Abbiamo incespicato nella corrente
La gonna, il cui bordo è ormai inzuppato
e appesantito dall’acqua salmastra, ondeggia intorno alle sue gambe tanto
pallide da essere quasi iridescenti nell’oscurità dei quella notte settembrina,
mentre corre maldestramente nel mare, alzando in modo scomposto le ginocchia
quanto le basta per non inciampare; si volta con i ricci fulvi che le
rimbalzano sul viso ridente mentre cerca con lo sguardo Per, che la sta
raggiungendo con un gran sorriso in volto e un passo decisamente più spedito.
Mima allunga la mano, quasi ad
invitarlo ad afferrarla, frenando la propria corsa e lasciandosi poi attirare
da lui, con i piedi nudi che scivolano delicati sulla sabbia chiara e sui sassi
d’antracite. Per la solleva con facilità, quasi fossero sott’acqua, leggeri e
tenuti in piedi dalla corrente, e, con un guizzo negli occhi chiari, la fa
volteggiare, lasciando che quei capelli di fiamma sferzino i loro sorrisi.
Tutti i sommergibili, i
missili, le barche cariche di paura, speranza, rifornimenti e profughi che
condividono con loro la vastità del mare, sono troppo lontani per costituire
una preoccupazione, sono solo un astratto memento alla guerra intorno a loro
che passa inosservato non appena le labbra dei due giovani si uniscono. Ad
osservarli c’è solo l’alta figura del faro di Eshaness,
che si erge sulla scogliera sopra di loro, lampeggiando piano nel cielo
notturno, il silenzioso custode dei segreti della giovane coppia di innamorati.
Quando la rimette a terra
nessuno dei due parla, lasciando che siano gli occhi, di un caldo castano che
fa fondere il gelo di ghiaccio degli altri, a comunicare senza accenti ed
errori grammaticali, meglio di quando qualunque forbita parola sarebbe mai in
grado di fare. Per cattura un ricciolo di Mima, arrotolandone divertito
un’estremità sulle proprie dita, guardando poi quei capelli scivolare leggeri
dalla propria presa quando la ragazza scuote quella sua folta criniera, ridendo
e dando nuovamente inizio a quella corsa maldestra mentre una serie di
proiettili d’acqua ricomincia a colpire le figure di entrambi; questa volta però
Mima tiene ben stretta la mano di Per, trascinandolo dietro di sé nell’acqua,
dietro agli scogli, lontani da qualunque occhio indiscreto, dove nemmeno la
luce del faro rischia di rivelarli al mondo.
La rossa osserva Per con quel
suo sorriso furbo, arricciando leggermente il naso per trattenere una risata,
prendendolo poi in giro con voce cristallina che si fonde con il frangersi
delle onde per l’espressione persa con cui la sta ammirando.
Forse dovrebbe offendersi, in
fondo Mima ha appena paragonato i suoi occhi a quelli di una misteriosa
creatura che non conosce. Probabilmente un qualche pesce, però è difficile
ricollegare il termine pronunciato tra le risate dalla ragazza a una parola a
lui anche solo vagamente famigliare, ma se c’è una cosa che ha capito in quelle
settimane e che Mima non sarà mai in grado di dire o fare alcunché che possa
farlo arrabbiare.
«Jeg elsker deg» gli esce dalle labbra
senza quasi che se ne renda conto, lasciandolo di stucco.
Non aveva mai dedicato a
qualcuno quelle tre parole, a nessuna delle ragazze con cui era uscito dopo la
scuola o dopo la messa della domenica a Bremnes,
riservandole apparentemente per quel preciso momento, per qualcuno che nemmeno
conosceva il norvegese e non poteva capirle.
Ma nessuna di quelle altre ragazze,
con le loro folte trecce e i loro bunad ricamati, era
come Mima: era uno spiritello astuto e libero che pareva uscito da una fiaba
norrena, un moto perpetuo che ti scandagliava con quei suoi enormi occhi scuri
illuminati da una luce irriverente. Era irruenta e testarda, quasi volesse
onorare ogni stereotipo sulla sua gente, un esile ma impavido e brillante
soldato della Resistenza.
E lui, Per Lungstad,
di quella isolana dalla folta criniera scarlatta si era innamorato non appena
messo piede alle Shetland
Mentre il ragazzo cerca di
trovare qualcosa da aggiungere a quelle tre parole uscitegli a raffica dalla
bocca, Mima, la cui acutezza sembra fortunatamente superare le barriere
linguistiche, si alza sulle punte, incorniciandogli il viso tra le mani «Anche
io» gli confida scoccandogli un occhiolino furbo, prima di lasciarsi andare ad
un altro lungo bacio, estinguendo sul nascere qualunque superflua spiegazione.
But seas
between us braid hae roar’d
sin auld lang
syne.(1)
Jeg elsker deg: ti amo in norvegese…o almeno spero
Partecipa al
“Il contest delle prime volte” indetto da inzaghina.efp
sul forum EFP con il prompt numero 9.
Probabilmente Shetland della BBC l’ho visto solo io (e Francy, dato che l’ho pseudo-costretta…senza pseudo) e
quasi certamente anche coloro -pochi- che l’avranno visto difficilmente
ricorderanno questi due personaggi della prima stagione, ma la loro storia era
così triste che proprio non sono riuscita a dimenticarli e ho voluto provare a
concedere a Per e Mima un piccolo spaccato di felicità.
I due versi finali (1) sono presi da Auld
Lang Syne, la ballata tradizionale scozzese
trascritta da Robert Burns, che ha ispirato anche il titolo della OS.
Em