Il re di spade
La carta plastificata iridescente scricchiola tra le sue
dita, mentre la orienta cercando di catturare i raggi del sole che filtrano tra
le tendine chiare della finestra, facendoli poi rimbalzare sulla parete bianca
di fronte a lei, creando onde di luce che scivolano tremolanti e veloci sul
muro.
Facendo dondolare leggermente la testa rimette la carta
delle piume di zucchero sulla scrivania stirandola con gesti lenti e precisi,
ben attenta a non rovinare le piccole scritte azzurrine, sistemandola poi secondo
un preciso schema di fianco agli altri involucri di dolcetti collezionati e
sistemati con cura e dedizione. La carta delle piume di zucchero è la più
grande, per cui il suo posto è in alto a sinistra, a circa due centimetri dalla
lampada da scrivania, a fianco al sacchettino arancione e bianco degli zuccotti
di zucca. Il signore tanto buono che condivide con lei la stanza non sembra
comprendere la logica di quella sistemazione e quando decide di guardare le carte
finisce sempre per risistemarle in modo sbagliato, ma lei non si arrabbia mai:
in fondo non lo fa con cattiveria, è solo un po’ maldestro poverino, e in ogni
caso non le ci vuole mai troppo tempo per riaggiustarle tutte.
Con orgoglio passa in rassegna tutti gli involucri vuoti
leggermente indecisa: qual è il più carino? Quale potrebbe piacergli
maggiormente?
Mordicchia il labbro inferiore, sfiorando con delicatezza
gli involucri iridescenti fino anche il dito non le si ferma su quello delle
gomme bolle bollenti; studia con attenzione quella piccola carta plastificata
verde e violetta, annuendo infine con un gran sorriso mentre la infila in tasca
stando ben attenta a non stropicciarla o peggio ancora romperla.
Guardando lo spazio vuoto lasciato dall’incarto sulla scrivania
sorride: sì, quella è proprio carina, di certo gli piacerà moltissimo quando
gliela regalerà la prossima volta che passerà a trovarla.
Soddisfatta per la sua scelta, alza lo sguardo sul grande
specchio di fronte a lei e immediatamente le cade l’occhio sul retro della
carta delle cioccorane incastrata in posizione
d’onore nel centro della cornice lavorata.
Si guarda intorno, assicurandosi che il caro signore suo
coinquilino non la stia osservando, sospirando sollevata quando lo nota
impegnato nel suo solito riposino pomeridiano; si alza leggermente dalla sedia
della scrivania ben attenta a non fare rumore sporgendosi verso lo specchio e,
con estrema delicatezza, sfila la carta dalla fessura della cornice,
depositandola sul proprio palmo, ricambiando poi allegramente il sorriso deciso
e fiero del ragazzo con i capelli castani raffigurato nella casellina con in
pugno una bellissima spada ornata di rubini.
Rimira a lungo quel viso così grazioso, azzardandosi solo
dopo parecchi minuti a scuotere gentilmente la carta trattenendo a stento un
risolino mentre chiude giocosamente gli occhi; trattiene trepidante per qualche
secondo il respiro, prima di azzardarsi ad aprire un occhio scuro, ridacchiando
poi con il cuore colmo di gioia e sollievo quando lo vede ancora lì, nella
piccola cornice in rilievo, che le sorride in modo aperto e sincero, dolce
nonostante stia brandendo con così tanta consapevolezza un’arma.
Non la lascia mai girata quando gli altri possono vederla perché
quella è la sua carta, la sua carta speciale che per qualche magica e
misteriosa ragione a differenza di tutte le altre non rimane mai vuota. È una
specie di segreto, ed è elettrizzante avere dei segreti ogni tanto.
Sfiora con il pollice il contorno della carta annuendo
rassicurata all’indirizzo di quel bel volto, si alza in piedi e, senza smettere
di stringere con delicatezza carta tra le mani, accenna qualche passo verso la
porta mentre dalle labbra le fuoriesce un basso e allegro motivetto: oggi è una
così bella giornata, sarebbe carino portare il suo amico di carta tanto
simpatico a fare un giretto in giardino senza correre il rischio che si bagni
rovinandosi.
Sicuramente stare all’aria aperta gli piace così come piace
tanto anche a lei; hanno moltissime cose in comune lei e quel giovanotto sorridente,
ne è sicura ormai.
Dei passi risuonano nel corridoio alle sue spalle, ma non ci
fa caso, ancora troppo impegnata a rimirare il volto del ragazzo castano che le
sorride «Ciao mamma» si volta repentinamente sobbalzando e alza gli
occhi verso il giovane uomo che si è avvicinato, fermandosi poi a pochi passi
da lei.
Alice inclina la testa, lanciando un’ultima occhiata alla
carta per accertarsi che il suo amico non se ne sia andato: rassicurata dopo
averlo visto ancora al suo posto, torna ad osservare il bel mago con il
mantello di fustagno marrone che le lascia una carezza lieve colma d’affetto
sul volto. La donna sorride per quel gesto, incredibilmente felice che sia tornato:
è davvero gentile da parte sue passare a trovarla così spesso, nessuno le fa
visita con così tanta costanza. Si fida di lui forse più che di chiunque altro
medita, prendendolo poi sotto braccio e trascinandolo con aria vagamente
cospiratoria all’interno della stanza.
Sì, sì, di lui si può fidare.
Lo fa accomodare sul bordo del proprio letto per poi lanciare
qualche sguardo con fare circospetto intorno a lei, assicurandosi che nessuno
li stia osservando. Dopo essersi accertata di non essere spiata, gli porge con
trepidazione la preziosa carta che fino a quel momento aveva tenuto ben stretta
in mano, scrutando con attenzione il volto del mago in attesa di vedere la sua
reazione; il giovane mago sorride mentre prende con delicatezza quel piccolo
cartoncino colorato, scuotendo leggermente la testa nel vedere la sua versione
più giovane restituirgli lo sguardo. Qualche secondo dopo alza gli occhi sulla
madre «Non andrà mai via, sai?» la rassicura con voce leggermente commossa.
Alice gli sorride gentilmente con gli occhi scintillanti, accomodandosi al suo
fianco e riprendendosi il suo tesoro, scambiandola con l’involucro verde e
viola delle gomme bolle bollenti che aveva scelto specificamente per lui.
Dopo averla ringraziata depositandole un bacio leggero tra i
capelli candidi, Neville intasca con delicatezza il regalo senza smettere di
sorriderle, prendendosi poi qualche secondo per rimirare il sorriso sereno su
quel volto tondo così simile al suo «Ti andrebbe di fare una passeggiata?»
propone dopo qualche minuto, alzandosi in piedi e porgendole una mano che la
donna accetta prontamente.
Mentre Alice segue il figlio verso il grazioso e curato
giardino della casa di cura, sfiora di sfuggita la tasca del cardigan in cui è
custodito il suo tesoro, perfettamente conscia che quando deciderà di tirarla fuori
e rimirarla, dopo che l’uomo tanto gentile sarà andato via, lo troverà ancora
lì a sorriderle.
Il suo re di spade.
Mi rifiuto di credere che, dopo quello che ha fatto durante
la guerra, Neville non abbia una carta delle cioccorane
dedicata.
E nello stesso modo mi rifiuto di credere che i maghi che non
sono incredibilmente impegnati come Silente non possano “decidere” di rimanere
costantemente presenti in una carta: ci metto la mano sul fuoco che Remus e
Tonks non abbandonino per un secondo le carte del piccolo Teddy e di
conseguenza mi viene naturale pensare che anche Neville rimanga in quella della
madre. Supponendo che le carte delle cioccorane
funzionino come le foto magiche o come i ritratti magici (anche se silenziosi),
l’ipotesi ha senso.
Passando ai dettagli non headcanon,
nel quinto libro Alice regala a Neville una carta di un dolcetto e ho pensato
che potesse essere una sua abitudine collezionarle; anche in questa storia la
donna non riconosce con precisione il figlio né il marito (il signore tanto buono
con cui condivide la stanza), ma nell’Ordine della Fenice avevo avuto l’impressione
che comunque percepisse Neville come una persona cara.
Em