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"Dove ci state portando?" Chiesi singhiozzante al conducente della macchina
"La prego! La prego, io non ho fatto nulla di male" non riuscivo a smettere di piangere
"Non hai fatto nulla?!" La voce dell'uomo mi fece paura. Era fredda, dura e spaventosa
"Io, io non l'ho fatto di proposito, non volevo fare del male" sussurrai. Sapevo ciò che avevo fatto ma non sapevo come.
"Non volevi fare del male? Ma ti
ascolti quando parli? Non hai fatto solo del male, hai ucciso
quell'uomo!" L'urlo del mio rapitore mi fece rabbrividire
"No!no,no! Non volevo farlo! Io non so come ho fatto!" La voce era ormai quasi sparita ma tentai in tutti i modi di gridare
"Smettila! Sai come hai fatto, non mentire, è impossibile che tu non sappia di essere quello che sei!"
"Cosa sono? Cosa sono ?" Ormai le mie urla erano strazianti
"Tu sei..."
"No!"
Mi sveglio così, con un grido. Sembra che Alyssa si sia
abituata ai mie risvegli, non entra in camera. Perché
questi ricordi così brutti mi perseguitano? Perché
successe proprio a me quella notte?
Ero in garage, ero appena tornata da
una serata orrenda, il mio ragazzo mi aveva lasciata dopo tre anni di
relazione e stavo malissimo. Improvvisamente qualcuno spuntò
davanti a me
"Lei è la figlia di Nora Ross?" Furono le parole che l'uomo pronunciò
"Come scusi?" ...
"Buon giorno, Vivian"
l'infermiera entra in camera, sembra che alla fine mi sia addormentata
"Mhhhh"
"Cos'è questo grugnito? Alzati" seguo il consiglio di Alyssa e
mi dirigo in bagno. Dopo una doccia veloce, ci dirigiamo alla mensa ...
la stessa cosa ogni giorno: entro in mensa, mi siedo, mangio e torno in
camera. Ma oggi
"Ciao, Ragazza Senza Nome"
"Buon giorno Ethan", mi siedo accanto a lui
"Allora che dici? Dormito bene?"
"Insomma, è un po' che faccio incubi."
"Incubi? Di che genere?"
"Più che altro sono ricordi, ricordi della notte in cui mi hanno
presa. Non faccio altro che pensarci,mi domando cosa sarebbe successo
se non mi fossi trovata lì" " Ero passata dal non
voler dire neanche il mio nome a parlare dei miei problemi
"Scusa, non dovrei angosciarti" dico con un falso sorriso
"Cosa ? Ma stai scherzando? Mi piace ascoltarti ,hai una bella voce, e
in più anche io ogni notte ripenso a quando mi hanno preso"
"Davvero? "
"Sì, siamo tutti un po' sotto shock, è normale"
Sospiro. Mi rendo conto solo ora che non sa nemmeno il mio nome
"Io, io comunque mi chiamo Vivian" dico un po' imbarazzata. Sorride.
"Vivian, è un bellissimo nome, significa piena di vita .Lo sapevi?"
"No, non lo sapevo. Perché tu sì?" Chiedo incuriosita.
Un velo di tristezza attraversa i suoi occhi
"Mia, mia madre si chiamava Vivian"
"Chiamava? Che è successo?"
"Non mi va di parlarne.." capisco che forse è meglio non approfondire, per ora
"Va bene, da quanto sei qui?"
"Tre settimane, almeno credo, ho smesso di contare i giorni"
"Perché?"
"Perché non serve a nulla, nessuno ci tirerà fuori di qui" dice con tono abbattuto.
"Lo credi davvero? Io non posso, non posso credere che resterò
qua tutta la mia vita" Sento un groppo alla gola, vorrei
piangere, ma a cosa servirebbe?
"Quanti anni hai?" Mi chiede
"Diciassette, tra tre mesi ne farò diciotto; avevo già
scelto tutto sai? per la festa: il locale, la torta, il vestito, le
scarpe e adesso non ho più nulla." Ethan mi guarda dispiaciuto
"Te quanti anni hai?"
" Diciannove, e neanche io posso credere che resterò qui tutta
la vita. L'avevo appena cominciata in realtà, la vita. Ho finito
la scuola da poco e avrei dovuto fare uno stage in Europa il mese
prossimo. Sono un fotografo... Ero un fotografo."
"Davvero che bello!" Mi ha sempre affascinata molto la fotografia. "Parlami delle tue foto"
Continuiamo a parlare per molto tempo, TROPPO tempo.
"Vivian!" La voce di Alyssa risuona nella mensa "Sai da quanto tempo
aspetto in quella camera ragazzina? Saresti dovuta essere in camera
più di mezz'ora fa!" Urla piena di rabbia. Neanche fossi
scappata, sono rimasta in mensa un po' di più.
"Va bene, torno in camera! Datti una calmata Aly" dico con tono
sarcastico. L'infermiera mi prende per un braccio e inizia a
trascinarmi
"Ciao Ethan!"
"Ciao... Ragazza Senza Nome"
Sorrido.
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