30Falls and losses
30
Stavano
riuscendo nell’intento di veder crescere la piccola Sofia, passando quanto più
tempo possibile assieme, era qualcosa che si erano prefissate e stava andando
bene. Decisero così di prendersi un po’ di pausa, e staccare la spina dal
quotidiano lavorativo e andare a fare una piccola vacanza nel Wyoming. L’idea
era allettante in quanto, erano quasi sotto le feste natalizie, e volevano che
Sofia, iniziasse ad apprezzare altro, tipo la neve o la natura incontaminata.
“Mamme
vola vola” – sorrise la piccola guardandole, mentre le teneva ognuna per mano, con
i suoi guantini. La testa coperta dal cappello in pile e le guanciotte che
facevo capolino nonostante la sciarpa alta. Le due donne si guardarono
sorridendo, erano incondizionatamente innamorate della loro bambina, e quell’amore
le legava ancora più profondamente.
“Certo
paperotta” – Jen la tenne ben salda mentre anche l’altra mamma faceva
ugualmente.
“Uno,
due e tre” – disse Sofia lasciando che le mamme la sollevassero, sorrise felice
e lo fecero anche le due donne.
“Di
nuovo?” – incentivò Lana, mentre ancora camminavano lungo il percorso che le
avrebbe condotte al Grand Prismatic Spring. La piccola annuì energicamente,
contenta di essere stata esaudita, le piaceva passare le giornate con le mamme.
“Poi
andiamo a vedere i dinotauri?” – disse storpiando buffamente la parola e Jen la
corresse, nonostante sapesse essere una parola complicata per la bimba.
“Certo
che ci andiamo” – sorrise la mora e fecero fare di nuovo vola. Poi la piccola,
curiosa di natura si allontanò da loro di qualche passo e le due si presero per
la mano guantata e la guardarono camminare.
“A
che pensi?” – la rossa guardò la donna al suo fianco, ma l’altra non rispose.
“Sofia
non correre tesoro” – la guardò proprio mentre faceva un capitombolo – “Oddio” –
corsero verso di lei, Jen pronta a rialzarla, ma la mora la bloccò – “Tutto
okay?”
La
piccola aveva gli occhioni colmi di lacrime, non era caduta su un tratto
ricoperto di coltre nevosa, quindi le ginocchia avevano urtato. Tirò su con il
naso e si rimise in piedi, era forse la prima volta che cadeva, da quando aveva
imparato a camminare.
“Bua”
– disse massaggiandosi il punto indolenzito e guardò la mama.
“Lo
so amore, ma ti sei rialzata” – sorrise accarezzandole il viso e cancellando le
tracce delle sue lacrime sulle guance paffute.
“Ti
ma fa male” – continuò ancora, Sofia aveva assimilato nel suo carattere quello
delle mamme. Era caparbia, come quando aveva iniziato a camminare, e testarda
come quando non voleva mangiare le verdure.
“Lo
so amore, però piano passa vero?” – la guardò – “Sappi che ogni qualvolta cadrai,
sarai capace di rialzarti, io e la mamma comunque saremo sempre al tuo fianco,
come oggi” – rivolse uno sguardo alla moglie – “Sai che anche le mamme sono
cascate tante volte?” – prese la mano di Jen.
“Pecchè
siete cadute?” – chiese, trovandosi accovacciate accanto a lei, la piccola si
poggiò alle loro spalle.
“Perché
nella vita succedono tante cose, belle e felici, ma anche brutte e tristi” – la
guardò.
“Tipo,
mama?” – chiese.
“Beh,
sai che non hai mai incontrato il mio papà vero?” – la piccola annuì guardando
il viso della mama.
“Lui
è con gli angioletti, vero mom?” – Jen le aveva raccontato quella storia.
“Sì”
– la rossa era rimasta in silenzio per tutto il tempo.
“Sì,
lui è lì, e la mamma era piccola quando è andato via. Sono stata triste per
tanto tempo dopo” – ammise e la moglie le strinse la mano, mimandole che era lì.
Conosceva la sofferenza di Lana, e nonostante fossero passati anni, lei era ancora
segnata dalla perdita del genitore.
“Sei
caduta, perché nonno non era lì?” – la
guardò – “Ti sei rialzata?” – era una
bambina estremamente intelligente per la sua tenera età. Le due
si sorrisero.
“Esatto
piccola, ho imparato a rialzarmi anche se lui non c’era più” – ammise.
“Guardate”
– sorrise la piccola guardando oltre le loro spalle, la distesa colorata. Jen si
sollevò prendendola in braccio e si avvicinarono alla sorgente che emanava
tanti colori diversi – “Come l’arcobaleno” – sorrise tendendo la mano alla
mamma, che non la teneva in braccio, la mora si strinse a loro. Un po’ si
sentiva sollevata di aver parlato alla piccola così leggermente delle cadute e
delle perdite, era certa che le avrebbe richiesto tutto tra qualche anno,
quando avrebbe dovuto affrontare il primo rifiuto sentimentale o chissà cos’altro;
ma assieme a Jen le avrebbe spiegato tutto. Sentì il bacio dolce della moglie
tra i suoi capelli e si strinse a loro.
“Pensavo
non si addormentasse più” – sorrise Jen raggiungendola a letto – “Mi ha
raccontato lei la storia della buonanotte, assieme al suo nuovo peluche dinosauro”
– ammise stendendosi – “Me la immagino già paleontologa, si è appassionata” -
guardò la moglie assorta nella sua mappa controllando l’itinerario che
avrebbero fatto il giorno successivo.
“Eccomi”
– chiuse tutto, sfilò gli occhiali, poggiandoli sul comodino – “Diciamo che è
ancora presto per fare un pronostico sulla carriera di nostra figlia non credi?”
– sorrise accoccolandosi sul suo petto, stringendola in vita.
“Tu
cosa pensi che potrebbe fare?” – disse accarezzandole le braccia.
“Potrebbe
cambiare lavoro ogni giorno fino a che arriva all’università Jen” – sorrise.
“Questo
è vero, ma non voglio pensarci” – la strinse dolcemente.
“Lo
sappiamo che sei gelosa, anche mio padre lo era, infatti non avrei fatto l’attrice
per lui” – ridacchiò.
“Sarebbe
stato un grande spreco, e poi non avrei potuto conoscerti, mi terrorizza questo
scenario” – disse portandosi una mano al petto.
“Addirittura”
– si porse a guardarla – “Mai dire mai, ci saremmo conosciute in un altro modo,
sai le anime gemelle”
“Sì,
ma immaginarlo mi fa pensare a dei giochi di ruolo” – rise.
“Ah
sì?” – seguì la sua risata sommessa – “Del tipo?” – si mise a sedere.
“Uhm
tipo, se fossi stata la mia ginecologa” – si morse un labbro.
“Sei
incredibile” – trattenne una risata – “Non avrei potuto avere rapporti con un
mio paziente, etica professionale”
“Avrei
smesso di venire da te, e ti avrei chiesto di uscire” – ammise.
“Si
lo avresti fatto” – si porse a baciarla dolcemente, e poi appoggiò la fronte sulla
sua.
“Sei
stata molto coraggiosa a raccontare a Sofia, so quanto stai male ogni volta che
ne parli” – le accarezzò il viso.
“Anche
tu però ti sei rialzata, ma mi sembrava più impegnativo come discorso, ma sappi
che è importante quanto la mia vita” – ammise.
“Lana
lo so, non devi preoccuparti, tempo al tempo, le racconteremo tutto di noi,
come abbiamo fatto io e te per anni” – la baciò teneramente – “Ti amo perché sei
quello che sei per le tue cadute e la caparbietà, sono felice che Sofia ti somigli
così tanto” – sorrise.
“È
testona come te e bella altrettanto” – si porse ancora verso di lei.
“Grazie
per il complimento, mama” – sorrise.
“Mom,
vuole un po’ di coccole speciali?” – Jen ribaltò le posizioni.
“Vuole
amare sua moglie, prima” – ridacchiò sul suo collo, prima di riempirlo di baci
profondi, mentre le mani scorrevano su tutto il suo corpo. Lana inarcò la
schiena, sopraffatta, e iniziarono a fare l’amore, in silenzio, non
abbandonando mai i loro sguardi, leggendosi in fondo all’anima come sempre.
Ancora
un capitolo della baby Morrilla, che dite si comincia a delineare la
carriera universitaria di Sofia qui? XD Sto pensando di concludere la
baby Morrilla e dedicarle una ff a parte, i capitoli sono diventati
davvero tanti! XD Alla prossima xoxo
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