NdA:
Essere qui dopo tanti anni è strano e bellissimo
allo stesso tempo. Anche se il mio account è stato
creato quattro anni fa, in realtà bazzico su EFP dal
lontanissimo 2007, quando ero solo una bambina.
Essere tornata a scrivere per me è davvero importante.
Passando alla storia in sé, questa sarà una
raccolta
in occasione della Hugs&KissesChallenge
di carlotta.97
composta da flashfic/oneshot un po' dolciose,
perché
al momento "Haikyuu" mi sta appassionando molto e la
KageHina ancora di più. Ho intenzione di dare un senso
logico alle singole storie, anche se ovviamente potranno
essere lette indipendentemente dal numero del capitolo,
essendo slegate fra loro. Sono partita con quello che
penso sia il gesto più semplice, ma importante
– soprattutto per questi due personaggi – per
l'evoluzione
di qualsiasi tipo di rapporto. Questa flash in particolare è
ambientata alla fine della prima stagione dell'anime, ma ho
cambiato il risultato finale della partita che si svolge in
quell'occasione per rendere possibile tutto ciò che avviene
in questa storia. Baci, e buona lettura. ♥
Steps
- Contatto
-
«Hinata!»
Non lo guardai, ma seppi che sarebbe scattato non appena avesse sentito
il proprio nome. Lo spostamento d'aria repentino alle mie spalle me lo
confermò e in un batter d'occhio me lo ritrovai di fronte,
librato come un corvo sopra la rete.
Era quello il momento perfetto.
Gli alzai la palla e lui schiacciò. Nessuno la vide, dritta
come un proiettile sul campo avversario.
La nostra mossa speciale.
Punto. Fine della partita.
Non
è possibile...
Le grida dei miei compagni risuonarono nella mia testa
inaspettatamente. Loro avevano realizzato prima di me.
Avevamo vinto.
Anche il pubblico si era alzato per gridare la propria gioia. Dopo due
set – il primo conquistato dalla Aoba Johsai, il secondo da
noi –, il terzo era stato estenuante. Ad un certo punto, lo
ammetto, avrei scommesso che non saremo stati noi a vincere, nonostante
non fossi riuscito, in fondo, a mollare veramente. Nessuno di noi
l'aveva fatto.
E alla fine ce l'avevamo fatta.
Mi guardai i palmi della mani incredulo. Dalla mia gola non era uscito
ancora un suono. Riuscivo a malapena a reggermi in piedi, un po' per la
fatica, un po' per la tensione che aveva iniziato ad andarsene poco
alla volta, facendomi provare la sensazione di avere ancora sangue che
scorreva nelle vene, dalle mie braccia fino alla punta dei piedi.
Credevo di essere in un sogno.
E fu allora, in quel momento di incredulità in cui a
malapena riuscivo a ricordare il mio nome, che il destino decise di
tirarmi un pugno allo stomaco.
«Kageyama!»
Sentii la sua voce lontana, anche se in realtà era solo a
pochi metri da me: Hinata.
«Kageyama!»
Stava correndo braccia aperte verso di me, urlando il mio nome con sul
volto uno dei sorrisi più grandi che gli avessi mai visto
fare. Non potei prevedere la sua mossa, perché era una cosa
che non avevamo mai fatto prima di allora: abbracciarci.
Con uno slancio, mi gettò le braccia al collo e le gambe
attorno alla vita, stringendo forte, senza bisogno di sostegno.
Non capii subito. Sentii soltanto la testa girare vorticosamente e le
gambe, improvvisamente, stavano cedendo ancora più di prima.
Ma non caddi. Le mie braccia si mossero da sole, avvolgendosi attorno
alla schiena di Hinata e stringendo più forte che mai. Con
una mano mi aggrappai alla sua maglia, in un gesto quasi disperato, e
con l'altra mi ritrovai a stringere i suoi capelli rossi. Era un
abbraccio che non volevo... ma che in realtà volevo
più che mai. Lì, in quel momento, ci stringemmo
come nemmeno noi stessi avremmo mai creduto di poter fare. E intanto,
nel mio petto, il cuore martellava impazzito, insieme a quello di
Hinata, premuto contro il mio.
Non capivo niente, nemmeno quello che mi veniva gridato dai miei
compagni. Sentivo solo il profumo di Hinata riempirmi i polmoni, il suo
corpo sudato e la sua voce vicino all'orecchio che continuava a
ripetere la stessa cosa: «Ce l'abbiamo fatta».
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