Ragnarök

di Saelde_und_Ehre
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Al principio dell’universo vi era il Tempo, il Vuoto primordiale: vi dimorava solo il gigante di ghiaccio e fuoco, il cui nome era Ymir, primo tra gli esseri. Non v’era terra né cielo, né acqua né vento; i figli di Ymir dominavano l’immenso abisso informe.
 
Finché Óðinn, Vili e Vé trassero dal suo corpo sacrificato le montagne, i laghi, le stelle e le dimore degli uomini, e dopo una cruenta battaglia i giganti furono relegati ai confini del vuoto.

Vennero allora gli Æsir, le potenze regolatrici, divinità di vittoria, che riuniti a consiglio imposero agli astri un nome e uno scopo, e così plasmarono i Nove Mondi che dall’albero di Yggdrasil si dipartono.
Il grande frassino, misuratore del tempo, nella terra affonda le sue radici e coi suoi rami sorregge la volta del cielo. Esso sorge al centro dell’universo e da lui ogni cosa trae origine e nutrimento.
                                                                                                                                              
Óðinn, padre degli dèi e più sommo tra i sapienti, per primo conobbe i segreti delle rune e dalla Veggente ebbe rivelati i destini del mondo e delle creature.
 
 
Cresceva tra i campi un ramo di vischio, esile e bello; nelle mani di Hǫðr divenne un dardo fatale. Cieco, preda di un inganno, tese il suo arco e lo scagliò, uccidendo Baldr in un sacrificio di sangue: con lui, la sua luce si spense, e il sole in lutto si oscurò, senza dare più né luce né calore.
 
Venti ululano funesti, presaghi di sventura; raffiche furiose si scagliano sulla terra, stretta nella morsa del gelo perenne. Nessuno ha più memoria dell’estate e dei suoi frutti.
Le spade dei cugini uccidono i fratelli, traditori dei sacri vincoli di stirpe: votati all’assassinio, colpiscono alle spalle con le bugie e col ferro. Gli scudi si spezzano, il sangue dei guerrieri macchia le aride distese del regno di Miðgarðr e i corvi banchettano con le loro carcasse.
Dove prima vi era armonia ora regna il caos, inganno tesse inganno, si risvegliano dal sonno i giganti, in attesa della battaglia.
Gjallarhorn risuona al soffio di Heimdallr, annunciando l’ora del giudizio; l'eco del suo suono possente fa tremare i Nove Mondi.
Sulla terra avanzano le schiere di Hel, trascinano gli uomini negli inferi, il fuoco della stirpe di Surtr li travolge devastando ogni cosa. Finalmente liberi, i giganti avanzano con gli scudi levati.
Il destino del mondo si compie; il tradimento di Loki è svelato: egli si rivolta contro gli Æsir suoi fratelli, che si ergono a difesa con le spade lucenti.
Guida l’armata delle tenebre, araldo di distruzione.
Prigioniero degli abissi, il lupo spezza le catene; corre latrando feroce e schiuma di rabbia, i suoi ululati squarciano il cielo. Inghiotte il sole e sbrana la luna, si avventa sulle case degli dèi seminando il terrore. Non ancora sazio, si avventa sul padre degli dèi e lo divora; viene infine ucciso con un colpo di spada al cuore.
Mostruosi serpenti mordono le radici di Yggdrasill, geme di dolore il grande frassino. Con un immane boato, la terra devastata sprofonda nel mare dove Jörmungandr si contorce.
Un vento gelido e terribile alimenta le fiamme di Múspell, che minacciose s’innalzano fino al cielo; esso collassa con tutte le stelle e l’universo intero perisce nel fuoco e nel gelo.
 
Dal vuoto silente sorge un sole nero, prima della rinascita.

 
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Nota dell'autrice:

Questa flashfic è un regalo per fiore di girasole, per la quale non ho potuto fare a meno di orientare la mia scelta su qualcosa a tema vichinghi e mitologia norrena.

È ispirata all'Edda Poetica (in particolare alla Vǫluspá) e da lì rielabora la simbologia e alcuni riferimenti.

Io e i componimenti brevi non andiamo molto d'accordo, ma ho voluto comunque provare a fare questo piccolo esperimento di "prosa poetica", sperando che non faccia troppo schifo^^





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