambiare preferisce svenire la sera sul divano di casa –,
perché per esempio
c’è Deku che in un mese si sarà fatto
sì e no dieci ore di sonno e quando
Katsuki lo vede ha sempre due borse scure sotto gli occhi che fanno
paura. Per
di più, è meglio evitare di porgli domande troppo
complesse perché l’ultima
volta che qualcuno gli ha chiesto di scegliere tra due opzioni, la
risposta del
verde è stata un secco “sì”.
Ci
devono tutti fare l’abitudine a questa stanchezza, devono
imparare a conviverci o rischiano di combinare i peggio disastri. E
devono
anche apprendere la dura arte di fare le cose correttamente persino
quando con
la testa sono concentrati su altro, come lui adesso.
Ha
avuto la fortuna di staccare abbastanza presto rispetto
al suo solito, quindi per cena si è intestardito col volersi
preparare un pasto
semi-decente. Il problema è che, talmente perso nelle sue
riflessioni com’era,
ha dato uno strattone troppo forte e, anziché aprire il
coperchio del
barattolo, l’ha praticamente divelto e il sugo dei fagioli
è volato sul piano
della cucina e sui suoi pantaloni freschi di bucato.
La
sequela di oscenità che fuoriesce dalle sue labbra
è
irripetibile e non serve certo a calmarlo. E poi, come a volergli far
del tutto
perdere le staffe, il trillo del campanello lo coglie alla sprovvista
in una
scena assolutamente ridicola – e il biondo ringrazia di
essere da solo, che
almeno nessuno l’ha potuto vedere.
Mugugnando
molla l’odiosa lattina e si dirige verso il
citofono per sapere chi ha avuto la brillante idea di rompergli i
coglioni.
Rimane parecchio sorpreso, però, quando a rispondere
è una voce femminile molto
stanca.
–
Ehi ciao, senti non è che potrei salire su un attimo?
–
gli chiede Uraraka, dal tono si capisce che è distrutta.
Katsuki
mormora un “va bene” confuso, anche se ci sono un
paio di cosette che non riesce ad afferrare: primo, come diavolo ha
fatto
l’eroina della gravità a capitargli sotto casa se
abita da tutt’altra parte, e
secondo ma non meno importante, chi cazzo le ha dato il suo indirizzo.
Ochaco
sale con l’ascensore e poi varca la soglia
dell’appartamento con passo strascicato, glielo si legge in
faccia che il turno
a lavoro l’ha sfiancata e vorrebbe solo buttarsi a letto. Il
suo saluto è un
borbottio che il biondo interpreta come un “ciao”,
ma potrebbe voler dire anche
“sono morta” oppure “odio i
pinguini”.
Non
che lui sia meglio, dato che la sua risposta è a
metà
tra un grugnito e un verso strozzato – e si butterebbe in un
fossato pieno di
lava bollente piuttosto di ammettere che quel gemito è
dovuto in parte proprio alla
presenza inaspettata di Uraraka.
Con
poca grazia la castana si lascia piombare tra i cuscini
del divano e poi si decide finalmente a spiegare il tutto. –
Tornando a casa
dall’agenzia ho preso l’ultimo treno, ma era quello
sbagliato e sono finita lontana
anni luce dal mio quartiere.
Okay,
punto uno appena risolto.
–
E si può sapere come diavolo sei riuscita a trovare casa
mia? – gli esce più brusco di quanto volesse in
realtà, ma la ragazza sembra
non darci troppo peso.
In
un primo momento la sua gli pare una domanda
comprensibile, dato che gli unici ad aver mai visitato
quell’appartamento sono
stati lui, Kirishima e gli altri tre idioti che è costretto
a definire amici.
Ma sta ragionando a scoppio ritardato per la stanchezza, e
l’intuizione arriva
solo pochi secondi prima che Ochaco apra bocca.
–
Mina ne ha parlato con noi ragazze, dopotutto qui ci
abitava anche il suo fidanzato prima di trasferirsi con lei. E Kyoka ci
è
venuta qui un paio di volte con Kaminari… Come faccio a
ricordarmelo più io di
te?!
Il
biondo rotea le pupille cremisi, mentre l’altra continua
il suo discorso. – Quando mi sono accorta di essere in un
quartiere diverso mi
è venuto in mente quello che avevano raccontato le altre e
quindi ho chiesto a
Mina e Kirishima il tuo indirizzo.
A
quelle parole, Katsuki è indeciso se uccidere entrambi,
spararli nella ionosfera oppure ammettere che li dovrebbe ringraziare.
Ma forse
prima dovrebbe anche ammettere che è dalle superiori che
prova una certa
attrazione per la lì presente castana, e il solo pensiero
serve a farlo deglutire
a vuoto. Meglio se cambia discorso.
–
Senti, Faccia Tonda… Che cazzo hai intenzione di fare
adesso?
Lo
ringhia com’è sua abitudine, tuttavia deve
distogliere lo
sguardo e fingere di studiare il suo abbigliamento perché
lei non noti il lieve
rossore sulle gote e sulla punta delle orecchie. Diavolo, lui
è Katsuki
Bakugou, non dovrebbe arrossire come chissà quale sfigato!
Uraraka
si stringe nelle spalle e lui non se ne accorge, ma
le sue pupille color cioccolato si abbassano a fissare le mani tra le
ginocchia
coperte dai pantaloni scuri. Nemmeno lei ha un vero e proprio piano,
perché la
sua risposta alla domanda è solo un silenzio un
po’ teso.
Ground
Zero porta una mano a grattarsi la nuca, mentre con
il pollice dell’altra indica la cucina dietro di
sé. Una posa decisamente non
da lui. – Stavo preparando la cena prima che tu suonassi. Me
ne torno di là.
L’eroina
della gravità ormai lo conosce; farebbe prima a
cascare il mondo che lui ad esprimere la sua gentilezza come tutte le
persone
normali, per questo sorride e lo segue due passi più
indietro, accettando il
suo invito indiretto. Alla fine oltre alla misera lattina di fagioli
aggiungono
anche delle cotolette surgelate che il proprietario della casa non
sapeva
nemmeno di avere in freezer – e infatti sono un rimasuglio di
una vecchia spesa
di Kirishima.
È
strano trovarsi a cucinare da mangiare con il biondo,
constata. Bakugou è sempre il solito scorbutico e
più di una volta la riprende
perché ha girato la carne troppo presto. Eppure i loro
movimenti sono
armoniosi, riescono chissà come a non pestarsi i piedi
l’un l’altra ai fornelli
e Ochaco scopre un lato tranquillo di Katsuki che non le dispiace per
niente. È
incantata da come si destreggia abilmente il compagno: le mani che si
danno da
fare sapienti, i lineamenti concentrati e i muscoli tesi. Senza neanche
rendersene conto è lì che lo sta fissando, le
guance un po’ più rosate del
solito.
–
Diamine Uraraka, le bistecche! – è lo strillo che
la
riporta alla realtà.
–
Uh… Ah, cavolo!
–
Prima le giri troppo presto, adesso quasi le lasci
bruciare… Deciditi – mugugna l’eroe
esplosivo, ma ha perso il suo tipico tono
rabbioso.
E
la giovane è sul punto di implodere quando lui si
arrischia a darle un buffetto in fronte. È davvero Katsuki
Bakugou quello lì
con lei, o un sosia? Le pare impossibile che sia stato proprio lui a
compiere
un gesto così… tenero. Sì, tenero e
pervaso da un non so che di domestico.
Non
ha molto tempo per star lì a pensarci, però.
Kacchan sta
impiattando, e le sta chiedendo di prendere le posate da uno dei
cassetti per
apparecchiare. Tutta questa situazione ha un effetto strano su di lei,
ma non
può nascondere a se stessa che le stia piacendo.
Non
parlano molto durante il pasto; Ochaco si scopre davvero
affamata solo quando ha il piatto davanti, e anche il biondo non
è da meno; è
una cena veloce, una ventina di minuti più tardi stanno
già rimuovendo piatti e
tovaglia.
La
ragazza anticipa il biondo nel portare via le stoviglie e
sta per aprire l’acqua calda, in mano una spugnetta trovata
nel lavello, quando
viene fermata dalla voce dell’altro. – Che cazzo
stai facendo?
–
Uh? – lei si volta e lo squadra con i suoi occhioni
castani, sorprendendosi di quanto le sia vicino. – Mi metto a
lavare i piatti,
no? Non puoi mica lasciarli nel lavello per chissà
quanto… Ed è anche un modo
per ringraziarti di avermi ospitato.
–
Faccia Tonda, guarda che non serve: c’è la
lavastoviglie.
La
risposta è una scrollata di spalle da parte della
compagna. A Katsuki non va molto a genio che si metta
all’opera come se vivesse
abitualmente in quella casa. Gli vanno a fuoco guance e orecchie, e per
una
volta i palmi stanno sudando non per la fatica di uno scontro.
Un
suono sfugge dalle sue labbra, ma la voce gli trema così
tanto che deve richiudere la bocca e contare fino a dieci.
–
Uraraka, faccio io. – Stavolta il suo tono è
sicuro, il
solito Bakugou di sempre. Forse un po’ meno aggressivo.
– Diavolo, puzzi come
una fogna. Vai a farti una doccia prima di appestarmi la cucina, cazzo!
L’eroina
della gravità si gira a guardarlo in tralice. Come
sia riuscito a notarlo soltanto in questo momento non lo capisce
proprio, e ha
davvero l’impulso di rimarcare che nemmeno lui profuma come
una boccetta di
Chanel. Ma del resto, dopo una giornata sfiancante passata a
pattugliare e
correre dietro ai Villain non ci si può aspettare nulla di
diverso.
Poi,
però, il cervello esausto di Ochaco finalmente ce la fa
a fare due più due. – Se mi lavo che mi metto
dopo? Ho solo questi vestiti.
–
…ah.
Una
risposta parecchio spiazzante, specie se data da uno
come Katsuki. La conversazione viene interrotta lì, la
castana torna a
concentrarsi sulle stoviglie e l’eroe esplosivo non ha
più niente con cui
ribattere – niente che non lo faccia morire di vergogna,
perché una soluzione
ci sarebbe, ma Kaminari potrebbe diventare il nuovo Nobel per la
Scienza prima
che lui si decida anche solo a proporla.
Alla
fine, però, Ochaco se la fa davvero una doccia. Sue
testuali parole, si sentiva lercia con quella puzza attaccata addosso.
È lei a
chiedere a Bakugou di prestarle una vecchia tuta, salvandolo
così dal doversi
sul serio offrire di darle i suoi vestiti: il biondo le porge gli
indumenti
piegati e poi se la fila come un razzo, perché deve ultimare
non si sa bene
quale faccenda molto lontano dal bagno.
Mentre
aspetta la ragazza, Katsuki è indeciso se prendersi a
schiaffi o battere la testa in pieno contro uno spigolo del tavolo:
adesso che
ha tempo per pensarci, si chiede come cazzo gli sia venuto in mente di
darle un
tenero buffetto sulla fronte. Come può essere stato
così coglione?! Ma che gli
è preso? È sempre stato in grado di nascondere la
sua attrazione verso di lei,
adesso quasi manda tutto all’aria con un semplice gesto.
Uraraka
non deve sapere niente. Katsuki è piuttosto sicuro
che lei provi ancora qualcosa per Deku, anche se la sua cotta ai tempi
della
U.A. è stata scambiata per semplice amicizia
dall’erede di All Might – sarà
anche un genio in fatto di quirk, il nerd,
ma su certi aspetti è proprio un deficiente; lui e Todoroki
fanno a gara. Quest’ultimo
e Coda di Cavallo si sarebbero fatti gli occhi dolci fino ai
novant’anni senza
mai parlarsi se non ci si fossero messe le altre ragazze.
Capelli
di Merda gli dice sempre che con la castana deve
almeno fare un tentativo, che se lei ed Izuku non si sono fidanzati
allora
magari lui ha una possibilità per farsi avanti. Bakugou
ringhia che lui deve
diventare l’eroe Numero Uno, che non ha tempo per ulteriori
distrazioni, anche se
in verità la sua è solo una scusa per scappare
dalla realtà e lo sanno
benissimo entrambi.
Perché
proprio adesso gli siano venute in mente le parole
del suo migliore amico, il biondo non lo sa, ma vorrebbe tanto che se
ne stesse
zitto. Non fa altro che aumentare la confusione che ha in testa.
La
voce di Eijirou, però, non accenna a tacere nemmeno
quando Ochaco esce dal bagno, i capelli ancora umidi e la tuta di
Katsuki, di
almeno una taglia in più, che ricade sulla sua figura
curvilinea. Tutti i
pensieri sul nascondere l’attrazione vanno a farsi benedire
non appena se la
ritrova davanti così, tremendamente bella anche con indosso
dei vecchi vestiti.
C’è qualcosa che si smuove dentro di lui,
all’altezza del petto, e gli fa
provare l’irrefrenabile istinto di coprire la distanza tra
loro e baciarla. Ma
non ha più diciassette anni, l’eroe esplosivo
Ground Zero è molto diverso, è un
adulto serio e responsabile che ha imparato l’ardua
disciplina
dell’autocontrollo. Così si limita ad un mugugno
vagamente simile ad un “era
ora” e poi invita la ragazza a seguirlo per farle vedere dove
dormirà.
Uraraka
non pare molto entusiasta nel sapere che Katsuki le
ha voluto cedere il letto mentre lui si accontenta del divano. Lo
guarda storto
e brontola che non doveva, perché lei non vuole disturbare e
quello che ha il
turno alla mattina il giorno seguente è lui.
Uravity
insiste per fare cambio, ostinata, ma la gara di
testardaggine la vince il compagno. – Senti, Faccia Tonda,
piantala di rompere
il cazzo o ti butto fuori di casa! Sai benissimo che ne sono capace,
quindi ora
tu ti fai andare bene il letto e ce ne andiamo tutti a dormire senza
altre
rotture di coglioni, intesi?
La
ragazza si lascia andare ad un sospiro rassegnato ed è
costretta ad accettare, anche se la sua espressione fa capire che la
questione
non è per niente risolta lì. Posa i suoi abiti
sporchi su una cassettiera in
fondo alla stanza mentre Bakugou esce e chiude la porta dietro di
sé.
La
verità è che il biondo non ha lasciato la camera
alla
castana solo per compiere un gesto gentile: il suo appartamento
è al quinto
piano di uno dei palazzi più alti e la finestra del salotto
si trova in un
punto dove la luce dei lampioni in strada, per via della particolare
angolazione, è quasi inesistente. Indi per cui, nelle notti
serene è un po’ più
facile ammirare il cielo stellato.
Guardare
le stelle è un’abitudine che Denki ha passato al
resto degli amici – chi l’avrebbe mai detto che
l’idiota elettrico conoscesse
le costellazioni e gran parte degli antichi miti ad esse legati?
– e che ha un
buon effetto calmante sui pensieri confusi nella mente del giovane.
Osservare
il firmamento è un ottimo aiuto per non farlo sentire perso
in tutti gli
avvenimenti accaduti quella sera.
Non
ha voglia di alzarsi per controllare l’orologio, ma sa
che è mezzanotte passata e che probabilmente non
chiuderà occhio per un’altra
bella manciata di minuti. Non ci riesce, non può fare a meno
di ricordare
quanto successo solamente poche ore prima.
La
parte più stupida di se stesso continua a pensare a quelle
scene, a quanto gli siano sembrate naturali e abitudinarie, come se
loro due
che cucinano insieme si ripetesse ogni singolo giorno. E santi numi se
gli
piace, se gli piace da matti quest’idea di lui e Ochaco.
Insieme. Senza bisogno
di alcun autocontrollo per impedirsi di baciarla, senza il desiderio di
voler
piantarsi uno spigolo in testa perché ha fatto la figura del
coglione, senza
alcun tipo di problema.
Katsuki
sente montare la rabbia: è furioso con se stesso
perché si sta immaginando cose che non sono e mai saranno
reali, si sta ferendo
da solo per nessuna ragione. Quanto vorrebbe che fosse tutto stabile e
sicuro
come le stelle davanti ai suoi occhi!
È
così focalizzato sulle proprie emozioni che si accorge del
sudore sui suoi palmi solo quando la detonazione è ormai
imminente e non può
più essere fermata. A farne le spese è il divano,
siccome all’ultimo secondo Katsuki
decide di sprofondare le mani tra i cuscini per attutire uno scoppio
che
altrimenti avrebbe svegliato l’intero condominio.
L’imbottitura salta e forse
cede anche qualche molla, ma per fortuna l’esplosione non
è potente e quindi il
sofà non prende fuoco. Tuttavia, per la stanza aleggia un
fastidioso odore di
bruciato.
Per
fortuna in quella casa ci vive abbastanza da averla già
adattata al meglio agli inconvenienti del suo quirk: il salvavita e
l’allarme
antincendio non scattano più per una minima
quantità di fumo.
Peccato
solo che adesso non sia più possibile dormire sul
divano. Con un ringhio infastidito rivolto a se stesso e alla sua
stupidità,
afferra la coperta, in qualche maniera si distende sul duro tappeto del
salotto
e poi si decide finalmente a riposare un po’.
È
ancora in fase di dormiveglia quando alle sue spalle
avverte dei rumori che lo riportano alla realtà: dei passi
molto leggeri, poi
un sommesso verso di fastidio. Riconosce la voce di Ochaco ma
è ancora troppo
scosso dai suoi dubbi interiori per poterle parlare normalmente,
così cerca di
regolare il proprio respiro per fingere di essere addormentato. Il
trucco
resiste due o tre minuti massimo, il tempo necessario a lei di prendere
un
bicchiere, riempirlo d’acqua e berlo. Dopodiché
Uravity nota la sua figura
distesa a terra ed è subito accanto a lui a scrollargli una
spalla, chiamandolo
sottovoce.
Katsuki
finge di svegliarsi con un grugnito solo dopo il
quarto o quinto scossone, fulminando la compagna con
un’occhiataccia cremisi. –
Mmh… Che vuoi? Ti rendi conto di che ora
è…?
–
Vieni anche tu nel letto.
–
Ma sei scema?!
–
Bakugou, così ti verrà il mal di schiena,
diamine! E se
continui a protestare giuro che ti faccio fluttuare fino in camera e
poi per
fartici restare ti ci lego dentro con le coperte! – le
pupille castane di lei
brillano nella penombra come due comete e paiono confermare la sua
volontà di
mettere seriamente in atto quella minaccia.
È
troppo esausto per pensare ad una replica decente, quindi,
dopo qualche altro secondo di protesta silenziosa e inutile,
è costretto ad
alzarsi e seguire di malavoglia la ragazza nella stanza. Durante il
breve
tragitto, è come se Ochaco stesse tentennando per non si sa
bene cosa: più di
una volta il suo busto sembra sul punto di voltarsi a fronteggiarlo e
forse
parlargli, ma il biondo non ha nessuna intenzione di esortarla
– figuriamoci se
è così stupido da scavarsi da solo la fossa per
altre figure di merda!
Solo
quando varcano la soglia, il cervello dell’eroe
esplosivo connette che dovranno dividere un letto singolo.
Non ce la può fare, decisamente no. L’idea di fare
marcia
indietro verso il salotto prende sempre più piede in lui,
tuttavia a bloccarlo
è l’imperioso “Alt!”
della sua
ospite.
Fantastico, adesso ubbidisce
pure agli ordini di qualcun altro. Dov’è finito
l’insolente ed indomabile Bakugou
Katsuki?!
–
Non provare a tornare su quel tappeto. Guarda che lo so
che domattina sei di pattuglia, quindi adesso vedi di dormire
decentemente
almeno per un po’. – la testardaggine nelle parole
di Ochaco è proverbiale,
Ground Zero è preso di sorpresa.
–
Come cazzo…?
–
Sai com’è fatto Deku, ripete i turni di tutti
almeno
cinque volte al giorno. Ormai so a memoria anch’io la
scansione settimanale tua
e pure di Kirishima, Todoroki e Iida! – ridacchia la giovane
eroina.
Il
biondo rotea le pupille scarlatte con fare scocciato;
tipico del nerd.
Dopo
che si sono infilati sotto le lenzuola, incontrano
qualche difficoltà nello spartirsi lo spazio già
limitato di suo: si prende una
gomitata nelle costole e di rimando tira un calcio negli stinchi della
compagna, fa per girarsi su un fianco e subito torna alla posizione
originale
quando vede il volto di lei ad un centimetro dal suo.
La
presenza di Uravity, così vicina ed intima, gli sta
facendo rischiare l’autocombustione. Eppure è
anche così rassicurante e
piacevole che Katsuki sente di desiderarla sempre. Non importa quante
bugie
cerchi di raccontare a Kirishima o a se stesso o al mondo intero, i
suoi
sentimenti non mentono sul bene che prova per lei.
È
il contatto della schiena di Ochaco contro la sua che
finalmente rilassa i suoi nervi tesi e agitati, un tocco gentile e
tiepido,
forse involontario, ma che lui non sapeva di bramare così
tanto. Lo stesso
contatto che in un lampo gli fa intendere quanto sia stato stupido a
nascondersi per tutti quegli anni, a tenere tappate tutte le sue
emozioni. I lineamenti
del viso si distendendo in un’espressione molto
più serena e i pensieri si
acquietano nella sua testa.
Quello
di cui Katsuki non si accorge è che anche la castana ha
provato una simile ondata di emozioni quando i loro corpi si sono
sfiorati;
qualcosa in lei si è smosso, non una forte sensazione come
per Ground Zero,
però qualche cosa che ha messo in moto le sue riflessioni e
l’ha stupita anche
solo per averci pensato.
Alla
fine, messi così schiena contro schiena, entrambi non
ci impiegano molto per assopirsi. Sono cullati dai battiti ritmici e
decisi dei
loro cuori che, loro non lo sanno, ma si sono sincronizzati e stanno
pulsando
all’unisono.
Molte
ore più tardi, solamente quando le prime lame di luce
primaverile
filtrano dagli spiragli delle tapparelle, il primo ad aprire gli occhi
è il
mattiniero Bakugou, sebbene manchi ancora un po’ al suono
della sveglia – non lo
realizza subito, ma è stato davvero un genio quella sera:
come diavolo avrebbe
fatto ad alzarsi in orario in salotto se la sveglia è nella
sua stanza?
Gli
ci vuole un po’ per abituarsi alla penombra in cui
è
immerso l’ambiente, ma non appena ci è riuscito si
sta guardando intorno,
ancora un po’ confuso dal sonno. Durante la notte Uraraka
deve essersi mossa
tanto, perché dalla sua parte le lenzuola si sono
stropicciate tutte e il
caschetto color cioccolato è una selva di ciocche tutte
arruffate sparse sul
cuscino intorno al viso. Si è allargata e, con suo sommo
imbarazzo, il ragazzo
scopre che con le gambe ha invaso la sua metà e adesso i
loro arti sono praticamente
intrecciati insieme. Vorrebbe ringhiare qualcosa, o magari spostarsi
per
districarsi da quella situazione, invece finisce per osservare rapito
il volto
di lei illuminato dai flebili raggi. Sembra di guardare una fata:
così
celestiale ed elegante nonostante sia appisolata, le guance morbide e
la bocca
socchiusa a respirare piano.
Potrebbe
mandare a quel paese il suo rigido e razionale
autocontrollo, esattamente com’è accaduto in
cucina meno di dodici ore prima: la
tentazione di passare una mano su quei lineamenti così
delicati e belli è
davvero forte, tanto da farlo stendere su un lato, il gomito puntellato
contro
il materasso e la mano a reggergli la testa per bearsi meglio di quella
vista.
L’altro
braccio si sta già muovendo per sollevarsi e andarle
vicino, può concederselo, tanto Uraraka sembra proprio
addormentata e…
–
Ow!
Katsuki
rischia di cadere giù dal letto, le dita serrate
intorno al suo povero naso, e non ha un dolce inizio di giornata contro
le
piastrelle del pavimento solo perché all’ultimo la
mano di Ochaco arriva ad
afferrargli la maglia, mentre nel contempo attiva su di lui la propria
Unicità:
la ragazza adesso è prona, tutta sbilanciata verso di lui
per tenerlo ed
evitare che dal pavimento passi a sbattere contro il soffitto.
Uraraka
gli ha appena tirato un cazzotto mentre cercava di
girarsi nel sonno. Alla faccia della fata eterea e raffinata…
Fanculo,
è bella
anche così.
Tra
mille scuse e richieste di perdono, Ochaco gli si
avvicina ancora di più ed unisce le dita contro la sua
maglietta per farlo
tornare coi piedi per terra. I volti di entrambi sperimentano almeno
sette
sfumature di rosso per la distanza improvvisamente così
ridotta; Uravity si
finge concentrata sui propri polpastrelli e nel contempo Katsuki
continua ad
inveire contro i suoi stupidi pugni, sebbene il suo sguardo sia puntato
contro
il muro dietro di lei più che sulla sua figura.
Però,
anche se il naso gli sta ancora pulsando di dolore, l’eroe
esplosivo è grato per quanto accaduto quella sera,
perché finalmente si è
deciso ad accettare i propri sentimenti e sia mai che Ground Zero
scappi da
qualcosa, men che meno le proprie emozioni.
Non
lo sa che pure Ochaco è felice di aver sbagliato il
treno; forse è ancora un po’ confusa da tutte
quelle nuove sensazioni, ma di
certo non le dispiace come le scaldano il petto.
Quello
che sa è che prima o poi dovrà fare una statua a
Kirishima per tutti i suoi consigli – non richiesti
– e per aver indirizzato da
lui la ragazza. Ma questo, in pieno stile Bakugou, non lo
ammetterà mai e poi
mai.
.
.
Hola gente
Questa storia non
ha molta trama in sé e non ci sono né un capo
né una coda ben precisi, I know.
Alla fine della
fiera, Bakugou capisce solo che era inutile tenere imbottigliati tutti
i suoi sentimenti per la ragzza ed è deciso a non farlo
più, anzi con lei ci vuole provare sul serio, mentre Uraraka
inizia a vedere Katsuki con occhi diversi, ma non sa bene se
è attratta da lui perché è una
sensazione nuova. Ecco, questo è il succo generale e mi sto
deprimendo da sola per aver riassunto tutto in meno di tre righe..
Spero che Bakugou non risulti troppo ooc, è stata un po' una
sfida cercare di esprimere al meglio i sentimenti contrastanti e il
conflitto tra la sua parte più tenera e quella che conoscono
tutti
Ringrazio catching_hearts per la challenge (sono
pronta al secondo round lol) e ringrazio chi recensirà e
anche chi leggerà e basta
Alla prossima gente
Adios
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