Un Virus con la corona

di IrideNotturna
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CAPITOLO 5: QUARANTENA CON I FIGLI (Pt.1)
 
 
“Finalmente qualcuno mi dice di restare chiuso in casa. Ci sono moltissime persone che non apprezzano questo miracolo. Potete riposarvi e stare finalmente in famiglia, cosa avete da lamentarvi?”

Amico mio… Tu sicuramente non hai figli!

 
Mi chiamo Lucrezia e vivo a Roma da 20 anni e sono riuscita a crearmi una bella famigliola. Ho un marito che amo e odio al tempo stesso e tre figli, Simone di 8 anni, Maria di 4 anni e la più piccolina Aurora di 10 mesi. Da quando le scuole sono state chiuse a causa del Covid-19 non ho più un´anima e inizio ad avere attacchi di panico senza che accada nulla. Avere tre figli di piccola età, che devono restare totalmente rinchiusi in casa senza alcuna possibilità di uscire, è veramente scocciante ed oltre ad essere un trauma per loro, lo è anche per me e i miei vicini. Per fortuna mio marito lavora, altrimenti potevano considerarmi già morta. Riuscire a ritagliarmi uno spazio libero è diventata una tragedia immane e, ogni volta che mi guardo allo specchio, mi dico: chi è questa pazza furiosa con gli occhi iniettati di sangue, odio e disprezzo? Sul mio volto, non traspare più alcun tipo di sentimento, le mie abilità stanno a poco a poco appassendo per non parlare della casa che è sempre in un totale caos. Immaginavo la quarantena come un momento di riunione, per stare insieme e condividere momenti che raramente potevo passare con loro. Questo i primi giorni.
Ma il tempo sta passando e con esso, anche la quantità di denaro in entrata che mi permette di avere un tetto sulla testa e del cibo nelle nostre pance. Santo uomo mio marito che si fa un quattro per non farci mancare nulla, ma è dura: é dura dover trovare ogni giorno delle attività che tre bambini, in età totalmente diverse, possono fare; è dura riuscire a placare le loro isterie e i capricci; è dura dover spiegare loro, in parole molto semplici, il perché non possono uscire.

“Mamma fuori c´è il sole. Usciamo?”
“No tesoro non possiamo”
“Perché?”
“C´è in giro un Virus molto cattivo che percorre le nostre strade e, se non stiamo attenti, può farci ammalare”
-Va a chiudere le finestre del salone-
“Non voglio ammalarmi, e le finestre se sono aperte lo faranno entrare. Non voglio il virus cattivo in casa nostra, rischia di far del male ad Aurora a Simone e a te. Quando se ne andrà, mamma?”
-Sorriso- “Presto piccola mia, presto. Ricordati che dobbiamo lavarci spesso le mani”
“Ma papà non rischia di ammalarsi?”
“No tesoro mio, proprio perché si lava le mani e porta una protezione. Peró papà deve ancora andare a lavorare e lo fa per noi e per farci comprare cose belle e buone.”
“Lo sapevo che papà è coraggioso.”

Coraggioso. Un vero eroe per loro.  Ma non hanno la minima idea di cosa significa uscire di casa in piena Pandemia mondiale. Il rischio è elevatissimo, soprattutto se non ci sono i mezzi di protezione adeguati. E io soffro per lui, ma anche la paura gioca con me. Paura che possa beccarsi questo maledetto virus e che possa contagiare tutti noi.  Facciamo quello che possiamo, rispettando tutti i decreti che il nostro portavoce Conte emana, limitando le uscite e tenendo al sicuro non solo la mia famiglia ma anche le altre persone.
Questo fino a quando non hanno impedito, a noi povere madri che veniamo spesso messe in un angolino, di acquistare colori, pastelli e cartoleria di vario genere solo perché non sono considerati beni di prima necessità. Da quel giorno, le mie giornate sono state un continuo declino. Mia figlia ama disegnare e colorare assieme a suo fratello Simone e quando ha scoperto che non vi erano più colori, ha praticamente provato a crearli lei in modi inimmaginabili. In questo modo, la mia casa è diventata ancora più un disastro e mio figlio ha cercato un´alternativa poco pratica al disegnare ovvero giocare a travestirsi mettendo una totale confusione e  disordinando il mio intero guardaroba. Mi continuavo a ripetere che era sempre meglio questo piuttosto che lasciarli imbambolati davanti alla televisione; del resto, sono sempre stata contro a ciò. Aurora, invece, sembra essere molto più collaborativa dal momento che il suo mondo sono io e non dei colori o lo svago in generale. Il problema sorge quando hai una piccolina di 10 mesi e, chi è mamma come me, può capire perfettamente che non restano piccoli per troppo tempo. Sembra facile detta così ma, i vestiti per bambini, non sono beni di prima necessità. La mia domanda è: lo stato italiano, si rende conto che ci sono persone che stanno o partoriranno a breve? Quanti bambini ha condannato al freddo e al privarsi di un indumento? Si dovrebbe stabilire quale sia un bene di prima necessità. Il punto è che non ho niente per far svagare i miei figli e pochi indumenti da mettere alla mia piccola costringendomi a fare la lavatrice più di tre volte al giorno (si, la lavatrice con 5 persone in una casa è praticamente diventata la mia amante).
Provate anche solo a immaginare questa vita, ogni singolo giorno, e già in condizioni normali non sempre va bene. Dovrei iniziare a vedere i lati positivi di tutto ciò ma non ci riesco. Forse mi servirebbe una gioia o un miracolo.

“Tesoro, la ditta ha chiuso a causa del Virus, da domani sarò a casa insieme a te fino a data da destinarsi. Contenta?”

Non so se questo vale come gioia o miracolo, ma ho un´altra piaga da sopportare.
Ma un lato positivo c´è: la mia famiglia, è al sicuro.

 
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Angolo autrice
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Grazie a chi vorrá condividere le loro storie 
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IrideNotturna

 
 

 




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