***
Dopo
essermi cambiata, uscii
dalla stanza diretta alla sala da pranzo.
Arrivai che non c’era ancora nessuno.
Tanto meglio.
Mi sedetti ad aspettare.
Quasi subito mi raggiunse Kevin. “Ehy,
siamo stati fantastici sul carro!"
“Sì, è vero” sorrsi di
rimando. Poi,
ricordandomi all’improvviso di una cosa, sbuffai e mi
starvaccai sul tavolo.
Il ragazzo corrugò la fronte “Che hai
adesso?” mi constrinsi a rialzarmi e a
rispondergli.
“Oggi ho le lezioni individuali con Cato, tutto il
pomeriggio. Ho
paura.”
Lui si fece una grossa risata ed io mi offesi. Gli diedi un colpo sul
braccio “Piantala, stupido!”
"Dai, non offenderti... solo mi fa ridere che
tu abbia paura. E’ solo Cato, mica ti
ucciderà.”
Io lo guardai preoccupata. “Non
si sa mai. Ti ricordi cosa ha fatto l’anno scorso ai tributi?
Rideva quando
vedeva scorrere il sangue. Quel ragazzo è malato..."
"In effetti... ma non può
farti niente fuori dall’Arena. Non ti devi
preoccupare.”
Poi mi fece segno di
tacere e indicò la porta che si stava aprendo.
Infatti, un secondo dopo, Cato varcò la porta e si sedette
al tavolo.
Ci fissò sospettoso.
"Stavate parlando di me? Vi siete zittiti all'improvviso."
“NO!” urlammo io e
Kevin in coro.
“Meglio per voi. Comunque, ti ricordi che oggi devi essere
qui
alle 2, vero?” disse poi rivolto a me.
“Certo che mi ricordo” confermai.
“Bene."
Detto questo iniziammo a mangiare, senza fiatare.
Una volta finito,
Cato, senza nemmeno salutare, se ne andò nella sua stanza.
Una volta che ebbe
varcato la porta, gli feci dietro una smorfia.
Kevin mi diede una gomitata.
“Che c’è?!” - in tutta
risposta lui roteò gli occhi al cielo.
“Beh,
io vado” - dissi dopo un
po’ - “devo prepararmi alla lezione.”
“Anche
io, Ronalda mi ha
chiesto di raggiungerla di sotto. Dopo la lezione ci sono gli
allenamenti con
tutti gli altri tributi.”
“CHE COSA? MA...”
"Fammi indovinare” - mi interruppe il
ragazzo - “te ne eri dimenticata.”
“Ehm..si” - sorrisi.
“Ci vediamo dopo...” - mi
salutò fintamente esasperato.
Ero rimasta sola. Anche io abbandonai il tavolo,
e mi diressi verso la mia stanza, buttandomi sul letto.
Era
ormai l'1.30.
Bello, tra poco
sarei stata tra le fauci del diavolo.
Poi avrei finalmente
conosciuto tutti gli altri tributi. Dovevo solo sperare che non fossero
grossi e
allenati.
Mi
sciaquai il viso,
togliendomi il trucco della sfilata. Ora ero più Giada e
meno bambolina. Mi
legai i capelli in una coda alta ed ero pronta.
Decisi che avrei aspettato
Cato direttamente sul posto. Percorsi per la millesima volta il
corridoio e
andai a sedermi sulla sedia.
Speravo che sarebbe finita presto, non avevo
voglia di sorbirmi troppo a lungo le critiche di Cato su di me e su mia
sorella.
Chissà se Clove sarebbe stata fiera di me se mi avesse vista
sul carro. No, sarebbe
solo
stata disperata.
Capitol
City l’aveva fatta
apparire come cattiva e spietata. Ma non era vero. Era stata obbligata
perché
faceva parte del Due e i favoriti dovevano sempre apparire cattivi, per
esaltare il pubblico, assetato di sangue.
Chissà se avrei dovuto fare così
anche io... speravo di no.
Se
dovevo morire, volevo rimanere me stessa.
Io non mi reputavo cattiva e non
volevo uccidere.
Ma non ero nemmeno buona.
Perché
se avessi dovuto uccidere
per soppravvivere l’avrei fatto, su questo non avevo dubbi.
Perché
ero una persona cattiva.
Perché
mi avevano obbligato a
essere cattiva.
Cato
arrivò mentre ero persa in questi pensieri.
Mi salutò, trascinò una sedia di fronte a
me e si sedette.
La sua faccia era impassibile, come se ci fosse abituato.
“Allora...”
cominciò, masticando
una gomma alla menta “...sei pronta?”
Io lo guardai cercando di
assumere un’espressione di coraggio. “Ovvio."
“Perfetto. Per
prima cosa, ricorda che nell’Arena non
dovrai mai cominciare tu ad attaccare. Purtroppo saranno gli altri
tributi ad
attaccare te per primi. Quando li vedi, anche solo in lontananza, non
farti
assolutamente sentire. Il trucco è mimetizzarsi bene con
l’ambiente in cui ci
si trova. L’anno scorso eravamo in una foresta, ma non per
questo era più
facile. Per esempio, la ragazza dell’Undici si nascondeva
sugli alberi... e poi è
morta per via di un piano andato male. Ma se lei e Everdeen non
l’avessero
attuato, probabilmente sarebbe arrivata fino alla fine, prima che io la
trovassi. Quindi... nasconditi più che puoi. Io se
riuscirò ti manderò alcuni
sponsor, ma non contare su quelli, mi raccomando.
Secondariamente...” - e qui
esitò un attimo, come se non fosse convinto di proseguire -
“...sei sicura di poterti
fidare di Kevin?”
Questa domanda mi lasciò spiazzata completamente.
Non avrei
dovuto fidarmi? Cosa voleva dirmi Cato?
Avevo sempre dato per
scontato che non mi avrebbe ucciso, ma era effettivamente possibile,
anzi probabile,
che l’avrebbe fatto senza alcuno scrupolo.
L’Arena faceva venire fuori gli
aspetti più istintivi dell’uomo.
Aveva ragione il mentore, non avrei dovuto fidarmi finché
non
avessi avuto la certezza che sarebbe stato un mio alleato.
Anche se, mi ricordai,
aveva detto che aveva promesso... che avrei dovuto fare?
Alla fine parlai.
“Io... credo di sì ma... non dovrei?”
Lui mi guardò sospirando. "Senti,
non è che qua sono tutti tuoi amici pronti a proteggerti.
Qua le persone ti
vogliono far fuori. Sono tutti dei potenziali assassini, capito? Non
fidarti di
nessuno prima di un’alleanza, ricorrdatelo. So che mi odi, ma
neanche io che
sono un mostro avrei voglia di vederti morire subito quindi... cerca di
soppravvivere per un po’.”
Annuii stupita da quelle parole.
“Ah, oggi ci
sono gli allenamenti quindi, nel tuo caso, devi dimostrare subito a
tributi e
strateghi quello che sai fare. In cosa sei brava?” - mi
chiese, senza
lasciarmi il tempo di metabolizzare.
Cavolo, non sapevo in
cosa ero brava.
Clove qualche volta mi aveva insegnato tirare i coltellini e far centro
in un
bersaglio, ma riuscivo raramente.
“Un po' con i coltelli…”
"Perfetto. E’ questo
che dovrai dimostrare ai favoriti. Non sbagliare."
Non mi aveva lasciato
finire! Ero scarsa con tutto il resto!
“Un ultima cosa. Quando vedrai morire un favorito, che sia
uno dell’Uno o che sia anche Kevin... e non
guardarmi con quella faccia!"
L’avevo guardato male perchè non doveva nemmeno
metterlo in conto! Come
si permetteva?
“Non devi farti prendere dal panico,
dalla pietà, dalla tristezza, da qualunqe cosa. Una cosa
dovrai fare: scappare
più lontano che puoi, capito? Perchè non gli
sevirai più e ti ammazzeranno. Devi farlo, Giada.
E' fondamentale.”
Ma a me era venuto in mente un particolare a cui non avevo ancora
pensato...
“Come tu hai fatto con Clove, non è
cosi?!” - urlai, senza riuscira a
contenere la rabbia.
“Smettila. Non paragonarti a me. Qua si sta parlando di
te.”
Chiusi la bocca contrariata. Poteva anche ammetterlo che
l’aveva lasciata
a morire.
"Scappa. Scappa più lontano che puoi. O non soppravvivrai."
“Ho
capito." - risposi.
“Per il resto, le tattiche che dovrai utilizzare le
vedrai tu adesso nell’allenamento con gli altri. Buona
fortuna.”
E si alzò. Era finita.
Dopo che se ne fu andato, corsi nella mia stanza.
Volevo arrivare in anticipo,
non mi andava di avere gli occhi di tutti puntati addosso.
Dopo aver indossato
la tuta che ci avevano ordinato di mettere per gli allenamenti, con
ricamato
sopra il numero 2, mi catapultai letteralmente giù per le
scale diretta alla
sala degli allenamenti. Per la stada incrociai Kevin.
“Già pronta?” mi chiese
alzando un soppracciglio.
“Si, voglio arrivare prima” e continuai la corsa.
Finalmente ero arrivata alla porta della stanza.
La varcai e mi ritorvai
nell’enorme sala degli allenamenti.
La
sala era vuota, proprio come avevo sperato.
Rincuorata, mi diressi decisa verso
la postazione delle armi.
Avrei provato subito con i coltelli, come mi aveva
consigliato Cato.
Ma una voce mi bloccò all’improvviso.
Evidentemente non ero
sola come avevo immaginato.
“Ferma!
Non devi fare così con
i coltelli, li stai impugnando nella maniera sbagliata.”
Voltai la testa di
scatto, sorpresa. Seduto con la schiena contro la parete si trovava un
ragazzo
di circa la mia età, con un’espressione
impassibile sul volto. Poi si alzò e
si avvicinò. Di riflesso, arretrai. Lui, a vedere tale gesto
sorrise e mise le
mani davanti a sè.
“Non ti voglio fare del male” - sentii che avrei
potuto fidarmi di
quel ragazzino, che non sembrava volermi uccidere.
Aprii bocca, con
coraggio. “Chi sei?”
“Mi chiamo Mettwe e vengo dal distretto Quattro, quello
della pesca."
"Io mi chiamo Giada e vengo dal Due."
Lui
sorrise. “Lo so... senti, hai già conosciuto gli
altri tributi?”
Lo
guardai corrugando la fronte. "No, tu si?”
“Alla sfilata dei carri... se vuoi ti
posso parlare di loro prima che arrivino.”
Io ero imbarazzata. “Ehm... va bene.”
A queste parole lui sorrise vittorioso.
"Allora, immagino che ti alleerai con
quelli dell’Uno. La ragazza ha diciotto anni, è
forte e decisa a vincere a
qualunque costo. Insomma, meglio averla alleata piuttosto che averla
nemica.
Riguardo invece al ragazzo, mi sembra che abbia sedici anni ma anche
lui
è determinato a uccidere, infatti si è offerto
volontario.”
“Cosa?!”
“Già. La mia
compagna di Distretto, invece, ha quindici anni come me,
però, tranquilla, non vuole
ucciderti, e nemmeno io. A proposito vorremmo essere tuoi alleati anche
noi, se per te va
bene."
Sembrò aspettare una mia risposta, che non mancò
ad arrivare. Più
alleati avevo meglio era.
"Certo, per me va bene. Come si chiama la tua
compagna?”
“Katrine."
Annuii. Mi voltai e scoprii che mentre parlavamo la stanza
si era man mano riempita, forse non mancava più nessuno
nella sala.
Ad un
tratto, mi venne in mente lo sguardo di odio che mi aveva lanciato il
ragazzo
del Sei ai carri. Veloce lo cercai con lo sguardo nella sala. Lo
individuai
impegnato a trafiggere con la lancia una serie di manichini. Sembrava
cattivissimo, ci metteva una forza incredibile.
Ad un tratto, come evocato dai miei pensieri, alzò
gli occhi e li puntò dritti nei miei. Sorrise cattivo, poi
buttò in terra il
manichino e con un coltello cominciò a sfregiarli il volto.
Prese una lancia e
gliela puntò nello stomaco Per finire gli diede un calcio
sulla faccia.
Finita l’opera si alzò, mi guardò e mi
indicò il manichino: il messaggio era
chiaro.
Quel manichino sarei stata io nell’Arena se mi avesse
trovato.
Avrei
fatto la stessa fine.
Mi vennero i conati ma mi trattenni, per non apparire
debole.
Con un coraggio che non mi apparteneva lo guardai fisso negli occhi,
finché non fu costretto ad abbassare lo sguardo.
Soddisfatta, mi voltai di
nuovo vero Mettwe, che nel frattempo aveva guardato la scena confuso.
“Che mi
dici del Sei?”
Sembrò svegliarsi, e mi rispose. "Si chiama Brian,
diciassette anni. E ti odia. E’ bravo con qualsiasi
arma,”
“Aspetta... mi
odia?"
“Purtroppo sì"
Stavo quasi per piangere. “Ma ti ha detto
perché?”
“No,
ma lo posso immaginare... lui è il fratello della tributa
dell'anno scorso. Quella che è stata
uccisa da Clove, tua sorella."
“Ma... ma... cazzo,
non l’ho voluto io!”
“Lo so, ma
vuole vendicare sua sorella."
Mi sedetti vicino a lui rassegnata e senza quasi
rendermene conto mi imprigionai il volto tra le mani
Una lacrima, fugace e
silenziosa, scese lungo la mia guancia.
Mi ricordai che non dovevo mostrarmi debole, quindi mi asciugai in un
lampo il viso e mi alzai.
Seguita dal mio
nuovo alleato mi diressi a passo veloce verso i coltelli. Impugnai
l’unico
rimasto e lo scagliai quasi con rabbia verso il bersaglio... fece
centro.
Come
era possibile, al primo colpo?!
Adesso capivo il ragionamento di Cato: dovevo
farmi invadere dalla rabbia, in questo modo avrei ottenuto maggiori
successi.
Ne presi subito un altro e lo scagliai convinta del successo.
Ma questa volta
la fortuna non era a mio favore.
Lo mancò completamente. Mi voltai... sembrava
che nessuno in particolare se ne fosse accorto... anche
se
pochi erano concentrati sull’allenamento.
La maggior parte dei tributi osservava gli altri, come stavo facendo io
ora.
Notai un ragazzo muscoloso, dell’Undici. Ad un tratto
incrociò il mio sguardo: non
sembrò calcolarmi, come se fossi invisibile o come se fossi
già spacciata.
Questo mi fece salire una rabbia incalcolabile.
Mi avvicinai a lui con passo
spedito, impugnai un coltello abbandonato lì vicino e, dopo
essermi assicurata
di aver attirato la sua attenzione, lo scagliai verso un manichino.
Lo centrai in
fronte. Sorrisi soddisfatta e me ne andai.
Il ragazzo
dell’Undici era rimasto impalato come uno stoccafisso, ma lo
ignorai.
Peccato che l’Undici non fosse l’unico ad avermi
notata. Anche un
altro ragazzo mi osservava, da lontano, da dietro un angolo. Sul viso
portava
un’espressione indagatoria, come se non avesse ancora capito
cosa avessi fatto.
Senza notarlo, passai avanti e andai a parlare con Mettwe, che nel
frattempo
si era recato alla postazione delle sciabole.
“Ehy” lo chiamai. Lui voltò lo
sguardo stupito nella mia direzione.
“Che c’è?!” decisi di andare
direttamente
al sodo, senza troppi giri di parole. “Dobbiamo formare
un’alleanza di circa
sette persone, secondo me. Non riusciremo ad arruolarne di
più. Per primo
dobbiamo andare da Kevin, e...”
"Frena” - mi bloccò lui deciso -
“Intendi il tuo
compagno di distretto?”
“Si, lui”
Lui sembrò imbarazzato, poi
improvvisamente mi indicò di seguirlo verso un angolo della
stanza, dove mi
sedetti e lui fece lo stesso.
"Non ti dovresti fidare di lui al primo colpo, lo
sai vero?”
Mi adirai. "Come vedi ho fatto lo stesso con te e forse non avrei
dovuto farlo” risposi tagliente.
“Senti, ti sto solo chiedendo il tuo
parere... è una persona affidabile?” - mi chiese
sempre più imbarazzato - "Io lo
dico per te...”
“Si, è una persona molo affidabile, ne sono
convinta!”
"Okay, okay... comunque, dopo di lui, dovremmo andare da quelli
dell’Uno.”
“Esatto, poi
dalla tua compagna di Distretto... se riusciamo a convincerli tutti e
quattro
siamo già in sei... manca una persona, ma chi?”
Mettwe sembrò pensarci su, dopo
un po' disse: "Il ragazzo dell’Undici?”
"No” - risposi decisa - “Non mi ha nemmeno
calcolata. E’ evidente che pensa che sia già
spacciata.”
“Lo so, ma tutti lo
pensano, Giada”
“Grazie di avermelo ricordato... ma puntaimo
l’attenzione sugli altri tributi... tu hai notato qualcuno
di particolare?”
"Per la verità no, ma so che la ragazza del Dodici
è
particolarmente brava con il tiro con l’arco. Potremmo
chiedere a lei.”
“Okey,
ma come si chiama?”
“Se non ricordo male si dovrebbe chiamare Primrose
Everdeen."
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