That simple moment

di littlepink6690
(/viewuser.php?uid=217904)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


1
Da un’idea di SupercorpAlways

1

La donna era in macchina, guidava da quelle che dovevano essere ore, l’aveva sempre fatto non se ne sarebbe mai stancata. Eppure, quella sera si era davvero stancata a tenere gli occhi fissi sulla strada, stava tornando a casa dalla sua famiglia, era felice di rivederli, anche se il tumulto nel suo petto, diceva tutt’altro. Era diverso tempo che non si sentiva così vuota, forse la fine della sua relazione, la sua vita sempre frenetica, la facevano sentire così. Proprio in quel momento, in cui era persa nei suoi pensieri, alcune gocce di pioggia colpirono il vetro della sua macchina, si sporse un po’ in avanti a guardare il cielo. Era diventato grigio tutto d’un tratto e la pioggia, iniziava a scendere, più velocemente e dovette dunque accendere i tergicristalli per riuscire a vederci qualcosa.

“Magnifico, qualche miglio a casa e tu piovi? Grandioso” – sbatte le mani sul volante e imprecò non poco per qualche minuto. La pioggia le metteva tristezza, e lei lo era già abbastanza. Si concentrò però sulla guida, quel tratto di strada era un po’ rovinoso, quindi dovette porre un’attenzione massima. Percorse alcuni metri e proprio nel momento, in cui la macchina attraversò un tratto in cui fece acquaplaning, un’auto dal verso opposto l’abbagliò. Non comprese perché non riuscisse più a controllare la macchina, fece lampeggiare i fari della sua auto per avvisare il frontista, provò a tenersi sulla propria carreggiata ma i pedali non rispondevano, la velocità sostenuta non le permisero di fare altro, dovette tirare il freno a mano. La situazione peggiorò perché così facendo la macchina iniziò a stridere, ma a causa della pioggia e la strada disastrata, la fecero sbandare, e l’urto con l’altra auto fu inevitabile. L’auto sulla quale viaggiava la donna si impegnò in aria e iniziò a ribaltarsi più volte su sé stessa, il sobbalzo e il continuo schianto, schiacciavano la carrozzeria e infrangevano i vetri. La donna provò a tenere il viso coperto, per evitare che qualcosa la colpisse, poi un tonfo sordo quando un’altra auto da dietro la sbalzò ad appiattirla contro il tronco di grosso albero, fuori dalla carreggiata. Sentì un dolore lancinante attraversarle tutto il corpo e fu troppo da sopportare, e si accasciò sul volante prima di sensi.


I soccorsi arrivarono quasi subito, intervennero i pompieri, mentre gli agenti di polizia fermavano il traffico, e i paramedici erano in attesa dell’estrazione del corpo della donna, era ancora viva, ma il suo aspetto era poco rassicurante. Chi era intervenuto, aveva subito avvisato i numeri d’emergenza che la donna aveva sul cellulare, era la prassi, scomoda ma necessaria per l’agente della stradale.
L’intervento da parte dei paramedici su quello dello scoop and run, una volta tirata fuori dal veicolo ormai irriconoscibile, le applicarono il collare e caricarono con parecchia esigenza in ambulanza. Una volta sul mezzo di soccorso controllarono i suoi parametri vitali, e con accessi venosi le fecero i primi prelievi, mentre l’ambulanza si muoveva a tutta velocità. Una volta raggiunto l’ospedale i primi a occuparsi di lei furono il triage di traumatologia che effettuarono: ECG, tac e risonanza. La consulenza neurologica portò al ricovero in neurochirurgia, dove il primario si occupò del caso.


“Sembra si stia svegliando” – disse la donna guardando il medico.

“Signora, è sotto farmaci, non si sveglierà prima di qualche giorno” – disse l’uomo tentando di mantenere un tono pacato – “La tac non ha rivelato nessun danno celebrale” – soppesò le parole – “La risonanza magnetica invece ha rivelato un’emorragia del midollo spinale, la paralisi può eventualmente regredire” -disse guardandola.

“Mi sta dicendo che mia figlia resterà su una sedia a rotelle?” – disse affranta guardando suo marito.

“Cara calmati” – disse circondandola con un braccio.

“Quando ne parlerò a vostra figlia, voglio che siate presenti” – disse congedandosi.



Alcuni giorni dopo al risveglio

Quando la donna riaprì gli occhi, le fu subito chiaro di trovarsi in una stanza che non era la sua camera da letto. Provò a muoversi ma senza successo, ebbe dei flash nitidi dell’incidente e sentì una fitta alla fronte, si portò la mano a premere il punto. Non riusciva a muovere nient’altro che le braccia, le prese un attacco di panico, e iniziò a suonare il campanello di emergenza.

“Perché non sento le gambe?” – disse la donna guardando il medico che la teneva in cura.

“Ha subito una lesione spinale” – spiegò.

“Quindi sono paralizzata, giusto?” – disse – “Risponda” – disse guardandolo torva.

“Potrebbe essere solo temporanea, la riabilitazione ce lo saprà dire” – disse cauto.

“E se la fottuta riabilitazione non funzionasse?” -sputò fuori – “Resterò su una sedia a rotelle?” – era furiosa.

“Adesso si calmi, non le fa bene agitarsi, nella sua condizione” – la guardò.

“Nella mia condizione, non potrò più camminare ma le assicuro che prenderò a pugni, chi mi ha mandata qui” – continuò – “Andate via” – guardò i suoi genitori – “Ho detto fuori” – disse non degnandoli di uno sguardo. Non aveva voglia di mettersi nei panni di nessuno, già i suoi facevano abbastanza schifo.

“Oh Jen” – disse la mamma guardandola con gli occhi pieni di lacrime.


Okay okay non odiatemi vi prego, per me scrivere cose dolorose che siano sulla SwanQueen che sulla Morrilla, mi fa un male cane, spero che possa interessarvi l'inizio di questa nuova storia, e che mi seguiate anche se silenziosi fino alla fine! Alla prossima xoxo Ps. Grazie ad Addison88 per la parte tecnica e quella personcina nominata in alto!





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3913620