Dovuta
prefazione:
questa
raccolta di storielle, come già spiegato
nell’introduzione, corrispondono a
sghiribizzi di autrici giusto per farsi qualche risata. Come il copista
veronese che, tra un documento e l’altro, a lato della pagina
scriveva
indovinelli.
Ma in altri contesti di solito
siamo autrici serie, eh!
Buona
lettura!
***
Tu
es Pierus
Laddove
cercando di provare con esempi concreti una teoria su come il
nome “Piero” non abbia portato fortuna a molti
personaggi storici – vedasi Pier
della Vigna, Pere II d’Aragona, Piero d'Aragona fratello di Alfonso I d'Aragona di Napoli, Piero d'Aragona figlio di Alfonso II d'Aragona di Napoli, Piers Gavenston, Piero il
Fatuo, Piero Loredan,
Piero del Verme, Piero Abelardo, Piero il Crudele di Castiglia, Piero il Giustiziere del Portogallo, Piero III di Russia, ecc. - si
arrivò a
parlare del tremendo assedio di Brescia del 1512, in cui un altro
valoroso
“Piero” perse non la vita bensì
… altro. E non fu il braccio.
“Tu, Pierre, nomato come il santo che
rinnegò Nostro Signore,
quando il tuo nome verrà pronunciato ad alta voce, sta
sicuro che ti capiterà
una gran disgrazia!”
All’epoca un giovinetto Pierre Terrail de Bayard non aveva
compreso appieno la
veridicità della fattura lanciatagli da quella vecchia baba,
cui aveva per innocente
burla fatto lo sgambetto e provocando di conseguenza la rottura della
brocca di
latte appena munto che trasportava seco.
Lo
aveva scoperto però poco dopo, quando sua madre lo aveva
chiamato per desinare ed ecco che il povero Pierre nella corsa per
raggiungerla
inciampava sui gradini, rotolando fin quasi all’inizio delle
scale e gli
s’incrinarono un paio di costole, nonché perse
tutti i denti da latte davanti,
venne seppellito vivo dall’arazzo cui s’era
aggrappato, ruppe un inestimabile
reliquiario, provocò la caduta di una serva che trasportava
dalle cucine la
zuppa che l’ustionò e, dulcis in fundo, dallo
spavento s’urinò addosso e i
fratelli lo sfotterono inclementi per mesi.
Da quel momento in poi, Bayard ben si assicurò che nessuno mai
lo
chiamasse Pierre e fortunatamente per lui i suoi genitori e parenti lo
appellavano mon cher enfant o mon frère; gli amici Piquet; Blanche per pudore lo si tace e
infine le Chevalier sans peur et sans
reproche per la fama e i meriti conquistati sul campo di
battaglia, che
fecero appunto dimenticare ai più il suo nome di battesimo e
il valente
condottiero, credendosi salvo, obliò la tremenda maledizione
…
D’altronde, sotto le mura di Brescia, altro aveva cui
pensare, ovvero
guerreggiare contro gli accaniti Veneziani capitanati da Andrea Gritti.
La battaglia proseguiva difficile e perfino il duca Gaston de
Foix-Nemours si
trovava in difficoltà, isolato da Bayard e i suoi.
Quand’ecco che
all’improvviso comparve una colonna di stradioti e il sangue
del Bon Chevalier ribollì
d’entusiasmo.
“Federico Contarini!”, gridò, sguainando
la spada e girando il cavallo verso il
provveditore degli stradioti. “Finalmente vi potrò
sfidare!”
A
Ferrara aveva tanto udito parlare di lui, delle sue spedizioni
audaci e vittoriose e Bayard smaniava di confrontarsi con un cavaliere
di sì
grande valore.
Spronò dunque il cavallo e si preparò a caricare
il veneziano, ma
all’improvviso da quell’uditiva bolgia infernale
composta da urla, rantoli,
bestemmie e invocazioni alla Corte Celeste s’erse un forte
richiamo:
“Ehilà,
Pierre!”
“Cos- ..?”
“Suca!”, gli rispose un balestriere veneziano
sbucato diosacché dove.
Bayard appena avvertì lo schiocco del meccanismo e il sibilo
della freccia, che
un dolore atroce, inconcepibile, da Golgota Crocefisso gli
martoriò corpo e
anima e se non fosse stato per il suo ognora zelante scudiero, sarebbe
ignominiosamente
caduto da cavallo con la mano là dove Adamo per primo si
coprì.
“Allora, cerusico, l’è vivo?”
“Lui sì, ma il suo viril orgoglio mi sa di
no.”
Avevano ben da narrare i suoi fedeli compagni, come il Bayard, ospite
di una dama
bresciana e delle sue nubili figlie, si fosse comportato
cavallerescamente,
salvaguardando il loro onore e neppure
sfiorandole con un dito.
Anche
se avesse voluto, d’ora in avanti mai più avrebbe
potuto.
Almeno, pensava sconsolato
l’uomo nel
delirio degli oppiacei e della febbre, con
Blanche sono riuscito per fortuna a consumare in tempo.
La battaglia fu vinta dai Francesi, il Nemours vittorioso saccheggiava
la città
e Brescia perduta.
Ciononostante, un’unica soddisfazione si poté
prendere Venezia, mentre rivedeva
i suoi piani d’attacco, ossia di levare in futuro dai suoi
rapporti l’avverbio
“virilmente”, quando descriveva il furor guerriero
del Bayard in battaglia.
***
Curiosità: stando
ai biografi del Baiardo, a quanto parrebbe la ferita alla coscia
infertagli
durante l’assedio di Brescia equivalse sul serio al povero
Baiardo alla fine di
ogni gioia amorosa. Poi le versioni discordano,
c’è chi sostiene fosse stato a causa di una
picca e non una freccia.
Semperinfelix
dal canto suo di ciò è assai dubbiosa, per lei non si tratta che
di una gran balla e
che Baiardo “godette” dell’ottima sua
salute fino alla fine dei suoi giorni.
Se
avete in mente altri “Piero” dal destino assai
infelice, per
favore fatecelo sapere, siamo curiose!
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