Rosa Nera

di Aperonzina
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I miei occhi si aprono appena prima che suoni la sveglia, ho preso questa abitudine da bambina e ancora non mi è passata. Mi stiracchio e mi faccio rinvigorire dalla luce che entra dalle tapparelle che non chiudo mai del tutto.
Anche oggi è una bella giornata di sole, siamo a settembre e il clima è ancora mite, mi piace l’autunno, non fa troppo caldo da farmi colare il trucco, ma nemmeno così freddo da farmi congelare sul banco di scuola.
La mia casa è accogliente e anche se a quest’ora mia mamma e i miei fratelli dormono ancora, io lo prendo come il mio momento con papà, riusciamo giusto a fare colazione insieme, prima che lui corra al lavoro, ma mi va bene così.
Quando lui parte, in casa torna a regnare il silenzio ed il momento in cui mi preparo per andare a scuola è anche l’unico che passo in solitudine fortunatamente.
Tra i miei amici a scuola, i gemelli quando torno a casa, il corso di danza e quello di violino, la mia vita è un po’ frenetica.
Non amo la notte e ogni sera non vedo l’ora che arrivi il mattino per ricominciare la mia giornata, per parlare con le persone e divertirmi, la scuola mi piace, le persone mi piacciono, ballare e suonare mi piace, la vita mi riserva sempre un sacco di sorprese.
 
Incontro Melanie fuori dal cancello della scuola e finalmente ho qualcuno con cui parlare.
Melanie è la mia vicina di banco, e questa mattina, come tutte le altre, chiacchieriamo finché non arriviamo in classe.
Oggi però qualcosa di insolito attira la nostra attenzione, qualcuno è seduto al mio banco.
E’ una ragazza, ha lunghi capelli rossi e un viso pallidissimo, è in disparte e nella sua espressione vedo una grande negatività che non riesco a comprendere del tutto.
Deve essere agitata perché è nuova, mi avvicino sicura, Melanie sta un po’ in disparte, ma io non permetterò che quella ragazza si senta a disagio un secondo di più.
Mi piazzo davanti a lei e quando i pozzi neri che sono i suoi occhi si incatenano ai miei, anche se per un momento mi fanno vacillare, vista l’ostilità e la tristezza che celano, non mi faccio intimidire, certe volte basta dimostrarsi amichevoli per alleggerire la tensione «Primo giorno di scuola?».
La sua espressione muta in maniera quasi insolita, è un tentativo un po’ goffo, ma quello che mi rivolge sembra proprio un sorriso.
 




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