Madre
sbagliata
Iris
infilò il grande orecchino circolare, decorato da dei
piccoli triangolari dorati come il resto del gioiello.
“Figliolo,
ricordati sempre che quando usciamo noi dobbiamo affrontare il mondo.
Dobbiamo essere pronti ad aggredirlo e non lasciare mai un nervo
scoperto. Ti attaccheranno, e tu dovrai travestirti per non far trovare
il nostro punto debole” spiegò.
Infilò
anche l’altro orecchino. “Siamo scienziati e anche
l’arte dei travestimenti può essere uno studio
esatto. Ricordati, da quando l’isola dei Simon è
bruciata, non abbiamo più una casa in cui andare”.
Aoba
annuì.
“Sì,
madre” sussurrò.
<
Se tu mi permettessi di raggiungere mio padre, avrei un posto dove
rifugiarmi. Anche insieme al boss Enma. Così lo aiuterei a
non fare il Decimo boss dei Simon, visto che non vuole farlo.
Adel
dovrebbe semplicemente accettarlo >. “Chiaro
all’infinito”. Aggiunse, alzando un pugno.
“Ottimo,
bambino mio” sussurrò Iris. Fece
l’occhiolino al proprio riflesso in uno specchio.
<
Tremate, lanciate l’S.O.S., questa donna lupo si è
travestita ed è pronta per andare a caccia >
pensò.
Aoba
guardò il frustino che aveva legato alla cintola.
<
Tu sembri una giovane ragazza facilmente addomesticabile. Non sembri
una madre, non c’è un filo di rughe sul tuo viso,
nessun segno sul tuo addome.
Nessuno
immagina come giochi con la vita umana, gli esperimenti che saresti
disposta a fare persino su di me se fosse necessario.
Sin
da quando ho fatto i primi passi, mi sono ritrovato circondato dai
mostri che crei. Un tempo quegli ammassi di muscoli orribili erano
scienziati, tuoi amanti. L’unico che hai risparmiato
è mio padre, perché sai che lo avresti solo
liberato dalla sua pena eterna di non essere ciò che vuole
essere. La stessa sorte che è toccata a me.
Sei
tu la vera peccatrice. Necrofila, necrofaga, ninfomane, sadica. Mi hai
insegnato solo il peggio di quello che si può ottenere da
questo mondo e dai corpi umani > pensò.
Hepburn
si abbassò la cerniera del vestito bianco, lasciando
intravedere una generosa porzione del suo seno sodo, dalla pelle rose.
I capelli mori davano vita a un voluminoso casco di ricci intorno al
capo.
Infilò
delle lenti a contatto violette, per coprire le sue iridi rosse.
<
La mia licantropia si sveglia, tesorucci cari, e questo non
è un gioco. Il mio corpo bramoso mi fa aprire gli occhi, ho
bisogno di nutrirmi >.
“Suppongo
di non doverti aspettare alzato”. Scherzò Aoba.
Iris
ridacchiò. Lo raggiunse e si piegò sulle
ginocchia, abbassandosi alla sua altezza.
“Tornerò
a farti da mammina amorevole lunedì e lo farò per
tutto il giorno, forse ci sarò anche per
venerdì”. Gli accarezzò la testa,
ridacchiando.
“Anche
senza ricevere una sufficiente retribuzione o incentivi decenti per
farmi continuare”. Scherzò.
Aoba
incrociò le braccia al petto. Indossava una divisa di pelle
come quella della madre, ma mentre quella della donna era candida,
quella del figlio era nera.
“Ti
ringrazio, madre” rispose.
Iris
piegò le sopracciglia sottili.
<
Periodicamente succede. Sto cominciando a sentirmi soltanto un po'
abusata, come una macchinetta per il caffè in un'azienda.
Quindi
andrò in qualche posto più intimo per trovarmi un
amante. Non te lo verrò a dire, ma lo sai. Andrò
in un bar e fisserò dritta la mia preda >.
“Koyo,
perché non stai un po’ con il tuo patrigno? Sono
convinto voglia allenarti ancora un po’ nella box”
sussurrò.
“Lo
farò” rispose Aoba.
<
Ho preso il cognome del mio patrigno, ma voglio imparare a combattere
solo per poterlo sconfiggere un giorno. Tu vuoi uscire, andartene dove
vuoi. Anche io voglio scappare e fare quello che voglio. Mi sto facendo
andare bene tutto questo per ora, ma è solo
perché mi fa comodo aspettare il momento giusto >
pensò.
“Ricordati,
quando toccherà a te andare a caccia, non cercare ricchi
ragazzi di città o teneri piccoli divi. Solo single,
tranquilli, che non si notano. Fatti venire il radar come quello di tua
madre” disse Iris. Gli afferrò una guancia e
gliela tirò.
<
Le creature notturne non sono molto prudenti. La luna è la
mia maestra ed io sono la sua allieva. Nessuno mi beccherà
mai. Mi divertirò e trascorrerò dei bei momenti.
Poi importa se gli altri finiscono nei guai o la città va a
fuoco. Che se ne occupino eroi e pompieri > pensò.
Aoba
si guardò le scarpe. “Lo farò, mi
comporterò male tra le braccia di un bravo ragazzo, di cui
nessuno sentirebbe la mancanza nel caso sparissi… In the
end” promise.
Iris
si alzò in piedi, e gli diede le spalle, allontanandosi,
dicendo: “Allora a presto”.
<
Ho innumerevoli segreti nell’armadio. Spesso sono costretta a
rinchiuderci anche la mia vera natura, ma in queste notti di luna piena
questa lupa travestita può finalmente uscire, in modo che
possa respirare > pensò.
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