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Schegge
di solitudine
Tonight I'm so alone
this sorrow takes ahold,
don't leave me here so
cold
(Falling inside the black
- Skillet)
Vorrebbe
convincersi che le parole di Percy sono tutta una
bugia, uno scherzo di pessimo gusto su cui lui e gli altri si sono
messi
d’accordo per prenderlo in giro – è
piccolo e ingenuo, crede a tutto quello che
gli vien detto e gli altri vogliono solo prenderlo in giro. Vorrebbe davvero convincersene. Ma lo sente con
fin troppa chiarezza, è una specie di istinto: Bianca si
trova davanti ai tre
giudici proprio in quello stesso momento, e si trova davanti a loro
perché è
morta.
È
morta.
Il
figlio di Poseidone doveva vegliare su di lei e non ha
mantenuto la sua promessa, lasciando che la ragazzina venisse uccisa.
È tutta
colpa sua, Nico lo sa. Ha anche portato con sé quegli
spaventosi
soldati-scheletro, e il piccolo non ci ha più visto: Percy
ha portato quegli
esseri armati fino ai denti, voleva ammazzare anche lui!
Il
minore dei Di Angelo non smette di correre fino a quando
i muscoli non stanno reclamando pietà e i polmoni gli stanno
bruciando per la
carenza di ossigeno. Il suo piccolo petto si alza e si abbassa per il
fiatone
ed è ancora scosso dai singhiozzi, le lacrime che gli rigano
le guance e si
lasciano dietro sottili scie salate.
Nico
è rimasto da solo, non ha più nessuno a questo
mondo.
Si
sente perso e spaventato. Al Campo non ci vuole di certo
tornare, non con Jackson che vuole a tutti i costi parlare di Bianca e
quello
che Nico ha fatto agli scheletri. Ancora non capisce bene cosa sia
successo, ma
sa che è stato lui, in qualche assurda maniera.
La
prima volta che l’ha visto, gli piaceva Percy: è
stato
coraggioso ad affrontare la manticora ed è un po’
l’incarnazione dell’intero
mondo di Mitomagia. Ha portato alla vita tutto quello che Nico ha
sempre sognato
con la sua mente da bambino, l’ha fatto proprio davanti ai
suoi increduli occhi.
Adesso
però lo odia. Pensare a Percy gli ricorda gli eventi
delle ultime settimane, fatti che sono avvenuti con una
velocità quasi
stordente e sono riusciti a stravolgere il suo intero universo. Le
Cacciatrici
e l’unione di Bianca al loro gruppo, il Campo, la Caccia alla
Bandiera e
l’avvio dell’impresa che gli ha strappato sua
sorella. Tutto sta girando troppo
in fretta nel suo cervello, e Nico non ce la fa più, deve
chinarsi vicino a una
radice per rimettere il poco cibo che era il suo pranzo.
Senza
accorgersene, è corso verso il cuore più profondo
della foresta e gli alberi intorno a lui sono tutti identici. Il
pallido sole
invernale getta cupe ombre sulle rocce lì presenti e quasi
pare il tramonto,
nonostante sia al massimo il primo pomeriggio.
Gli
occhi si annebbiano di nuovo di altre lacrime, la voce
spezzata dal pianto che riecheggia nel bosco immobile. Il dolore
riaffiora e
gli attanaglia il cuore in una morsa opprimente.
Bianca
non c’è più. Non
c’è più.
E
Nico ha un disperato bisogno di un suo abbraccio, di
sentire il calore della sua mano che stringe la propria, di inspirare
il suo
profumo e sentire le sue lunghe ciocche corvine che gli solleticano la
punta
del naso e le gote. Gli manca la sua voce, così gentile e
amorevole e mai
troppo alta, nemmeno quando lo sgridava. Diventava severa,
sì, ma non urlava
mai.
Non
sa dove andare adesso. Che cosa deve fare? È rimasta
solo la paura e non riesce a pensare, l’amaro sapore della
bile gli invade la
bocca e gli serra la gola.
Le
gambe arrancano fino a un gigantesco cumulo di rocce – che
forse ha già visto durante la Caccia alla Bandiera o forse
no –, ma poi cedono
facendolo cadere in
ginocchio.
Piange,
piange ancora. Non ha neanche la forza di gridare la
sua rabbia e il suo odio per questo mondo, può solo
osservare impotente le
piccole gocce salate che cadono sul terreno umido e fangoso di fronte a
lui,
tra la rada erba verde scuro.
Qualcosa
in lui si è spezzato in mille cocci affilati,
qualcosa che non potrà più essere rimesso
insieme. È buffo come sul suo corpo
non ci sia nessuna ferita fisica, ma allo stesso tempo il suo petto
è
attraversato da un dolore lancinante e tagliente che non gli
dà pace, che gli
fa sanguinare il cuore.
Si
stringe nelle spalle esili e ossute, scosso da forti
brividi che non sono dovuti al pungente freddo invernale. Sente freddo,
sì, ma non ci sono coperte o
giacconi che possano dargli un po’ di calore. È un
bambino abbandonato a se
stesso, che vuole solo riavere la persona a cui tiene di più
nell’universo.
Vorrebbe
tornare indietro nel tempo. Evitare che le
Cacciatrici di Artemide lo dividano da sua sorella, convincere Bianca a
non
partire per quella dannatissima impresa. Che ci vada qualche altra
ragazza,
perché coinvolgere in tutto questo proprio
l’ultima arrivata?
Trascinandosi
nel fango gelido, Nico si gira e con la
schiena si appoggia contro la pietra umida. La superficie scabra punge
contro
la pelle, nonostante la giacca imbottita che lo riveste, ma non
è fastidioso:
lo mantiene lucido, lo aiuta a focalizzarsi su un altro malessere che
non sia
quello interiore. Deve distrarsi, altrimenti rischia di annegare in
tutta
quella disperazione che l’ha investito, lo ha travolto con la
forza di un
esercito.
Sta
ancora singhiozzando quando cade. Precipita nel buio per
quello che sembra un metro o due, in un anfratto tra le rocce che non
aveva
notato. L’impatto con il pavimento liscio e duro lo lascia
senza fiato e
davanti ai suoi occhi appaiono per un istante centinaia di scintille
biancastre
che gli offuscano la vista.
Con
le ossa che vibrano ancora per l’impatto inatteso, Nico
si rimette in piedi a fatica e osserva l’ambiente
circostante: non c’è nessuna
fonte di luce se non l’apertura da cui è caduto,
per cui è difficile capire
dove si trova. Tastando con la mano scopre che è vicino a
una parete in pietra
e che questa sembra proseguire parecchi metri in entrambe le direzioni.
È
caduto in una galleria.
Ha
trovato la sua via di fuga; non gli importa dove questa
lo condurrà, l’importante è
allontanarsi da quel maledetto luogo il più
possibile, dove Percy Jackson non potrà venire a cercarlo.
Non
capisce bene come, ma riesce a seguire la conformazione
del tunnel nell’oscurità anche senza affidarsi al
senso del tatto. C’è qualcosa
più forte di lui che lo sta guidando sottoterra, una sorta
di sesto senso, un
istinto innato; capisce quando svoltare per non schiantarsi di naso
contro un
muro, oppure riconosce se un cunicolo si dirama in due o più
gallerie.
Ormai
non ha più lacrime da piangere, tutte quelle che aveva
gli si sono seccate su guance e zigomi. Resta solo l’angoscia
da cui può
scappare, il sentimento di vuoto che sta inghiottendo ogni emozione
diversa da
quelle negative.
Per
colpa di Percy Bianca non c’è più,
Bianca è morta.
È
morta, morta, morta.
Questa
parola risuona come un mantra nella sua mente, ed
ogni volta che viene ripetuta si ingrandisce sempre di più,
fino a diventare
schiacciante. Frantuma ogni altro pensiero, frantuma tutta
l’esistenza di Nico
e lascia dietro di sé solo taglienti schegge a dilaniare
l’animo di un bambino
che si è appena ritrovato solo al mondo.
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Hola gente
Non pubblico
qualcosa da mesi e, nello specifico, qualcosa di angst e introspettivo
quindi dopp tempo immemore eccomi qui, con questa roba e delle note
dell'autrice parecchio deliranti...
Questa... cosa... non mi convince proprio
al cento per cento in fatto di angst e ho paura che l'introspezione sia
caduta nel rindondante...
In realtà questa storiella serve più per me, per
sbloccarmi da quel circolo vizioso in cui continuo a buttare
giù quattro righe, mi fan cagare, allora tento una seconda o
addirittura terza versione, mi fa cagare comunque e allora pianto tutto
a metà, quindi la pubblico lo stesso anche se non mi aspetto
che qualcuno se la caghi più di tanto (in pratica la
pubblico perché sì)
Il titolo un po'
c'entra e un po' no, ma già questa cosa è un
record per me che di solito i titoli li do un po' a casaccio...
Ringrazio chi
avrà il coraggio di leggere
Alla prossima gente
Adios
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