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Un paio di note iniziali:
nell'uiverso di Monsters and Mana i personaggi cambiano nome (a parte
Shiro) per cui riporto chi corrisponde a chi nel caso - come me - non
ve lo ricordaste:
Lance/Pike,
Pidge/Meklavar, Hunk/Block,
Allura/Valayun.
Quello di Coran come oste non sono riuscita a trovarlo, quindi come
Shiro tiene il suo originale...
Userò i loro "nuovi" nomi solo nei dialoghi, non nella parte
narrata
.
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For the dancing and the dreaming
I only want your hand to hold,
I only want you near me!
To love and kiss, to sweetly hold
for the dancing and the dreaming!
(For the dancing and the dreaming
- Dragon Trainer)
Se
a quell’ora della sera ci fosse stato qualche viandante
di passaggio nella foresta o nella palude che circondavano la locanda,
non gli
sarebbe stato difficile ascoltare nel silenzio un suono ovattato dal
ritmo
vivace e coinvolgente. In caso il viaggiatore avesse un udito
particolarmente
sopraffino, non gli sarebbero sfuggiti neanche i chiacchiericci e le
risate che
si perdevano nella melodia.
Era
una serata di festa, quella. Alla locanda di Coran il
gruppo celebrava la riuscita della loro ultima impresa: per conto di un
anziano
mago avevano dovuto viaggiare attraverso un’impervia catena
montuosa che non
avevano mai sentito nominare e recuperare un artefatto magico che lui
stesso
aveva nascosto in quel luogo chissà quanti decenni prima.
Tutto
sommato non era andata neanche troppo male, nonostante
il tragitto quasi eterno – ci avranno impiegato una settimana
solo per
percorrere metà della distanza – e le infinite
incognite lungo il percorso.
Allura aveva dovuto usare la sua freccia rigeneratrice solo una decina
volte in
totale.
Il
pagamento dello stregone era stata da capogiro e adesso i
cinque prodi avventurieri si stavano godendo la loro meritata
ricompensa alla
locanda che ormai era diventata la loro base.
Tavoli
e bancone erano parecchio affollati, non si trovava
un posto libero neanche a pagarlo: c’erano decine di persone
che
sghignazzavano, bevevano e danzavano. Il sottofondo musicale era
fornito da un
piccolo complesso che Coran spesso reclutava per intrattenere le
serate:
flauti, violini, cembali e mandolini che si univano in
un’armonia davvero
incalzante.
Shiro,
Hunk e Lance si trovavano in piedi vicino al bar, un
boccale di birra in mano finché conversavano sulla missione
appena portata a
termine: il Paladino e il ladruncolo stavano prendendo in giro il
corpulento
mago ricordando i suoi più ridicoli momenti da
“cuor di leone”.
–
Ehi, ci stavamo addentrando nell’ignoto! – fece le
spallucce il mulatto. – Voi eravate fin troppo coraggiosi,
qualcuno doveva pur
compensare con un po’ di prudenza.
–
Ceeerto, proprio per questo ripetevi ogni due per tre
“oddio no, moriremo tutti” –
ridacchiò Lance facendogli il verso, mentre
giocosamente gli dava un colpetto con il gomito sul braccio.
– Inconfondibile
prudenza. – annuì ironico.
– Che ne dite di
un
altro giro? – intervenne Shiro, bloccando sul nascere
qualsiasi replica da pare
di Hunk. Il ritmo della musica era così coinvolgente che
anche lo stoico
guerriero stava distrattamente ondeggiando, un po’ fuori
tempo ma era
divertente vederlo comunque rilassarsi un po’.
Lance
studiò prima il suo boccale ormai quasi finito e poi
gettò un’occhiata verso il portone
d’ingresso con fare pensieroso. – Non
dovremmo aspettare anche le ragazze? – chiese un
po’ incerto. – È
il secondo giro che facciamo senza di loro, ormai è
più di un’ora che sono
sparite nella loro stanze…
–
Rilassati, amico! – Hunk gli affibbiò
un’energica pacca
sulla spalla. – Sfido io a toglierti di dosso in cinque
minuti tutto il fango
che aveva addosso Meklavar! E Valayun adesso la starà
convincendo che non può
tenersi l’armatura per scendere a festeggiare.
In
effetti, al ritorno dalla missione la gnoma sembrava più
una piccola montagna di fango con i piedi; durante il viaggio era
incappata in
una disgustosa pozza paludosa che l’aveva coperta di una
melma dal tanfo
terribile e nemmeno un tuffo in un gelido fiumiciattolo di montagna era
riuscito a levare del tutto l’odore. Coran le aveva proibito
di mettere piede
nel locale fino a che non si sarebbe data una ripulita degna di quel
nome – non
che fosse servito a molto, visto che appena erano tornati la ragazza si
era
subito fiondata verso il bagno della sua camera.
Il
“ninja” furtivo annuì, ma senza che se
ne rendesse
davvero conto tenne le orecchie un po’ basse, quasi in un
atteggiamento mogio.
–
Dai, vedrai che la tua bella arriverà prima che finisca la
festa! – ammiccò lo stregone, dopodiché
gli strappò di mano il bicchiere e lo
passò al Paladino. – Shiro, andiamo di terzo giro
prima che Pike si deprima del
tutto!
–
Meklavar non è la mia bella! – scattò
Lance rosso in
volto.
–
E chi ha parlato di lei? – Shiro lo stava osservando con
espressione sorniona. Aveva richiamato con un cenno l’oste,
adesso Coran
attendeva l’ordine con gli avambracci posati sul piano in
legno e per caso
aveva origliato parte del loro dialogo.
–
Uh-uh, Pike, – ridacchiò il baffuto proprietario
puntando
un dito verso l’entrata – la tua bella è
arrivata. Chiunque delle due sia.
Il
ragazzo si irrigidì fino alla punta della coda, gli occhi
spalancati e le guance così paonazze che potevano andare a
fuoco. Ignorando le
risatine dello stregone e del Paladino, Lance si voltò con
una lentezza
esasperante nella direzione indicata da Coran: sulla soglia
c’erano la gnoma e
l’arciera, finalmente. Nonostante l’affollamento
della locanda e le non poche
persone che facevano avanti e indietro, le figure delle due giovano
saltavano
subito all’occhio, catturando anche l’attenzione di
più di un cliente. Era come
se catalizzassero lo sguardo di tutti su di loro.
Allura
si era cambiata in un semplice abito bianco e rosa,
le sottili rifiniture dorate sul bordo inferiore della gonna brillavano
alla
luce delle lampade a olio che illuminavano l’ambiente. Si era
anche sistemata i
lunghi capelli albini: non assomigliavano più a un intricato
nido di rondine e le
ricadevano sulla schiena in morbide onde argentate. Era magnifica come
sempre.
Ma
il cuore del ladruncolo perse un battito solo quando i
suoi occhi si posarono su Pidge. Senza la pesante armatura e lo strato
di
sudiciume ad aggrovigliarle le ciocche castano chiaro, pareva
così esile e
minuta, quasi fragile. Il suo fisico sottile era avvolto da una tunica
verde
bosco dalle maniche un po’ troppo lunghe e intorno alla vita
aveva stretta una
fascia marrone scuro.
Lance
sentì l’irrefrenabile impulso di stringerla tra le
braccia e non lasciarla più andare, qualcosa di caldo
all’altezza del petto lo
invitava a farlo. La piccola guerriera era una perla di bellezza unica;
non era
regale e aggraziata come Allura, ma in qualche modo riusciva a mettere
in ombra
persino lei, anche con il suo modo di camminare un po’
impacciato e quel
rossore che le colorava le gote.
Le
due giovani raggiunsero i loro amici, rivolgendo un cenno
di saluto. Finché si avvicinavano, Lance non
riuscì a staccare gli occhi di
dosso da Pidge, come sotto incantesimo.
–
E-ehi, Mek… – provò a salutare quando
se la ritrovò
accanto, ma ne uscì solo una specie di rantolo
incomprensibile.
–
Pike… – mormorò la gnoma, anche lei
più a se stessa che al
vero destinatario.
Sarebbero
rimasti lì ad osservarsi di sottecchi a vicenda se
Hunk non fosse intervenuto piazzando un altro boccale colmo fino
all’orlo tra
le mani del ragazzo. Il corpulento stregone stava praticamente ballando
sul
posto seguendo la melodia di quel momento e quasi rovesciò
parte della bevanda sui
vestiti del ladruncolo.
–
Block, ma che cavolo! – protestò
quest’ultimo, salvando
per un soffio la sua maglia da una bella macchia di birra.
Il
sorriso di scuse che l’altro gli rivolse non sembrava
dispiaciuto nemmeno per sbaglio e il castano decise di sorvolare. Il
mago pagò e
distribuì anche i due bicchieri per le ragazze che Coran
aveva pensato bene di
preparare, poi sollevò il proprio per dare il via a un
brindisi.
–
Alla nostra! – esultò. – Siamo riusciti
a non morire anche
questa volta!
Era
un po’ strano come cincin, ma gli altri si unirono lo
stesso, facendo cozzare i boccali in legno mentre si lasciavano andare
a un
coro di risate e grida divertite. In fondo avevano vinto, dovevano
godersi il
momento. Intorno a loro anche qualche altra persona
partecipò al brindisi,
giusto per fare un po’ di chiasso e rendere il clima generale
ancora più
festaiolo.
Tra
una chiacchiera e un sorso dal suo boccale, senza
accorgersene Lance stava ondeggiando a tempo di musica proprio come
Hunk poco
prima. Era più forte di lui, quel ritmo gli penetrava sotto
la pelle e lo
invitava a muoversi, a diventare lui stesso parte della melodia, era
impossibile rimanere fermi immobili ascoltando quel suono. Anche i suoi
amici
non erano da meno: aveva già notato in precedenza che
persino il rigido
Paladino stava seguendo il ritmo, Allura agitava leggermente il capo e
non gli
era sfuggito che Pidge stesse battendo il tempo con le dita contro il
bicchiere.
In
realtà, sin dall’inizio c’era un
pensiero che aveva
cominciato a prendere forma nella sua mente, e quando il suo cervello
lo
formulò per intero si ritrovò ad avvampare.
Voleva invitare la piccola
guerriera a ballare con lui. Un ballo solo per loro due. E per quanto
la cosa
lo imbarazzasse, sentiva una morsa allo stomaco che lo spingeva a
chiederglielo
per davvero, in quel momento, a voce alta.
Si
era estraniato dalla conversazione che gli amici stavano
portando avanti e si focalizzò interamente sulla ragazza al
suo fianco. Più la
osservava, più avvertiva il suo battito cardiaco accelerare,
deglutiva a vuoto
e aveva l’impulso di attirarla a sé e baciarla.
Era
andato, completamente perso per la piccola castana.
–
Uh, Pike? Ci sei? – venne riportato alla realtà
dalla voce
un po’ titubante proprio della gnoma, la quale gli stava
muovendo il palmo
davanti agli occhi per chiamare la sua attenzione.
–
C-certo! – il ladruncolo annuì con fin troppa
enfasi, la
coda che si muoveva agitata e le orecchie dritte
sull’attenti. Solo dopo
qualche secondo realizzò che Hunk, Allura e Shiro non erano
più lì con loro. –
Dove…?
–
Block voleva uno snack, Shiro e Valayun si sono aggregati.
E hanno lasciato a me l’ingrato compito di farti tornare tra
noi – spiegò
indicando col pollice un punto imprecisato del bancone adesso alle sue
spalle.
E
meno male che era di spalle perché dalla sua posizione
Lance invece poté benissimo vedere l’espressione
furbesca degli altri tre.
Avrebbe tanto voluto incenerirli e levare quei sorrisini dalle loro
facce, e il
sapere che l’avevano piantato lì con Pidge apposta
– cosa per cui molto probabilmente dopo avrebbe dovuto
ringraziarli – gli
faceva venir ancor più voglia di fulminarli. Ecco, prima li
avrebbe ringraziati
e poi li avrebbe fulminati, semplice.
–
Senti, Mek… – cominciò, una mano a
grattarsi la nuca con
fare impacciato e l’altra protesa verso l’amica.
– Ti andrebbe… ti andrebbe un
ballo? Un ballo… con me?
La
gnoma era stata presa alla sprovvista dalla richiesta e
lo stava fissando ad occhi spalancati, le pupille color nocciola colme
di
curiosità e stupore. Nonostante i marchi rossi sulle sue
guance, Lance poteva
giurare che le gote le si fossero imporporate.
–
Un ballo… con te? – ripeté lentamente
lei, come se fosse
andata in tilt. Sollevò un dito ad indicare se stessa.
– Cioè, lo chiedi a me?
Il
più alto fece una risatina. – Chi altri,
sennò? Ci sei
solo tu qui.
Pidge
rimase spiazzata dalla risposta, se le labbra
socchiuse e il rossore che ormai le aveva raggiunto la punta delle
orecchie.
Per alcuni interminabili secondi rimase in silenzio a guardare prima
lui e poi
il palmo rivolto verso di lei, e Lance temette che potesse scoppiare a
ridergli
in faccia pensando a chissà quale scherzo o mandarlo al
diavolo augurandogli di
marcire in una palude.
Alla
fine, invece, i lineamenti della guerriera d’ascia si
distesero in un radioso sorriso e con le sue dita sottili
afferrò la mano del
ladruncolo, molto più grande della sua. Era liscia e fresca
al contatto con la
sua pelle più callosa per via del manico della sua arma.
Lance
le fece strada tra la calca di clienti, zigzagando tra
un tavolo e l’altro fino a che non raggiunse la postazione
dei musicisti. Il
complesso si trovava su un palchetto leggermente rialzato e di fronte
ad esso
c’era uno spazio circolare abbastanza ampio.
La
musica era cambiata adesso, si trattava di una canzone
popolare vecchia di chissà quanti secoli sulle promesse di
oro e poesia da
parte di un uomo alla sua amata, alla quale però non
interessava niente di
diverso dal suo amore per lei.
I
due innamorati si posizionarono l’uno di fronte
all’altra,
incuranti delle occhiate curiose delle altre persone. Il ragazzo
sollevò il
braccio destro tenendo il gomito piegato, e la gnoma fece lo stesso ma
con
l’arto opposto. Incrociarono i rispettivi avambracci
all’altezza dei loro volti
e cominciarono a danzare, muovendosi in cerchio.
L’introduzione
partiva con il dolce suono di un flauto,
simile al canto cristallino di un usignolo nella foresta. Il violino
seguiva a
ruota, l’archetto che scivolava lento sulle corde dello
strumento.
Lance
fissò gli occhi color del mare in quelli nocciola di
Pidge, riducendo tutto il suo universo alla piccola guerriera di fronte
a lui.
Non gli importava che adesso il ciarlare dei clienti si fosse quietato
e
l’attenzione fosse focalizzata su di loro, non gli
interessava nemmeno che
qualcuno – presumibilmente
Hunk – si
fosse fatto sfuggire un fischio di incoraggiamento. Esistevano solo
loro due e
la musica, il suono che pervadeva il corpo, l’anima e li
spronava a perdersi
tra le note.
Dopo
mezzo giro entrambi cambiarono braccio, mentre i
sonagli del tamburello e il pizzico delle corde del mandolino si
unirono
all’armonia, il ritmo che si fece più rapido e
incalzante. Era impossibile
resistere al suono, troppo coinvolgente; era come se invogliasse Pidge
e Lance
a diventare loro stessi parte della melodia.
Strisciavano
e battevano i piedi in sincrono con il
tintinnio del cembalo, vagamente consapevoli delle altre persone dietro
di loro
che tenevano il tempo applaudendo o tamburellando contro il legno del
tavolo.
La
canzone procedeva in un crescendo. Il più alto
intrecciò
le proprie dita affusolate e abbronzate con quelle callose e sottili
della
castana e la fece piroettare su se stessa. Si ritrovarono mano nella
mano, i
volti a pochi centimetri di distanza e i nasi che quasi si sfioravano.
Lance
non ci pensò neanche troppo, fece scivolare i palmi
fino alla vita della ragazza, mentre lei gli allacciava le mani intorno
al
collo. Era così minuta, sembrava fosse fatta apposta per
venire stretta alla
perfezione tra le sue braccia.
Il
cuore di lei perse un battito non appena avvertì il
castano sollevarla da terra e farla volteggiare sulle note finali della
melodia. Il sorriso che le illuminò il viso rispecchiava in
pieno quello sulle
labbra del ladruncolo. Era un’espressione radiosa, di chi sta
godendo l’attimo
senza pensare a null’altro, di chi avrebbe voluto che quel
momento non finisse
mai. Era come trovarsi in un sogno diventato realtà.
Quando
la musica terminò, gli applausi delle altre persone
nemmeno li sentirono; semplicemente si focalizzarono l’uno
sull’altra, sugli
sguardi ancora incatenati tra loro. Le loro bocche si incontrarono in
un bacio
scombinato – Pidge si era dovuta alzare in punta di piedi e
Lance aveva curvato
la schiena in avanti – e forse un po’ impacciato,
ma andava bene anche così.
C'erano
solo loro due, e non importava niente altro.
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Hola gente
Dopo quasi un anno
in cui mi sono allontanata dal fandom di Voltron, rieccomi di nuovo qui
a scassare le balle per vostra somma gioia.
L'idea per il
Monsters and Mana di questa shot mi è venuta
vedendo questa
animazione
che usa la canzone di Dragon Trainer 2 e con cui io adesso sono
praticamente in fissa, la stoa adorando troppo lol
Non scrivevo da una
vita sui Plance e farlo mi mancava parecchio, perciò eccomi
qui con questa shot (di 2000 parole e passa... mi sono fatta un po'
prendere la mano, ops)... La conclusione mmi fa un po' storcere il
naso, ma è quattro anni che io non so scrivere conclusioni
quindi dettagli.
Vabbè,
questa storia non sarà proprio il massimo, ma è
stata scritta senza troppe pretese (rip Keith, a cui non ho creato un
personaggio da inserire. Rimani comunque il mio preferito). L'ho
scritta praticamente solo perché ne avevo bisogno, per me
stessa, per sbarazzarmi di un blocco che va avanti da troppi mesi e che
mi fa piantare a metà qualsiasi racconto io provi a
buttare giù....
Ah, ultima cosa: se
c'è qualcuno qui che segue/seguiva "More than what you
think"
sappiate solo che non l'ho dimenticata quella storia, il capitolo 9,
dopo mille bozze/rogne/cose varie,
finalmente sta pian piano prendendo forma - non so quando
vedrà la
luce, ma state certi che quella storia la completo, dovessi arrivare al
prossimo millennio
Ringrazio chi
recensirà (se ne avrà mai il coraggio qualcuno) e
anche chi leggerà e basta
Alla prossima gente
Adios
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