*RICOMINCIARE*
Sono passati due anni dalla fine della guerra, tre da
quando il mio più grande amico se n’è andato per sempre. Forse eravamo più di
amici, ma me ne sono accorta troppo tardi. E comunque ora non ha più
importanza. Devo pensare alla scuola, ai miei allievi. Ora sono diventata
preside, e cerco di fare del mio meglio, anche se so che non sarà mai
abbastanza, non riuscirò mai a sostituire il mio predecessore. Chi voglio
prendere in giro? Io non sarò mai come te!
E ora mi ritrovo qui, seduta in un ufficio, che non avrei
mai voluto ottenere, mentre smisto la posta. Ho paura, paura di non farcela, di
non reggere tutta questa situazione…Mi sento così sola. E’ sabato pomeriggio,
non ci sono le lezioni. Gran parte dei ragazzi sono ad Hogsmade
e riesco ad avvertire ancora di più la mia solitudine.
Ho i capelli legati nella solita, stretta crocchia.
Sorrido. Tu mi dicevi sempre di scioglierli, ma non lo feci neppure una volta.
Pensavo sempre che fosse poco professionale. Sciogliere i capelli significava vedere
crollare le mie difese e le mie sicurezze. Eppure tu, e soltanto tu, riuscivi a
farmi sciogliere l’anima, e non ho mai capito come.
Mi manchi. E’ questa la verità. Parlare con il tuo quadro
non è mai abbastanza. Mi mancano le tue frasi così enigmatiche e piene di
significati nascosti, mi manca il tuo sorriso, e il modo in cui mi riuscivi a
strapparmi un sorriso, mi manca la tua voce, mi mancano le nostre chiacchierate
e mi mancano le nostre passeggiate, mi mancano i tuoi occhi cristallini, che
sapevano leggermi dentro, mi mancano i tuoi strambi occhiali a mezza-luna, mi
manca il tuo coraggio, la tua saggezza, mi mancano persino i tuoi adorati
dolci, che mi azzardavo di rado a provare, mi manca il saperti vicino. Mi
manchi Albus. Ho vissuto una vita amandoti, e neppure lo sapevo.
E ora è troppo tardi per ricominciare. Inevitabilmente una
lacrima scende sulla mia guancia destra e non riesco a controllarla. Chiudo gli
occhi, cercando di trattenere un’altra lacrima, ma alla fine mi arrendo. Ne
seguono altre, ormai le lacrime scendono copiose, e non cerco neppure di
fermarle. Da quanto tempo è che non piango? E da quando non rido?
Suppongo che entrambe le cose se ne siano andate con te e non è bello, non è
giusto.
“Non è troppo tardi Minerva!” E’ incredibile, sei un quadro, solo
un quadro, eppure riesci a leggermi ancora dentro. Legilimens.
Questa è la proprietà di un quadro, non credo.
“Vai oltre alle
apparenze” ripeti
di nuovo. Non capisco. Un’altra delle tue frasi enigmatiche. Non mi piacevano
allora e non mi piacciono neppure adesso…ma mi mancano.
“Cosa significa?” chiedo in un sussurro, chiudendo gli
occhi. E’ strano, ma non voglio farmi vedere piangere da un quadro. Perché è
questo ciò che sei un quadro. Devo ripetermelo tante volte per farmelo entrare
bene in testa, e per rendermene conto davvero. Riapro gli occhi, per guardarlo
nei suoi, che anche se sono dipinti, sembrano conservare il guizzo di
curiosità.
Non rispondi. Sorridi, e con la testa mi indichi la
finestra. Cerco di ricompormi, mi alzo e mi avvicino. Piove. Poveri ragazzi,
non possono godersi il loro pomeriggio libero. E’ questo il mio primo pensiero.
Perché in fondo i ragazzi sono tutto ciò che mi rimane.
I pochi allievi che sono rimasti nel castello, sono fuori.
Una trentina di ombrelli di vari colori si alterna davanti ai miei occhi,
mentre le lacrime del cielo scendono su di loro. Non avevo voglia di piangere
solo io oggi. E questo mi rincuora. Improvvisamente tra gli innumerevoli
ombrelli, ne scorgo uno alquanto particolare, a strisce verdi e argento. Non ci
vuole molto a capire che si tratta di un Serpeverde e
qualcosa mi fa credere anche di aver capito chi ne sia il proprietario.
Sorrido.
“Sei l’unica nel
castello!” di
nuovo quella voce. Quella voce così vicina, eppure così lontana. Mi giro verso
il quadro. Sorridi. Sorrido anch’io. Un giorno ci rincontreremo. Sarò solo un
quadro e mi posizioneranno magari, proprio accanto a te. Ma per ora c’è
un’altra persona che mi aspetta, e non è giusto continuare a farla attendere.
Ti lancio un’ ultima occhiata e chiudo la porta alle mie spalle. Percorro gran
parte del castello, senza fretta, guardando quel posto che è diventato di fatto
la mia casa.
Giungo finalmente fuori. E lui è lì. Mi sorride. Non
capisco. Mi stava aspettando? In realtà è troppo che aspetta, e non mi
riferisco solo ad oggi. Lo trovo insopportabile a volte, ha dei favoritismi con
i suoi allievi, e i favoritismi in fondo li ha anche con me; parla troppo, è
anche questo è eccessivo, anche se sono consapevole del fatto che sono proprio
i suoi discorsi a non farmi cadere nel baratro della solitudine; ha dei
consigli che a volte sono fastidiosi, ma che mi ritrovo alla fine a prendere in
considerazione ed è un Serpeverde. Non ha coraggio,
non abbastanza da dirmi ciò che prova. Non è come te. Non lo sarà mai. Ed è per
questo che mi piace.
Mi avvicino a lui e apro il mio ombrello: a strisce come il
suo, con una piccola variante, i colori, rosso e oro.
“Finalmente sei uscita dall’ufficio!” esclama lui venendomi
incontro. Sorride.
“Già” annuisco con poca convinzione.
“E’ per questo che sta piovendo, allora!” commenta
sarcastico. Ho dimenticato di aggiungere questo: non sopporto le sue battute.
Non sono enigmatiche come le tue, però mi piacciono.
“Può essere!” rispondo con il tono leggermente irritato.
Lui sorride e mi guarda.
“Dovresti sciogliere i capelli lo sai?” mi chiede, senza
che il sorriso abbandoni mai il suo volto.
“Si lo so…” dico io, abbassando lo sguardo. E’ inevitabile
non pensare a te. Dicevi sempre di farlo e non lo feci mai…E forse questo è
proprio il punto: devo rompere il legame con il passato, lasciare il tuo
ricordo in quell’ufficio, relegare la tua immagine in
quel quadro e tenere il tuo sguardo nel mio cuore.
Rialzo lo sguardo e lo porto su di lui. Lui ricambia lo
sguardo. I suoi occhi non sono azzurri, sono verdi, non sono accesi, sono
pallidi. E poi scelgo. Sciolgo i capelli, senza interrompere il contatto tra i
nostri occhi. I miei capelli corvini, ormai striati di grigio, ricadono
dolcemente sulle mie spalle. Mi guarda sorpreso. Non pensava che lo avessi
fatto davvero ed inoltre era la prima volta che qualcuno mi vedeva con i
capelli sciolti. Perché non li ho sciolti mai, neppure davanti a te. Perché
forse è arrivato il momento di sciogliere i nodi del mio cuore. Horace non sarà mai te, lo so, ma non voglio che smetta mai
di essere una parte importante nella mia stanca vita, che ormai sta volgendo al
termine, non voglio che smetta mai di provarci.
Mi avvicino sempre di più. Lascio che i nostri ombrelli si
accarezzino, che i colori si mischino e che i nostri
nasi si sfiorino. E’ un attimo e mi accorgo che ci stiamo baciando. Posso
ricominciare. Grazie Albus.
MY**SPACE
Nuova Horace/Minerva…vi piace? Approfitto
per ringraziare Queenlife per il commento sull’altra
mia one-shot.
L’idea mi è venuta stamattina. Sono uscita in macchina con
mio padre e pioveva tantissimo. Pescara era allagata! Improvvisamente vedo per
strada un uomo che passeggia con un ombrello a strisce verde-argento e da qui
parte questa folle idea. Lasciatemi un commento.
Volpina_McGranitt