Ciao a tutti! Stavo scrivendo
questo flashback per la mia storia su Ted Lupin e ho pensato che
sarebbe stato interessante pubblicarlo come one shot. Si può
leggere anche senza aver letto le altre storie, visto che è
ambientata molto prima dei fatti narrati (ma se volete date un occhio
anche a quelle). Fatemi sapere cosa ne pensate!
Davide
Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, fine giugno 1999
Ron camminava lungo la strada che da studente aveva attraversato in
carrozza tante volte. Di fianco a lui, Harry camminava silenziosamente. Dietro, i signori Weasley chiacchieravano pacatamente
con Bill, Charlie e Percy. George non era voluto venire. Aveva detto
che non sarebbe tornato a Hogwarts, nemmeno per il diploma della
sorella. Ron non aveva capito cosa aveva paura di provare il fratello
finché non aveva varcato il cancello e aveva visto il
castello in lontananza.
- E’ sempre così la prima volta? –
chiese ad Harry.
L’amico annuì comprensivo.
- Però è solo il primo impatto, quando vedi gli
studenti, inizia di nuovo a sembrarti casa. La prima impressione
però è davvero brutta.
Nessuno dei due aveva deciso di concludere la proprio istruzione a
Hogwarts, subito dopo la guerra erano entrati nell’Ufficio
Auror.
Harry aveva iniziato subito il giorno dopo la caduta, quando aveva
partecipato a un’ispezione in tutte le zone circostanti al
castello, che aveva portato all’arresto di alcuni sostenitori
di Voldemort. Ron, invece, aveva iniziato qualche mese dopo, quando
finalmente era riuscito a convincere George a tornare a gestire il
negozio.
In quei mesi, Harry era tornato più volte a Hogwarts, lui
diceva per lavoro. Hermione invece sosteneva che era una scusa per
andare a trovare Ginny. A quanto gli aveva raccontato, una volta,
un’esasperata McGranitt, dopo l’ennesima volta che
le faceva perdere ore del suo tempo per parlare delle difese della
scuola (cosa di cui avevano parlato migliaia di volte) gli aveva detto
piccata “Inizierò a togliere punti alla Casa di
appartenenza di qualsiasi studente o studentessa con cui
parla durante queste visite, signor Potter”.
Ron, invece, non era mai tornato. E la cosa positiva era che Hermione
non glielo aveva mai chiesto. Gli aveva raccontato quanto fosse stata
dura per lei tornare lì. I ricordi della battaglia, la
mancanza di lui e di Harry, ma anche il fatto che ormai era diventata
pure lei una celebrità. La fermavano nei corridoi, gli
studenti del primo anno la additavano e cose del genere. Con il fatto
che era diventata Caposcuola, inoltre, era un po’ difficile
starsene per i fatti suoi.
Ron ed Hermione, strano ma vero, non avevano litigato neanche troppo
negli ultimi mesi. I loro battibecchi continuavano, ma senza litigi
eclatanti. A Ron ancora bruciava tanto il fatto di aver abbandonato lei
ed Harry in quella foresta, ma nessuno degli altri due sembravano
ricordarlo. La guerra era ormai un triste ricordo.
Non si era ancora pronti per essere del tutto felici, i lutti non erano
superati. Sua madre e Andromeda Tonks erano spesso colpite da momenti
di tristezza, mentre suo fratello stava iniziando solo ora a vedere un
barlume in fondo alla depressione. Però si provava un
qualcosa di diverso. Ci si sentiva liberi, senza l’ansia di
un nemico che poteva colpire da un momento all’altro. Era da
anni che Ron non provava quella sicurezza.
Superò il portone della scuola e capì cosa Harry
aveva detto prima. Studentesse e studenti, di varie età e
dimensioni, giravano per il castello con le tipiche divise nere.
Riconobbe qualche viso noto: lungo alle scale c’era Dennis
Canon, fratello del defunto Colin, che sembrava essere molto
più tranquillo dei suoi tempi; Dean Thomas passò
a salutarli poco dopo, seguito a ruota da Jimmy Peakes e Ritchie Coote,
i battitori di Grifondoro al suo sesto anno.
Proprio in quel momento arrivò Neville. Lui si era diplomato
verso settembre dell’anno prima, in quanto teoricamente aveva
fatto il suo settimo anno. Anche lui, come loro, adesso era un Auror, e
anche se Ron doveva ammettere che adesso era piuttosto bravo con gli
incantesimi, si vedeva che non era quella la sua vocazione.
- E’ sempre bello tornare a Hogwarts – disse,
mentre tutta una serie di ragazzini gli piombava intorno. Era tutta
quella gente che l’anno prima aveva difeso dai Carrow, che lo
vedevano come un eroe molto più vicino e a portata di Harry
e Ron.
- Sapete, ragazzi – disse a Harry e Ron – Un giorno
vorrei tornare qua. A insegnare.
- Cosa vorresti insegnare? – gli chiese Ron un po’
stupito. Non si immaginava Neville a spiegare a tutta una serie di
ragazzini come difendersi da un Molliccio.
- Erbologia. La professoressa Sprite mi ha offerto già un
posto come assistente. Anche la McGranitt me l’ha
più volte accennato.
- Ah beh, sì, ci sta.
In effetti non ci aveva mai pensato, ma Neville sarebbe stato un ottimo
professore. Lo vedeva ora, in quell’atrio. Ragazzini di ogni
età passavano e lo salutavano e lui aveva una parola per
tutti. In fondo era stato lui uno dei capi dell’ES
l’anno prima e forse addirittura in un modo migliore di
quanto lo era stato Harry. Lui si curava dell’aspetto umano
di tutti loro. Era difficile vedere quel nuovo Neville, con il ricordo
del ragazzino pasticcione dei primi anni.
Uno lampo dai capelli rossi si scagliò su di loro e
abbracciò Harry. Ginny baciò il suo ragazzo e si
guardò intorno raggiante.
- Siete arrivati! – disse con un grosso sorriso. Poi
però si spense.
- George non c’è?
La signora Weasley le rivolse uno sguardo triste – No, non ce
l’ha fatta.
Ginny fece una smorfia triste, ma non aggiunse altro. Tutti erano
preoccupati per George, quindi non se la prendevano quando aveva quegli
atteggiamenti burberi.
- Sei qui – disse un’altra voce. Ron si
girò e vide Hermione. Stava a qualche metro da lui, con la
divisa della scuola, la spilla con la C ben in vista. Vederla vestita
in quel modo diede a Ron una sensazione di calore che lo fece sentire a
casa come non succedeva da tanto tempo.
- Se vuoi me ne vado – le rispose con un sorriso.
- Oggi non giocano i Cannoni di Chudley?
- Sì, ed è una grande sofferenza non essere allo
stadio.
La prima cosa che aveva comprato con il suo primo stipendio era stato
l’abbonamento annuale alla sua squadra del cuore. Aveva
convinto anche Harry, che fin da piccolo Ron aveva portato dalla sua
parte regalandogli libri sui Cannoni.
- Più che altro è una sofferenza andare allo
stadio. Facciamo schifo.
- Sai che novità – disse Charlie.
- Quidditch – disse Hermione, scuotendo la testa. Si
avvicinò e abbracciò Ron, dandogli un bacio
leggero sulla bocca.
- Come va?
Ron scosse le spalle – Tutto bene, mi dispiace per Ginny. Mi
sa che ci teneva che George venisse.
- Ci teneva, ma non se lo aspettava.
- Tu, invece, come stai?
- Abbastanza bene, dai. Mi hanno dato i risultati dei M.A.G.O.
- E…?
- Non male, tutte E.
Ron scoppiò a ridere e le diede un bacio sulla fronte
– Non male? Harry, indovina cosa ha detto Hermione dopo aver
scoperto che ha preso tutte E.
- Che è andata benino o qualcosa del genere?
- “Non male”.
- Hermione, a volte non capisco se sei seria o scherzi.
Hermione sorrise di nuovo. Stava per dire qualcosa, ma fu interrotta
dall’arrivo di Kingsley.
Il Ministro della Magia stava facendo un ottimo lavoro. Da quando si
era insediato aveva portato avanti tutta una serie di riforme e non
c’era giorno che cercava di cambiare qualcosa.
L’aspetto era però era molto trasandato. Si vedeva
che era piuttosto stanco. Ricostruire il mondo magico non era affatto
un compito semplice.
Quando vide i ragazzi sorrise. Strinse calorosamente la mano a Harry e
Ron e poi si rivolse a Hermione.
- Hermione, hai pensato alla proposta che ti ho fatto?
- Sì, ma la risposta rimane sempre la stessa. Mi dispiace.
Ron la guardò interrogativo.
- Mi ha proposto un posto al Ministero. Ho rifiutato.
- Perché? – fece sorpreso Harry.
- Perché voglio portare avanti il CREPA.
- Ma potresti farlo dentro all’Ufficio Regolazione e
Controllo delle Creature Magiche.
Hermione scosse la testa – Prima di cambiare le leggi, serve
anche cambiare l’opinione pubblica. Gli elfi domestici stanno
prendendo coscienza, non posso abbandonarli ora.
Harry e Kingsley provarono a insistere per un po’, ma Ron non
si aggiunse. Stava iniziando ad apprezzare quel lato idealista e
testardo di Hermione. E poi sapeva benissimo che Hermione nel suo
futuro non vedeva solo il CREPA. Come diceva spesso “Sarei io
stessa nel torto se volessi stare al CREPA per tutta la vita, vorrebbe
dire che non avremmo ottenuto vittorie”. Hermione sarebbe
andata al Ministero, ma solo dopo aver già iniziato a
cambiare le cose.
La discussione stava continuando, quando una Serpeverde con la spilla
da prefetto passò di lì e salutò
Hermione con un sorriso. Hermione le rispose in modo altrettanto
cordiale. Ron l’aveva già vista, era abbastanza
carina, con occhi e capelli scuri.
- Hey ma quella la conosco! Ci ha sempre ignorati e ora ti tratta in
quel modo? – chiese Ron.
- Lei è posto. E’ la sorella di Daphne Greengrass:
Astoria. Non è mai stata dura nei nostri confronti.
Cioè immagino che pure lei fosse un po’ contagiata
con le robe del sangue e via dicendo, ma sta avendo tutta una serie di
problemi con la vecchia guardia Serpeverde, a quanto so.
- Sì – convenne Neville –
l’anno scorso non si è mai opposta ai Carrow, ma a
volte sembrava un po’ schifata dal loro modo di gestire la
scuola. Ma come sappiamo “Affrontare i nemici richiede
notevole ardimento. Ma altrettanto ne occorre per affrontare gli
amici”.
Ron iniziò a grattarsi il mento – Lo so!
L’ha detto Lupin, giusto?
Sentì una botta sul coppino. Si girò e vide la
professoressa McGranitt, alta e austera come al solito, che sbatteva
una pergamena arrotolata sul palmo della mano.
- Albus Silente, Weasley. Ascoltare non è mai stato il tuo
forte.
- Salve, professoressa.
- Ah, Potter, ci sei anche tu. Era da qualche settimana che non ti
vedevo, stavo iniziando a preoccuparmi.
Harry sorrise – Sempre un piacere, professoressa.
- Allora, qui stiamo per iniziare. Signorina Granger, signorina
Weasley, se volete diplomarvi iniziate ad andare in Sala Grande.
Audrey, muoviti! Che stai facendo? Sei una professoressa adesso!
Audrey Plunkett era la nuova ragazza di Percy. Della sua stessa
età, era entrata subito dopo Hogwarts nel dipartimento di
Trasfigurazione, sotto l’ala protettrice della McGranitt. Era
stata la sua assistente fino alla morte di Silente, quando la McGranitt
la stava per nominare professoressa al suo posto. Ma, visto che il
posto di preside alla fine era stato preso da Piton, lei aveva mandato
Audrey a Ilvermony, la scuola di magia americana. Ufficialmente per
approfondire i suoi studi, in realtà per costruire contatti
utili all’Ordine.
Audrey era una ragazza alta, con lunghi capelli castani e occhi verdi.
Indossava spessissimo completi da cavallerizza, che se possibile la
rendevano ancora più slanciata. Superava di una spanna Percy.
- Mi scusi, professoressa. Stavo dicendo ai miei futuri suoceri che io
e Percy ci sposiamo!
La McGranitt fece un grosso sorriso.
- Congratulazioni, cara! – disse, per poi tornare al solito
tono sbrigativo – Tuttavia potevi dirglielo anche dopo la
cerimonia.
- Oh, sì, mi scusi.
Si mise a correre verso la Sala Comune, ma inciampò.
Neville, in qualche modo, riuscì a intercettarla prima che
cadesse.
- Oh, grazie mille!
- Figurati.
E si presentarono.
In tutto questo Charlie spuntò da dietro i ragazzi e
bisbigliò.
- Non so se avete sentito. Percy si sposa!
- Dobbiamo fare una veglia funebre per Audrey –
ridacchiò Bill, tirando una pacca al futuro sposo.
- Perché non ci hai detto nulla, Perce? Siamo i tuoi
fratelli!
- A George l’ho detto!
- Perché proprio a George e noi a no?
- Gli ho chiesto di essere il mio testimone di nozze!
Ron e suoi fratelli sorrisero, mentre alla signora Weasley vennero le
lacrime agli occhi.
- E ha accettato? – chiese Ron.
- Sì, e ha anche fatto una mezza battuta.
Tutti lo guardarono stupiti. George non faceva battute da tanto tempo.
Tutti la famiglia Weasley e Harry si avvicinarono a Percy per avere
più notizie, ma furono richiamati da Audrey, che stava
arrivando di corsa.
- Pochi minuti e iniziamo! Venite!
Tutta la famiglia si mosse verso la Sala Grande. Mentre salivano
vedevano vari studenti che scendevano con i bagagli, pronti per tornare
a casa. Ron quasi sentì il dispiacere che provavano. Gli
ultimi giorni a Hogwarts, quelli dopo la fine degli esami, erano sempre
stati i suoi preferiti. Potevi fare quello che volevi, senza orari se
non per i pranzi, e non dovevi stare in un casa sovraffollata piena di
fratelli. E poi c’erano Harry ed Hermione.
La Sala Grande era tirata a lucido. Tramite Harry, aveva saputo che
quell’estate sarebbe stata restaurata. Avrebbero aggiunto
delle targhette per terra, con tutti i nomi dei caduti nelle due guerre
magiche. A Ron sembrava una buona idea, ma sapere che suo fratello
sarebbe stato su una di quelle, lo aveva turbato. C’erano dei
momenti in cui si fermava e si rendeva davvero conto che Fred era
morto. E quello era stato uno di quelli.
I quattro lunghi tavoli erano stati tolti, sostituiti da file ordinate
di sedie per le famiglie e gli amici dei diplomandi. Più
avanti invece erano seduti tutti gli studenti del settimo anno. I
professori erano seduti al loro solito tavolo.
Ron riconobbe Xenophilius Lovegood, in una delle prime file. Il padre
di Luna si era scusato con loro pochi giorni dopo la battaglia di
Hogwarts, ma Ron non era ancora riuscito a farsi passare del tutto il
risentimento dei suoi confronti. Avevano rischiato di essere catturati,
per colpa sua.
Per fortuna i genitori di Hermione si erano seduti dall’altro
lato, un paio di file più indietro. La famiglia Weasley li
raggiunse e Ron si sedette di fianco a loro, chiacchierando
amorevolmente.
Hermione era partita per l’Australia un mese dopo la
battaglia, dopo aver partecipato a tutti i funerali e essersi
assicurata che Ron e la sua famiglia stessero un po’ meglio.
Era riuscita a ritrovarli e ad annullare l’Incantesimo di
Memoria che aveva fatto loro. Poi erano tornati a casa e lei aveva
fatto spola tra casa sua e la Tana fino al ritorno a Hogwarts. Durante
le vacanze di Natale, Hermione aveva presentato Ron ai suoi.
In realtà, Ron aveva più volte visto i genitori
di lei, ma Hermione aveva insistito tanto per fare una cena dove lui
veniva introdotto ufficialmente come suo ragazzo. Ron aveva passato la
prova, a quanto lei gli aveva detto, ma lo ricordava ancora come uno
dei momenti più ansiogeni della sua vita. Stare in quella
casa babbana, senza magia, gli aveva fatto capire come dovevano
sentirsi Harry ed Hermione le prime volte che erano venuti a casa sua.
Era tutto così strano, con quegli strani oggetti chiamati
“elettrodomestici”. I genitori di Hermione gli
avevano parlato del loro lavoro – praticamente dei Guaritori
specializzati in denti – che a Ron aveva fatto davvero paura.
Mettere del ferro sui denti? Erano pazzi quei babbani!
La professoressa McGranitt si alzò e il silenziò
scese subito nella sala. Ron dovette ammettere che la presenza della
nuova preside riusciva a non sfigurare il confronto con Silente.
Entrambi, anche se in modo diverso, riuscivano ad avere una presenza
che non passava inosservata.
- Benvenuti a tutti! Sette anni fa varcavate questa soglia per essere
smistati nelle case che in questi anni sono state la vostra dimora.
Ora, la vostra storia in questo castello è terminata, avete
ottenuto i vostri M.A.G.O. e ora è al momento di arrivare
confrontarvi con fasi nuove della vostra istruzione. Ora, purtroppo non
sono e non sarò mai saggia come Albus Silente, che a lungo
voi avete avuto il piacere e il privilegio di avere come preside, ma
permettetemi di dirvi un paio di parole. Non dirò due parole
a caso, signor Thomas, non è nel mio stile. Le rammento che
il mio udito è ancora buono – disse rivolta allo
studente, che Ron vide da lontano afflosciarsi sulla sedia.
Si aggiustò gli occhiali e continuò –
Ho detto prima che inizia una nuova fase della vostra istruzione non
per mera frase di circostanza, ma per mettervi in guardia su uno
strumento che molto spesso diamo sottovalutiamo: il sapere. Molto
spesso è più affascinante il potere, inteso sia
come capacità magica fuori dal comune sia come asimmetria
che domina qualsiasi nostro rapporto in questa società, ma
molto poco si parla del sapere. Un uomo o una donna che conosce e che
ha l’umiltà di porsi sempre nell’ottica
di imparare qualcosa di nuovo è un uomo che avrà
più possibilità di confrontarsi con
ciò che ha davanti. Chi conosce sa usare il potere, ma non
sempre chi ha il potere conosce, e questo molto spesso
porterà alla sconfitta. Lord Voldemort, mi scusi chi ha
ancora paura di pronunciare il suo nome, ma di un nome si tratta, non
aveva così a cuore la conoscenza. E proprio per questa sua
fiducia nello sminuire le cose da lui non considerate importanti ha
perso. Ricordate quindi che gli esami che avete dato e le lezioni che
avete affrontato non sono un capitolo chiuso della vostra esistenza.
Ricordatevi che studiare, interrogarsi e agire di conseguenza
è quello che vi ha, spero, insegnato questa scuola. Ed
è anche l’unico modo per muoversi in un mondo che,
mi dispiace per le rassicurazione che non vi sto dando, è
ancora in gran parte sconosciuto. Infine, prima di procedere con la
cerimonia, vi voglio dare un ultimo avvertimento, perché
potreste mal interpretare. Il sapere è prezioso, ma questo
non vuol dire che bisogna fingere di conoscere, perché
ciò è stupido. Saggiò è chi
ammette di non conoscere e per questo è ancora
più determinato a imparare.
La professoressa concluse e dalla sala si levò un caloroso
applauso. Ron non si era mai immaginato Minerva McGranitt nel ruolo di
preside fino a quel momento. O meglio, non si era mai immaginato la sua
vecchia professoressa di Trasfigurazione fare quei discorsi che un
tempo faceva Silente. E doveva dire che era molto diversa da lui. Era
molto più pratica e meno astrusa, ma non per questo meno
scontata. O almeno così immaginava, visto che lui smetteva
di ascoltare Silente dopo i primi due minuti e poi Hermione gli faceva
un riassunto alla fine.
- Ora procediamo con la cerimonia. Il professor Vitious ora
leggerà i vostri nomi, quando verrete chiamati recatevi qui.
Il piccolo professore iniziò a chiamare uno a uno i singoli
studenti. Questi si recavano al tavolo degli insegnanti, dove la
McGranitt consegnava loro una pergamena e poi tutti loro tornavano a
sedersi, dopo aver stretto la mano a tutti i professori. La cerimonia
in sé era abbastanza semplice, ma dava l’idea di
un cambiamento epocale. Una stretta di mano con i professori dava
l’idea di un rapporto paritario con loro. Hermione e Ginny si
presero le strette forse più calorose.
Quando tutti finirono, la preside prese di nuovo la parola –
Ora, come siete arrivati il primo anno, ve ne andrete. Delle barche vi
aspettano sul Lago Nero. Su su, in piedi!
I docenti si misero davanti seguiti dai diplomandi. Dietro di loro le
famiglie.
- Mi aspettavo qualcosa di meglio – disse Ron a Harry
– mi è sembrato tutto così semplice.
- Anche la cerimonia di Neville è stata così.
- Sì, ma lì era passato solo qualche mese dalla
fine della guerra. Credevo che non si volesse fare festa.
Neville, che li aveva sentiti, si infilò nel discorso.
- Questa prima parte della cerimonia non è
granché, ma fidatevi che attraversare il Lago in barca
vedendo Hogwarts che si allontana è molto emozionante.
Attraversarono il parco della scuola e riuscirono ad arrivare al Lago.
Una flotta di piccole imbarcazioni li aspettava.
Hagrid, come al loro primo anno, si mise a dare indicazioni.
- Due persone per battello! Siete un po’ cresciutelli, in
quattro non ci state più!
Era visibilmente emozionato. Aveva passato tutta la cerimonia a
piangere e a soffiarsi il naso e tutti i ragazzi del settimo gli
avevano stretto la mano un po’ schifati, essendo che con
quelle mani continuava a passarsi un grosso fazzoletto di stoffa tutto
sporco.
I ragazzi iniziarono a salire sulle imbarcazioni.
- Weasley, Granger! Che state facendo? – disse la McGranitt.
Hermione e Ginny stavano salendo tranquillamente su una barca. Si
fermarono e si guardarono tra di loro, cercando di capire cosa stavano
sbagliando.
- Volete lasciare loro due su una barca da soli? – disse
indicando Harry e Ron.
Ron si guardò intorno. Che voleva dire? Guardò
Harry, ma anche lui era un po’ confuso.
- Sveglia, voi due! – disse di nuovo la preside –
salite anche voi su una barca!
Ron capì e si aprì in un grosso sorriso. Era da
quando si erano avvicinati al Lago che stava iniziando a provare un
enorme nostalgia. Era invidioso. Non si pentiva di non essere tornato
in quella scuola, ma avrebbe voluto darle un ultimo saluto che non
fosse la battaglia con il suo sapore dolceamaro.
Senza farselo ripetere un’altra volta salì sulla
barca con Hermione. Harry fece lo stesso con Ginny.
Quando tutti furono saliti la McGranitt li guardò e a Ron
sembrò di vedere una lacrima scorrere lungo il suo viso.
- Di addii ne abbiamo dati fin troppi, spero che con tutti voi sia solo
un arrivederci. Hogwarts ha imparato tanto dai suoi studenti, tanto
quanto voi avete imparato da Hogwarts.
Le imbarcazioni iniziarono ad abbandonare la riva e il castello si
allontanò sempre di più. Era proprio come aveva
detto Neville. Ron aveva avuto tanti eventi emozionanti nella sua vita,
molti di più di quanti avrebbe dovuti averne un suo
coetaneo, ma questo era uno dei più belli.
Lui ed Hermione si guardarono per un lungo momento, poi, lentamente, si
baciarono. Rimasero abbracciati a guardare il castello che si faceva
più piccolo, in silenzio.
- Questa è davvero la fine di un’era –
disse Ron, dopo attimi che sembravano anni.
- Sì – rispose Hermione, stringendosi ancora di
più a lui.
E rimasero così, vedendo quella che era stata la loro casa
per tanti anni farsi sempre più in lontananza. Entrambi con
le lacrime agli occhi.
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