Storia
partecipante al contest "Merlino li fa e poi li accoppia" indetto da
Shellcott sul Forum di EFP.
Pacchetto:
Omicron
Un’involontaria
dimostrazione d’amore
«La
ringrazio per averci concesso il tempo di raccogliere le
testimonianze», borbottò Alastor Moody col suo
solito tono burbero, chiudendo la porta della stanza dove erano
ricoverati i due Babbani.
«Oh, non c’è di che, ho solo dovuto
farvi aspettare un po’ per far riprendere i
pazienti...» cercò un dialogo la guaritrice
Brewster, ma Alastor le aveva già dato le spalle. Tonks si
fermò a ringraziarla in modo più garbato.
«Visto che ti sono utile, Malocchio?» disse poi,
trotterellando verso il mago. «Se vuoi che le persone ti
aiutino devi essere un po’ più gentile, se non ci
fossi stata io madame Brewster non ti avrebbe neanche fatto
entrare».
L’Auror borbottò qualcosa che poteva essere un
assenso, senza darci peso. «Gli attacchi dei Mangiamorte
stanno aumentando drasticamente, non solo attaccano i maghi apertamente
contro Voldemort, ma anche i loro parenti», fece il punto
della situazione tra sé e sé. «Per
nostra fortuna i Mangiamorte non conoscono il mondo Babbano e non sanno
che un fuoco deve avere origine da qualche parte che non sia una
bacchetta.»
«La loro espressione davanti alle fiamme che ardevano
l’aria, sospese in mezzo alla stanza, era
impagabile», ridacchiò Tonks, sempre cercando di
stare al passo veloce del mago. «Dovremo obliviare i due
pazienti, dopo la loro dimissione dall’ospedale?»
chiese poi, scansando per un pelo un carrello pieno di pozioni che
attraversava il corridoio.
«No, sono parenti di maghi, da come parlavano conoscevano
già qualcosa del Mondo Magico, ma di questo se ne
occuperanno gli Obliviatori del Ministero.
Continuando a camminare raggiunsero la sala d’aspetto
dell’ospedale San Mungo. «Aspetto il responsabile
per dirgli di tenerci sempre informati se accadono altri fatti simili,
intanto manda un messaggio a Grimmauld Place per avvisarli delle
novità.»
Tonks si fece subito vedere pronta, estrasse la bacchetta ed
evocò il suo Patronus.
Uscì un lampo di luce bianca che andò ad
addensarsi, dando forma ad un animale.
Tonks lo guardò incuriosita, non era il suo solito patronus.
Quello non era il suo coniglio, nella luce bianca si potevano
distinguere quattro lunghe zampe e un muso canino che, con le fauci
aperte, mostrava tutta la sua dentatura aguzza. Decisamente non era un
coniglio.
Quando capì la forma che aveva assunto i suoi capelli
virarono per un istante al rosso, in contemporanea al suo volto, ma si
ricompose subito e li riportò al loro normale rosa cicca.
Sapeva che in rari casi il Patronus poteva cambiare forma, e che uno
dei casi era appunto l’innamoramento. Quest’ultimo
lo portava ad assumere la stessa forma di quello dell’amato,
ma non pensava potesse capitare proprio a lei. Fino a quel momento
sapeva di essere attratta dal malandrino, anche se non così
tanto da arrivare a cambiare una cosa che considerava propria, derivata
dalla propria anima, come l’incanto Patrono.
Si ricordò della presenza di Moody, si voltò
verso di lui, accorgendosi in quel momento che aveva visto la nuova
forma e probabilmente anche i suoi vari cambi di umore.
«Avevo già capito», si limitò
a dire lui alla sua ex allieva, intuendo già a chi era
dedicata la nuova forma. «E quando siete in missione insieme,
non fatevi gli occhi dolci! È un momento, e mentre siete
impegnati a guardarvi adoranti vi centra in pieno un lampo verde.
Vigilanza costante!»
Tonks, dall’imbarazzo iniziale, passò subito a uno
sguardo offeso. «Io e Remus non ci facciamo mai gli occhi
dolci durante le missioni! Sappiamo benissimo quando è il
caso e quando no.»
«Meglio così» chiuse il discorso Moody.
Tonks lo ringraziò mentalmente.
Quella nuova forma aveva sconvolto anche lei. Non voleva pensare a come
avrebbero reagito gli altri membri dell’Ordine, e soprattutto
a come avrebbe reagito Remus: l’avrebbe accettato con un
sorriso, o si sarebbe rinchiuso ancora di più in se stesso,
con tutti i suoi dubbi sulla sua licantropia?
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