Lock down

di Sketches
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Scrivere mi fa bene, specialmente in un momento delicato come questo.
Cerco di essere positiva, di farmi forza e di darne agli altri, ma anche io ho i miei momenti di tristezza.
Cerco di trovare conforto nella fede e nella speranza.
E sono sicura che insieme ce la possiamo fare.
Tutti noi siamo responsabili dei nostri piccoli passi e siamo chiamati a fare una scelta.

Non è semplice: per anni mi sono chiusa in casa per depressione; non volevo più vivere.
Ma da quando sto bene ho fatto di tutto per stare il più possibile fuori casa e per me è difficile lasciare andare questa libertà, questa scelta. 
E badate, la mia non è una voglia di andare fuori a fare aperitivo, ma è la voglia di una ragazza di 21 anni di riprendersi la sua routine di lavoro e scuola. 
La voglia e libertà di uscire anche solo per una boccata d’aria che, è vero, potrei fare, ma non me la sento.
Perché la mia libertà finisce dove inizia quello di un altro. E il rispetto per chi sta lottando per salvare più persone possibili va al primo posto, anche solo per una semplice passeggiata.
E allora ho preso un’ulteriore scelta: farò questo sacrificio, che penso sia nulla in confronto a quelli di tanta altra gente.

E così tra studio, libri e film passo le mie giornate in casa, in camera mia, sul letto. Su quel letto che mi ero promessa di starci soltanto per dormire e poco altro. 
Ma devo farlo, sento di dover fare la mia parte, seppure insignificante, per me e per gli altri.
Quando tutto ciò finirà potrò riprendermi la mia libertà.
E avrà un gusto nuovo, migliore.




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