Napoleon lo fa apposta. Non sopporta le restrizioni, le regole sono
abiti urticanti troppo stretti per calzare – abituato ai completi su
misura, ogni divieto è un invito alla trasgressione, ogni “no”
di Illya un prurito da grattare, ogni sua occhiata riottosa un
motivo d’orgoglio.
Napoleon ci prende gusto. Sfida a bocca aperta e lingua lunga una
fila di nemici che ha smesso di contare, li invita a prendere la
mira sul suo corpo e, in tribuna d’onore, si gode lo spettacolo
quando Illya interviene.
Napoleon ride, placcato da braccia forti che lo sbattono a terra,
sotto il corpo ampio della guardia del corpo. Spinge polpastrelli
alla sua giacca spiegazzata, ne saggia la consistenza e preme,
cercando muscoli contratti che guizzano sotto il suo tocco.
«Mio eroe~» miagola, con labbra che ricalcano un ghigno di volpe.
«Prossima volta non dovrai preoccuparti di altri, sarò io a uccidere
te!»
Napoleon sa che mente, che se anche dovrà sciogliersi tra le sue
mani e disperdersi come sabbia al vento, Illya sarebbe pronto a
raccogliere di lui un granello dopo l’altro.