La Seconda, Tragica Gita Aziendale della Future Foundation

di Walpurgisnacht
(/viewuser.php?uid=146936)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Io non sono mai stato un fanatico degli orari, ma credo che la puntualità abbia abbastanza privilegi da non richiedere uno sforzo eccessivo. Ti fa stare pulito con la tua personale coscienza, per dirne una. Puoi sparlare di chi ancora non c’è, con gli altri che la pensano al tuo stesso modo. Per metterla in un modo poetico – e non sembrare cattivo – puoi perfino metterti comodo e osservare il luogo di ritrovo mentre prende vita pian piano. Sembra anche una cosa carina da dire, ma non adesso, con il sole che sta cercando di battere il suo Guinness dei Primati in arsura e io con la mia splendida idea di mettere il solito completo che alla Future Foundation è quasi obbligatorio... beh, a vederla così, un pochino questa puntualità la rimpiangi. Specie se sai che, tra le persone che devi attendere, c’è un certo Scion amante dei ritardi perché si adeguano meglio alla sua aria da primadonna del melodramma.
Ma è meglio andare con ordine.
La chiamano origine, principio, esordio. Io la chiamo semplicemente sfiga, e non me ne importa se come Super Fortunato la cosa suoni un po’ ridicola. Si chiama sfiga quella scelta disgraziata che potevi benissimo evitare quando il passato ti aveva insegnato altrimenti. Si chiama così la Seconda Tragica Gita Aziendale della Future Foundation. No, lettore, non disperarti nella fantomatica ricerca di un prequel a questa storia. Sì, c’è stata una Prima Gita Aziendale, ma non ne sentirai mai parlare. Non da me. Non finché avrò la facoltà dell’intelletto e qualcuno non metterà una qualche cimice sotto il letto ad ascoltare i miei borbottii mentre dormo. E ti basti sapere solo questo, ossia che è stato talmente traumatico da farmelo diventare un incubo costante.
Ma torniamo al presente, che ne dici? Innanzitutto, ti chiederai, dove sono? Dinanzi alla sede centrale della Future Foundation, per la precisione su uno scomoda panchina che mi sta uccidendo il fondoschiena. Pessima prospettiva visto quello che dovrò fare. 
Ti chiederai se sono solo. No, almeno questa grazia. Peccato che la compagnia non sia delle... più piacevoli, diciamolo.
Innanzitutto Kyouko non c’è – cosa si diceva sull’argomento sfiga? – perché con Togami ha in comune la mania di non essere mai puntuale, e ancora mi viene da chiederlo se lo fa apposta o se Madre Natura li sforna così, per scorno dei poveracci che li devono aspettare. Non c’è Asahina – e spero che arrivi tra poco – e perfino Hagakure – il che non è una novità, pure lui ammazza il tempo quando si tratta di rispettare l’orario. Per mia grande fortuna – si legga la frase con molto sarcasmo – la loro assenza è compensata con quel palestrato di Juzo Sakakura, che tra le tante cose... mi odia. E non chiedetemi il perché, dato che manco io l’ho capito. Poiché un quadro non è completo senza l’ultimo dettaglio, mi ritrovo con l’opportunità unica di osservare il viso di Munakata, con in faccia uno sguardo indecifrabile che dovrebbe comunicare... forse un interesse di tipo sentimentale, ma immagino che sia difficile quando hai una faccia monotona e inabile a cambiare espressione. E di certo sta tentando di contenersi perché ci sono io. Ah, ve l’ho detto che anche lui non mi sopporta? Me, Makoto Naegi, poi? 
La cosa più tragica è il fatto che la loro presenza non è nemmeno la peggiore da sopportare. Non quando quel caso da manicomio che fa di nome Komaeda è lì, a pochi passi da me, con gli occhi a stelline – e quando dico a stelline significa che la Via Lattea gli ha vomitato in faccia – mentre fissa un corrucciato Hajime, gli occhi fissi sullo smartphone – di ultima generazione, perché noi della Future Foundation siamo generosi – e le labbra che gli tremano come se stesse per scoppiare a piangere – no, ancora non ho scoperto il perché, ma mi auguro che il viaggio mi permetta di farlo.
Ora immagino che vi starete chiedendo che ci fanno loro qui. Non sono loro i recidivi della Disperazione di Junko Enoshima? Sì, e vi dirò di più, non sono nemmeno i soli. Tutta la 77 è al completo, qui, davanti a me, e sebbene non abbia molta confidenza con alcuni elementi – tipo Hanamura, per citarne uno – almeno non mi dispiaccio della loro vista. E se ti chiedi come mai loro sono qui... beh, sintetizzo tutto con la parola redenzione. Una nuova occasione che abbiamo dato loro, così come noi della Future Foundation abbiamo dato una seconda occasione alla fantomatica idea della gita aziendale.
Destinazione? Presto detto, signori miei. Beppu Onsen. Sì, è parecchio distante ma no, non andremo con un qualche jet privato. Siamo un’azienda, noi, e come ogni azienda che si rispetti andremo in gita come tutti i comuni mortali. Con il pullman.
Ma immagino di avervi annoiato, a questo punto... e di certo non voglio descrivervi gli ingressi in scena uno a uno, anche solo per togliere la soddisfazione a chi si mangia i secondi assieme alla colazione. Mandiamo la scena in fast forward, e sintetizziamo il tutto con i prossimi presenti, ossia Chisa, l’immancabile terzo elemento della OT3... ehm, della squadra di Munakata, gli altri miei colleghi della Future Foundation, e i restanti vivi della 78... meno Togami.
Sciamano tutti a brevi intervalli l’uno dall’altro. Arriva per prima Asahina, scusandosi a profusione del piccolo ritardo; è poi il turno di Hagakure, che usa come giustificazione una repentina sveglia alle tre e mezza dovuta a luci entrategli nella stanza, e a sentir lui erano gli alieni che venivano a finire il lavoro di qualche anno fa (non volete sapere gli insulti e gli sberleffi che si prende, specialmente da quell’ominide di Sakakura); e infine Kyouko-san, che da buona diva deve far sentire la propria assenza prima di palesarsi in tutto il suo splendore.
Ma continua a mancare Togami. E Fukawa con lui.
Munakata comincia a spazientirsi. E Kyousuke Munakata che si spazientisce non è decisamente un bello spettacolo. O meglio, ho di sicuro visto di peggio nella mia vita, ma un bellimbusto coi capelli argentati che fa avanti e indietro come un’anima in pena maneggiando pericolosamente una katana apparsa dal nulla mentre conta a voce alta i numeri primi e digrigna i denti… beh, ha la sua giusta carica di creepiness. E di ridicolezza, ma non diciamolo ad alta voce che al posto ci teniamo.
Poi, come un fulmine che squarcia la volta celeste (oh, mica solo Fukawa-san può usare le frasi pompose!)...
BRUUUUUUUUUUUUUUUUUM.
“Che… che cos’è quel robo?”.
“Ma stiamo scherzando?”.
“Io non ci credo, in realtà sono ancora a letto a dormire…”.
“Kami, ditemi che non è vero!”.
Lo stupore è generalizzato e un po’ tutti gli danno voce, tranne ovviamente Kyouko-san che pare aver già intuito tutto e si limita a uno sguardo da io non lo conosco, non lo voglio conoscere e se lo conoscessi lo strozzerei.
Che cosa starà mai succedendo per seminare tutta questa zizzania?
Nulla di serio.
È solo qualcuno che si sta appropinquando al luogo di ritrovo a bordo di un… non so cos’è, giuro che non so cos’è.
Un carro armato?
Un cingolato?
Un bidet con le ruote ridipinto di verde?
Qualcuno potrebbe dire “Ok, ma dev’essere per forza uno della vostra combriccola?”. E io risponderei a questo povero fesso “Mai fatta una gita aziendale? Non lo sai che si parte ad un orario compreso fra le cinque e le sei del mattino? Stai pur sicuro che se qualcuno è qui ora, con i gufi che gufano e i pipistrelli che pipistrellano, è perché deve partire con noi”.
E considerato che mancavano solo due persone all’appello…
Fatevi i vostri conti, ecco.
Fra l’altro il fatto che arrivino assieme non stupisce praticamente nessuno, se non Komaeda che strabuzza gli occhi e comincia a blaterare di amore, speranza, gradini, speranza, dischi rotti e speranza…
Ogni volta che apre bocca mi pento di aver accettato il titolo di Super Speranza durante l’epilogo del Killing Game. A parte che suona di un brutto potente, poi il suo berciare mi fa odiare quella parola.
Munakata, che come ho detto era già contrariato, non reagisce molto bene alla piazzata. Si avvia verso quell’affare a grandi falcate, comincia a scalarlo finché non arriva all’oblò da dove si entra e si mette a bussare furiosamente: “Togami, apri per favore. Vorrei scambiare due chiacchiere con te”. Non fatevi ingannare dalle parole educate, sembra la bambina de L’Esorcista mentre diceva al prete delle prodezze sessuali di sua madre all’inferno. Aspetto solo la rotazione a novanta gradi del collo.
Al che l’oblò si apre, quasi prendendolo in faccia, e ne esce il Togami più ridicolo nella storia dei Togami ridicoli. Ridicolo non perché non sia vestito impeccabilmente, non sia mai. Figuratevi se si azzarda solo a sfigurare nei confronti del vice capo, l’uomo capace di fare il bagno al mare in giacca e cravatta. Ridicolo semplicemente perché ha avuto il coraggio, la faccia tosta e la dissennatezza di presentarsi con quell’affare. E rivendicare il suo diritto ad andare a Beppu con quello invece che col pullman.
“Sissignore, Munakata. Ha capito benissimo. Io e Touko Fukawa copriremo la lunga strada che ci separa dal nostro luogo di villeggiatura a bordo di questo reperto storico. E porti rispetto al mezzo, è un modello El Alamein e ha un inestimabile valore”.
Un inopinato sesto senso mi dice di avvicinarmi, perché ho come la sensazione di perdermi qualcosa. Lo faccio e, una volta alla base del veicolo, giungono alle mie orecchie dei sommessi lamenti dal suo interno.
Oh. Povera Fukawa-san. Ti sono vicino.
Mentre i Bananaman continuano a bisticciare, i lamenti crescono d’intensità fino a quando arriva un chiaramente udibile “Io lo credevo intelligente, ma è così biondo…”.
Al che tutti i possessori di capelli di quel colore, sentendosi giustamente presi in causa, hanno le più disparate reazioni: Kizakura scrolla le spalle e ridacchia, borbottando che lui vale e ‘sticavoli se è stupido; Hiyoko Saionji diventa una belva e solo l’intervento di Mahiru Koizumi le impedisce di distruggere il blindato con la sola imposizione dello sguardo; Sonia Nevermind, evidentemente spaesata, si limita a uno stringato ma pregnante “Eh? Non ho capito”. Fuyuhiko Kuzuryuu ha la reazione decisamente più esplosiva e, se ci trovassimo in uno shonen di combattimento, probabilmente la sua aura avrebbe appena raso al suolo tutti i palazzi del circondario. Ma per fortuna dei presenti il Super Impostore, che avendo l’aspetto di Togami rientra nella categoria delle persone offese, riesce a ricondurlo alla ragione con poche parole: “Suvvia nano, non prendertela con Fukawa. Sai che si sta riferendo a un unico biondo e non sei tu”.
E apparentemente basta a quietare gli animi. Wow, questo sì che è avere un certo ascendente sugli altri. Togami-kun, dovresti davvero imparare da lui.
L’unico altro biondo potenzialmente pericoloso, ovvero Sonosuke Izayoi, è stato placcato per tempo dalla sua non esattamente simpaticissima fidanzata Ruruka Andou: “Zitto e mangia, Yoi-chan. Nessuno rovinerà la mia vacanza, anche se so già che sarà una vacanza di merda, ma è la prima da… ho perso il conto degli anni. Quindi ZITTO E MANGIA.”
“Hmm… delizioshi” è l’unica risposta di Izayoi, masticando quello che sembra un macaron.
Se prima non mi fidavo dei dolci di quella donna, ora mi fido ancora meno.
Intanto Munakata sembra essere sull’orlo di una crisi di nervi, e per motivi a me oscuri si rivolge al sottoscritto e al resto della classe 78: “Naegi” ringhia “digli qualcosa.”
Ah, quindi spera che uno di noi possa convincerlo a uscire da lì? Sul serio? E ho il sospetto di aver già sentito questa frase, ma non ricordo dove.
Mi volto verso l’altro lato del piazzale: “Io non lo conosco, anche se abbiamo le scrivanie vicine.”
“E quindi mi stavi dicendo degli alieni, Hagakure-kun?”
“Oh sì, Asahina-chi, ieri notte è stato DA PAURA!”
“Ci scusi, Munakata-san, stamattina ci siamo dimenticati di dargli i suoi psicofarmaci prima di uscire.”
La risposta al vetriolo di Kirigiri-san indispone Munakata ancora di più, e le regala una pessima imitazione con tanto di mano a bocca da parte di Togami.
E lui dice di essere quello adulto tra noi, eh…
Munakata ormai ha le narici dilatate come un toro e una vena in fronte che minaccia di scoppiare da un momento all’altro. Persino Yukizome e Sakakura sembrano preoccupati di vedere la sua testa esplodere come un palloncino.
“TOGAMI” ringhia nuovamente il nostro boss in seconda, alzando il tono di voce, “forse non mi sono spiegato bene. Ora TU ESCI DI QUI, PORTI FUKAWA CON TE e SALI SU QUEL… DANNATO PULLMAN.”
Chissà quanto si sta sforzando di non darsi al turpiloquio.
“Perché” è l’intelligente risposta del biondo che fa impazzire il mondo, e non in senso positivo.
“Perché SONO IL TUO CAPO, maledizione a te.”
“Beh, se vogliamo essere precisi io prendo ordini da Kirigiri” rincara la dose (non mancando di sottolineare il fastidio per la sua posizione di vice capo della sezione 14. Il quale capo, nel frattempo, sta facendo del suo meglio per far finta di non conoscerlo). Poi ghigna: “E in ogni caso… il grande capo della Future Foundation è Tengan.”
Ecco, lo sapevo.
È riuscito a far calare il gelo su tutto il piazzale.
Pure gli scarafaggi qui sanno che non si deve mai, MAI ricordare a Kyosuke Munakata che lui è “solo” il vice capo della Foundation. Che poi, a conti fatti, è lui a prendere le decisioni, urlare ordini e tirare le fila della baracca, ma sulla carta Tengan è ancora IL BIG BOSS.
Se Munakata fosse dotato di forza sovrumana, l’apertura di quel cingolato sarebbe già stata allargata di un metro abbondante, visto come sta stringendo quei bordi con le mani. Si volta verso un punto preciso alle sue spalle, con un’espressione che definire da maniaco omicida è riduttivo: “TENGAN. VEDA DI DIRGLI QUALCOSA.”
Il grande capo della Foundation però pare essere troppo impegnato a sorridere al nulla per ascoltare le lamentele del suo vice.
“TENGAN.”
Niente.
Qualcuno, forse Mitarai, fa notare a tutti che siamo in ritardo sulla tabella di marcia.
E lì Munakata ha un’epifania. 
“Bene, Togami. Se non vuoi collaborare con le buone” sorride, “userò un altro sistema.”
Il nostro ex Scion preferito sgrana gli occhi: “Non mi starà minacciando…”
“Per carità, sia mai” risponde il nostro vice, e fa un gesto con una mano.
“E allora cos-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!!!”
Vediamo Togami volare. O meglio, lo vediamo fare un arco per aria e atterrare di malagrazia fuori dal cingolato.
“Io sono un uomo d’azione. Che non sempre si sporca le mani” sorride ancora Munakata. Togami cerca di alzarsi, ma qualcosa di pesante lo ferma.
“Non azzardarti, diva bionda.”
Quel “qualcosa di pesante” è ovviamente Sakakura, fedele braccio destro di Munakata, che con una sola mano lo tiene inchiodato al terreno. 
L’altro intanto si volta di nuovo verso il cingolato: “Fukawa, vieni fuori da lì.”
“Voglio morire…”
Munakata si massaggia le tempie, visibilmente esasperato: “Per favore, Fukawa. Non avrai ripercussioni per questa sceneggiata, non è colpa tua se la tua dolce metà è un imbecille.”
La quale dolce metà ci prova ad esprimere il suo dissenso, ma la mano di Sakakura ancora sulla sua spalla è un ottimo deterrente ad azioni sconsiderate.
Poco dopo la testa di Fukawa fa capolino dal cingolato, e la sua espressione è davvero un programma. Se persino lei ha delle… remore su qualcosa fatto dal suo amato Byakuya-sama, potete rendervi conto di quale stronzata immane si stia parlando.
E mi si scusi il francesismo, ma sciocchezza proprio non rendeva.
“Bene, ora che ci siamo tutti direi che possiamo anche partire” annuncia Munakata, guardando l’orologio. “Se ci sbrighiamo possiamo recuperare il tempo perso ed arrivare per ora di pranzo. Togami, tu ovviamente siederai accanto a Sakakura, che non voglio altri scherzi.”
“COSA?!”
Non ha nemmeno tempo di replicare, perché l’ex Pugile lo afferra letteralmente per la collottola e lo trascina dentro al pullman: “Andiamo, biondo, sono sicuro sarà un bel viaggio di merda per entrambi.”
In quanto amici sinceri e fedeli, lo salutiamo come in una commemorazione funebre, con mani giunte e Hagakure che sussurra: “A volte mi sembra ancora di sentire la sua voce! Dio-chi è così crudele!”.
“Di’ un po’, Fukawa-chan, ma come hai fatto a dirgli di sì per una sceneggiata simile?” chiede Asahina per tutti, mentre carichiamo zaini e borsoni nel portabagagli e ci mettiamo in fila insieme agli altri. La nostra Super Scrittrice si stringe nelle spalle: “N-non lo sapevo, giuro! Mi aveva detto di aver preso a noleggio un mezzo… ma c-credevo fosse una macchina normale, non un m-maledetto panzer!”
Asahina sbuffa: “E figurati se quella regina del melodramma non deve farsi riconoscere!”
“Guardate che vi sento, TUTTI.”
La testa bionda e nervosa di Togami fa capolino dalla porta d’entrata, sporgendosi quanto più possibile visto che Sakakura pare averlo inchiodato al sedile senza possibilità di fuga. La sua furia ovviamente non ci tange. Siamo tutti abituati al suo splendido carattere.
Mentre prendiamo posto sento Munakata sbuffare: “E adesso CHE ALTRO C’È?”.
Mi sporgo un po’, abbastanza da vedere Gundam Tanaka, ex Super Allevatore-pardon, Supremo Signore Oscuro, fermarsi davanti al pullman con un’espressione preoccupata in volto.
“Cosa succede, Tanaka-san?” chiede Sonia, che sembra avere occhi soltanto per lui. “Qualcosa non va?”
Tanaka risponde con voce tetra: “Ho un brutto presentimento.”
“Che intendi?”
“Credo… credo che succederà qualcosa di irreparabile se saliamo su questo mezzo. Ho visioni nefaste e orribili dell’immediato futuro.”
Ma sì, tiracela, tanto mica stiamo facendo un viaggio già sfigato in partenza.
“Suvvia, Tanaka-kun! Non essere il solito guastafeste” interviene Hinata, “sono sicuro che sarà una vacanza divertente! Non è così, Munakata-san?”
“Sì… sì, indubbiamente” è la laconica risposta del nostro stimato vice. Nessun riferimento alla Prima, Tragica Gita Aziendale della Future Foundation.
Prima regola della Future Foundation: non parlare mai della Prima, Tragica Gita Aziendale della Future Foundation.
E... seconda regola della Future Foundation: mai chiedere il perchè non si può parlare della Tragica Gita Aziendale della Future Foundation.
A mio modesto pensiero, si venga ad aggiungere che spero nel miracoloso intervento dei kami per non far accadere le stesse disgrazie che hanno reso l'evento innominabile più innominabile dell'Innominato. Non che le premesse siano state delle migliori, con un Togami intenzionato a sfondare ogni limite zonale della demenza, Fukawa-san ancora scossa da un evento che, poverina, ha sicuramente minato l'immagine immancabile del principe azzurro che lei si era costruita - amica mia, non dire che però di indizi non ne avevi! - e Munakata che tenta invano di scacciare l'ombra di chissà quale terribile ricostruzione mentale che nessun psichiatra vorrebbe mai davvero analizzare. Non ce l'ho certamente con il pessimismo cosmico del negromante Tanaka, quel poverino nemmeno sapeva su cosa stava andando a scavare. D'altronde, lui nemmeno c'era - come tutta la 77 del resto - al momento del disastroso avvento, quindi chiedergli di tacere avrebbe solo aizzato sospetti che per nessuna ragione al mondo devono essere sollevati. Nessuno chieda e sarà salvo.
Non nego che una parte di me, una piccola e sadica parte di me, vorrebbe trovarsi davanti, in un posto abbastanza sicuro per non cogliere lo sguardo omicida di Sakakura mentre riveste di battute al vetriolo un disperato Scion che, ci scommetto l'ahoge, pagherebbe tutto il suo neonato patrimonio per sedersi verso l'unica che lo ami per quello che è... beh, forse non gli è nemmeno andata così male, visto che quella poverina sta ancora rivalutando i se e i contro di tutto quello che può passare dentro una testa bionda e troppo ben pettinata, ma quello che davvero volevo intendere era il senso di trionfo che prova chiunque metta a confronto il cingolato con cui si è presentato con i pullman che il sottoscritto ha prenotato, comodi al punto giusto, dotati di tutti i confort e con persino il wi-fi a bordo. Lussi che il residuato bellico di Togami nemmeno sa di non avere. E si, non lo nego che, se gli fossi stato più vicino, una pizzicata del genere gliel'avrei data volentieri. Magari se non fosse stato vicino a quel body builder che mi userebbe volentieri come sacco da boxe, o vicino a un Munakata incapace di fare una qualche espressione facciale vagamente simile a un sorriso. Accidenti a lui e ai suoi esistenzialismi da gran capo... spero davvero che non ci tiri i piedi perchè è davvero l'ultima cosa che ci serve.
"Naegi-kun, l'hai notato?"
La fortuna di essere me è di avere Kyouko Kirigiri interessata a me. Lasciando perdere del nostro rapporto all'interno di un mondo alieno e ostile come quello della Kibougamine, finalmente potevo considerarmi un uomo felice con la donna che più amavo senza sentirmi nella soggezione di dire qualche cavolata a sproposito che avrebbe per sempre minato quella che, un tempo, mi intestardivo a chiamare semplicemente amicizia. O meglio, quella che avrei voluto chiamare con un nome più altisonante prima di scoprire che perfino la Super Detective sapeva cosa fosse il turbamento di cuore. Ma è una questione che merita altri momenti per essere sviscerata, e che di certo mal si colloca in quel momento, mentre fisso l'oggetto che, credo, sia ciò che intende la mia donna. Parlo di quel disagio patologico di Komaeda mentre fissa con occhi... astiosi?! Bah, fatemi usare questo aggettivo... dicevo, mentre fissa con occhi astiosi Hajime Hinata. No, per essere più precisi, fissa con rabbia ciò che l'innamorato - che mai lo calcolerà di striscio - stringe tra le mani. Lo smartphone che trema impercettibilmente mentre ancora il ragazzo tenta di frenare le lacrime che invece già allegramente zampillano dagli occhi. 
"A quale dei due casi umani ti riferisci?"
"Non parlo di loro due" e mi prende il mento, Kyouko, come solo lei sa fare, per indirizzarlo verso un punto preciso dell'abitacolo "Mi spieghi che fine ha fatto l'autista?"
Cavolo. Maledetto cavolo fritto. Non esisterà mai un giorno in cui Kyouko Kirigiri verrà riconosciuta nel torto, ma almeno stavolta avrei preferito che le cantonate fossero più alla sua portata. Perchè no, l'autista ancora non c'è, non sembra minimamente intenzionato ad arrivare e, cosa peggiore, il chiasso sta diventando insopportabile.
"Si può sapere cosa aspettiamo? Ibuki vuole scatenarsi in luoghi sconosciuti!"
"Un pozzo isolato è un posto abbastanza sconosciuto?" 
Non devo voltarmi per capire che la voce è di quella simpatia umana incarnata di Saionji.
"Però la strimpellatrice ha ragione... si può sapere quando si parte? Ormai stiamo tutti qui! Perfino Togami" e Kuzuryuu deve addirittura salire sul sedile per rendere nota la sua presenza.
Logico, amico, che ci siamo tutti... ma al concetto di tutti ovviamente manca quello di un autista che, giuro, stava qui almeno due ore fa, mentre parcheggiava la ferraglia su cui stiamo sopra! Quindi davvero, in teoria ci siamo tutti. Ma bisogna vedere in quale area bisogna indagare per scoprire l'estensione di questo tutti...
'Visioni nefaste e orribili dell'immediato futuro'... Tanaka, se ti prendo...
"Forse è il caso che lo chiami al cellulare. Naegi, hai il suo numero?"
Vestita di una ragionevolezza che spesso e volentieri si dimentica, specie se sei della Future Foundation, arriva la gentilezza di Chisa a dirmi l'unica cosa sensata che non mi lancia al turpiloquio selvaggio.
Ma a cosa stavo pensando, quando ho davvero avuto l'idea di questa fantomatica gita? Forse quella cosa bianca che mettono nel mio caffè alle macchinette non è zucchero...
Il telefono squilla a vuoto, mentre ripenso alla vastità delle bestemmie che stanno uccidendo tutta la reputazione di Super Speranza che mi sono costruito, e riprovo almeno cinque volte, prima di rendermi conto che il disgraziato, ovunque sia, sta lasciando il suo telefono al più bieco e disperante disinteresse. 
"Naegi, tu l'hai visto arrivare?"
Si, mia cara Kyouko, l'ho vista quella brava persona, quella che consideravo una brava persona, mentre scendeva dal pullman per dirigersi verso l'edificio della Future Foundation con un'aria insolitamente trafelata. 
"Naegi, va’ a controllare, allora. Adesso" ordina Munakata, quando sente cosa ho detto.
Gentilezza saltami addosso, proprio...
Non che abbia tutta questa scelta. Con la sola compagnia della mia compagna, prendo la direzione per scendere da quel mezzo che, senza pilota, è sostanzialmente più inutile del cingolato di Togami e per sperare in un incontro fortuito che dia lustro a tutti i titoli da me conquistati all'interno della Kibougamine in un giorno che necessita di entrambe queste qualità.
"Naegi-kun, aspetta!" 
Non eravamo nemmeno vicini alla porta che Asahina, in tutta fretta, viene da noi con in mano un oggetto. Il telefono che, intelligentemente, avevo lasciato sul sedile con la vibrazione inserita.
"Finalmente ha risposto... il pilota!" e, senza ulteriori indugi, mi passa l'aggeggio elettrico.
"Pronto? Sono..."
Non posso e non voglio descrivere cosa sono stato costretto a sentire dall'altro capo del telefono. Cioè, in teoria dovrei, dato che scrivo proprio per dirvi cosa succede, ma... davvero volete sapere nei dettagli come si riconosce un palese disturbo gastrointestinale di un uomo? Vi assicuro che non è qualcosa di piacevole, e ve lo dice uno che ha visto crollare un bagno dopo l'intrusione di Nekomaru Nidai.
"Ehm... è tutto a posto?"
Kirigiri, non sollevare quel sopracciglio, non fare quell'espressione da "Mi spieghi perchè noi due stiamo ancora insieme?". Uno deve pur iniziare una conversazione, e non sono certo il migliore a gestire una situazione del cavolo come questa.
"Non... non ce la... faccio" rantola quello, dall'alto capo del telefono. Beh, almeno è vivo.
"In che senso non ce la fa?"
Dimmi che non vuole intendere quella cosa. Ti prego, dimmi che non vuole intendere il fatto che non riesce a fare quello che a Nidai esce meglio!
"Non posso... non posso farcela... fino a Beppu... macchè, manco fino al pullman arrivo!"
E lì altri suoni osceni che mi fanno allontanare l'apparecchio dal timpano. Ehi, chi mi dice che la puzza non viaggi con le onde radio?
"Ma... cosa le è successo?"
Ovvero, come si è ritrovato a diventare un apparato aggiuntivo e inseparabile del water?

"Mi stai dicendo che il nostro autista è... indisposto?"
Ma quanto è bravo Munakata a trovare i paroloni giusti! Io mi lambiccavo il cervello, per cercare un modo abbastanza sobrio per intendere la diarrea fulminante di quel tizio, e lui se ne esce con indisposto
No, ragazzi, non ricaricate la pagina nel dubbio che Internet vi abbia saltato un pezzo. Sono io che, nella mia bontà, vi risparmio un po' di quella che sembra davvero l'antipasto di una tragicommedia da due soldi. Tanto avete capito cosa è successo, no? Cibo avariato il giorno prima di un lavoro importante e l'impossibilità di lasciare il cesso senza avere la garanzia di non averne più bisogno. 
"Ma dai! Prima aspettiamo quel decerebrato di Togami e adesso mi dici che non abbiamo nemmeno il pilota? Tsk, e meno male che, con noi, ci sono ben due Super Fortunati!"
Sakakura nemmeno li dovrebbe avere, i torti... peccato che io non sia davvero la fortuna che dice, mentre Komaeda... lui si che è fortunato, ma il problema è che porta sfiga a chi lo circonda. 
Un momento... e se questo continuo scazzottamento col destino non fosse in realtà un modo anche molto gentile per farci desistere da questa marcia che, adesso, comincia a sembrarmi una grandissima minc...
"Il problema adesso non è quello che già sappiamo" interviene Togami, seduto in un modo composto che non ricorda a nessuno quanto invece lo terrorizzi Sakakura "Ma trovare qualcuno che lo sostituisca. Non possiamo davvero restare qui per sempre"
Davvero? Davvero non possiamo?
"Non dopo aver messo su la caparra per le varie prenotazioni"
E sta guardando me, lo Scion, ha capito cosa sto pensando. Però proprio tu mi fai i conti in tasca, tu che ti tiri via il moccio con le banconote da centomila yen?
"Che il cielo mi fulmini..." dice Asahina "Ma questo qui ha ragione"
"Io sarei questo qui?"
"Ringraziami perché sono stata tremendamente gentile. Gli epiteti peggiori me li sono tenuti per me"
"Smettetela" interviene Munakata "Soprattutto tu, Togami"
"Perché soprattutto io?"
"Lo stai davvero chiedendo?" chiosa Sakakura, col sorriso più perfido che gli abbia mai visto. Il che è tutto dire.
"Visto che non vedo alternative, guiderò io"
Silenzio di tomba. Munakata ha appena emesso il suo giudizio. 
"Ehm... Munakata-san, lei sai come si guida un pullman?"
"Più o meno" dice quello. E lo dice come se fosse una cosa da niente... c'è qualcosa che non sa fare, 'sto qui? "Se andremo ad una velocità controllata, sono sicuro che arriveremo..."
"All'inizio della Terza Gita" se ne esce candidamente Kizakura.
Che non ci sarà mai. Al costo di vivermi una seconda reclusione forzata con una rediviva Enoshima. Non. Ci. Sarà.
"Allora cosa suggerisci, Kizakura-san?" chiede Munakata, pacatamente. Non so dirvi se è veramente calmo o se sta studiando un modo abbastanza cruento per ucciderlo, però.
Kizakura, alla minaccia che rappresenta il suo interlocutore, nemmeno ci fa caso.
"Per vostra fortuna, il patentino per guidare questo gioiellino è nelle mie mani"
E vorrei sapere il cretino che te l'ha data, vorrei aggiungere io.
"Quindi... vorresti prendere il posto dell'autista?"
E Kyouko, colei che ha parlato, non sta guardando l'uomo. No, sta guardando la fiaschetta che quell'avanzo di galera manco si è sprecato di nascondere.
"Con me arriverete a destinazione e arriverete anche in fretta" dice quello, con un sorriso che sembra davvero di uno già sbronzo di prima mattina. O di uno che non ha mai smesso di esserlo.
Qualcuno, alle mie spalle, dice “Bello arrivare in fretta, ma sarebbe meglio non dentro una cassa da morto”.
Uhm. L’atmosfera che mi sta attorno mi suggerisce di fare una domanda intelligentissimissima: “Scusate, ma c’è qualche problema col fatto che Kizakura-san guidi?”.
Munakata mi guarda come si può guardare un povero mentecatto gettato a forza in un simposio di filosofia. Sakakura non fa neanche il passaggio intermedio e comincia a snocciolare una lunga lista di infrazioni di cui si è macchiato il nostro al volante: velocità estrema, completo disinteresse per la vita di vecchiette e cani randagi, un quasi strike di un gruppo di bonzi a cui i peli corporei dovrebbero essere ritti ancora adesso, un numero compreso fra dieci e infinito di pali della luce piegati e/o abbattuti, una quantità incalcolabile di gomme forate. E via discorrendo.
Il terrore serpeggia fra i presenti. Escluso… no, escluso nessuno. Tutti si stanno visibilmente cagando in mano, e mi si scusi di nuovo il francesismo ma una definizione edulcorata non rendeva l’idea.
“Oh suvvia Juzo, non dipingermi come una specie di pirata della strada. Non sono così tremendo” tenta di giustificarsi l’ometto col fedora, senza trascurare la sua fida bottiglietta piena di chissà quale pessimo alcolico. Kyouko continua ad osservargliela torva.
“No, hai ragione. Sei peggio di tremendo” interviene la seconda metà del duo comico più di successo della Foundation (soprannominati “Rocchio e Belli Capelli d’Argento”, per farvi capire).
“Ma dai, Munakata-san. Smettila di dire fandonie, io…”.
“Tu mi hai quasi ammazzato una volta, te lo ricordi sì?”.
“Di cosa stai parlando? Non ricordo niente del genere”. E, se come sospetto, lo stupore che sta esibendo in questo momento è finto… beh, sei un signor attore. Complimenti.
“Cucù, la vodka ti ha affogato la memoria? 4 maggio, io ero fresco fresco di invito alla Kibougamine. Arriva un emissario a caso dell’accademia a prendermi alla stazione, mi fa montare in macchina… gente, le montagne russe in confronto sono un passatempo per anziani paralitici. ‘Sto esagitato prendeva le curve come se fossero delle chicane di Formula Uno, avrà ammaccato almeno altre sette macchine e ha concluso la corsa infilandosi con la grazia di un missile terra-aria dentro un negozio di animali. Mi sono trovato un terrario pieno di iguane in grembo. Potete immaginarvi quanto ricordi con piacere l’episodio”.
Silenzio di tomba.
Io non metto la mia vita in mano a questo tizio. A Beppu ci vorrei arrivare vivo. Ci possiamo mettere anche sei mesi per quel che mi importa.
“Il solito esagerato. È stata una scampagnata divertente alla fine, dai”.
“Se per te rischiare un infarto è divertente…”.
Nota a margine mia: mi stupisce la confidenza con cui Kizakura dà del tu a tutti, anche ai suoi diretti superiori che potrebbero licenziarlo solo scuotendo la testa. Ma a dirla tutta non dovrei più di tanto, è una cosa che ci si può aspettare da uno come lui.
“Come prima precauzione” si inserisce Kyouko di soppiatto “si potrebbe sequestrargli la fiaschetta. Non crede, Munakata-san?”.
“Ma trovare un altro guidatore no? È così fuori dal mondo? Di questo ubriacone non mi fido per nulla” è la giusta rimostranza di Andou.
Purtroppo, dopo lunghi conciliaboli, salta fuori che è l’unica persona in grado di farlo. Il che, onestamente, mi stupisce non poco. Ma che ci volete fare? C’è quello che non può perché è rimasto traumatizzato da piccolo. C’è quello che ha l’alluce valgo e fa fatica a premere i pedali. C’è quello che è allergico (sì sì, ridete ma la scusa è stata proprio questa).
...non ho parole.
Alla fine siamo costretti ad arrenderci. Sarà Koichi Kizakura a farci finire tutti assieme appassionatamente in una scarpata a trecento all’ora, mentre intona uno yodel con quella sua fantastica voce da aggraziato usignolo.
Perché sia mai che la Seconda Tragica Gita Aziendale possa venire messa da parte per cause di forza maggiore.
Siamo la Future Foundation, per la miseria. Se dobbiamo suicidarci tutti assieme tanto vale farlo con stile, no?
Le varie proteste sono messe a tacere senza un briciolo di comprensione. Questa è l’ennesima conferma che per i piani alti siamo soltanto pedine sacrificabili e facilmente sostituibili.
Viene instaurato un improvvisato regime del terrore, dove le voci di dissenso sono azzittite da Sakakura che minaccia pestaggi gratuiti o da Munakata che vorrebbe farci finire in blocco a pulire i cessi. Con la lingua, se ho ben interpretato il tono con cui ha parlato.
È incredibile, però. Fedora ti ha quasi fatto la pelle perché si crede la reincarnazione malriuscita di Fangio e tu fai di tutto per metterlo nell’ultimo posto dove dovrebbe stare. Sei strano, Belli Capelli.
Ovviamente i soprannomi me li terrò per me, non si sa mai. Anche se, con la morte che incombe, potrei volermi togliere il sassolino dalla scarpa prima o poi.
Ci rimettiamo ai nostri posti con lentezza, evidente la poca voglia. Un particolare coglie la mia attenzione: Togami e Fukawa vengono messi lontani. Cornuti e pure mazziati, mi par di comprendere. Oh beh, visto che probabilmente finiremo con lo schiantarci da qualche parte questo è il minimo.
Ok, forse posso ricavare un po’ di divertimento dalle mie ultime ore di vita. Perché Togami, come punizione ulteriore per la scenata con l’autoblindo, viene marcato stretto da Sakakura che gli si siede vicino. Sembrano rispettivamente una carogna e l’avvoltoio che ci gira sopra in attesa di buttarsi in picchiata.
Naturalmente ha protestato con notevole forza. Naturalmente chi di dovere se n’è ampiamente fregato.
Invece a Fukawa va bene, perché la sua compagna di sedile è Kimura. Anzi, pare che le due si mettano a chiaccherare amorevolmente. Io e Kyouko ci siamo piazzati nella fila subito davanti, quindi sentiamo tutti i loro discorsi.
E credetemi, ne farei volentieri a meno.
“Kimura-san, già che ci siamo. Ho bisogno di un consulto per il mio libro e tu potresti essere la persona che fa al caso mio”.
“D-Dimmi”.
“Raccontami i sintomi peggiori che sapresti far venire a qualcuno dopo avergli fatto bere uno dei tuoi intrugli”.
“Uh? Perché m-mi chiedi una cosa simile?”.
“Te l’ho detto, mi serve per il mio libro”.
Apriti Sesamo. Rash cutanei, pruriti vaginali, bubboni in zone dove non batte il sole.
E io che speravo di passare in tranquillità quel poco che mi resta.
“Dite che ce la fate a parlare di argomenti che non facciano venire il voltastomaco, o no?”
Dal sedile accanto, Sakakura dà voce a quello che è il pensiero di noi tutti seduti nelle prime file. Mi duole ammettere che sono d’accordo con lui, però davvero, vorrei non dover pensare a pustole e arti in cancrena per tutta la vacanza. Non aggiungiamo altro orrore a quello che stiamo già vivendo.
Kimura sembra incassare il colpo in silenzio. Touko, invece…
“Dice che ce la fa a non interrompere i discorsi altrui in maniera così indelicata, o no?”
Tutti i passeggeri, ad esclusione di noi ex-78, osservano la scena sconvolti.
Rispondere a tono a Juzo Sakakura? Il fu Super Pugile? Il Rocky Joe de noartri?
“...ripetilo, se hai il coraggio.”
“Proprio non riesce a non interrompere i discorsi altrui in maniera così indelicata, Sakakura-san?” lo accontenta lei, calcando particolarmente sul suo nome. Tanto per fargli capire che lo sta prendendo in giro.
Ora, chiunque alla Future Foundation sa che rivolgersi in questo modo a Juzo Sakakura significa firmare la propria condanna a morte e diventare un sacco da boxe senziente. È una di quelle regole non scritte che tutti sanno e nessuno osa infrangere volutamente (ad esclusione di Munakata e Yukizome, chiaramente. Loro hanno il lasciapassare speciale, anche detto sospetto menage à trois).
Touko Fukawa però la ignora bellamente, perché ha un altro tipo di lasciapassare.
“Vuoi forse che ti spalmi su quel sedile a suon di pugni, quattrocchi?”
La nostra Super Scrittrice non risponde, né fa una piega.
Fa un semplice gesto con le dita.
Mima delle forbici.
“Ugh…”
E Sakakura sbianca. In silenzio, senza smettere di guardarla in cagnesco, torna a sedersi.
Slam dunk per la Super Scrittrice.
Ebbene sì, gentile pubblico.
Juzo Sakakura, il Tyrant Distruttore braccio destro di Kyosuke Munakata… ha il terrore di Genocider Syo.
Che sarebbe anche comprensibile per chiunque non sia uno di noi sei, ma da lui non te lo aspetteresti mai. E la cosa fa molto ridere, però nessuno osa farlo apertamente o ad alta voce. A parte la diretta interessata - e la di lei dolce metà, chiaramente.
“Ti cancello quel sorriso con un pugno, Togami.”
“Può farlo, ma ho idea che Syo non apprezzerebbe” risponde lui, pacato. “Non creda che non la farebbe a pezzi solo perché non rispecchia la sua tipologia di vittima. Se rompe qualcosa che le piace, poi paga. Salato.”
Uno a zero per la nostra diva bionda, dopo una mattinata iniziata in maniera poco consona al suo modo di fare sopra le righe.
E io dovrei davvero smetterla col gergo sportivo.
“Ok signori, perché non ci distraiamo con un bel gioco?”
Yukizome, evidentemente mossa a pietà, cerca di placare gli animi come meglio può.
Sbagliando.
Sebbene il resto della comitiva sembri entusiasta della proposta (le urla di Mioda e Oowari sono una prova abbastanza inconfutabile in proposito), io preferirei avesse proposto altro. Tipo il silenzio perenne fino a Beppu, per dire.
Scambio uno sguardo preoccupato con Kyouko, Aoi e Hagakure. Siamo tutti sulla stessa pagina.
Perché, vi chiederete, la prospettiva di un gioco ci terrorizza più della resurrezione di Enoshima?
“Ottimo! Che ne dite di un gioco con domande di cultura generale, tipo Trivial Pursuit?” chiede Yukizome. 
“Ci sto” risponde Touko, sfoderando un ghigno che non le vedevo dai tempi della Kibougamine, quando si perdeva nelle fantasie sul suo principe azzurro sbiadito.
“Concordo anche io” annuisce quest’ultimo, sfoderando un ghigno che non gli vedevo da… beh, dieci minuti circa.
Ecco, per questo l’idea del gioco non ci fa impazzire: perché Togami e Fukawa sono competitivi. Terribilmente competitivi. Ogni gioco diventa una sfida all’ultimo sangue, anche i più innocui. Abbiamo letteralmente bandito il poker dalle nostre serate di gruppo perché Togami non sa controllarsi con le scommesse (e in genere non puntiamo soldi ma caramelle…) e lei gli propone di pagare in… camera da letto. Liberissimi eh, ma non quando ci siamo noi.
Capite quindi che la prospettiva di una puntata di Jeopardy su quattro ruote ci alletta poco e nulla, ma i tentativi di far capire a Yukizome il pericolo a cui stiamo andando incontro vanno tutti a vuoto. Anzi, è più entusiasta che mai: “Bene, allora direi di suddividere le squadre in Sedili di Destra contro Sedili di Sinistra, giusto per semplificarci la vita.”
E qui cala il gelo.
Mentre il resto della 77 ride e punzecchia i propri amici dall’altro lato della barricata, qui la situazione è molto più seria.
“Quindi siamo l’uno contro l’altro, Byakuya-sama.”
“A quanto pare. Ma non vedo il problema, un po’ di sana competizione non può che far bene al nostro rapporto” sorride lui, “e ti prometto che ti lascerò azzeccare qualche risposta.”
Il ghigno di lei non viene minimamente intaccato: “Io invece non ho intenzione di renderti la vita facile solo perché sei il mio tesoruccio, tesoruccio.”
Entrambi si fissano intensamente e sorridono come iene.
È così che flirtano, spesso.

Un’ora e quattrocentoventi domande di cultura generale dopo…
“E la risposta esatta è quarantadue! Wow, Fukawa-chan, vai alla grande!”
Touko arrossisce, ma il sorriso soddisfatto non mente.
Come volevasi dimostrare, hanno praticamente risposto solamente lei e Togami, ad esclusione di sporadiche domande che potevano interessare altri di noi (quando Yukizome ha chiesto qual era il nome del fondatore del moderno occultismo, Tanaka e Nevermind si sono letteralmente lanciati sui sedili anteriori urlando in coro “ALEISTER CROWLEY!”).
“A quanto pare ho vinto ancora, Byakuya-sama” miagola lei verso Togami, il quale sembra un misto di irritazione e… eccitazione?
“Mi superi solo di un punto, la situazione può cambiare da un momento all’altro” replica lui, ripetendo la stessa giustificazione delle ultime centoventi sconfitte. “Ma… apprezzo la tua intelligenza. D’altronde un Togami non potrebbe mai scegliere una partner che non sia al suo stesso livello. Brava Touko, brava.”
“Non vorrei interrompere 50 sfumature di cervelli” interviene, interrompendo, Sakakura, “ma ho una domanda.”
“Sì, Sakakura-kun?” trilla Yukizome.
“È possibile arraparsi perché la tua dolce metà ti sta battendo giocando uno pseudo Trivial Pursuit? Altrimenti non mi spiego il suo alzabandiera.”
Togami si siede di scatto, paonazzo in volto, mentre sul pullman scoppia l’ilarità generale. L’ex Pugile sogghigna: “Questo è quello che succede a chi si prende gioco di me, diva bionda.”
La suddetta diva, però, è incosciente e incurante del pericolo: “Oh certo, molto corretto e maturo prendertela con quello che non può sventrarti con un paio di forbici, anche se lo vorrebbe tanto.”
“Togami, porta rispetto a uno dei tuoi superiori” ringhia Munakata, mentre la povera Yukizome si affretta a risolvere questa pagliacciata: “Ok ok ok, signori, vediamo di calmarci! Il viaggio è ancora lungo, e io temo di non aver portato abbastanza Lucky Gastro per tutti” aggiunge sottovoce. Donna previdente.
Ma visto che i disastri non vengono mai soli…
“Yukizome-san!”
“Non ora, Hinata-kun, non vedi che sono occupata?”
“Ma-”
“Davvero, ho già un asilo nido da gestire - sì Kyosuke-kun, anche tu ne fai parte.”
“Yukizome-san, per fav-”
“Insomma Hinata-kun, cosa c’è?!”
Un tonfo. Poi un altro. Passi pesanti come quelli di un Tyrant che si trascinano lungo lo spazio tra i sedili.
“Ecco…”
La gigantesca figura di Nekomaru Nidai appare alle nostre spalle, un’espressione di sofferenza in volto.
“DEVO. CAGARE.”
...oh.
"OH MIO DIO, MA DAVVERO?!"
La cosa più ovvia, in questo caso, è certamente mantenere la calma. O quantomeno il contegno, visto che parliamo comunque delle escrezioni di uomo, un uomo nerboruto capace di uccidere con uno dei suoi colpi di... sì, insomma, avete capito. In altre parole, nessuno aveva aperto bocca, perché davvero non si sapeva cosa dire, ma tra tutti Togami, per un motivo non ben precisato, ha deciso di andare contro il comune buon senso semplicemente... boh, per quale motivo X non mi va nemmeno di spiegarlo. Forse perché un motivo non esiste?
Fatto sta che bisogna fare qualcosa, e in fretta. Come ho già detto, parliamo di un uomo potenzialmente pericoloso. E no, non è potenzialmente pericoloso perché era uno degli ultimi sopravvissuti della disperazione di Enoshima, ma perché parliamo di una persona con un apparato escretore che è tutto un programma e che potrebbe uccidere un uomo, se lo volesse, con la forza di un suo peto.
Per questo Togami doveva starsi zitto, per questo tutti stavano zitti e per questo io sento il bisogno di urlare.
"Posso dire che la state facendo più tragica di quello che sembra?" domanda quietamente Kyouko.
No, bella mia. Non si scherza sulla cacca di Nekomaru, vuoi forse morire?
Ma lei ovviamente ha fatto quella domanda con la consapevolezza che non avrebbe mai ricevuto una risposta decente. Sta già smanettando con il suo cellulare, infatti, alla ricerca di un qualcosa che spero si avvicini alla nostra salvezza.
"Kizakura-san, adesso devi girare... Kizakura-san, ma stai ascoltando?"
Tra le mani della mia ragazza il cellulare segna le indicazioni per raggiungere una stazione di sosta, che già so dovrà piangere uno dei suoi cessi. Quello che adesso più mi preoccupa, però, addirittura più di Nekomaru, è la faccia totalmente sbronza che Kizakura ci mostra mentre, con la più totale forma di incoscienza, continua a guidare a tavoletta senza guardare la strada.
"Faccia attenzione, lì c'è una bicicletta!" urla una povera Aoi, già sbiancata per il disastro imminente.
Kizakura forse l'ha ascoltata e obbedisce, forse ha ascoltato Kirigiri... non so a chi delle due ha prestato orecchio, so solo che ha fatto la svolta peggiore nella storia dei guidatori di pullman, prendendo quella curva che Kirigiri avrebbe sì voluto imboccare, ma di certo con una guida più soft, e tutti quanti ci troviamo catapultati ad un angolo del mezzo di trasporto, alias nuova arma di disperazione. Vi immaginate la mia gioia quando mi sono ritrovato addosso, tra tutti, a Sakakura?
Sì, ragazzi, volevo morire. E sarei scattato a molla, se quel maniaco in possesso del volante non avesse fatto un'altra mossa del diavolo per riequilibrare lo sterzo e buttare a mare tutto quel poco che è rimasto del mio compianto stomaco.
Cioè, ma io come campo tredici ore di pullman in questo modo? Non so se odiare il destino per non avermi fatto fuori prima, o me stesso per non aver fatto leva su un mezzo più decente, o quantomeno guidato da un esperto.
Maledizione, e pensare che la Prima Tragica Gita Aziendale doveva insegnare tanto.
"Perfetto, adesso continua dritto per altri duecento metri" continua tranquilla Kirigiri, aggrappata con nonchalance ad una maniglia del sedile davanti.
No, tesoro, ma dove diavolo lo vedi il perfetto? Kizakura ti ha passato una fiaschetta di liquore senza che me ne accorgessi, per caso?
"Adesso dove giro?" chiosa tranquillamente il delinquente in questione.
"A destra, dopo di che continua di nuovo dritto"
Questa volta finisco sopra Nekomaru, e non so se la cosa sia peggiore o migliore della mia sventura precedente. Sento la povera Fukawa pregare un dio ormai dimenticato perché no, non vuole finire i suoi giorni con un Trivial Pursuit incompleto... e forse sta pure pensando a quello che ha detto Sakakura, chissà. Sento le urla della 77, che certamente tutto si aspettavano tranne quel tentativo di omicidio ai loro danni, sento Hinata smettere di piangere, quel sociopatico di Komaeda parlare della speranza che ci attende dopo questa mortale sfiga, Kuzuryuu maledire il pilota con un'ondata di yakuza che finanzierà lui stesso, l'ancor più inquietante Gundam parlare una lingua sconosciuta che, parole sue, salverà la pelle di tutti. Le uniche tranquille, a questo proposito, sono quella svampita di Sonia Nevermind, che crede davvero di poter contare sul potere malefico del demonio evocato da Gundam, e Ibuki, che invece vede in questa caciara la scusa perfetta per scatenare la sua folle idea di rock and roll.
Io? Io voglio solo che tutto abbia fine. Pure con la mia morte, basta che sia una fine.
"Adesso gira a sinistra, Kizakura"
"Ti prego, smettila di farlo girare" ulula la povera Kimura, ormai al colmo delle lacrime.
"Dobbiamo fermarci in un posto decente, prima di morire per esalazioni tossiche da deretano" è la pacata risposta di Kirigiri.
"Ma così... moriremo in un disastro stradale!" urla Fukawa, ormai vicina all'isteria - più che giustificata, ragazzi, più che giustificata.
"Lo sapevo che saremmo dovuti partire con il mio El Alamein!". E Togami, sbraitando in quel modo, dà prova di averla toccata per davvero, l'isteria.
Davvero, Togami?! Volevi davvero dare in mano un cingolato simile a Kizakura? Non hai un briciolo di coscienza per le vittime che avrebbe seminato fino a Beppu?
Forse avrebbe risposto - sicuramente lo avrebbe fatto, perché parliamo di Togami - ma… una serie di suoni inquietanti, di quelli che avevo già sentito per telefono con il dannato autista che ci ha cacciati in questo casino, e poi il più fetido, il più nauseabondo, il più abominevole tanfo della mia vita mi strangola le narici e mi uccide la gola. Forse mi uccide pure qualcos'altro, ma sta di fatto che fatico a trattenere la mia colazione nello stomaco.
"Scusate, ragazzi... ma non ce la faccio più... DEVO CAGARE!!!"
Va bene, il tempo delle mele è finito. Abbiamo… non lo so, dieci secondi? Venti? Poi sapete cosa succede con una bomba che non sei riuscito a disinnescare, vero?
Prendo in mano la situazione.
“Kizakura, si fermi!” urlo.
“Ma stiamo arrivando a destinazione…”.
“SI. FERMI. CAZZO”.
Kyouko mi guarda stralunata. Non è abituata a uno dei miei rari sfoggi di volgarità, e la capisco. Sono il primo a non esserlo. Ma ragazzi, qua ne va della nostra vita. E non in senso figurato. Probabilmente il resto dei presenti condivide la sua reazione, non lo so, non m’interessa.
Per fortuna il beone più veloce del West mi dà retta e accosta, dopo aver ovviamente fatto frenare con grazia il mezzo (e aver quasi causato un incontro ravvicinato del quarto tipo fra la testa di Togami e il parabrezza). Per fortuna siamo fuori da un qualunque centro abitato, non avremo sulla coscienza altri cadaveri se non i nostri.
“Ok, fate spazio e lasciatelo scendere” sbraito, spingendo via quelli non furbi abbastanza da scostarsi da soli. Mi spiace essere manesco, ma il gioco vale la candela.
L’odore si fa sempre più asfissiante. L’orologio ticchetta impietoso.
Poi, proprio mentre stiamo per scendere…
L’orrore. L’orrore.
Il portellone non si apre.
Mi volto verso il posto di guida: “Ci apre, per favore? Abbiamo pochissimo tempo!”.
“Sono due minuti che sto premendo il pulsante, ma non succede nulla…” è quanto mi dice Kizakura, con la voce di chi non ha colpe. Lo vedo fare il gesto e scuotere sconsolato la testa. Tu hai un sacco di colpe, vecchiaccio… anche se forse non questa nello specifico.
Oh santa polenta. E adesso che facciamo?
La pestilenza continua imperterrita a farsi sempre più velenosa.
Questo pullman si sta trasformando in una bara.
E no, credetemi. Non è un’iperbole per fare il drammatico.
Prendo a dare pugni al vetro, sperando che abbia pietà delle nostre anime che stanno per finire nel Valhalla. Lui non fa un plissè, fregandosene e continuando a rimanere bloccato.
Mi sale una crisi isterica. Mi metto a urlare come un codardo a cui stanno puntando la pistola alla fronte: “Apriti! Apriti! Apriti! Dannata puttana, apriti! Moriamo tutti!”.
Sono ancora lì a dare il peggio di me quando mi sento spinto all’indietro. Qualcuno, non so chi, mi scansa e prende il mio posto. Dati gli spazi stretti, capitombolo addosso a Kizakura. Ahio.
“Yaaaaaaaah!”.
Un pugno e lo sportello si frantuma.
“Avanti vecchio, vai a svuotarti” esclama Akane Oowari, saltando agilmente fuori e trascinando il Coach per la collottola.
...grazie, mia salvatrice. Ti voglio bene.
Mi rialzo, mi riassetto, metto un piede fuori da questo amore che è una camera a gas. Tempo sei passi all’aria aperta e all’improvviso, dal nulla, sento un’opprimente aura di morte alle mie spalle.
Perché mi sento come se fossi appena passato dalla prospettiva di decesso per asfissia a quella di decesso per strangolamento?
Perché, quando mi volto, ad accogliermi c’è la faccia a dir poco accigliata della mia dolce metà.
Ops.
Ho come la vaga, vaghissima sensazione di essermi lasciato sfuggire quel ringraziamento a voce alta.
Capitemi, ero felice di poter vivere ancora un po’. Dovete davvero farmene una colpa? E lei, deve davvero farmene una colpa? Non è forse contenta di poter sopravvivere a una bomba H emanata via ano?
No, non è contenta.
Sto per dire qualcosa quando Aoi, da dietro, le allunga un braccio su entrambe le spalle e, sorridendo con tutti i suoi ottantaquattro denti, le dice una sola parola: “Gelosona”.
Lo sguardo un poco omicida cambia per un attimo bersaglio, incontrando un’incontenibile gioia di vivere e perdendo una frazione della sua carica.
Salvami salvami, grande sovrano. Fammi fuggire, fuggire di qua!
Le mie preghiere cadono inascoltate. Si limita a continuare a sorridere e a interrompere il contatto fisico, lasciandomi nelle sue grinfie.
Nel frattempo, in lontananza, si sentono rumori di granate e bombardamenti a tappeto. A ben guardare ci sta andando ancora leggero.
“Naegi-kun…” sibila, ormai dimentica della distrazione made in Nuotatrice.
Va bene, è stato bello. Addio vita, addio amici, addio a tutti.
“Kyouko-san, non… non mangiarmi, ti… ti prego…”.
“Mangiarti? Cosa ti fa credere che voglia mangiarti?”. Pazzesco. Nonostante abbia l’aspetto di un oni, di quelli brutti, riesce comunque a parlare con tono compassato. ‘Sta ragazza è davvero incredibile.
“La… la bava… e i denti digrignanti… e l’atmosfera da apocalisse che… che ti sta circondando…”.
Avanti, chiudila in fretta. Non tenermi in sospeso così a lungo. Sbranami e facciamola finita.
E invece, contro ogni mia aspettativa, pare calmarsi. Prende un sospirone, chiude gli occhi, conta sottovoce… e quando torna a guardarmi è sì ancora arrabbiata, ma decisamente meno intenzionata ad appendere la mia carcassa sopra al caminetto.
“Bada solo a quello che dici, la prossima volta” è la minaccia finale. Mi lascia capire che per stavolta me la scavallo, ma alla prossima niente e nessuno si frapporrà fra me e l’aldilà.
“C-Certamente…” balbetto, fin troppo felice di essere scampato anche a questa. Insomma, sono sopravvissuto a un Killing Game… e poi devo morire perché la mia fidanzata ha un attacco di gelosia virulenta a causa di una frase innocente? 
E qua succede qualcosa che proprio non mi aspettavo, nossignore: copre la breve distanza che ci separa, mi prende, mi sbatte di forza contro la parete del pullman e mi bacia.
Oooooh. Dall’inferno al paradiso in meno di tre secondi e dodici. Manco con una fuoriserie di lusso prendi così tanta velocità in così poco tempo.
Ovviamente ricambio.
Dopo una trentina di secondi ci stacchiamo.
E ti pare? Tutti coloro scesi dal mezzo ci stanno osservando neanche avessimo appena finito le riprese di Gola Profonda.
Era un bacio. Alla francese e non breve, d’accordo. Ma un cavolo di bacio e nulla più.
D’altronde credo che lei volesse una conferma sul fatto che il mio fosse stato solo un lapsus e basta.
Io sono stato più che disposto nel dargliela, sai com’è.
“Beh, che avete da guardare? Non avete mai visto una coppia scambiarsi effusioni?”
“Non così focosamente e non in pubblico, Kirigiri-san” sorride sorniona Touko, affacciata dall’ingresso del bus e che conoscendola starà prendendo appunti mentali per la sua prossima novel. “Ma soprattutto, non abbiamo mai visto voi in certi atteggiamenti… intimi” conclude, senza balbettare.
“Oh dai, nemmeno stessimo girando il remake di Gola Profonda!” sbuffo.
Dimenticandomi di pensare prima di parlare.
E rovinandomi da solo.
Una serie di facce sconvolte e ghigni divertiti sono la ricompensa per aver lasciato il filtro cervello/bocca a casa.
“Naegi, Naegi… quindi conosci Gola Profonda?”
La frecciata arriva dalla nostra diva bionda preferita, che al contrario di me si rifiuta di filtrare cosa gli passa per la testa.
Ovviamente colgo la palla al balzo: “Beh sono maschio anche io, Togami-kun. Piuttosto, mi stupisce che tu conosca questo genere di film” sorrido innocente, anche se è ormai chiaro a tutti che di innocenza me ne è rimasta poca.
Il Togami nazionale arrossisce violentemente: “S-solo perché Touko lo ha visto.”
“Confermo” annuisce lei, senza fare una piega. “Byakuya-sama però preferisce quelli più raffinati, tipo Ecco l’Impero dei Sensi” sogghigna. Lui ha ormai il colore di un semaforo e vorrebbe sotterrarsi. Noto con la coda dell’occhio Yukizome sorridere alla stessa maniera. Hai capito Yukizome-san…
“Scusate la domanda a quanto pare ingenua” chiede Aoi, alzando la mano come a scuola, “ma… cos’è Gola Profonda?”
La miriade di facce divertite ora guarda sconvolta la nostra nuotatrice.
“Che? Non lo conosci?”
“No dai, non ci credo!”
“Ma hai vissuto sotto una roccia?”
E via così finché Aoi non li zittisce tutti: “Ok, ok, ho capito, HO CAPITO! Non hai vissuto davvero finché non hai visto Gola Profonda, chiaro!” sbuffa. “Neanche avessi detto di non aver mai ascoltato la Nona sinfonia di Beethoven…”
“A parte il fatto che il titolo corretto è La Vera Gola Profonda” si intromette Hanamura, che in quanto a perversione è sicuramente il massimo esperto, “Gola Profonda è solo il sequel non a luci rosse, non confondiamoli. E ancora non mi spiego come sia possibile fare un sequel non porno per un film porno, MA COMUNQUE. Non aver visto La Vera Gola Profonda è un po’ come non aver mai ascoltato la Nona di Beethoven, è una grave mancanza culturale che possiamo sicuramente risolv-”
Una mano gigantesca spunta dal nulla, acchiappa la microscopica (è più basso di me, posso bullarmene) figura del Super Chef e con poca delicatezza lo obbliga a tornare sul pullman. 
“Scusatelo, tende ad esagerare, alle volte” tuona Nidai, autore del placcaggio ai danni di Hanamura. “Mi scuso anche per la… chiamiamola interruzione di prima” arrossisce. Vorrei fargli notare che ha buttato giù almeno un paio d’alberi e un ripetitore telefonico con la sola imposizione del sedere, e che quindi interruzione non inizia nemmeno a descrivere la scena, ma ci tengo a vivere. Questa volta sono anche riuscito a non dirlo ad alta voce, bravissimo me.
“Ma sì, come dico sempre: MANGIA BENE, DORMI BENE, CAGA BENE!”
E ride.
Ci guardiamo tutti un po’ spaesati, non sapendo bene come reagire, ma per fortuna l’impasse viene rotto da Kizakura che, fiaschetta alla mano, prende di nuovo posto al volante: “Bene gente, direi che possiamo rimetterci in marcia. Con un po’ di fortuna riusciremo persino ad arrivare a destinazione.”
“Persino per ora di pranzo?” azzarda più di uno.
“No, intendevo arrivare in generale.”
Con questo sprazzo di positività riparte il nostro viaggio alla volta di Beppu.
Con il vetro dello sportello rattoppato col nastro adesivo per pacchi.

Un’ora e mezza dopo siamo di nuovo fermi, ma questa volta per fortuna non c’entra Nidai.
Semplicemente abbiamo fatto sosta in un autogrill. Vuoi per sgranchirci un po’ le gambe, vuoi perché molti avevano voglia di uno spuntino, vuoi perché altri necessitavano della toilette (senza farla esplodere, per fortuna).
E così ci ritroviamo fermi nella piazzola di sosta, con qualche altra auto a farci compagnia. Mi dedico al mio passatempo preferito, ovvero il people-watching: Touko e Togami ovviamente vicini vicini, lei persa a contemplare lui, lui perso a contemplare gli snack del bar e lamentarsene; Owari, Nidai e l’Impostore intenti a far fuori suddetti snack; Hagakure che dà il peggio di sé offrendo servizi di chiaroveggenza agli sfortunati avventori dell’autogrill; Tengan che… boh? Sorride al nulla, fondamentalmente. E continua a dire a tutti “Che bella giornata oggi, eh?”. Sento odore di demenza senile.
Oh, poi ci sono i coniugi Addams (ovvero Tanaka e Nevermind) intenti a fare i piccioncini goth, e Hinata che continua a singhiozzare guardando il suo telefono.
E Komaeda che ringhia.
Lo so che me ne pentirò, ma sono maledettamente curioso.
“Anche a te Hinata sembra strano, vero?”
Per fortuna non sono solo in questo.
Mi volto verso Togami, spuntato dal nulla di fianco a me con in mano un pacco di poraccissimi anpan. Quando si tratta di fare la portinaia è secondo solo a Kyouko.
“Stranissimo” annuisco. “Ammetto che odio farmi i fatti degli altri ma… d’altronde quel telefono è dell’azienda, gliel’abbiamo fornito noi…”
“...e sarebbe solo giusto appurare che non lo stia usando in maniera illecita.”
“Assolutamente sì.”
Giuro che solo Togami riesce a far uscire fuori il peggio di me.
Con finta noncuranza ci avviciniamo ai due, quando un’altra voce ci ferma di colpo.
“Vi ho visti.”
Occhio di Falco Kirigiri non perdona.
“E se state pensando di andare a ficcanasare senza di me, vi sbagliate di grosso.”
Sorridiamo.
Sembra di essere tornati indietro nel tempo, a quando andavamo in giro ad indagare alla Kibougamine. Morti a parte.
"Voglio indagare anche io" fa qualcuno alle mie spalle.
E improvvisamente sento delle braccia che mi avvolgono da dietro, mi imprigionano, si ancorano al collo e rischiano quasi di soffocarmi.
"Ko-Komaeda-kun?!" Ho riconosciuto la voce, sì, e poi era l'unico che stava abbastanza vicino da appiccicarsi come un mollusco.
"Andiamo insieme ad indagare. Sono sicuro che insieme potremo distruggere quel telefono..." 
"Komaeda-kun, potr... mi stai sbavando addosso! Mi stai sbavando addosso!" 
Lo so che è poco virile urlarlo come una protagonista dei manga shojo in difficoltà ma... cavolo, fa schifo!
"Komaeda-kun, se vuoi indagare con noi va bene, ma non ostacolarci" dice Kirigiri, ignorando platealmente le mie umili richieste di soccorso. 
Cosa deve fare un povero super liceale, da queste parti, per essere compreso e aiutato?
"E non pensarci nemmeno a distruggere quel telefono, è praticamente pagato con i soldi miei!" aggiunge Togami, con un cipiglio che farebbe sentire Paperon de Paperoni uno spendaccione dalle mani bucate.
"I nostri soldi" devo quindi obiettare "Quelli della Future Foundation sono i nostri soldi".
Guadagnati col sudore della fronte, lavorando per quel sadico di un Munakata totalmente disinteressato dei diritti umani, aggiungerei.
"Si, vabbè" risponde lo Scion, non sforzandosi nemmeno di guardarmi mentre parla.
"Non liquidarmi così! E comunque ho ancora la bava di questo qui appiccicata al collo! Staccatemi Komaeda di dosso!"
"Ma non pensi che un abbraccio comunichi tanta speranza?" bercia Komaeda, dietro di me. E si mette a sprimacciarmi manco fossi un cuscino.
"Possiamo comunicare la speranza anche da lontano" obietto quindi, cercando di divincolarmi. Fatica inutile, poi, quello c'ha pure il braccio di acciaio.
"Di sicuro la sai lunga, visto che sei la Super Speranza... speranza..."
"No, ti prego, non sbavare di nuovo, non sbavare di nuovo!" 
Ho capito, qui mi sa che ci perdo la dignità.
"Komaeda-kun, lascia andare Naegi-kun, rischi di strozzarlo"
Panico generale. Il soggetto su cui avremmo dovuto indagare marcia a velocità sostenuta nella nostra direzione. Punta a noi, e... mannaggia alla pupazza, ha messo in tasca il telefono!
"Cavolo, ci ha scoperto!" bisbiglio alla squadra.
"Certo che ci ha scoperto, se avessi smesso di strillare come un'aquila!" obietta Togami.
"Se mi avessi aiutato invece di ignorarmi!"
Ma non ho il tempo per arrabbiarmi. Hajime Hinata è a portata d'orecchio e ora la cosa fondamentale è non parlare mai, e dico mai, del suo smartphone in sua presenza.
"Ti stavi divertendo a giocare col tuo smartphone, Hinata-kun?" chiede invece quel gran genio di Nagito Komaeda.
Ma che cavolo, almeno fatemele finire di pensare, le cose!
Vedo Hajime portare la mano alla tasca dove ha appena messo il telefono. Trema leggermente e sulla faccia ha un'espressione da cucciolo che sembra la mia quando ho paura di aver fatto arrabbiare la mia metà.
Leggo sul volto dei miei colleghi il desiderio di tramortirlo e di trafugargli ciò che tiene in tasca. Lo faremmo anche volentieri, se non fosse che quello che abbiamo davanti è comunque l'esperimento genetico per racchiudere tutti i talenti che esistono al mondo. Praticamente moriremmo ancor prima di aver fatto un tentativo; e moriremmo senza nemmeno scoprire ciò che ci interessa.
"Comunque sia, Komaeda-kun" continua Hinata, completamente ignaro dei nostri pensieri "Non pensi sia meglio lasciar in pace Naegi-kun? Non mi sembra molto a suo agio"
Stavo già eleggendo Hajime Hinata come il mio nuovo migliore amico quando la stretta triplica la sua forza.
"Cosa c'è, Hinata-kun, sei geloso?"
"Geloso? Perché dovrei esserlo, di grazia?"
"Soff..co... A...to... Soff.." 
Ormai la mia ora è vicina. Una morte indegna e per giunta tra le braccia di un uomo... mai una gioia nella vita, eh?
"Come dici, Naegi-kun?" si permette di chiedere quell'imbecille di Komaeda, stringendo se possibile ancora più forte.
"S... To... mor... ndo..."
"Lungi da me interessarmi della vita di un plebeo" interviene Togami "ma se non stacchi le braccia dal suo collo credo lo perderemo molto presto" e lo dice come se fosse cosa da niente, il caro Scion del menga.
Ma almeno quello che dice finalmente fa effetto: Komaeda riconosce i diritti della mia trachea e io riscopro il piacere di respirare dopo dieci minuti di apnea.
"Va bene, ragazzi, io ritorno sul pullman" dice Hinata, finito di guardare il patetico teatrino "vi aspetto sopra"
E se ne va, assieme alle informazioni che avremmo voluto carpirgli.
"Fantastico, un buco nell'acqua" fa Togami, una volta allontanatosi l'altro "Basta che tu sia soddisfatto, Naegi"
"Ma che ho fatto?!" Qui io sono solo la vittima! La vittima! Kyouko-san, diglielo anche tu!"
Ma lei non mi sta calcolando di striscio. Ha lo sguardo assassino di prima, e stavolta lo sta usando per friggere il fortunello della 77 a fuoco lento, o comunque a un fuoco abbastanza doloroso per augurare una dipartita che manco Junko Enoshima poteva progettare.
"Ehm... Kyouko-san?"
"Komaeda-kun" fa quella, lo sguardo glaciale "Ti rendi conto che ci hai fatto buttare l'occasione perfetta per capire cosa c'è nel cellulare di Hinata-kun?"
Il beota ci guarda con sguardo perplesso.
"Aspetta... era questo che volevate sapere?"
"E se no cosa, scusa?"
"Io pensavo voleste mettervi d'accordo per sequestrarglielo, e magari pure distruggerlo"
Cerco di camuffare il facepalm che sta nascendo dal profondo del mio cuore.
"Ehm.. no" risponde Kirigiri, sempre fredda come l'iceberg che distrusse il Titanic "anche perché, come ha detto Togami, quel telefono è pagato di tasca nostra. Noi volevamo solo sapere cosa ci fa tutto il tempo"
"Se è per questo io lo so" chiosa lui, la tranquillità in persona.
Ah, tu lo sai? Ma che sul serio?
Ora, ditemi voi cosa dovrei dire/fare/baciare/lettera/testamento con ‘sto qui. Prima tenta di annegarmi in un mare di bava, poi tenta di strangolarmi facendo passare il tutto per una manifestazione d’affetto… e ora se ne salta fuori con ‘sta novità che sa cosa c’è sul cellulare di Hinata.
Credo di imitare Munakata che imitava la bambina de L’Esorcista mentre mi giro verso di lui, che sfiga vuole sia alle mie spalle, e gli chiedo con estrema gentilezza di comunicarci il contenuto di quell’aggeggio. Il quale, mi preme ribadirlo, è stato comprato e viene mantenuto funzionante coi NOSTRI soldi.
La sua risposta mi lascia di stucco, me e i miei due soci: “No”.
“Come scusa?” mi sfugge, il tono di voce un pelo alterato “Cosa significa no?”.
“Te l’hanno insegnato all’asilo cosa significa no, vero?”.
“E a te hanno insegnato il significato del verbo squartare, vero? Perché è quello che ho intenzione di farti se non cambi idea nei prossimi quattro secondi, anche per vendicarmi del doppio tentativo di omicidio ai miei danni”.
Kirigiri e Togami mi guardano sconvolti, almeno per i loro standard. Quindi diciamo che lei inarca mezzo sopracciglio e a lui scivolano gli occhiali sul naso di quei due centimetri scarsi. Immagino di poter dire di aver colpito nel segno se ottengo reazioni tanto eclatanti.
Komaeda sogghigna nel rispondermi: “Beh Naegi, potrei anche ripensarci e acconsentire… ma a una condizione”.
Ecco, l’ha fatto. Ha fatto quel che temevo avrebbe fatto.
Il ricatto.
Mi sto facendo ricattare da Nagito Komaeda.
Ma sogna se spera che… uh?
Percepisco distintamente gli sguardi di Gianna e Pinotto su di me, uno alla mia destra e l’altra alla mia sinistra.
Non dicono nulla. Non ne hanno bisogno. Stanno facendo pressione solo guardandomi insistentemente.
“Accetta! Accetta! Accetta! Accetta! Accetta! Accetta! Accetta! Accetta! Accetta!”.
...da Togami non mi aspettavo nulla, ok. Ma speravo che almeno tu mi volessi un po’ di bene, Kyouko-san. E invece era tutta una truffa, la tua. Mi stavi usando. Ti stavi prendendo gioco di me.
Quindi devo dedurre che il tuo studiarti il Kamasutra come se fosse un dossier di lavoro facesse parte della bugia?
Maledizione. Che faccio?
“Allora, Naegi?”.
E stai zitto, mia copia malriuscita e con troppa demenza. Non farmi fretta. Potrò prendermi un minuto per decidere se devo fottermi vita natural durante con le mie stesse mani?
Alla fine, dopo luuuuuuuunghe insistenze (e Kyouko-san che mi ha sussurrato all’orecchio “Fallo o andrai in bianco per i prossimi dodici lustri”), mi fanno desistere.
Con la depressione ormai in pieno controllo, mi giro verso Komaeda e gli annuncio la mia resa.
“Molto bene. Sapevo che alla fine avresti ceduto”.
“Dimmi di che morte devo morire e chiudiamola qua”.
“Oh, non così in fretta. Penserò a qualcosa, ma tu nel frattempo sentiti pure in debito. E prima o poi verrò a riscuotere, quando meno te lo aspetti… e nel modo che meno ti aspetti”.
No, ma bene. Perché ho idea che, nel futuro prossimo venturo, mi sentirò costantemente come se avessi un cappio attorno al collo pronto per essere stretto? Devo tenere la vaselina sul comodino?
“Hai ottenuto quello che vuoi” riesco a dire in un impeto di smargiasseria “Ora devi rivelarci il contenuto di quel cellulare”.
“E sia” concede, abbassando lo sguardo quasi si sentisse colpevole di qualcosa.
La trepidazione prende a farla da padrona fra noi tre. Perché col cavolo che il bastardo lo dice subito, si prende pure la pausa drammatica.
Poi, finalmente, arriva: “Dovete sapere che Hajime Hinata tiene perennemente accesa un’applicazione che fa girare un’intelligenza artificiale. E questa intelligenza artificiale è rappresentata dalla persona di cui sono più geloso al mondo”.
Aspetta, non starà mica parlando di…
“Chiaki… Chiaki Nanami?”. E non lo dico io, ma è Kyouko-san. Tutti noi conosciamo i retroscena di quanto avvenuto ormai anni fa alla Kibougamine, nella fattispecie con la classe 77 di cui tutti loro facevano parte.
“Esatto. Proprio lei”.
Vorrei far notare che ci è bastato tirasse fuori la parola gelosia per far sì che tutti capissimo a chi si riferisse. Perché ‘sto idiota è innamorato cotto di Hinata, e si sapeva che lui e Nanami avevano una mezza tresca all’epoca. O forse definirla così è esagerato, ma non era comunque nulla che Celes-san si astenesse dal raccontare in giro come l’ultimo pettegolezzo.
“Ma quindi ha una… relazione con la Nanami AI?” mi sussurra Togami, mangiucchiando uno di quegli anpan che fino a dieci minuti fa considerava troppo plebei per il suo apparato digerente da ex riccone. Apparato digerente che non ha mai rifiutato le mie patatine piccanti, va detto. 
“Beh… probabilmente l’aveva con la vera Nanami, o era cotto di lei” ipotizzo. “Magari tiene l’AI sul telefono perché gliela ricorda.”
“Non è un po’... strano?”
“Forse lo faremmo anche noi, al posto suo” suggerisce Kyouko, “ma altre otto app simili ad Alter Ego sarebbero troppo per qualsiasi telefono.”
E anche se voleva essere una battuta, basta un po’ a smorzare la curiosità nei confronti di Hinata.
“Ma sì, lasciamolo stare. Ognuno affronta il lutto come preferisce. Allora, voi che prendete per pranzo?” cambio subito argomento, prima di deprimerci pensando a chi non c’è più. Lascio Togami intento ad osservare con perplessità una confezione di sushi e mi avvicino a Kyouko, che cerca di decifrare gli ingredienti nei sandwiches esposti al banco frigo: “Non vedo etichette… secondo te quello è tonno o pollo?” chiede, indicandone uno. Mi avvicino e strizzo gli occhi: “Sai, sembra più tacchino.”
E qui, signori, succede una cosa che mai nella mia vita avrei pensato di vedere. Di sicuro non a causa di una diatriba sul ripieno di un tramezzino.
“Fa la detective e non riesce a distinguere un panino dall’altro? Fossi in lei non avrei più il coraggio di andare in giro usando quel titolo!”
La vocina, acuta e fastidiosa, appartiene a Hiyoko Saionji, che se non fosse già la Super Ballerina Tradizionale meriterebbe il nuovo titolo di Super Pigna in Culo. Sì, sono stato di nuovo volgare, ma solo nella mia testa. E comunque anche io ho un limite alla sopportazione, cosa credete.
Per un attimo il tempo sembra fermarsi: tutti si voltano verso Saionji e Kyouko, noi superstiti a guardare quest’ultima e terrorizzati dalle conseguenze; la 77 verso la Ballerina, con l’espressione da “Notto disu shittu again” di chi ha sopportato il suo carattere amabile e cordiale in lungo e in largo; il resto della Future Foundation ci osserva per noia, suppongo.
La mia Super Detective con la Super Minigonna non fiata. Non una parola, non un verso.
Saionji ghigna incosciente. Se fosse un minimo più furba noterebbe come, nonostante la poker face, lo sguardo di Kyouko trasudi tutto il male che c’è nel mondo. Se avesse guardato così Enoshima il Killing Game sarebbe durato dieci minuti, nel migliore dei casi.
Dopo quella che sembra un’eternità, Kyouko si volta di nuovo verso di me e riprende a parlare di tramezzini come se nulla fosse. La Super Ballerina non deve aver apprezzato particolarmente il gesto dato che la sento ringhiare fin qui. Ma la mia (non troppo, al momento) dolce metà è di nuovo persa nel magico mondo dei pranzi da asporto, e chi sono io per distrarla. Soprattutto se posso evitare un’altra catastrofe, che già la Gita di per sé basta e avanza.
“Vado un attimo al bagno” comunica dopo un secondo, lasciando a me il compito di fare la fila e pagare. Sorrido e le faccio il saluto militare, avvicinandomi alla cassa e continuando la mia sessione di people-watching: Togami che continua a cercare qualcosa di “poco plebeo” in mezzo a tanti cibi plebei; Fukawa-san che, tra uno sguardo d’amore e l’altro, ha brevi momenti di lucidità in cui probabilmente si chiede chi gliel’ha fatto fare di innamorarsi della nostra Diva Bionda; Kizakura che paga il suo pranzo fatto di un paio di onigiri e sei birre più una bottiglia di saké; Munakata che gli urla di posare gli alcolici, Yukizome che urla a Munakata di non urlare, Sakakura che urla a tutti di smettere di urlare; coppiette che tubano, Tengan che borbotta tra sé e sé di essere Jeeg Robot d’Acciaio, Komaeda che è Komaeda, quindi classificabile come inquietante e che se per favore la smettessi di guardarmi e sorridere te ne sarei grato, grazie.
Una volta pagato esco dall’autogrill e attendo il ritorno della mia bella, distraendomi con giochini scemi installati sul telefono aziendale. Non ridete, so per certo che persino Munakata tiene Angry Birds sul suo. E la distrazione funziona egregiamente, perché a riportarmi nel mondo della gente attenta è un urlo. E poi una risatina che conosco fin troppo bene.
Mi avvicino al pullman, da cui arriva il casino e… scoppio a ridere.
Forse sotto sotto sono davvero una persona brutta. O forse sono gli effetti collaterali della mia amicizia con Togami.
La scena è la seguente: Hanamura, il Super Porco che fa lo chef nel tempo libero, stava risalendo sul nostro mezzo quando, apparentemente, si è trovato davanti un notevole sedere a cui non ha saputo (o più probabilmente non ha voluto) dire di no.
Peccato che l’oggetto della sua mano morta fosse Genocider Syo.
“E tu chi saresti, barattolino?!”
La nostra Super Serial Killer tiene Hanamura per la collottola senza apparente fatica, mentre quest’ultimo sembra osservarla in un misto di orrore e… eccitazione?
Davvero?
“C-che posso farci, Syo-san, avete un sederino da A+!!!”
“GYAHAHAHAHAHAHAHAH! È vero, io e Lagna siamo un po’ carenti sul davanti, ma abbiamo un culo e delle gambe da urlo!” se la ride, mettendo in mostra la gamba su cui ha inciso i nomi delle sue vittime. Poi torna seria e rotea la lingua verso lo Chef: “Sei fortunato che non sei il mio tipo nemmeno per errore, coso, o ti avrei già aperto in due come una cozza. Ma magari potrei fare un’eccezione” sussurra, notando come Hanamura rimanga arrapato nonostante il pericolo.
Ok, è il caso di tornare Naegi Cuor di Panna.
“Syo-san, ricordi che hai promesso di non uccidere più nessuno?”
La nostra Serial Killer preferita volge il suo sguardo verso di me e si illumina: “Makyutieeeeee! Quanto tempo!” 
Che dire, essere il suo preferito dopo Byakuya-sama ha i suoi vantaggi. E a proposito di quest’ultimo…
“Syo, da brava, metti giù il nano!”
Un balzo ed atterra dritta davanti a Togami, che la guarda come si guarderebbe un bambino che ha fatto una marachella: scocciato, nulla di più. La 77 invece noto essere terrorizzata. Mi sa che non avevano ancora visto Syo all’opera.
“Byakuya-samaaaaa!” cantilena lei, facendo le fusa al suo cavaliere bianco. “Questo gambero qui mi ha palpato il culo! Deve pagare! A meno che non voglia farlo anche tu, e allora potrei dimenticare tutt-”
“Punto primo, piantala di parlare di certe cose ad alta voce” la interrompe, sistemandosi gli occhiali sul naso. “Punto secondo, METTI GIÙ’ HANAMURA. Terzo” si volta verso Teruteru: “Coso, toccala di nuovo e di te non troveranno nemmeno il grembiule.”
“M-ma io stavo solo apprezzando la mercanzia, ho una passione smodata per i sederi come il su-”
“OK ADESSO BASTA, ABBIAMO CAPITO.”
A interrompere il delirio porno di Hanamura è l’ultima persona che mai mi sarei immaginato per quel ruolo: Sonia Nevermind.
Con la grazia e la pratica di chi sa come tenere a bada quel barattolo di libido, la Super Principessa lo caccia via per poi afferrare le mani di Genocider Syo: “Mi scuso, quel ragazzino può davvero essere molesto alle volte. Comunque, ci tenevo a presentarmi, sono Sonia e OMMIODDIO SONO UNA TUA GRANDISSIMA FAN, NON POSSO CREDERE DI AVERE GENOCIDER SYO QUI DAVANTI A ME, ODDIO ODDIO SONIA STAI CALMA, STAI CALMA E COMPORTATI BENE, OMMIODDIO NON CI POSSO CREDERE DESIDERAVO DA TANTO POTERTI CONOSCERE, POTRESTI FARMI UN AUTOGRAFO?”
Mi piacerebbe dirvi che mi sto inventando tutto di sana pianta, ma la mia immaginazione non è così fervida. Penso che nemmeno Touko ci riuscirebbe. La quale sarebbe il caso che rinvenisse prima che Nevermind decida di creare sul momento una convention dedicata ai serial killer con Syo come guest star. Lo faccio presente a Togami, che prontamente riesce a farla starnutire: “Oooh… c-che cosa è successo?”
“Niente, Touko. Hai starnutito mentre eravamo in cassa all’autogrill a causa di un panino troppo pepato, Hanamura ti ha palpato il sedere e Sonia Nevermind si è svelata per la fangirl di Syo che è.”
“E-eh?” è l’unica, sensata risposta che la Super Scrittrice riesce a dare, ma il suo Byakuya-sama la rassicura e la riporta sul pullman, mentre Sonia è ancora persa nei suoi deliri fangirlistici, Hanamura viene preso in custodia da Nidai e, alle spalle della Principessa, un corrucciato Gundam Tanaka borbotta: “Non guardavi nemmeno me con quegli occhi sbrilluccicanti…”
Mi chiedo sinceramente se tanta follia sia un effetto collaterale del Neo World Program o se fossero così già da prima.
Ma finalmente ci rimettiamo in viaggio, tra un urlo e l’altro di Munakata che ci minaccia di non fare briciole che l’affitto del pullman è già salato, gli extra non li vogliamo, Yukizome che gli urla di non urlare e che non siamo più bambini, vero bambini? E Sakakura che urla perché evidentemente ci ha preso gusto. Tengan continua a chiamare un gatto di nome Pittigghiu che apparentemente è morto da anni.
Ho bisogno di una vacanza da questa vacanza.
Siamo già in cammino da una mezz’ora quando a un certo punto Koizumi si avvicina al posto del conducente: “S-scusate, per caso qualcuno ha visto Saionji?”
Una marea di facce perplesse si scambia sguardi altrettanto perplessi.
“Ma siete sempre insieme, non dovresti saperlo tu?”
“Boh?”
“Non è una grave perdita, eh…”
“Non dirmi che ce la siamo dimenticata all’autogrill!”
“L’ultima volta credo di averla vista al bagno della stazione di servizio, c’era anche Kirigiri. Magari lei l’ha vista!”
...ossignore benedetto.
Mi volto verso Togami, che ricambia lo sguardo inquieto.
Entrambi ci voltiamo verso Kyouko, che indossa la sua solita maschera impassibile.
Non voglio crederci ma…
“K-Kyouko-san… tu sai mica dov’è Saionji?”
Un angolo della sua bocca si alza.
“...Kirigiri, cosa hai fatto a Saionji?” chiede Togami.
Anche l’altro angolo si alza in un sorrisetto beffardo.
Persino Munakata sembra inquieto: “Kirigiri, che fine ha fatto Saionji?”
Adesso Kyouko sorride.
Un sorriso inquietante, tipo quello di Mercoledì Addams durante la recita al campo scout.
“Io non so nulla. L’ho intravista mentre ero al bagno, ma poi sono uscita e…” fa spallucce. 
E ghigna di nuovo.
Un’ora e mezza dopo siamo di nuovo in marcia, stavolta con Saionji a bordo incazzata come una biscia. Era rimasta casualmente chiusa nel bagno dell’autogrill.
Casualmente.
Quando è salita a bordo ha rivolto uno sguardo verso Kyouko che, fosse stata una esper, l’avrebbe incenerita sul posto.
Kyouko l’ha guardata e ha sorriso. 
Ho ufficialmente paura della mia ragazza.

"Naegi-kun"
Sobbalzo in un modo molto poco virile, con un grido ancor meno virile.
"Naegi-kun?" 
Non mi piace lo sguardo di pura pietà che mi sta rivolgendo Kirigiri, come se fosse più impietosita per quello che sono, che non preoccupata o incuriosita per quello che mi ha portato a perdere almeno dieci punti nella scala della dignità.
"Nulla, la vibrazione del mio cellulare, ho ricevuto un messaggio" mi invento sul momento, aggiungendo che sicuramente si tratta di chissà quale offerta per chissà quale assurda compagnia telefonica.
In realtà ho capito benissimo cosa è successo. E conosco perfino l'identità del colpevole.
"Asahina-san?" 
La formosa nuotatrice è proprio dietro di me, il viso incastrato tra il finestrino e il mio sedile, in qualcosa che mi ricorda in modo inquietante la copertina di Shining.
"Naegi-kun, sono preoccupata" dice lei, con tono sottile e leggero.
"Per cosa?"
"Come per cosa? Per Saionji-san, mi pare ovvio!"
Capisco subito dove vuole arrivare.
"Temi che si possa vendicare?"
"Ne sono certa! Ha guardato Kirigiri-chan come se le avesse lanciato un anatema con lo sguardo"
Aggiungerei che è un bene non farsi sentire da Sonia, a questo proposito, ma immagino che la cosa non sia poi così influente. Piuttosto...
"Se ha un po' di intelligenza, credo che la finirà. D'altronde è stata lei a cominciare, Kyouko-san ha solo risposto al suo fuoco incrociato. O no?"
"Il problema è proprio che dubito della sua intelligenza"
"E fai bene"
Sobbalzo di nuovo, questa volta in modo più discreto, perchè mi sono reso conto che è stata proprio Kirigiri a intervenire nel discorso.
"Siete molto carini a preoccuparvi per me, ma non ce n'è bisogno. So tenerla a bada" e fa uno sguardo che mi ricorda chiaramente per quale motivo l'ho tanto temuta quando sono salito su questo trabiccolo.
Trabiccolo che, giusto per la cronaca, è tornato alle velocità folli a cui lo avevamo lasciato. Certo non si respira più il tanfo di morte, certo non abbiamo più un retto da svuotare, certo non abbiamo gare semi-erotiche di Trivial Pursuit in corso... ma abbiamo ancora Kizakura alla guida e ho come l'impressione che a Beppu noi non ci arriveremo mai.
"Kizakura, stai prendendo tutte e due le corsie! Vai di lato!" sibila Munakata.
Già, non ci arriveremo. Non ci arriveremo mai vivi.
Anche perchè, dopo una decina di chilometri vissuti come se fossi in una centrifuga, mi rendo conto di una triste verità.
"Naegi-kun, ti senti male?" 
Lo stomaco. E il mondo che gira. E io che giro attorno al mondo. E io che mi chiedo quale sostanza allucinogena stava nel mio panino, visto che il sole sta sotto i miei piedi.
Per lo meno ho dimostrato una resistenza maggiore di un certo qualcuno.
"Maledetto Scion bastardo! I miei pantaloni!"
Sakakura sta pagando tutta la sua ripicca di aver avuto Togami come vicino. Una chiazza verdastra e maleodorante che mi fa stare ancora peggio di come sto.
E vi assicuro che non sto una favola.
"Mi hai vomitato addosso!" urla ancora Sakakura
"Ti prego, non dircelo" ulula Hagakure, poco dietro di loro.
"Questo succede quando combini una cucina plebea alla guida di un plebeo ubriaco" bercia il biondo "Ma se sei preoccupato per quei ridicoli jeans consunti, non preoccuparti: ho abbastanza soldi per rifarti il guardaroba"
Devo dire che è sorprendente la sua faccia tosta anche in un momento simile, quando sta bianco come un cencio e col rutto rapido.Sakakura non sembra prenderla bene, né il vomito né l'arrogante proposta di risarcimento.
Sono abbastanza convinto che ci scapperà il morto.
"Munakata, posso ucciderlo?" chiede infatti il boxer. Non che mi senta di dargli tanto contro, in questo caso.
"Vorrei poterti dire di sì. Credimi, con tutto il cuore" gli risponde quello.
Sì, il morto ci scappa prima o poi.
E questo morto…
BLAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH.
...mi sa che sarò io. Affogherò nel mio stesso vomito.
“Sant’Iddio Naegi che schifo!” mi urlano da davanti, da dietro, da sopra e pure da sotto. Sole, che cavolo vuoi da me?
“Va bene” sbraita Munakata dopo il mio pirotecnico parto orale (abbiate pazienza per la definizione, sto male) “Kizakura, fermati. ‘Sto pullman sta diventando una trappola”.
“Ma così a Beppu ci arriveremo fra una settimana!” si lamenta Sakakura. Uh? Da quando ce ne sono tre?
“Hai i pantaloni sporchi di bile giallognola, Juzo. Non lagnarti”.
“Cazzo…” sussurra quello, rendendosi conto di avere torto marcio.
E a proposito di marcio.
Ve l’ho detto che, per non so quale strano meccanismo del mio corpo, quando soffro di mal d’auto (o di mare, o di altitudine, o di vivere) mi sento come se fossi ubriaco?
Proprio ubriaco, dico. Il modo di parlare biascicante, la testa a scatafascio, San Pietro sopra la traversa della porta. Cosucce così.
Per questo sto cercando di evitare di aprir bocca. So che non reggerei all’onta, all’umiliazione e agli specchi.
“Allora, Kizakura? Fermati, ho detto! Porca p… aletta”.
Mannaggia all’autocontrollo di quell’uomo. Lasciati andare e dilla ‘sta benedetta parolaccia! Tanto siamo su una specie di tomba con le ruote e il motore di un missile interplanetario, il portellone è tenuto su con lo sputo e abbiamo rimesso in due.
Può andare davvero peggio di così? Io non credo, così come non credo alle coincidenze.
Per fortuna il beone gli dà retta e accosta, facendo il bis di Togami che quasi ci rimette l’osso del collo. Stavolta, al contrario di prima, siamo vicini a un centro abitato (che in realtà sono tipo quattro case ammassate una contro l’altra).
Va detto che oramai questo veicolo puzza di morte e sarebbe carino rimediare. Pertanto, mentre mi appoggio alla fiancata cercando di farmi passare la non-sbornia, faccio presente il problema.
“Cos’hai intenzione di fare per ovviare alla cosa, Naegi?”.
“Io non fashcio niente perché sciono ubriaco e shboccherei di nuovo addossho a uno di voi. Ma magari… chennesho, potreshte chiedere alla shgente se sc’hanno del detershivo per pulire per terra…”.
Munakata inizialmente pare avere l’intenzione di decapitarmi con lo sguardo laser, ma poi conclude che la mia iniziativa non è poi così nociva e scatena la truppa alla ricerca del Mister Brillio perduto. Anche se non si esenta dal rimproverarmi per la mia (finta) ubriachezza.
“Sì, ma chi guida? Di chi è la colpa?” mi difende Kyouko.
...l’ho già detto che la amo?
Quindi mi godo la scena. Me ne sto bel bello con la schiena appoggiata proprio sulla prima esse di Sfigus Trasporti, la scritta della ditta che fa bella mostra di sé da entrambi i lati del mezzo, e loro si sparpagliano e cominciano a turno a suonare insistentemente a tutte le porte.
Scenette divertenti, tipo che al quarto scampanellio una signora piuttosto anziana apre la porta e fa che innaffiare direttamente il malcapitato. Che ovviamente è Togami.
Non smettere mai di avere questo connubio di sfiga e arroganza, sei il mio pagliaccio preferito.
Finalmente uno dei locali è mosso a compassione e sbatte nelle mani di Asahina-san uno straccio e qualcosa che poteva essere sapone… sei ere geologiche fa, magari.
Risalgono sul pullman, mentre io resto fuori a prendere aria e a cercare di tornare presentabile.
Sento in successione gente che bestemmia, gente che si arrampica fino in paradiso per insultare personalmente ogni suo abitante, gente che stringe patti di sangue con demoni rigurgitati dalle profondità infernali, gente che ride e gente che piange neanche avesse visto la propria famiglia sterminata da un commando di terroristi libici di fronte ai propri occhi. E sì Doc, hanno preso il plutonio. Brutto da dire, me ne rendo conto, ma sono contento che non ci sia Oowada-san o avrebbe battuto tutti i record.
Passano quindici minuti. Io mi riprendo a sufficienza.
Quando risalgo, trovo il solito Togami che sta dando gli ultimi tocchi di olio di gomito.
“Uh? Perché?”. Non ho bisogno di chiedere altro, l’immagine è abbastanza surreale già di suo.
Kyouko-san mi si avvicina, si allunga e mi sussurra all’orecchio: “Che rimanga fra noi perché sennò il bambino ricco ma tutto speciale non ce la farà passare mai. È la sua punizione per aver perso a Trivial Pursuit con Fukawa”.
Rabbrividisco. La mia ragazza ha un modo di svelare i segreti tremendamente inquietante… e sexy.
Sentite, e se io e lei ci facessimo uccelli di bosco e ci infilassimo nel primo love hotel disponibile?
No, ovviamente è una pia illusione.
Riprendiamo posto.
Ci settiamo al meglio possibile.
La marcia ricomincia.
Non succede null’altro di particolarmente degno di nota. A parte Kizakura che allunga la sua fedina penale stradale di sette od otto pagine, ma ormai non fa più notizia.
E poi, finalmente, all’orizzonte…
Il cartello che ci accoglie a Beppu sfreccia a velocità supersonica sul nostro lato sinistro.
O almeno credo, non ho fatto in tempo a leggere. Per quel che ne so poteva pure essere il cartello di benvenuto per Wakkanai, praticamente al polo opposto di Beppu.
Il momento in cui scendiamo dal pullman ha un che di mistico: alcuni baciano il terreno non appena mettono piede per terra, altri ringraziano misteriose divinità dai nomi pittoreschi (Cthulhu, il Grande Demone Celeste, Atua, ecc), altri ancora maledicono Kizakura com’è giusto che sia. Io mi limito a sentirmi un mito perché riesco a non barcollare, fate voi.
Mi guardo attorno (senza attacchi di nausea, che figata).
Sono sorpreso: il posto sembra… decente? Conoscendo Munakata e il suo braccino corto mi aspettavo qualcosa di più simile a un capannone abbandonato con una pozza di fango spacciata per onsen, ma la struttura davanti ai miei occhi è persino bella a vedersi.
“Ok, dove sta la fregatura?” chiede ad alta voce la mia coscienza, che ha le fattezze bionde del Togami nazionale. E a giudicare dagli sguardi di più o meno tutti, era un pensiero condiviso.
“Pensi davvero che vi avrei fatti soggiornare in una catapecchia?” ringhia Munakata, tutto impettito e pronto alla rissa verbale (e fisica, a giudicare da quella katana che continua a spuntare dal maledetto nulla).
“Sì” è la glaciale risposta di Togami.
“Beh visto il barile su ruote che hai noleggiato…” rincara la dose Yukizome.
“E visto che abbiamo dovuto far guidare quell’ubriacone di Kizakura…” lo finisce Sakakura.
Il tic nervoso all’occhio destro di Munakata mi conferma che, non si trattasse dei suoi amici/amici con benefici/amanti/quello che è, li avrebbe già fatti fuori. Byakky spostati che ti vedo male.
“Nonostante quello che pensano alcuni di voi” si schiarisce la voce, lanciando un’occhiataccia ai tre malfidenti “io sono molto attento alle esigenze dei miei dipendenti. Voglio solo il meglio, per tutti.”
“Come quando ti sei rifiutato di comprare la carta igienica a due veli perché era fuori budget?”
“O come quando hai organizzato il party aziendale solo perché tutta la carne della mensa stava per scadere e andava smaltita prima di rischiare un’intossicazione alimentare di massa?”
“O come quando non ha voluto cambiare le macchinette del caffè perché ‘funzionavano benissimo’, e poi ne è esplosa una? Hongou porta ancora la benda all’occhio, sa?”
“È vero, ha ragione Togamicchi! E comunque io ve l’ho sempre detto che quelle macchinette difettose avrebbero rotto i maroni alla direzione, ma voi niente…”
Hagakure fa appena in tempo a spostarsi ed evitare la katana che il nostro boss in seconda gli lancia, preso da un attacco di nervosismo.
“Ok ok, basta tentativi di omicidio per oggi. L’assistenza sanitaria non li copre” lo ferma molto caritatevolmente Yukizome, mentre tiene in considerazione le nostre esistenze in maniera un po’ meno caritatevole. È bello sapere che l’azienda per cui lavori si prende cura di te.
Mentre scarichiamo i nostri bagagli capto per caso una conversazione tra i membri della fu classe 77. Non dovrei, lo so, ma è più forte di me…
“Era ora che arrivassimo! Non ci speravo più!”
“Il Grande Demone Celeste ha vegliato su di noi, nonostante il nefasto presagio che ci ha accompagnati per tutto il vi-”
“Sì sì, quello che ti pare, Tanaka. Rimane il fatto che non ce la contano giusta.”
“Intendi dire…”
“La famosa Prima Gita Aziendale, sì.”
Eccallà. E figurati se Saionji poteva esimersi dal fare la spina nel fianco. Evidentemente essere stata dimenticata in un autogrill disperso nel nulla non le è bastato.
“Ma va, secondo me se la sono inventata per fare nonnismo su di noi. Come se una cosa simile potesse farci paura! Tsè, eravamo i bracci destri di Enoshima noi!”
“Quanti bracci destri aveva?!”
“Era per dire, imbecille. E comunque voglio saperne di più.”
“Ma nessuno di loro vuole parlarne, neanche fosse una specie di leggenda urbana!”
“Qualcuno dovrebbe andare a chiedere…”
“Ma chi? Io no.”
“Nemmeno io!”
“Figurati io.”
Saggi ragazzi.
“CI VA IBUKI, PERCHÈ IBUKI NON È UNA MAMMOLETTA COME VOI!”
Ovviamente ho parlato troppo presto. E mentre penso questo la ex-Super Musicista mi corre letteralmente incontro e si ferma a due centimetri dalla mia faccia, sorridendo: “Naegi-kun! Naegi-kun! Senti un po’, Ibuki e gli altri si stavano chiedendo-”
“Cosa c’è dietro la storia della Prima Gita Aziendale, giusto?”
Mioda mi guarda sconvolta: “COME LO SAI?!”
“Non stavate parlando esattamente a bassa voce” rispondo, evitando di dire che ciò non mi ha fermato dall’ascoltare.
“Oooh… beh, allora risparmi a Ibuki una domanda fastidiosa! Dimmi tutto tuttissimo!” trilla. Qualche metro più in là, il resto della 77 ci osserva incuriositi come fossimo La Cosa più Interessante nella Storia delle Cose Interessanti.
“Mi spiace ma non posso.”
“Perchééééé?!”
“Perché no” spiega, senza realmente farlo, Togami. Che alle mie spalle sta scaricando le tre valigie che si è portato dietro definendole “l’essenziale”. E poi dicono delle donne quando viaggiano…
“Ma perché?!” insiste lei, ma la nostra Diva Bionda è irremovibile: “No. Nada. Nein. Niet” scuote il dito sfoggiando tutte le lingue che conosce, “la prima regola della Prima Gita Aziendale è-”
“Che non si parla della Prima Gita Aziendale, ce lo avete già detto, sì!” si intromette Hinata, visibilmente spazientito. L’occhietto rosso lo tradisce. “Ma penso sia semplicemente un modo di fare i fighi e divertirvi alle nostre spalle perché siamo l’ultima ruota del carro. Quindi avanti, sputate il rospo!”
Hinata è un bravo ragazzo. Lo so perché dimentica spesso di avere tutti i talenti del mondo e che quindi potenzialmente potrebbe farci parlare con la sola imposizione dello sguardo, ma non lo fa. Io di certo non glielo vado a ricordare. Ottimista sì, cretino no.
“Mi piacerebbe poterti dire che è tutto uno scherzo che facciamo ogni anno alle nuove leve, ma purtroppo…”
A parlare con voce solenne è Kyouko, che ci raggiunge insieme ad Aoi, Touko e Hagakure  (relegato a fattorino portaborse).
“E se io non ti credessi?”
Kyouko non si scompone. “Liberissimo di farlo, Hinata” replica, passandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, “ma rimane il fatto che noi non parleremo. Ne va del nostro posto di lavoro.”
Lui inarca un sopracciglio: “Addirittura?”
Kyouko annuisce. Alle sue spalle, Aoi sorride: “Ma sì, sono storie vecchie che è meglio dimenticare!”
“Non so se Klim sarebbe d’accordo…” sottolinea Togami, ma Aoi non demorde: “Oh ma dai, cammina ancora no?”
“Sì, ma le braccia…”
“Le braccia… cosa?” chiede in coro la 77.
“No dico, le braccia sono ancora lì” insiste Asahina.
“Beh… d-da un certo punto di vista hai ragione” interviene Touko. “Voglio dire, se non specifichiamo QUALI braccia…”
“Sì, messa così in effetti…” concorda Togami.
“A-aspetta, che intendete per…” prova a chiedere Hinata, che viene totalmente ignorato.
“Allora in questo caso sì, le braccia-”
“Le braccia di Klim sono lì dove devono essere. Giusto, Asahina?”
L’interpellata si affretta ad annuire, idem noialtri. Munakata è già sul piede di guerra, non vorrei tirasse fuori altre katane rotanti dal nulla.
“Bene.”
E con questa se ne va, lasciandoci nel silenzio più totale.
“Ma quindi… le braccia di questo Klim?”
Dio, dammi la forza.
"Googlalo da qualche parte se proprio non riesci a farne a meno" e Togami appare impettito e sicuro di sé.
Io un po' meno.
"In realtà spero non lo facciano" 
"Tsk, sta’ tranquillo. Ci ha pensato un Togami a nascondere le prove, non c'è modo che la storia venga fuori"
Io mi giro e vedo che il poco rimasto della 78 non mi pare tanto tranquillo. E chi ci dà torto?
"E se io invece provassi con la forza a farvi cavare pure l'ultimo giorno in cui avete pisciato nel letto come delle mammolette?" fa il gangster, con la mano pronta a scattare sulla fondina.
Ora che ci penso... ma perchè non sta disarmato, questo?
"Andiamo, ora non esageriamo" sempre io, voce della ragione "In fondo, perchè ricorrere alla violenza? Vuoi avere sei anime buone sulla coscienza?"
"Anime buone? Dove sono? Tu le vedi, sorellona?" chiosa Saionji, e io mi chiedo che bisogno c'era di andarla a riprendere da quel fottuto bagno, adesso.
"Con tutto quello che ho fatto, adesso mi vieni a dire che devo avere lo scrupolo per solo sei persone?" fa invece il boss in miniatura.
"Ma ti mancheremo se schiattiamo!" esclamo io, un filo spazientito.
"Di sicuro non mi mancherà Togami" 
... e chi gli dà torto?
"Su, su, ragazzi, ne state facendo una tragedia"
Il mondo si divide in due, Enoshima risorge a cavallo di una nuvola a forma di orso, le balene volano e ricompaiono i liocorni che Noè si era dimenticato eoni or sono. Solo così posso spiegare che lì, nuova voce della ragione, c'è Komaeda.
Sì, ragazzi, non avete sbagliato a leggere, nè io a scrivere. Komaeda. Nagito Komaeda.
Che ci sta aiutando.
Sì, roba dell'altro mondo.
"Cos'è, vuoi aiutarmi a legarli, imbavagliarli e..."
Il boss si ritrova una mano metallica sulle labbra.
"No, ragazzi. Dico sul serio. Se loro sono così sicuri che non si deve parlare della gita aziendale, allora non dobbiamo insistere"
Tutti noi della 78 ci guardiamo, come a dire "Ma chi lo ha lobotomizzato, che manco ce ne siamo accorti?"
"Chi sei tu, e che ne hai fatto di Nagito Komaeda?" chiede Kazuichi, sospettoso come noi.
"Che la regina degli spiriti ancestrali abbia compiuto un maleficio su di lui?"
"Oh, buon cielo! Lo abbiamo perso?" fa la principessina.
Tesoro, e te ne sei accorta solo adesso?
"Siete gentili a preoccuparvi per me, ma non ce n'è bisogno" chiosa il Maledettamente Fortunato, con un sorriso beota sulla faccia "E non pensiamo più a questa famosa prima gita aziendale. Concentriamoci sulla seconda, e diamo vita a ricordi pieni di gioia e di... speranza!"
Eccoti che ti ritrovo, Komaeda. 
Là, a vederlo con la bava alla bocca, siamo tutti convinti che quel fabbricato di problemi mentali non ce l'hanno mai portato via.
"Ok!" decido, giusto per non perdere il vantaggio "E visto che questa è andata... andiamo dentro?"
"Sì, sono curiosa di vederlo meglio, questo grande affare di Munakata" sghignazza Kirigiri, che ancora non va credendo alla generosità di uno che potrebbe rivaleggiare con Paperone in persona, ad avarizia.
E così, chi con speranza... sì, ovviamente Komaeda, e chi col desiderio di prendere per i fondelli il grande vicepresidente armato di spada, entriamo.
Incredibile.
Di nuovo, è… decente. Nonostante le rassicurazioni di Belli Capelli, mi aspettavo lo stesso una topaia con i muri scrostati, l’odore di stantio e qualche osso umano negli angoli.
Invece sembra carino. Ordinato, pulito, persino accogliente.
“Va bene, gente” dichiara Kyouko da dietro “Ora ci dobbiamo dare da fare”.
“Per far cosa?” mi permetto di chiedere.
“Come per far cosa? Per trovare la magagna”.
“Magagna?”.
“Conosci Munakata. Questo posto costa troppo per uno che risparmia anche sui peli delle ascelle”.
“...cosa intendi?”. Ehilà Disgusto, ciao. Quanto tempo che non ci si vedeva.
Non mi risponde, limitandosi a guardarlo mentre parla con una persona dietro al bancone.
Sai Kyouko, se hai ragione… ho come l’impressione che non ci sarà bisogno di cercare alcunché e che sarà la magagna a trovare noi.
Ci si fa sotto una (devo ammettere bella) cameriera dai capelli rossi, sorriso smagliante e modi di fare gentili, che prende i nostri bagagli e provvede a portarli nelle varie stanze. Lei e altre tre persone si smazzano il valigiame dell’intera combriccola.
Io sono disfatto dal viaggio, ma è ancora troppo presto per andare a coricarsi. Nonostante tutte le vicissitudini, gli ordigni anali e i Trivial Pursuit pseudo-sessuali, difatti, la guida sportiva di Kizakura ci ha permesso di arrivare a metà pomeriggio.
Pertanto, per dare un po’ di conforto a queste mie povere membra, mi stravacco lungo e disteso sulla prima cosa morbida che trovo. Mentre franavo mi pare di aver intravisto un tavolino nei pressi.
Alcuni mi imitano, altri forse vanno nelle proprie camere e altri ancora svaniscono andando a perdersi chissà dove.
Ho chiuso gli occhi da dieci secondi per concedermi un meritatissimo sonnellino quando…
“Ti dico che è così, Mahiru! Quella tizia coi capelli rossi non mi convince per nulla”.
Questa frase mi fa scattare un gigantesco campanello d’allarme.
“Ma dai Akane, sempre la solita esagerata. A me sembrava tranquillissima”.
“Sai che raramente mi sbaglio”.
Raramente non significa mai. Sei solo stanca per il viaggio, senza contare il contrattempo col coach Nidai…”.
“Ho annusato chiaramente pericolo nell’aria! Questa onsen non è quel che sembra!”.
...cosa dicevo sulla gramigna che si sarebbe palesata da sola, cara la mia scetticona di una fidanzata?
Ora. I dubbi legati alla reputazione di Munakata sul versante monetario, assommati al quasi infallibile intuito di quel segugio di Akane Oowari, mi mettono seriamente i brividi.
Gatta ci cova. Fortissima.
Tento di alzarmi, ma lo sforzo è al momento titanico. È stato un viaggio massacrante, come forse vi sarete accorti da voi.
Tira e molla, tira e molla, mi ci vogliono quasi cinque minuti per tirarmi in piedi.
Barcollo facendo un paio di passi in avanti, alla ricerca dell’equilibrio perduto. Poi, quando sono più stabile, mi metto alla ricerca di…
Di cosa, esattamente?
Non ho in mano molto, a ben guardare. Il fiuto di una ginnasta che fino a due mesi fa ammazzava la gente a calci volanti sui denti e i trascorsi del nostro adorabile vicecapo e della sua leggendaria taccagneria.
Dubito che l’esercizio abbia da qualche parte un cartello con su scritto “Sì, siamo un posto per morti di fame!”.
Più che altro mi chiedo cosa può aver odorato di strano quella lì. Sì, proprio odorato. Sembra un cane da tartufo quando fa quel suo movimento col naso.
Ha parlato espressamente della cameriera dai capelli color del fuoco (Fukawa-san mi perdonerà se le rubo le immagini poetiche).
Partiamo da lei, allora.
Decido di andare a recuperare Kyouko. Se Oowari-san ha ragione, è pericoloso avere a che fare con quella tizia senza un adeguato supporto. E poi, conoscendola, sarà già in giro a ficcanasare e origliare. Mi sembrava piuttosto agguerrita.
La trovo acquattata in un angolo che allunga le orecchie verso il corridoio antistante.
“Ehi!” mi faccio notare. Lei scatta come un furetto e mi copre la bocca con entrambe le mani.
“Sei pazzo, Makoto? Non farti sentire” bisbiglia.
Non appena mi lascia libero, le chiedo quale parassita alieno si sia impossessato di lei. Per tutta risposta mi dice di fare silenzio una buona volta, è nel bel mezzo di un pedinamento.
Oh già, scemo io che non ci sono arrivato.
E, come volevasi dimostrare, l’oggetto della sua attenzione è la famosa cameriera. La quale, di spalle, sta chiacchierando con qualcuno di cui non riusciamo a vedere il volto dalla nostra posizione.
Non smettere mai di essere paranoica, mia dolce metà. Per questo mi piaci.
Non riusciamo a sentire bene da qui. O meglio, io non ci riesco perché sono sicuro che lei ha le antenne rizzate in modalità di ricezione. Ma è troppo gelosa del suo lavoro per condividere con il suo povero, misero, piccolo fidanzato ingenuo.
Sto per ribellarmi a questo stato di schiavitù quando dall’altro lato del corridoio spunta l’inconfondibile figura di Fuyuhiko Kuzuryuu, che pare stia gironzolando senza meta (almeno giudicando dal modo in cui cammina e dall’aria svagata). Incredibilmente Pekoyama non lo marca strettissimo come suo solito. Ora che ci penso, la poveretta ha avuto qualche problema di stomaco grazie al prode Kizakura e alla sua guida sportiva.
Si avvede della cameriera, che fa altrettanto e molla il suo interlocutore per avvicinarsi a lui.
Per un breve istante i due si guardano negli occhi.
Poi Kuzuryuu le salta al collo, abbracciandola con tutta la forza che gli è stata donata dal suo metro e quattordici.
“Kyouko! Cazzo, è un’eternità che non ci si vede!”.
“Ueh nano, ma che piacere! Mi sei mancato, lo sai?”.

Probabilmente succede solo a me e non alla mia Kyouko, ma il mio sangue diventa una specie di ammasso di melma.
Perché se è pappa e ciccia col Super Yakuza, vuol dire una e una sola cosa: è della stessa pasta.
È o è stata una yakuza.
Il che, chiaramente, non preannuncia nulla di buono.
No dai, non può essere. Ci manca solo questo, come se tutta la situazione non fosse già abbastanza ridicola.
Mentre penso questo, la cameriera dai capelli rossi gesticola finendo con lo spostare la manica sinistra del suo kimono, abbastanza da rivelare parte di un ben più intricato tatuaggio. Tatuaggio tipico della yakuza, ovviamente.
“Nel caso fosse rimasto qualche dubbio…” sussurra Kyouko, senza staccare gli occhi dalla sua omonima. 
Stavo per commentare, ma una frase di Kuzuryuu attira la mia attenzione.
“Ma dai? Anche Harada è qui?”
“E certo! Tutti gli impiegati di questa struttura sono ex yakuza e malavitosi di ogni tipo che cercano di rigare dritto!”
Ho aperto la bocca così tanto che credo di avere la mascella dislocata adesso. 
Mi guardo attorno, osservando meglio tutti i camerieri ed inservienti a cui, appena arrivato, non avevo prestato attenzione: ed ecco che mi saltano subito all’occhio cicatrici di ogni tipo, dita mozzate, altri tatuaggi che ogni tanto fanno capolino da sotto lo yukata.
Vorrei darmi dell’idiota per non aver notato prima questi dettagli, ma darò la colpa alla guida di Kizakura. O a Munakata. O alla Gita nella sua interezza. 
“Hai… hai sentito…” sussurro.
“Ed ecco la magagna che ci ha nascosto il nostro rispettabilissimo vicecapo” annuisce Kyouko. La mia, non l’altra. So già che avere lo stesso nome causerà tanti di quei casini…
“Che state facendo qui dietro?”
Faccio appena in tempo a voltarmi, ma per fortuna Kyouko è più veloce di me e con uno scatto spinge via un perplesso Togami e una ancor più perplessa Fukawa. 
“Fai silenzio!”
“Perché?”
“Se abbassi la voce te lo spieghiamo” intervengo io, e spingendo il gruppo un po’ più in là. Uno sguardo alle mie spalle mi conferma che Kuzuryuu e la cameriera non si sono accorti di nulla. Meglio così.
“S-sì può sapere perché hai aggredito Byakuya-sama così?” chiede Fukawa, ma a bassa voce. Kyouko si schiarisce la voce: “Punto primo non l’ho aggredito, punto secondo” si guarda attorno, “continuate a parlare a bassa voce e mantenete la calma. Senza fare scene madri” aggiunge, e nel farlo guarda Togami dritto negli occhi. Quest’ultimo ringhia ma non controbatte. Lo chiamiamo Regina del Melodramma per un motivo, d’altronde, e lui ne è ben consapevole.
La suddetta Regina si sistema gli occhiali sul naso e poi bisbiglia: “Allora?”
Kyouko si guarda nuovamente attorno. “Gli impiegati di questa onsen sono tutti ex membri della yakuza.”
“COS-” sta per strillare Fukawa, ma subito si tappa la bocca. “Cosa?!” ritenta, stavolta parlando a voce così bassa che devo chinarmi verso di lei per sentirla.
“Ora sapete perché Munakata ci ha concesso una vacanza in un posto tanto lussuoso senza battere ciglio” aggiungo, e con un cenno della testa indico loro alcuni dei camerieri che abbiamo attorno. Gli occhi sgranati della Scrittrice mi confermano che anche a lei erano sfuggiti tutti quegli indizi. “C-come lo avete scoperto?” chiede, e stavolta sono io a spiegare: “Abbiamo sentito Kuzuryuu parlare con la cameriera dai capelli rossi, pare si conoscano da prima” spiego. “Tra l’altro anche lei si chiama Kyouko.”
Per qualche motivo questo dettaglio diverte Togami, a giudicare dal ghigno apparso sulla sua faccia.
“E o-ora che si fa?” balbetta Touko, ma il suo cavaliere bianco la interrompe: “Affrontiamo la situazione di petto, ecco cosa.”
“Sei scemo?”
Togami non è l’unico a cui manca il filtro cervello-bocca.
“Kirigiri, come osi-”
“Oso sì, perché stiamo parlando di ex yakuza” lo zittisce lei. “Che stanno cercando di redimersi, tra l’altro. Quindi se interveniamo rischiamo di rovinare il loro percorso verso una vita lontana dall’illegalità.”
“O ci faranno le scarpe di cemento e ci butteranno nel golfo di Tokyo” suggerisce Touko, giusto per rallegrare gli animi. Ma, va detto, è una cosa che abbiamo pensato tutti e quattro. Pure chi si vanta di avere una impenetrabile poker face.
“Sentite, voi fate quel che volete, ma io vado a parlare con Munakata” decide l’ex Super Erede. “È una situazione potenzialmente pericolosa che non possiamo accettare passivamente. Questo sì che romperà i maroni alla direzione!”
“Cosa romperà i… cosiddetti alla direzione, Togami?”
Munakata, alle sue spalle, continua a rifiutare con forza un po’ di sano turpiloquio. Eddai, su.
Con lui gli inseparabili Yukizome e Sakakura, e… la cameriera Kyouko?!
Ma era dietro di noi due secondi fa, come ha fatto a…
“Allora?”
Vedo Togami incrociare le braccia e capisco che dobbiamo fermarlo subito.
“Sono appena venuto a conoscenza di una situazione incresciosa che non può assolutamente essere ignorata.”
“Sarebbe?”
Togami è così preso dalla sceneggiata che probabilmente nemmeno lo nota, ma io sì.
Lo sguardo di Kyouko la cameriera.
Lei SA. Sa che abbiamo ascoltato, NON SO COME SIA POSSIBILE ma lo sa. E i suoi occhi stanno sputando ogni tipo di minaccia possibile e immaginabile. Non peggio di Enoshima, ma poco ci manca.
“Ho appena scoperto che-”
“C’è uno scarafaggio nella sua stanza e in quella di Fukawa!”
Per fortuna Kyouko, l’unica ed inimitabile Kirigiri, interviene subito. Diffidate dalle imitazioni.
“Che cos-”
“Scarafaggio, sì!” lo zittisco.
“Ma-”
“Enorme. Gigantesco. Mai vista una cosa simile” prosegue Fukawa.
“Uno… scarafaggio?” inarca un sopracciglio Munakata. “Non credevo se ne potessero trovare qui, lontani dalla città.”
“È raro ma capita. Alcune specie vivono in mezzo alla natura, e poi le tubature dei bagni sono vecchiotte, sa” interviene la cameriera, che ha evidentemente capito cosa stiamo cercando di fare. “Mi scuso per l’inconveniente, me ne occupo subito. E vi garantisco che non succederà più” aggiunge, guardandoci tutti e quattro dritti negli occhi e poi sparire dietro l’angolo.
Se mai avrò altre ferie, giuro che le passerò al circolo bocciofila dietro casa.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3899070