Proposte
più o meno indecenti
Me ne stavo sdraiato
supino sulle lenzuola fresche, le
braccia intrecciate dietro la testa; dalla portafinestra socchiusa non
entrava
altro che afa pomeridiana e umidità, mentre il mio vecchio
ventilatore arrancava
per sbuffarmi addosso aria troppo calda.
Mi rigirai appena e
socchiusi le palpebre. Dovevo trovare il
coraggio per alzarmi e buttarmi sotto la doccia, quella sera sarei
uscito con i
miei amici per festeggiare il mio compleanno e mi dovevo ancora
preparare.
“Ehilà”
esordì Jim, entrando nella stanza con un sorriso
appena accennato; prese posto sul materasso accanto a me e mi
scompigliò i
capelli con la mano sinistra. Nella destra stringeva un oggetto
sospetto che
aveva tutta l’aria di essere un pacco regalo: carta azzurra
con i palloncini,
nastrino giallo, fiocco pomposo in cima.
Gli afferrai la mano
che aveva abbandonato tra i miei
capelli e me la portai alle labbra, baciandola appena. “Che
ore sono?”
“Le
sei.”
“Di
già?” mugugnai contrariato. L’ora
dell’appuntamento con
gli altri si avvicinava troppo in fretta.
Jim si sporse verso di
me e mi baciò, facendomi piovere
addosso le sue ciocche ricce e ribelli.
Ricambiai il gesto per
alcuni istanti, mordicchiandogli
appena un labbro, ma dopo qualche istante lo spinsi via con un gemito
infastidito. “Hai una tenda al posto dei capelli, ma come
cazzo fai a vivere
d’estate?”
“E tu
allora?” bofonchiò lui, tirandomi una ciocca
bionda
sfuggita alla coda disordinata in cui avevo raccolto i capelli.
“Io li tengo
legati da maggio a ottobre.” Mi misi seduto e
avvertii qualche gocciolina di sudore scorrermi lungo la schiena.
“Piuttosto…
quello cos’è?” domandai poi, aggrottando
le sopracciglia con fare sospettoso e
indicando il pacchetto che Jim aveva abbandonato sul materasso.
“Ah,
questo… è un regalo, non si capisce?”
Jim assunse
un’espressione innocente, ma il sorrisetto che gli
increspò le labbra non
prometteva niente di buono.
“Non mi fido
di te, Martin” affermai, sempre più diffidente.
Io e Jim, da quando ci
conoscevamo, non avevamo mai avuto
l’usanza di scambiarci dei regali per le ricorrenze, nemmeno
quando eravamo
diventati una coppia; c’era qualcosa che non quadrava.
“E dai,
Roddy, per una volta che il tuo fidanzato decide di
fare un gesto carino” cinguettò lui, gettandomi il
pacco tra le braccia con
foga. “Aprilo!”
“Carino…”
ripetei, soppesando la confezione come se
contenesse una bomba e potesse esplodere da un momento
all’altro. “Staremo a
vedere.”
Cominciai a scartare
piano, slegando prima il nastro e poi
rimuovendo la carta con i palloncini; al termine di
quell’operazione, mi
ritrovai tra le mani un’anonima scatola di cartone ben chiusa
con diversi giri
di nastro adesivo.
“Che
palle” mi lamentai, rigirandomi l’oggetto tra le
mani.
Provai a rimuovere lo scotch con le unghie, ma ben presto capii che
così non
avrei risolto niente; gettai la testa all’indietro e sbuffai.
“Ci vuole un paio
di forbici.”
“Vai a
prenderle.”
“Vacci tu,
non ho voglia di alzarmi. Del resto sono il
festeggiato e devo essere servito e riverito!”
Jim mi
scrutò per un istante, poi si stiracchiò appena.
“E
va bene…”
“Il pacco
l’hai fatto tu, cazzi tuoi” pigolai, allungandomi
per mollargli una pacca sulla coscia mentre si alzava.
Quando il mio ragazzo
tornò dalla cucina con un paio di
forbici, potei finalmente ricominciare a scartare: ero piuttosto
sospettoso,
sì, ma quella situazione mi stava divertendo parecchio,
anche perché non
riuscivo proprio a immaginare cosa un tipo strambo e bizzarro come Jim
potesse
avermi regalato.
Una volta aperto lo
scatolone, mi ritrovai davanti alla
prima pagina di un famoso quotidiano. Aggrottai le sopracciglia e la
tirai via,
per scoprire un’altra pagina di giornale che mi impediva di
vedere ciò che
c’era sotto.
“Lo sapevo
io che non c’era da fidarsi” bofonchiai,
fulminando Jim con un’occhiata.
Lui, in tutta
risposta, si strinse nelle spalle e mi fece un
cenno per invitarmi a continuare.
“Scommetto
che questo fottuto scatolone è vuoto!” Affondai
le mani tra le pagine di giornale e le lanciai via una dietro
l’altra con
impazienza; il getto d’aria del ventilatore, che continuava a
soffiarci
addosso, contribuì a spargerle per bene per tutta la camera.
“Di che ti
lamenti? Ho trovato un modo per utilizzare questi
vecchi giornali” ribatté Jim in tono rilassato
– brutto bastardo.
“Perché
buttarli nella spazzatura era troppo difficile,
vero? Mi stai facendo perdere tempo, io mi devo anche fare la
doccia…” Ma fui
costretto a interrompermi quando le mie dita, ancora immerse tra i
resti dei
giornali, sfiorarono qualcosa di duro; afferrai l’oggetto, lo
portai fuori e
costatai che si trattava di una scatola bianca, stavolta più
piccola, anch’essa
sigillata con strati e strati di nastro adesivo.
Sollevai gli occhi al
cielo. “Hai rotto il cazzo, lo sai?”
“Posso
aggiustare anche quello con lo scotch.”
“Io con lo
scotch ti faccio la ceretta sul petto” lo
minacciai, cercando a tentoni le forbici che erano finite
chissà dove tra
lenzuola e fogli.
Quando le trovai,
tagliai il nastro e aprii la scatola; non
appena sollevai le alette, ne saltò fuori un batuffolo di
bambagia.
“E questa da
dove cazzo salta fuori? Hai smontato un cuscino
del divano?” chiesi dubbioso, mentre facevo piovere
l’ovatta soffice dentro lo
scatolone.
Una volta rimosso lo
strato protettivo, sul fondo trovai
un’altra scatolina, l’ennesima, ancora
più piccola.
Evitai di commentare
mentre la prendevo in mano e la
osservavo con circospezione. Stavolta però era diverso: un
cofanetto rettangolare
rivestito di velluto nero, con un piccolo logo dorato che forgiava il
coperchio;
pareva proprio una di quelle scatolette delle gioiellerie.
Deglutii a fatica:
possibile che Jim mi avesse davvero
comprato qualcosa di così prezioso? Lo conoscevo fin troppo
bene e sapevo che
non era tipo da formalità e gioielli costosi, non avrebbe
mai compiuto un gesto
del genere – il romantico tra i due ero io. Ma, mentre facevo
scorrere i
polpastrelli sulla superficie vellutata, non potei impedire al mio
cervello di
fantasticare e avvertii una punta d’ansia
all’altezza del petto.
Posai gli occhi su Jim
e lo trovai raggiante, mi scrutava
con quello sguardo luminoso che dedicava solo ed esclusivamente a me.
“Vuoi
chiedermi di sposarti?” scherzai, cercando di
alleggerire un po’ l’atmosfera.
“C’è
da dire che staresti d’incanto col vestito bianco e
pieno di pizzi” commentò lui sghignazzando.
“E chi ti
dice che io sarei la
sposa?”
“Non
obiettare e aprilo!”
Okay, era giunto il
momento.
Afferrai i bordi del
coperchio e li sollevai con estrema
lentezza, senza trovare il coraggio per guardare. Ma infine presi un
profondo
respiro – faceva tanto, troppo caldo –, gettai
un’occhiata dentro il
cofanetto e…
“Jim Martin,
sei una grandissima testa di cazzo!” sbottai,
lanciandogli addosso la scatolina e il suo contenuto.
Il mio ragazzo era
paonazzo per lo sforzo di trattenere le
risate. “Perché, non ti piace?”
“Spiegami
cosa me ne dovrei fare della nostra tessera
del Wal-Mart!” ringhiai ancora, recuperando la carta
fedeltà con su stampato il
logo della celebre catena di supermercati e sventolandola in aria con
fare
sprezzante. “Io te la ficco in culo, questa! Mi hai
illuso!”
Allora Jim
scoppiò a ridere, lasciandosi cadere all’indietro
sul materasso. “Dai, Roddy, non essere così
ingrato: la prossima settimana
partono le offerte e usando quella potrai prendere i gelati a soli tre
dollari!”
“Ti ficco su
per il culo anche i gelati!”
“Sicuro che
quella non sia una tua fantasia?”
“Può
essere, ma andrò a concretizzarla con un altro!”
Presi
un batuffolo di ovatta dallo scatolone e gli lanciai addosso anche
quello, poi
mi alzai dal letto e lo guardai dall’alto in basso,
incrociando le braccia al
petto.
Jim, il nastrino
giallo del regalo incastrato tra i capelli,
mi sorrise con innocenza. “Però è stato
divertente.”
“Anche per
te sarà molto divertente ripulire tutto mentre io
vado a prepararmi” replicai.
Circumnavigai il
letto, diretto verso il bagno, ma non
appena gli fui accanto Jim mi afferrò per il braccio e mi
strattonò con forza;
caddi su di lui, tra pagine di giornale e carta regalo, col ventilatore
che ci
scompigliava i capelli e non riusciva a rinfrescare i nostri corpi
bollenti.
“Mi
vendicherò, stanne certo. Aspetta che arrivi il 21 e
vrdrai cosa ti combino” soffiai in tono minaccioso a pochi
centimetri dal suo
viso.
“Ho ancora
tre settimane prima di subire la tua crudele
ripicca. Beh, almeno faccio in tempo a comprare i gelati in
offerta” commentò,
posandomi distrattamente una mano sul fianco – un gesto
tipico di Jim.
“A proposito
di gelati, con quella proposta che ho fatto
prima potremmo farci qualcosa…” chiosai malizioso,
facendo scorrere la lingua
sulle mie labbra.
Lui vi posò
sopra le sue e improvvisamente l’aria nella
stanza si fece ancora più rovente.
Ma proprio mentre Jim
ci stava prendendo gusto, mi staccai
bruscamente da lui e mi rimisi in piedi, stiracchiandomi e facendo
scrocchiare
le articolazioni. “Bene, basta, siamo già in
ritardo, vado a farmi la doccia!”
Mi diressi verso la
porta, ma mentre stavo per uscire, mi
voltai nuovamente verso Jim. “Ah, e mi raccomando: quando
esco dal bagno la
camera dovrà brillare per quanto sarà pulita. Su,
al lavoro!”
Jim si
rigirò nel letto con un gemito di protesta. “Che
fidanzato stronzo che ho!”
“Anche io ho
un ragazzo fottutamente stronzo, ma lo amo così
com’è” conclusi, lanciandogli un bacio
prima di sparire in corridoio.
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♥
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AUGURI RODDYYYYYY *________*
Arrivo quasi allo scadere del tempo – ma del resto negli USA
sono indietro di parecchie ore XD – perché la
stesura di questo capitolo è
stata disastrosa: ho perso quasi tutto il testo quando ormai ero quasi
alla
fine e l’ho dovuto riscrivere, quindi se il risultato finale
fa schifo sapete
perché -.-
E mentre Kim festeggia il compleanno del nostro adorato
tastierista con la Pattum, io come potevo evitare di dar voce alla mia
adorata
Martum? Anche perché era da un po’ che non
scrivevo su di loro e mi mancavano
tanto!!!
Lo so che è veramente una stronzatina, ma
l’ispirazione mi
ha condotto qui ^^ ispirazione che, come per le flashine di compleanno
per i
NBT, assume l’aspetto di mia madre, a cui ho chiesto una
parola-prompt che
facesse scattare la scintilla. Lei mi ha suggerito
“fedeltà” e così, al posto
di intenderla col suo significato più alto, il mio cervello
è subito corso alla
carta fedeltà dei supermercati/negozi XD
Non so se questo sistema esista anche in America e
soprattutto con la catena Wal-Mart, ma amen :P
Come scritto anche nella presentazione, questa sarà una
minilong di due capitoli: dal momento che Jim e Roddy compiono gli anni
a poca
distanza – Jim il 21 luglio, Roddy oggi – ho
pensato di “collegare” le loro
storie di compleanno per dar vita a qualcosa di estremamente demenziale!
E come si vendicherà adesso Roddy? Eheheheh, non vedo
l’ora
di scoprirlo – non lo so ancora nemmeno io, dato che pure per
Jim chiederò un
prompt a mia madre XD
Ah, una mini noticina: il titolo della minilong è un verso
del brano The Gentle Art Of Making Enemies, dei
Faith No More ovviamente
^^
Grazie a chiunque sia giunto fin qui e ancora tanti auguri a
Roddy!!! :3
Ci si rivede il 21! ♥
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