高木の日 // Takagi no hi // Il giorno di Takagi

di Sian
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高木の日
Takagi no hi
Il giorno di Takagi


Colazione
昨日 // Kinou // Ieri

Ogni mattina, una volta giù dal suo lettino, raggiungeva frettolosamente la cucina.

Sapeva di dover prepararsi da solo la colazione, sempre che avesse avuto abbastanza appetito per cucinare qualcosa anche per lui.

Sapeva che suo fratello maggiore Junichi avrebbe dormito fino a tardi e che probabilmente avrebbe anche saltato le lezioni di scuola.
Gli avrebbe lasciato pronta la colazione anche quella mattina, d'altronde era pur sempre suo fratello e non poteva lasciarlo in balia di sé stesso.

Sapeva che la sua sorellina Haruko doveva crescere e aveva bisogno di nutrienti particolari, essenziali per la crescita dei primi anni di vita.
Le avrebbe scaldato il latte per bebè, era la sua sorellina e non poteva farla sentire trascurata, a differenza sua. L'avrebbe tenuta lontana e al sicuro da ciò che lo tormentava.

Sapeva che si sarebbe ritrovato da solo anche quella mattina in cucina, nonostante sua madre Kaede avesse cominciato a prendersi cura dell'ultima arrivata in famiglia, ma solo in determinate ore della giornata.
Era decisamente assurdo, ma non poteva lamentarsi: finalmente sua madre aveva realizzato di aver messo al mondo tre creature.

Sapeva di aver fatto la scelta giusta, e avrebbe continuato a prendersi cura della sua famiglia, nonostante avesse solamente sette anni.
Accese il fornello per preparare delle omelette per Junichi e scaldare il latte per Haruko.

«Haruko-chan, è pronta la colazione.» Si avvicinò al suo lettino, ancora addormentata. Era cresciuta e non sarebbe riuscito a prenderla in braccio. Aveva imparato a camminare e la portò in cucina tenendola per mano.

Era convinto: dagli errori si poteva rimediare, se solo lo si desiderasse.
Avrebbe sempre ringraziato il suo maestro d'asilo, che gli aveva insegnato i valori della famiglia, che gli aveva trasmesso una tale generosità da prendersi cura di chi invece non lo guardava nemmeno.

Forse era così generoso solo perché sapeva quanto fosse orribile restare soli.
E solo seguendo questi valori avrebbe smesso di piangere.
Ma il suo buon animo non poteva cambiare ciò che aveva vissuto; i mostri non avrebbero smesso di tormentarlo, trovando in lui un'ottima preda.

Anche quella mattina saltò la colazione.





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