Dietro la facciata

di Dileeee
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Scendiamo dall’aereo e non posso fare a meno di sentirmi estremamente sollevata.
L’ho preso poche volte in vita mia, non sono abituata e ne ho una gran paura, ma questo era l’unico modo per riuscire a vedere Genzo, quindi non c’era altra scelta. 
Ci avviamo verso l’uscita dopo aver preso i bagagli, un van ci aspetta appena fuori dal gate “Sicuramente opera di Genzo” penso “Il solito megalomane” sorrido tra me e me “Avremmo potuto benissimo prendere i mezzi”.
“Solo il meglio per la sua donna eh?!” dice Sanae strizzandomi l’occhio .
Chiudiamo la portiera e io mi rilasso sul sedile, comincio a guardare il panorama dal finestrino, appaiono enormi grattacieli, fabbriche e cantieri, decisamente non siamo più a Nankatsu.
E’ una bella giornata anche piuttosto calda.
Arriviamo in albergo, la nostra stanza è molto luminosa e c’è una splendida vista.
Mi sdraio sul letto, ormai l’agitazione e la paura che provocate dall’aereo sono sparite, lasciando spazio a qualcos’altro.
Al pensiero che tra poche ore lo rivedrò dopo mesi, mi va il cuore in gola, sono totalmente vittima delle emozioni, come sempre quando si tratta di lui del resto.
Ripenso alla sua telefonata per chiedermi di raggiungerlo : 

“Non posso credere che stavolta ci abbiano sconfitto davvero, non eravamo abbastanza concentrati e non ci hanno lasciato spazio, hanno dominato il campo per tutti i novanta minuti! Mi sono anche fatto segnare da Kaltz, la palla è arrivata come un bolide, non mi sono potuto muovere non l’ho quasi vista” ammette rabbioso, sento un rumore sordo probabilmente un pugno contro una porta, è fuori di se.
Se fosse stato in condizioni normali, non avrebbe mai ammesso una cosa del genere, nemmeno con me.
“Genzo cosa mi dici sempre? Che fa parte del gioco, a volte si vince e altre si perde! Per quanto uno si alleni, per quanto uno prepari schemi e tattiche, ci vuole anche una buona dose di fortuna. Stavolta hanno vinto loro e voi siete gli sconfitti, domani sarete voi a trionfare! Lo so io e lo sai anche tu, non lasciarti abbattere così ti prego. non quando non posso essere lì con te!” 
“Allora vieni qui” afferma deciso “Qui? Cioè lì? Ad Amburgo?” non riesco più ad articolare le parole, escono dalla bocca senza ragionarci “Vieni qui!” ripete.
Sento il suo desiderio, la voglia di avermi accanto, come la mia “Sì!” mi lascio scappare, senza riflettere, senza mettere in conto l’università, i corsi e la mia vita a Nankatsu “Se mi vuoi lì, verrò da te!” affermo sicura. 
“Ho bisogno di toccarti di stringerti di sentirti mia” e aggiunge “E’ passato troppo tempo” 
“Già troppo tempo!” e sospiro anch’io.


Nel prossimo capitolo i due si rivedranno, speriamo vada tutto bene




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