Atto Finale

di Dregova Tencligno
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Atto finale


 
Forte la mancanza
e il vuoto che hai lasciato,
cedo al pianto,
qual è il mio peccato?
Di cosa è il contrappasso
questo straziante desiderio?
 
Odo il silenzio,
fatto dall’eco del vuoto lasciatoti alle spalle
colmato dall’odore delle tue carni.
Doloroso il ricordo dei nostri corpi,
non esiste più l’uno adeso all’altro
in un gioco di emozioni
che rendono i cuori liquidi
e carboni ardenti i sensi.
Sento l’odore e vedo il denso vuoto che hai lasciato in me,
in questa stanza,
in questo letto freddo,
fortezza di solitudine,
stirpe di abbandono.
Ed è così semplice,
naturale nella sua crudeltà,
che è come fosse mia la volontà
di aprire la porta e cacciare come polvere ciò che eravamo.
 
Steso nel nostro covo
reso gelido dalla tua assenza
aspetto che il sonno giunga
perché solo esso mi concede di avere te al mio fianco.
Ma non è più lo stesso.
La tua pelle vellutata è ormai tormento,
il tuo saporito odore pozione velenosa,
le tue labbra carnose canto di sirena che mi porta alla deriva.
 
Il tuo ricordo è mortale,
eppure io lo accetto.
Almeno il vuoto non è più vuoto.
Le memorie tornano reali,
il tuo corpo non si dissolve tra le mie mani,
io ti stringo e non cadi a pezzi.
 
Che il veleno scorra nelle arterie
di questo mio maledetto corpo passeggero,
che la follia sia la mia malattia,
che l’anima sia per sempre perduta.
Nulla ha importanza,
nemmeno la vita che da solo conservo
se non ho te per condividerla.
 
Ed è soave affogare
in morte così misericordiosa.




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