Romantic Usagi
Autore: ellephedre
Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi
appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e
della Toei Animation.
2 - La scoperta di Motoki
Motoki Furuhata aveva una rara giornata di libertà. I suoi genitori
avevano accettato di assumere part time un nuovo ragazzo per la gestione
della sala giochi. A Motoki faceva comodo uno stipendio completo, ma
negli ultimi mesi aveva cominciato a sentire il peso dello studio. Le
lezioni all'università si erano fatte più complesse e nella prossima
sessione non era più così sicuro di ottenere dei buoni voti. I suoi gli
dicevano di non sforzarsi tanto: aveva un lavoro assicurato nelle
numerose attività di famiglia.
Quei discorsi lo mettevano a disagio. Lui non aveva ancora confessato
di avere sempre più intenzione di partire per raggiungere Reika
all'estero. Non poteva fare nulla senza prima laurearsi, perciò doveva
impegnarsi.
«Batti la fiacca, fratellone?» Unazuki puliva un tavolo alle sue
spalle.
«Per una volta che mi prendo un pomeriggio libero...»
«Ti sei fidato a lasciare la sala giochi al nuovo ragazzo? Non è
presto?»
«Distribuire gettoni e supervisionare studenti delle medie non è una
scienza.»
«Però non avete voluto lasciarlo fare a me.»
«È stato papà a non volerti alla sala giochi.»
«Come se qui non conoscessi comunque tanti ragazzi.»
Era vero. Ma l'idea era che Unazuki avesse meno tempo di farsi
corteggiare mentre serviva ai tavoli di tutta fretta invece che stando
seduta in panciolle dietro un bancone, senza nulla di meglio da fare che
limarsi le unghie - facendosi al contempo ammirare da orde di
adolescenti sognanti.
Motoki non si era opposto solo per lasciare a suo padre qualche
illusione: Unazuki si era già messa con un ragazzo. Per qualche tempo
lui aveva accarezzato l'idea di farle frequentare Mamoru. C'era stato un
momento in cui il faccino carino di sua sorella aveva fatto breccia
nello stoicismo del suo amico, ma era durata giusto un secondo. La volta
che aveva conosciuto Unazuki le rotelle di Mamoru aveva iniziato a
girare a mille all'ora, con in mente un piano.
Motoki aveva voluto saperne di più. «Che vuol dire 'cosa posso fare per
farmi odiare da una ragazza?'»
«Lascia stare, ho avuto un'idea.»
«Un'idea in cui è coinvolta Unazuki?»
Mamoru si era sentito in colpa. «Non per forza. Va bene una ragazza
qualunque come lei.»
Intendeva, carina? «Hai intenzione di far ingelosire qualcuno, Mamoru?
Chi? E soprattutto, perché?»
Mamoru aveva smesso di ascoltarlo. Unazuki era tornata da loro di
fretta, portando lo scontrino. «Fratellone, puoi darmi una mano?»
«Cosa ti serve?»
«Puoi accompagnarmi con la macchina a Nakano?»
«A Nakano? Che ci vai a fare, è lontanissimo.»
«Dàiii! Sai che ho conosciuto quel ragazzo... Oggi abbiamo il nostro
primo appuntamento e per stare qui al locale fino all'ultimo arriverò in
ritardo! Ti preego!»
Che cosa non si faceva per le sorelle...
«Se vuoi ti accompagno io.»
Mamoru aveva parlato al posto suo. Sorpresa, Unazuki aveva lasciato
vagare lo sguardo dall'uno all'altro, cercando di comprendere se il suo
amico avesse secondi fini.
Mamoru aveva scrollato le spalle. «Ho la moto, è più comoda rispetto
all'auto di Motoki. Ci si muove più in fretta.»
Ad Unazuki era bastato. «Grazie grazie grazie! Vado a togliermi questa
uniforme e sono da te in un attimo!»
Motoki aveva deciso di essere severo con Mamoru. «Non giocare con mia
sorella.»
Il suo amico gli aveva risposto con grande serenità. «Nessun gioco, la
accompagno dal suo fidanzato. Sai che puoi fidarti di me.»
Di solito si fidava, ma non aveva mai sentito Mamoru architettare piani
per ingannare una terza persona. «Come mai non mi hai mai parlato di
questa ragazza che ti interessa?»
Il suo amio si era rabbuiato. «Non è così. Lei è... una che si è
invaghita di me e che sto cercando di togliermi dai piedi.»
«Non basta essere chiaro su quello che provi?»
Lo sguardo di Mamoru si era perso nel vuoto. «È colpa mia. L'ho
illusa.»
Motoki si era preoccupato. Mamoru che illudeva qualcuno? «Sei sicuro di
non provare ancora qualcosa per questa ragazza? Ci si dà pena solo per
le persone che contano ancora qualcosa nella nostra vita. Direi che per
te questo vale più di tutti.»
Unazuki era riapparsa da loro in un razzo, interrompendo la
conversazione. Mamoru lo aveva salutato, lasciandolo nel dubbio.
Era passato un mesetto da allora. Ogni tanto Motoki aveva provato a
riaprire la conversazione, ma Mamoru aveva evaso la domanda. Per il
resto del tempo lo evitava. Si erano visti pochissimo nelle ultime
settimane.
Andò al bancone del Crown a prendersi un caffé, per evitare a sua
sorella di servirlo come un cliente qualunque.
Stava ammazzando il tempo: nel giro di un'ora doveva tornare a casa per
chiamare Reika. Le loro telefonate intercontinentali ormai dovevano
essere programmate o non avrebbero coinciso con gli orari.
Tornò al tavolo e guardò distrattamente per strada.
Le sue giornate erano così vuote senza la sua ragazza...
Gli spuntò un sorriso in volto quando scorse sul marciapiede due code
bionde. Usagi-chan. Che ci faceva lei in zona? Di solito non si
allungava tanto nel percorso. Lei era seminascosta dietro la tenda di
sole di un negozio. Quando fece un passo indietro Motoki poté vedere che
teneva in mano un cono gelato. Glielo aveva offerto qualcuno.
Motoki si sporse verso la finestra.
Da sotto la tenda spuntò la persona che stava con lei. Riconoscendo la
testa scura di Mamoru le sopracciglia di Motoki si incollarono
all'attaccatura dei capelli.
Che ci faceva Usagi in compagnia del suo più acerrimo nemico? Non che
li avesse visti litigare negli ultimi tre o quattro mesi, ma...
I due avanzarono a pochi passi di distanza, con Usagi che mangiava di
gusto il gelato e Mamoru che la precedeva di poco, guardandola mentre
parlava.
Da quando quei due erano diventati tanto amici? Appena prima che
svoltassero l'angolo Mamoru allungò una mano in avanti e per un istante
a Motoki parve che... no, non era possibile. Usagi aveva appena preso la
mano di Mamoru?
Ingurgitò in un colpo solo quello che era rimasto del suo caffè,
scendendo in strada. Corse fino a raggiungere l'angolo, poi si mosse con
più circospezione.
Allungando la testa oltre il muro scorse Usagi e Mamoru che, voltati di
profilo, si erano fermati davanti ad un'altra vetrina, questa volta di
una libreria. Usagi continuava a sbafarsi il gelato mentre Mamoru
indicava un volume.
Si tenevano per mano. Il suo amico guardava la Testolina a Odango che
aveva preso in giro sino allo sfinimento come se volesse la sua
approvazione.
Cos'era successo in quelle poche settimane?
Il mondo si era capovolto mentre lui non prestava attenzione?
Usagi-chan sollevò il cono gelato verso la faccia di Mamoru. Nel gesto
più insolito che Motoki gli avesse mai visto fare, Mamoru si chinò e
diede una leccata al gelato. Usagi scoppiò in una risatina mentre la
mascella di Motoki cascava a terra.
Il tonfo fu tale che persino Mamoru lo udì. Sollevando gli occhi lo
inquadrò nel suo campo visivo; si irrigidì da capo a piedi, arrossendo.
Usagi si voltò a guardare cosa l'avesse colpito. Invece di scoppiare a
ridere - salutandolo con allegria - anche lei divenne color peperone in
volto.
A Motoki non restò che avanzare nella loro direzione.
Usagi mollò la mano di Mamoru di scatto. «Motoki onii-san!»
«Usagi-chan» la salutò. «Mamoru.»
Lei palesava allegria. «Ah, ehm... come stai? Che ci fai da queste
parti?»
«Facevo un giro.»
«Vieni dal Crown?» Mamoru stava provando a fare conversazione. Si era
pulito velocemente le labbra da una macchia di gelato.
«Sì» rispose Motoki. «Volete venire a prendere qualcosa?»
«No no» dichiarò Usagi. «Ho già un gelato!»
Motoki non voleva metterli in difficoltà, ma si stupiva che nessuno dei
due gli stesse dando una spiegazione.
Usagi si decise per prima a parlare. «Ecco, per quello che hai visto...
Non so cos'hai visto, però...»
«Io e Usagi stiamo insieme.»
Finalmente Mamoru si esprimeva con chiarezza.
Usagi era sprofondata nell'imbarazzo. «Glielo dici così? Motoki
onii-san non ne sapeva nulla!»
«Perché non me l'avete detto» puntualizzò Motoki. «Quando è successo?»
Sentiva di esprimersi come in un interrogatorio, ma c'erano un po' di
cose che non gli quadravano, a cominciare dalla reticenza di Usagi.
Mamoru era il primo a rendersene conto. «È uno sviluppo recente. Te
l'avremmo fatto sapere uno di questi giorni.»
Motoki voleva bene a Usagi come a una sorella. Sentiva che era suo
dovere esporsi per lei. «Usagi-chan, era lui il ragazzo che ti ha fatto
soffrire in queste ultime settimane?»
Usagi gli aveva confidato vagamente i suoi tormenti le ultime volte che
si era presentata alla sala giochi.
Lei si ammutolì.
Motoki guardò attonito Mamoru. Era Usagi la ragazza che da cui lui
aveva avuto intenzione di farsi odiare?
Lei riprese la parola, indietreggiando di un passo verso Mamoru, come a
proteggerlo. «Mi hai preso sul serio, Motoki onii-san? Sai che sono una
sciocca!»
Non era vero, i suoi sentimenti erano onesti.
Ma Usagi ora lo stava guardando dritto negli occhi; aveva intrecciato
le dita con quelle di Mamoru. «È stata un'incomprensione. Io ora sono
felice con Mamoru-san. Anzi, sai che lo chiamo Mamo-chan?» La sua
espressione precipitò nella tenerezza e Motoki si sentì un orco malvagio
che insidiava una coppia innocente di innamorati.
Mamoru aveva ripreso coraggio. Lo affrontò. «Vengo a trovarti domani,
okay?»
Per spiegargli, era il sottointeso.
Usagi cercò di concludere. «Scusa se non ti abbiamo detto niente,
Motoki onii-san. Un giorno di questi ci sediamo tutti davanti a un
tavolo del Crown. Insieme.»
«Va bene» mormorò Motoki. Non fece nulla per seguirli, li lasciò
andare.
Fu stranissimo vedere che si allontanavano di fretta, mano nella mano,
dandogli le spalle.
Si sentì escluso da quella dinamica, ma soprattutto confuso.
Com'era successo? E quando?
Usagi si sentiva in colpa per aver trascinato via Mamoru. «Voglio che
la prossima volta lo incontriamo insieme.»
«È meglio che io gli parli da solo.»
«No. Cosa gli hai detto di noi? Non sapeva niente?»
Mamoru non seppe quanto raccontarle. Pensò lei a parlare. «Io gli ho
detto che stavo soffrendo per un ragazzo che non mi ricambiava. Sono
stata stupida, perché gli ho chiesto di immaginare un tipo come te e che
cosa doveva fare una ragazza come me per piacerti...»
Mamoru le infilò una mano nei capelli, sollevandole la testa. Premette
le labbra contro la sua fronte. «Non sapevi più con chi confidarti.»
«Avrei dovuto capire che un giorno io e te ci saremmo rimessi insieme.
Non dovevo parlarne proprio con Motoki, che è tuo amico.»
«Non ti ho lasciato alternative. Non è colpa tua, solo mia.»
«È stata colpa di quei sogni.» Per consolarsi Usagi diede una leccata
copiosa al gelato.
«Spiegherò a Motoki come sono andate le cose.»
«Non voglio che ce l'abbia con te.»
A lui non sarebbe dispiaciuto. Continuare a essere punito per il modo
idiota in cui si era comportato lo faceva sentire meglio.
Li colpì una folata di vento freddo. Usagi rabbrividì, stringendosi
nella giacca.
Mamoru le massaggiò le spalle. «E hai voluto il gelato.»
Lei non ne era pentita. «Tu me l'hai comprato.»
In quei giorni lui le avrebbe dato tutto quello che voleva. «Ti verrà
mal di gola.»
«Ti sbagli. La forza del nostro amore ormai mi rende invicibile!»
Gli nacque una risata nel petto. Usagi si appoggiò contro il suo corpo
a braccia larghe, per evitare di sporcarlo. «Supereremo ogni avversità,
Mamo-chan. Ormai siamo insieme.»
«Motoki non è un'avversità. Voglio che si convinca che sto facendo sul
serio con te e che non ho più intenzione di farti stare male.»
Usagi si era tirata indietro con un brivido.
«Cosa c'è?»
«'Fai sul serio con me'. Mi sciolgo a sentirti parlare così!»
Con lei era facilissimo ottenere quell'effetto. «E se dico... D'ora in
poi la tua felicità per me sarà la cosa più importante?»
«Mi fai morire!»
Lui le accarezzò la guancia, sollevandole il viso.
«MAMO-CHAAAN!»
Usagi rilasciò un urlo animalesco.
Mamoru si voltò verso il tornado dai codini rosa che stava per
abbattersi contro le sue gambe. «Chibiusa!»
All'ultimo momento lei fece un balzo e si appollaiò tra le sue braccia.
«Non ti trovavo da nessuna parte, dov'eri finito?!»
Invece di risponderle Mamoru sorrise. Gli faceva piacere essere l'eroe
di una bambina così dolce. «Avevo da fare. Come stai?»
«Bene! Devi passare più tempo con me, Mamo-chan! Perché dai tanta
attenzione a Usagi?»
Dietro di loro Usagi stava emettendo zampilli di lava.
Per calmarla Mamoru raccolse la sua mano tra le dita. «Pensavo che
Usagi te lo avesse già detto, Chibiusa. Io e lei ci vogliamo di nuovo
bene.»
Chibiusa era restia ad accettare la nuova situazione, soprattutto per
il timore di non avere più la sua attenzione esclusiva. Ma Mamoru sapeva
che in fondo non le dispiaceva che tra loro non vi fossero più dissidi.
Quando non era intenta ad osteggiare Usagi, gradiva passare del tempo in
tre.
Mamoru sapeva che per una coesistenza pacifica lui doveva mettere
subito le cose in chiaro. «Farai la brava, Chibiusa? Voglio che tu vada
d'accordo con Usagi.»
Lei mise il broncio, intristendosi. «... ma le vuoi più bene di me?»
Era difficile risponderle come voleva. «Voglio bene a tutte e due, in
maniera diversa.» Si voltò verso Usagi, sperando di avere la sua
collaborazione. «Ad esempio sarei scontento anche di Usagi se ti
trattasse male.»
Era un piccolo monito.
Usagi si stampò in faccia una sorriso gigante, finto. «Io ormai voglio
bene a tutti! Persino a lei!»
Chibiusa si agitò nelle sue braccia. «Quello è un gelato? Lo voglio
anche io!»
Usagi allontanò il cono di un metro. «No, tu non puoi averlo! Sei
troppo piccola!»
«Mamo-chaaan!»
Sospirando, Mamoru si rassegnò ad arbitrare l'ennesima disputa.
Le preoccupazioni di Motoki non durarono più di un giorno.
Il pomeriggio seguente incontrò di nuovo Usagi e Mamoru, insieme, alla
sala giochi. Lo convinse ciò che osservò da lontano, mentre loro non
potevano vederlo.
Stava pulendo l'ennesimo angolino su cui si era rovesciato un
milkshake; quando rialzò la testa vide proprio i sui due amici che,
insieme, si dirigevano verso il bancone vuoto. Non pensò neppure di
chiamarli, lo stupì notare che Usagi stringeva Mamoru a braccetto,
proprio come se volesse ancora proteggerlo custodirlo. Lui le massaggiò
una spalla, tranquillizzandola, poi si sedette su uno sgabello nelle
vicinanze, portando Usagi con sé.
Facendo lo spione Motoki si mosse acquattato tra le console, per
provare a capire.
Svoltando l'ultima fila vide, da dietro, Mamoru seduto a gambe larghe
davanti a un videogioco, con Usagi che stava in piedi tra le sue
ginocchia. Lei teneva una mano sulla sua schiena, guardando
distrattamente lo schermo. Parlavano - probabilmente di quello che
avrebbero detto a lui, amico di entrambi.
Insieme davanti vita a un'immagine che risultava in incredibile
contrasto rispetto alle scene di cui erano stati protagonisti in quello
stesso locale, non più di sei mesi addietro.
Quante volte Usagi aveva mostrato una linguaccia a Mamoru, dopo che lui
ne aveva approfittato per lanciarle una frecciata assolutamente non
necessaria?
Motoki poteva contare sulle dita di una mano i discorsi normali che
quei due avevano fatto in sua presenza.
Tra loro c'era sempre stata un'avversione particolare... un'energia...
Usagi riposò con la testa contro la nuca di Mamoru. Lui glielo lasciò
fare, sussurrandole qualcosa all'orecchio.
Motoki smise di fare il guardone. Si ritrasse, tornando in piedi. Andò
da loro muovendosi tra le fila di console, fingendo di averli notati
solo in quel momento. «Ragazzi!»
Mamoru e Usagi saltarono in piedi.
«Motoki onii-san!»
Motoki sentiva di aver capito tutto quello che c'era da capire su di
loro. «Vi offro un milkshake? Per festeggiare.»
Erano entrambi sorpresi.
Motoki scrollò le spalle. «Festeggiamo la novità, no? Ora capisco
perché litigavate tanto un tempo. C'era qualcosa dietro.»
Fu troppo divertente vedere il colore che saliva lungo tutta la faccia
di Mamoru.
L'imbarazzo di Usagi sprizzava gioia. «Era per forza così! Me ne
accorgo ora, non riesco più a stare lontana dal mio Mamo-chan!»
Motoki si diresse alla macchinetta. «Lo vedo. E 'Mamo-chan' è felice di
lasciarsi chiamare così? Un tempo mi diceva che si sarebbe impiccato
piuttosto che permettere che deformassero il suo nome.»
Mamoru aveva chiuso le palpebre, mordendosi le labbra. «Motoki.»
«Erano parole tue. L'hai superata?»
Lui accettò la resa. «Sì.»
«È tutto quello che conta.» Motoki annuì e a offrì a tutti e due - i
suoi cari amici - la propria benedizione. «Sono contento per voi,
ragazzi.»
Usagi era raggiante. «Grazie!»
«Non mi prendo il merito di avervi fatto incontrare perché era già
successo. Dove?»
«Qui vicino. La prima volta gli ho lanciato un compito in classe in
testa!»
Mamoru si rilassò. «Era una delle tante cose che mi lanciavi in testa.
Di solito preferivi le scarpe.»
«Eri tu che ti mettevi nel punto sbagliato! Io mica ti puntavo!»
«Stranamente le tue scarpe sì. Erano molto precise.»
«Non è colpa mia se non ti sapevi spostare!»
«Qualcosa dentro di me lo faceva apposta a restare fermo. Forse era
destino.»
Usagi si ammorbidì e Mamoru fece lo stesso insieme a lei. «Certo che
era destino.»
Motoki si dedicò a preparare i milkshake, voltandosi.
Guarda questi, pensò. Da avversari a colombelle tubanti, non
conoscevano limiti.
Ridacchiò tra sé.
Era proprio destino.
2 - La scoperta di Motoki - FINE
NdElle: mi fa bene rivedere gli episodi di Sailor Moon. Sono
talmente teneri!
Tra l'altro per scrivere questa scena sono andata a rivedere anche
l'episodio 69 della seconda serie, cioè quello in cui Mamoru cerca di
far ingelosire Usagi facendosi vedere in moto con Unazuki.
Mi sono ricordata quanto lo aveva adorato da ragazzina. Ho sofferto nel
vedere Usagi che veniva respinta da Mamoru e lui che la teneva lontana.
Per consolarmi ho dovuto scrivere questa fanfic.
Pensavo di tirare fuori una mini-scenetta, invece ne è venuta fuori una
storia in tre parti.
Ringraziate Cinzia, che ieri nel gruppo FB chiedeva di riportarle la
scena che avevo scritto di Motoki che veniva a sapere di Usagi e Mamoru
come coppia. In realtà l'avevo solo accennata in una scenetta scritta
alla cavolo in un post Facebook e oggi mi è venuta voglia di espandere
l'argomento.
Per scrivere di Usagi e Mamoru devo essere nel mood giusto, ma quando
mi ci ritrovo scrivo come un razzo!
Alimentate il mio entusiasmo dicendomi che ne pensate :P
Elle
Su FB: Verso
l'alba e oltre (dove trovate anticipazioni e miei pensieri)
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