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Da un’idea di SupercorpAlways
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La donna era in
macchina, guidava da quelle che dovevano essere ore, l’aveva
sempre fatto non se ne sarebbe mai stancata. Eppure, quella sera si era
davvero stancata a tenere gli occhi fissi sulla strada, stava tornando
a casa dalla sua famiglia, era felice di rivederli, anche se il tumulto
nel suo petto, diceva tutt’altro. Era diverso tempo che non si
sentiva così vuota, forse la fine della sua relazione, la sua
vita sempre frenetica, la facevano sentire così. Proprio in quel
momento, in cui era persa nei suoi pensieri, alcune gocce di pioggia
colpirono il vetro della sua macchina, si sporse un po’ in avanti
a guardare il cielo. Era diventato grigio tutto d’un tratto e la
pioggia, iniziava a scendere, più velocemente e dovette dunque
accendere i tergicristalli per riuscire a vederci qualcosa.
“Magnifico,
qualche miglio a casa e tu piovi? Grandioso” – sbatte le
mani sul volante e imprecò non poco per qualche minuto. La
pioggia le metteva tristezza, e lei lo era già abbastanza. Si
concentrò però sulla guida, quel tratto di strada era un
po’ rovinoso, quindi dovette porre un’attenzione massima.
Percorse alcuni metri e proprio nel momento, in cui la macchina
attraversò un tratto in cui fece acquaplaning, un’auto dal
verso opposto l’abbagliò. Non comprese perché non
riuscisse più a controllare la macchina, fece lampeggiare i fari
della sua auto per avvisare il frontista, provò a tenersi sulla
propria carreggiata ma i pedali non rispondevano, la velocità
sostenuta non le permisero di fare altro, dovette tirare il freno a
mano. La situazione peggiorò perché così facendo
la macchina iniziò a stridere, ma a causa della pioggia e la
strada disastrata, la fecero sbandare, e l’urto con l’altra
auto fu inevitabile. L’auto sulla quale viaggiava la donna si
impegnò in aria e iniziò a ribaltarsi più volte su
sé stessa, il sobbalzo e il continuo schianto, schiacciavano la
carrozzeria e infrangevano i vetri. La donna provò a tenere il
viso coperto, per evitare che qualcosa la colpisse, poi un tonfo sordo
quando un’altra auto da dietro la sbalzò ad appiattirla
contro il tronco di grosso albero, fuori dalla carreggiata.
Sentì un dolore lancinante attraversarle tutto il corpo e fu
troppo da sopportare, e si accasciò sul volante prima di sensi.
I soccorsi
arrivarono quasi subito, intervennero i pompieri, mentre gli agenti di
polizia fermavano il traffico, e i paramedici erano in attesa
dell’estrazione del corpo della donna, era ancora viva, ma il suo
aspetto era poco rassicurante. Chi era intervenuto, aveva subito
avvisato i numeri d’emergenza che la donna aveva sul cellulare,
era la prassi, scomoda ma necessaria per l’agente della stradale.
L’intervento
da parte dei paramedici su quello dello scoop and run, una volta tirata
fuori dal veicolo ormai irriconoscibile, le applicarono il collare e
caricarono con parecchia esigenza in ambulanza. Una volta sul mezzo di
soccorso controllarono i suoi parametri vitali, e con accessi venosi le
fecero i primi prelievi, mentre l’ambulanza si muoveva a tutta
velocità. Una volta raggiunto l’ospedale i primi a
occuparsi di lei furono il triage di traumatologia che effettuarono:
ECG, tac e risonanza. La consulenza neurologica portò al
ricovero in neurochirurgia, dove il primario si occupò del caso.
“Sembra si stia svegliando” – disse la donna guardando il medico.
“Signora,
è sotto farmaci, non si sveglierà prima di qualche
giorno” – disse l’uomo tentando di mantenere un tono
pacato – “La tac non ha rivelato nessun danno
celebrale” – soppesò le parole – “La
risonanza magnetica invece ha rivelato un’emorragia del midollo
spinale, la paralisi può eventualmente regredire” -disse
guardandola.
“Mi sta dicendo che mia figlia resterà su una sedia a rotelle?” – disse affranta guardando suo marito.
“Cara calmati” – disse circondandola con un braccio.
“Quando ne parlerò a vostra figlia, voglio che siate presenti” – disse congedandosi.
Alcuni giorni dopo al risveglio
Quando la donna
riaprì gli occhi, le fu subito chiaro di trovarsi in una stanza
che non era la sua camera da letto. Provò a muoversi ma senza
successo, ebbe dei flash nitidi dell’incidente e sentì una
fitta alla fronte, si portò la mano a premere il punto. Non
riusciva a muovere nient’altro che le braccia, le prese un
attacco di panico, e iniziò a suonare il campanello di emergenza.
“Perché non sento le gambe?” – disse la donna guardando il medico che la teneva in cura.
“Ha subito una lesione spinale” – spiegò.
“Quindi sono paralizzata, giusto?” – disse – “Risponda” – disse guardandolo torva.
“Potrebbe essere solo temporanea, la riabilitazione ce lo saprà dire” – disse cauto.
“E se la
fottuta riabilitazione non funzionasse?” -sputò fuori
– “Resterò su una sedia a rotelle?” –
era furiosa.
“Adesso si calmi, non le fa bene agitarsi, nella sua condizione” – la guardò.
“Nella mia
condizione, non potrò più camminare ma le assicuro che
prenderò a pugni, chi mi ha mandata qui” –
continuò – “Andate via” – guardò
i suoi genitori – “Ho detto fuori” – disse non
degnandoli di uno sguardo. Non aveva voglia di mettersi nei panni di
nessuno, già i suoi facevano abbastanza schifo.
“Oh Jen” – disse la mamma guardandola con gli occhi pieni di lacrime.
Okay
okay non odiatemi vi prego, per me scrivere cose dolorose che siano
sulla SwanQueen che sulla Morrilla, mi fa un male cane, spero che possa
interessarvi l'inizio di questa nuova storia, e che mi seguiate anche
se silenziosi fino alla fine! Alla prossima xoxo Ps. Grazie ad
Addison88 per la parte tecnica e quella personcina nominata in alto!
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