La cura del gatto per negati (E altri novantanove pratici consigli per diventare Imperatori del Male)

di Ellery
(/viewuser.php?uid=159522)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


2. Diamine, Hux, è solo un gatto! Che vuoi che succeda?
 

Armitage Hux non aveva mai avuto un gatto. Nemmeno un cane, a dirla tutta… né una cavia, un criceto o un canarino sordomuto. L’unico tentativo di animale domestico era stato un cucciolo di Sarlacc, ma sospettava che suo padre glielo avesse regalato più per cercare di farlo fuori, che per affetto genitoriale. A conti fatti, non aveva alcuna esperienza in materia. Aveva dunque indetto una riunione urgente, nella sala conferenze del Finalizer. Possibile che nessuno - sulla più grossa nave da guerra del Primo Ordine - avesse idea di come allevare un gatto?

Le sue aspettative erano state disilluse in un attimo. Gli ufficiali avevano passato un’abbondante mezz’ora a scambiarsi occhiate perplesse, prima d’ammettere la loro completa ignoranza; Phasma nemmeno sapeva cosa fosse un gatto, mentre un paio di Assaltatori avevano suggerito che forse era commestibile e poteva essere utilizzato come ricca aggiunta al rancio quotidiano.

Dopo quasi novanta minuti di inutili congetture e discussioni, si era infine arreso. Era tornato nei propri alloggi, dove aveva trovato l’audace felino spaparanzato sul suo letto, come fosse ormai di sua proprietà.

«Non allargarti troppo» lo aveva rimproverato «Quello è il mio cuscino.»

All’ospite, ovviamente, quelle parole non avevano fatto alcun effetto; anzi, si era lanciato ad affilare le unghie proprio sulla morbida trapunta.

Hux aveva cercato inutilmente di spostarlo, ma ogni volta che riusciva ad allontanare l’animale dal giaciglio, questi si vi ritornava dopo nemmeno cinque minuti, deciso ad ignorare ogni direttiva.

Il generale sospirò, controllando un’ultima volta il datapad. Aveva consultato tre quarti degli archivi a sua disposizione senza alcun risultato. Gettò il piccolo schermo sul comodino, deciso a rimandare le ricerche dopo un bagno caldo. Si sfilò la giacca e stava già armeggiando con la maglia nera sottostante, quando colse la porta dei propri appartamenti aprirsi di scatto. Volse un’occhiata irritata al nuovo arrivato:
«Non si usa bussare?»

Ren lo ignorò, scivolando rapido verso il felino. Lo vide sedersi sul bordo del letto, come fosse a casa propria. Un groviglio di ciocche nere cadde ai lati del viso incuriosito, mentre gli occhi nocciola si abbassavano insistentemente alla creatura accomodata sui cuscini.  Una mano si mosse per sfiorare le orecchie appuntite e il manto arancione, correndo dalla nuca alla voluminosa coda. Seguirono fusa d’apprezzamento.

«è adorabile.»

Hux si ritrovò ad annuire, controvoglia. Non riusciva a capire se l’atteggiamento di Ren fosse dettato da mancanza d’educazione o semplice strafottenza; forse era un miscuglio di entrambe le cose.
«Sì, emh… ti dispiace alzarti? Quello sarebbe il mio letto.»

L’altro, ovviamente, non lo stava ascoltando.

«Ren…» ripeté, ottenendo uno scrollare di spalle.

«Come si chiama?»

La domanda lo colse impreparato. Non ne aveva idea.
«Non so neppure se sia maschio o femmina. Insomma… da cosa lo capisco?» si pentì immediatamente dell’ingenuità di quella domanda. Ren aveva girato il gatto in sua direzione e gli aveva sollevato la coda.

«Che ne dici?»

«Emh…» continuava a non comprendere.

Cosa avrebbe dovuto notare? Non vedeva niente di strano da quelle parti. Una sfumatura del manto? Un ricciolo particolare? Scosse piano il capo, sollevando lo sguardo su Ren, che nemmeno si premurava di nascondere il proprio divertimento.

«Per la Forza, Hux!» Per la Forza? Ma che razza di espressione era? «Sei ai vertici del più potente esercito della galassia e non sai distinguere il sesso di un gatto?»

«Beh, non rientra nelle mie priorità! Di solito… avvio programmi di reclutamento forzato e progetto armi di distruzione di massa. Non ho mai pensato che un giorno avrei avuto a che fare con…» l’indice si puntò immediatamente al didietro peloso «… una cosa del genere.»
«Ti do un aiuto. Pensa agli uomini e alle donne. È la stessa cosa!»

Non riuscì a frenare per tempo l’immaginazione: nella sua testa rimbalzarono le figure dello stesso Ren e di Phasma; e, seppure non fossero altro che colleghi, le differenze gli saltarono immediatamente agli occhi. Nascose il viso dietro al palmo delle mani, sentendosi avvampare. Si rese conto d’essere arrossito fino alla radice dei capelli. C’era qualcosa di assolutamente sbagliato in quanto stava pensando: Phasma era una donna, anche piuttosto robusta e prosperosa. Lo sarebbe stata, quanto meno, se non fosse sempre stata schiacciata nell’armatura. Però… non riusciva a trovare il nesso: le gatte potevano essere procaci a tal punto? E perché Ren gli stava mostrando il didietro del felino? Le gatte le avevano localizzate sotto al sedere? Preferì scacciare quell’idea, prima che l’immaginazione si spingesse troppo in là.

«Vuoi l’aiuto del pubblico, Hux?» la strafottenza dell’altro lo strappò per tempo a quelle elucubrazioni «Devo fare un sondaggio tra le truppe?»

«No, anche se ammetto che un piccolo indizio sarebbe d’aiuto.»

«Bisogna proprio insegnarti tutto. È evidentemente femmina, non vedi? Non ha le palline.»

Aggrottò la fronte. Ren aveva ragione, ovviamente, ma non riuscì a trattenere lo stupore:
«Questo dove l’hai imparato? Mi avevi detto di non avere esperienza coi gatti.»

«Beh, da piccolo sognavo di diventare un veterinario. Poi ho scelto il Lato Oscuro.» una piccola pausa e un sorriso parecchio instabile «Allora, hai deciso come chiamarla?»

«Kylo Cat» non riuscì a frenare l’ironia.

Scorse il compagno rabbuiarsi immediatamente e sollevare la destra, avvicinando lentamente pollice e indice. Contò fino a tre, prima di percepire l’orrenda, quanto familiare sensazione di stretta alla gola; scosse piano il capo, mentre l’aria gli sfuggiva rapida e la trachea si accartocciava.

«Non ho sentito bene, generale. Come hai deciso di chiamarla?»

Avrebbe voluto scegliere un nome epico per la micia, qualcosa di altisonante e minaccioso, magari. Un nome adatto al ruolo di suo braccio destro, che avrebbe fatto tremare i nemici e sussultare le truppe. Tuttavia, pensare in quelle condizioni era estremamente difficile e non aveva il tempo materiale di sfogliare l’enciclopedia dei nomi più fighi delle galassie. A peggiorare la situazione, gli venivano in mente soltanto nomi potenzialmente mortali: scartò immediatamente Leia, che per quanto grazioso puzzava di alto tradimento. Rey era carino, ma non era sicuro che Ren avrebbe gradito. Gli altri erano una sfilza di: Micetta, Birba, Fuffi, Musetta, Sissi, Luna…
La morsa aumentò, obbligandolo a boccheggiare. Doveva trovare un nome al più presto…

«Mi…» “Mi stai soffocando! Vedi di piantarla!” era ciò che avrebbe voluto dire; invece concluse con un semplice «Milli…cent!»

L’invisibile presa attorno al collo venne immediatamente rilasciata. Hux cadde bocconi, tossendo e respirando avidamente. Lanciò un’occhiata torva verso Ren, che non perse occasione per punzecchiarlo:

«Rimostranze, Generale?»

«Nessuna.» ringhiò, costretto a ingoiare quell’ennesima umiliazione. L’avrebbe silenziosamente annotata sul suo taccuino segreto: “Vendicarsi di Ren e altri sport estremi”. Aveva già riempito tre quarti del quaderno con anonime crocette, una per ogni torto subito. Non era sicuro che sarebbe riuscito a rendergliele tutte – anzi! – ma sperava almeno la metà della metà della metà. Sarebbe stato comunque un buon inizio.

«Millicent, dunque! È un bel nome. Hai scelto saggiamente.»

Ma vaffanculo, si sussurrò, sforzandosi di piegare le labbra in un sorriso deferente:
«Grazie» recuperò cautamente l’equilibrio, appoggiandosi alla vicina parete «Visto che un po’ te ne intendi, qual è il prossimo passo? Insomma… di cosa necessita un gatto?»

«Emh…» Ren si alzò, facendogli cenno di seguirlo «Dobbiamo controllare.»
 

***
 

«Stiamo sprecando tempo!» Hux sbuffò, varcando la soglia dell’archivio «Sono già stato qui. Ho controllato ovunque e non c’è niente che parli dei gatti.»

«Questo perché non hai guardato nella sezione proibita.»

Roteò gli occhi, spiando poi Ren: stava inserendo una serie di codici sul vicino monitor da lettura, il cui schermo si illuminò prontamente di rosso.

«Abbiamo una sezione proibita?» domandò, scivolandogli accanto.

«Ma certo! L’intera biblioteca Sith è a nostra disposizione.»

«Non per frenare il tuo entusiasmo, ma…» Hux si massaggiò la fronte, scoraggiato. Si poteva essere più scemi? «Dubito che i Sith abbiano dei volumi sui gatti»

«Sbagli! Mio nonno era un appassionato di gatti. Sapevi che si votò al Lato Oscuro proprio per questo? Anakin Skywalker aveva un gatto che amava molto. Si chiamava… Goffredo.»

«Non mi risulta.»

«Stai zitto e ascolta! Goffredo era uno splendido esemplare: robusto, agile e molto affettuoso. Il suo pelo era dorato e i suoi occhi verdi come…»

«Come i miei?»

«No, i tuoi sono verde melma. Goffredo li aveva più belli…un verde Yoda, per intenderci. Mio nonno lo adorava, ma il suo maestro Obi-Wan era allergico al pelo; così costrinse il suo allievo padawan ad abbandonare il gatto su Alderan. Rabbuiato dall’ira e dalla tristezza, Anakin Skywalker lasciò il cammino Jedi per abbracciare il Lato Oscuro. Tempo dopo, tornò su Alderan per cercare Goffredo, ma ormai era troppo tardi. Il gatto, diventato ormai vecchio, si era spento. Mio nonno ne fu così addolorato e turbato che decise di distruggere Alderan per vendicarlo e…»

Sollevò una mano, come a interrompere quel flusso di parole:
«Da quanto so, Alderan è stato distrutto per una dimostrazione di forza della Morte Nera. I gatti non c’entrano assolutamente niente.»

Ricevette un’occhiata torva, l’ennesima della giornata:
«Trovo insopportabile la tua mancanza di fiducia nei gatti.»

«D’accordo. Facciamola finita.» si chinò sullo schermo del lettore, scorrendo i titoli a disposizione «Vedi? Non c’è niente su…» le parole gli morirono in gola quando lesse “La cura del gatto per negati (E altri novantanove pratici consigli per diventare Imperatori del Male)”.

«Visto? Cosa ti avevo detto?» Ren gli sfilò rapidamente il datapad dalla cintura, collegandolo al monitor. Inserì una sequenza di codici per avviare il download. Con un sonoro miagolio, il file venne trasferito.
 

***
 

Hux storse le labbra quando controllò la mano destra; dopo il piccolo attacco felino del giorno prima, il dorso si era gonfiato. Una piccola costellazione di morsi e graffi rossastri faceva capolino sulla pelle pallida. Sospirò, cercando inutilmente di indossare il guanto di pelle.

«Fa dannatamente male.» sussurrò, ricevendo in cambio una risata di scherno.

«Questo perché sei un frignone.» Ren stava scorrendo le dita sul tablet, selezionando nuove informazioni.

«Forse dovrei andare in infermeria a farmi dare qualcosa.»

«Smettila di lamentarti e vieni a vedere.» il cavaliere batté due volte la mancina sul materasso, facendogli cenno di accomodarsi. Spostò il datapad verso di lui solo quando gli fu accanto «Il primo capitolo è molto interessante. Parla di tutto ciò di cui un gatto necessita.»

«Mh… fammi guardare.» si impossessò del piccolo schermo «Quando si decide di accogliere un micino in casa la vita si arricchirà di emozioni.» lesse ad alta voce «Il gatto, insieme a voi, riuscirà a stabilire una relazione basata sull’amore e sul rispetto della reciproca stima. Proprio come con te, insomma…» ironizzò, tornando a scandire le frasi successive «Ecco alcuni consigli per affrontare al meglio la convivenza. È importante avere una cuccia di tessuto lavabile… la abbiamo?»

«No, al massimo possiamo rubare qualche cuscino dagli alloggi degli Stormtrooper»

Scosse il capo, continuando:
«Due ciotole per cibo ed acqua. è indispensabile una cassetta igienica con sabbia assorbente.»

«Possiamo usare il tuo armadio, Hux…»

«O la tua maschera, che ne dici? Sarebbe stata perfetta, se non tu non l’avessi rotta tanto maldestramente.»

«Soppeserei le parole se fossi in te…»

Ignorò quell’avvertimento:
«Un tiragraffi potrebbe evitarvi danni al mobilio, garantendo al micetto un posto dove limarsi le unghie in tutta tranquillità. Per finire, procuratevi del cibo gustoso. L’alimento secco deve essere sempre lasciato a disposizione,  così come le ciotole d’acqua. è possibile integrare la dieta con dell’umido, che sicuramente il vostro amico gradirà moltissimo.» concluse, accigliandosi «Non abbiamo niente di ciò!»

Ren, tuttavia, non appariva affatto preoccupato. Al solito, sembrava convinto di poter dominare la situazione:
«Rilassati! Andremo a comprare l’occorrente.»

«Quando?»

«Il prima possibile.»

«E i piani della Starkiller Due

«Possono aspettare. Credi di riuscire a non pensare al lavoro per mezza giornata, Hux?»

«Sì, ma… dove la troviamo tutta questa roba?»

«La Forza ci guiderà»

«Davvero? Non credi che la Forza abbia di meglio da fare?» L’occhiata sconvolta del cavaliere fu una risposta sufficientemente eloquente: no, evidentemente Kylo Ren era fermamente convinto che sarebbe stato indirizzato direttamente dagli antenati Jedi. Il generale cambiò immediatamente domanda, consapevole che nessuna obiezione avrebbe trovato terreno fertile «In ogni caso…» riprese «Non abbiamo un indirizzo, una mappa, un… qualcosa?! Non possiamo saltare nell’iperspazio a casaccio nella speranza di trovare un negozio di animali!»

«Lantillies  potrebbe fare al caso nostro. » Ren tornò ad indicargli il datapad, in calce all’articolo che avevano appena letto «è un pianeta particolarmente fornito dal punto di vista commerciale.»

«Mh, gli abitanti di Lantillies sono sempre stati filo repubblicani, però…»

«E allora? Quel tempo è finito. Non ci creeranno problemi. In fondo, saremo lì in veste di acquirenti e… su un pianeta di commercianti incalliti, basta avere i soldi ed essere discreti.» si sentì picchiettare una mano sulla spalla, come segno di incoraggiamento «Non daremo nell’occhio, non temere. Andiamo con la tua?»

Hux batté le palpebre, perplesso:
«La mia… cosa?»

«Di nave.»

«Io non ho una nave personale, Ren.» sussurrò incredulo, prima di abbracciare gli alloggi con una rapida occhiata «A meno che tu non ti riferisca al Finalizer stesso.»

«Esattamente. L’ultima volta abbiamo usato la mia navetta, quindi… che ne dici se andiamo con la tua, a questo giro?»

«Emh… credo che atterrare su un pianeta filo-repubblicano con uno Star Destroyer sia… come dire… l’esatto opposto di “non dare nell’occhio”.» obiettò, ricevendo in cambio uno sbuffo seccato.

«Certo, però nel mentre la benzina ce la metto sempre io!»

«Non pensavo fosse un problema…» scosse le spalle, incredulo «Faremo a metà, d’accordo? Piuttosto… Millicent? La portiamo con noi?»

Ren dondolò la testa a propria volta, affatto convinto. Gli indicò un’altra sezione del libro Sith, toccando lo schermo:
«No, vedi? Dice che serve un trasportino per far viaggiare un gatto in sicurezza, specie se si tenta il salto a velocità luce. Suggerisco di lasciare Millicent qui.»

«Mh, dici?»

Il cavaliere sorrise, ottimista:
«Ma certo! Sarà al sicuro e starà benissimo! Diamine, Hux, è solo un gatto! Che vuoi che succeda?»
 
 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3879695