Dangerous

di _Misaki_
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Questa storia ed i personaggi in essa descritti sono frutto della mia fantasia. Qualsiasi similarità con persone reali o scomparse, luoghi o eventi è puramente causale e non intenzionale.





 
 
 DANGEROUS
 
- Cap. 1 -
 

 
   Erano quasi le sette di sera. Il tramonto si rifletteva sulle vetrate degli alti edifici di Seoul, colorandoli di arancione nella loro metà inferiore. L’ombra aveva raggiunto le strade, smorzando leggermente la calura estiva, esplosa già da settimane. Alcune macchine erano ferme al semaforo dell’incrocio, mentre sugli ampi marciapiedi le biciclette sfrecciavano a tutta velocità. Evitando il traffico, quattro ragazze scesero dal taxi che le aveva riportate a casa e attraversarono il viale alberato su cui era affacciato un altissimo complesso di appartamenti. Con le borse e gli zaini ancora in spalla entrarono nell’atrio dell’edificio e presero l’ascensore per dirigersi al ventesimo piano, dove da quando lavoravano insieme condividevano un appartamento piuttosto spazioso. All’interno dell’abitazione i rumori della strada arrivavano attutiti, perciò era abbastanza silenzioso, ma essendo rimasto disabitato per una settimana intera la temperatura era diventata torrida.
   «Aaaah~ Dopo questa missione voglio solo dormire per una settimana!» esclamò la prima ragazza ad aver varcato la soglia di casa, lasciandosi cadere fiaccamente sul divano. Per nulla intenzionata ad alzarsi di nuovo, mosse gli occhi, di un castano molto scuro, in cerca di un elastico per capelli. Ne vide uno sul mobiletto a fianco al divano e allungò il braccio per afferrarlo, dopodiché raccolse i lunghi capelli corvini in uno chignon senza pretese. In quei giorni la stagione estiva si era fatta davvero torrida e nemmeno il vestito di pizzo bianco che indossava, per quanto leggero, bastava a contrastare la calura. Nel tentativo di allontanare un po’ l’afa afferrò con le dita il tessuto dell’abito, che le cadeva morbido sui fianchi lasciando appena intravedere la sua corporatura esile, e lo tirò un paio di volte.
   «Iris!» la chiamò in tono supplichevole la più grande del gruppo, sedendosi accanto a lei sul divano «Ho bisogno di un bel massaggio…»
   «Lizzy, te lo faccio solo se mi prometti che poi lo fai anche a me e non ti defili con la scusa che hai sonno come l’altra volta… Anche le mie spalle implorano pietà!»
   «Non è colpa mia se sei talmente brava che causa sonnolenza! La prossima volta scegli la massaggiatrice come lavoro!» protestò Lizzy con voce squillante. Aveva da poco superato i trent’anni, ma nell’animo si sentiva ancora una ragazzina. Anche nell’aspetto, pur essendo in tutto e per tutto una donna adulta, aveva un ché di frivolo e giovanile. I capelli, tinti di biondo chiaro e perfettamente in piega, superavano di poco la lunghezza delle spalle. Gli occhi erano sottili e affilati, sempre truccati in modo da far risaltare il colore azzurro ghiaccio delle sue lenti colorate preferite. A differenza di Iris era piuttosto alta e anche per questo le piaceva sentirsi dire che somigliava a una ragazza del Nord Europa. Per far risaltare il generoso decolleté, quel giorno indossava un vestito senza maniche con un profondo scollo a V. La stoffa, nera con alcune decorazioni floreali, era molto elastica e aderiva perfettamente alle sue forme.
   «Ehi! Ma qui non c’è nulla da mangiare! Io ho fame!» interruppe la terza collega, l’unica tra le quattro ad avere realmente gli occhi chiari, di un colore tendente al verde, dopo aver constatato che il frigo era completamente vuoto.
   «Wendy, siamo state in missione per una settimana, nessuno ha avuto tempo di fare la spesa.» le ricordò la più piccola del gruppo, May «Ordiniamo qualcosa?»
   Senza proferir parola, Wendy prese in mano il telefono e ordinò una consegna a domicilio. Quando si trattava di mangiare non poteva proprio passarci sopra, lo stomaco vuoto era una delle cose che la infastidivano di più. Dopo aver concluso la chiamata si sdraiò sul pavimento davanti al divano, esausta a causa della lunga giornata appena trascorsa. I pantaloncini di jeans a vita alta, fermati da un paio di bretelle sottili, e la maglietta a mezze maniche bianca che lasciava scoperti uno o due centimetri di pancia cominciavano a darle fastidio. In più anche i capelli neri, stretti in una coda di cavallo fin dalla mattina, iniziavano a tirare un po’. Il tutto era sicuramente accentuato da una fame terribile. Nel tentativo di rilassarsi chiuse gli occhi e provò a non pensare a nulla.
   May, invece, mentre aspettava che arrivasse la cena, decise di andare a farsi una doccia rinfrescante. Prima di svestirsi si guardò attentamente allo specchio. I capelli castano chiaro, leggermente ondulati, le erano cresciuti molto dall’ultima volta che li aveva tagliati e arrivavano quasi in fondo alla schiena. Si passò una mano sul viso. Non aveva dormito molto i giorni passati, i suoi grandi occhi color nocciola mostravano segni di stanchezza. Senza stare a pensarci molto si voltò, dando le spalle allo specchio, e aprì l’acqua della doccia aspettando che diventasse tiepida. Sfilò la comoda maglietta nera con la scritta “Love” che indossava quel giorno, così come i pantaloncini bianchi, e ripose tutto nella cesta dei panni sporchi, seguito dal resto della biancheria. Poi entrò sotto la doccia e lasciò che il getto d’acqua le portasse un po’ di sollievo dal caldo torrido.
 
   Le chiacchiere e il meritato riposo, che sarebbero dovuti durare per tutto il fine settimana, furono interrotti bruscamente da una telefonata. L’orologio appeso al muro della stanza adibita a salotto segnava le sette e trentacinque. Passò quasi un minuto prima che una di loro cedesse e andasse a rispondere. Alla fine fu Wendy ad alzarsi per prima. Sbuffando andò a sollevare la cornetta e rispose.
   «Pronto?»
   «Ci sono nuovi ordini.» dall’altro capo del telefono si sentì una voce di donna che la ragazza riconobbe immediatamente come quella della segretaria del boss «L si scusa per il breve preavviso ma vi prega di prendere in carico questa nuova missione. È un’operazione piuttosto urgente.»
   «Di che si tratta?»
   «Dovete presentarvi all’asta di quadri che si terrà a Gangnam questa sera alle otto e mezza.»
   «Cosa?» protestò Wendy «No, no, siamo appena tornate dall’altra missione e ancora non abbiamo nemmeno mangiato. Assolutamente no!»
   Dalle parole della collega Lizzy aveva intuito di cosa si trattava. Sperando di poter cambiare la situazione, si alzò dal divano e si fece passare la segretaria al telefono.
   «In qualità di caposquadra vorrei chiederle di assegnare questo incarico a qualcun’altro. Il mio gruppo è appena tornato da un’altra missione, non siamo nelle condizioni fisiche e mentali adatte a sostenerne una nuova al momento.»
   «Ah, Lizzy!» esclamò la giovane donna riconoscendo la sua interlocutrice. «Purtroppo tutte le altre squadre sono già impegnate o hanno in programma missioni a partire da domani mattina… L è veramente spiacente, ma non ha potuto fare altrimenti. Si tratta di una cosa di poco conto comunque, si concluderà in serata.»
   Lizzy sospirò rassegnata. Per aver fatto impuntare così la propria segretaria voleva dire che L non aveva intenzione di cedere per nulla al mondo. Da quando erano diventate operative all’interno della sua associazione, che si occupava di combattere il crimine a livello internazionale, non c’era stato un attimo di tregua.
   «E va bene, ce ne occuperemo noi. Cosa dovremmo fare esattamente?»
   «Grazie infinite!» rispose la segretaria nel suo solito tono pacato e adulatorio «Troverete i dettagli nell’e-mail che vi ha inviato L stessa.»
   «D’accordo…»
   «Un’ultima cosa!» esclamò l’assistente, facendo poi una pausa di qualche secondo «Una di voi stasera dovrebbe venire in centrale per il resoconto dell’ultima missione…»
   «Non va bene domani?»
   «No! L ha chiesto espressamente che venga scritto entro oggi, per favore.»
   «Ho capito. Grazie.» rispose Lizzy in modo un po’ seccato, riattaccando poi il ricevitore. Subito dopo la bionda accese il computer e aprì l’e-mail, secondo l’orario segnato era stata inviata quel pomeriggio. L aveva già deciso tutto anche prima che provassero a ribattere. «Ecco i dettagli della missione. Prestatemi attenzione...» disse, iniziando a leggere ad alta voce.
   Nell’e-mail era precisato ogni dettaglio: un loro collega operativo in Russia aveva nascosto una micro SD contenente dati rilevanti sulle attività estere di un’associazione mafiosa di Seoul nella cornice di uno dei quadri provenienti dall’estero che sarebbero stati presentati quella sera all’asta di Gangnam. La loro missione era recuperarla e consegnarla a L.
   «Semplice come bere un bicchier d’acqua!» concluse Lizzy.
   «Certo che L poteva sbattersi a chiamare di persona almeno per presentarci delle scuse decenti… troppo impegnata ad abbuffarsi immagino!» commentò Wendy in tono seccato. In effetti non aveva tutti i torti. L, la misteriosa donna a capo dell’associazione, era prima di tutto un’amante del cibo, specialmente della pizza, e non si vergognava affatto di mostrarlo fieramente.
  «Quando si deciderà ad assumere nuovo personale saremo già in pensione probabilmente, capisco che i fondi sono quelli che sono, ma siamo troppo sottodimensionati!» osservò Iris, ancora seduta sul divano.
   «Già, dovrebbe almeno aumentarci gli stipendi. È scandaloso!» rincarò la dose May.
   «Ok.» le interruppe Lizzy «Faremo così: Io, Iris e Wendy andremo all’asta, mentre May andrà in centrale. Non ci saranno problemi, vero?»
  «Nessun problema. Sbrighiamoci e torniamo a casa in fretta, sono già stanca.» disse Iris, racimolando le poche energie rimaste per alzarsi e avviarsi verso il bagno a fare una doccia veloce prima di partire.
   Dopo essersi rinfrescata andò in camera a cercare qualcosa di adatto all’occasione. Ogni missione era diversa dalle altre e capitava spesso di doversi calare nei ruoli più impensati. Solitamente era l’associazione a recapitare alle agenti i travestimenti adatti, ma quella volta L non aveva accennato a consegnare nulla, perciò si sarebbero dovute arrangiare con ciò che avevano in casa. Per entrare all’asta di quadri sarebbe bastato un vestito da sera e per fortuna ne aveva conservati un paio dalle missioni precedenti. Fece scorrere una mano sugli abiti appesi nell’armadio e arrivò in fondo a sinistra, dove si trovavano quelli lunghi. I vestiti da sera erano ancora lì, incellofanati dopo essere stati ritirati dalla lavanderia. Li prese entrambi per osservarli. Quello nero le diede l’idea di essere troppo provocante, perciò decise che l’altro, lilla, poteva andare. Lo indossò e si osservò allo specchio. La parte che fasciava il seno era abbastanza rigida e decorata con una linea di brillantini nella parte superiore. Dalla base della scollatura, chiusa a forma di V rovesciata, partiva una lunga gonna di chiffon che formava alcune pieghe ondulate. Soddisfatta della scelta ripose l’altro abito nell’armadio, acconciò i capelli e completò il tutto con un trucco leggero.
   Dopo circa mezz’ora le quattro colleghe erano pronte a partire per la nuova missione e nel frattempo anche la cena ordinata da Wendy era arrivata.
   «Che peccato dover lasciare qui queste cose deliziose…» disse sconsolata quest’ultima, osservando il pollo fritto, la pizza e i noodles posati sul basso tavolino del salotto, davanti al divano.
   «Già, peccato…» concordò Iris, con lo stomaco che brontolava dalla fame.
   «Muoviamoci!» le richiamò all’ordine Lizzy, che aveva già un piede fuori dalla porta. Quest’ultima aveva indossato un vestito dalla gonna color champagne. La parte superiore era di un tessuto semitrasparente tempestato qua e là di paillettes oro e lasciava chiaramente intravedere il reggiseno a fascia dello stesso colore del vestito.
   Con Iris e Lizzy sarebbe andata anche Wendy. Esattamente come le colleghe aveva attinto dai vestiti delle precedenti missioni e indossava un abito color blu notte senza spalline. Parte della stoffa intorno alla vita era tirata in avanti e annodata per formare una sorta di cintura, mentre la gonna ricadeva dritta e morbida fino ai piedi.
   L’ultima a lasciare l’appartamento fu May, che in semplici jeans e t-shirt si recò in tutta fretta all’associazione, intenzionata a finire al più presto il lavoro.
 
  In circa mezz’ora Lizzy, Wendy e Iris raggiunsero l’entrata dell’hotel che ospitava l’asta, dove il loro nome era stato diligentemente segnato sulla lista degli ospiti, altra prova del fatto che L aveva già deciso tutto da tempo. A conti fatti era stato meglio così. In questo modo erano riuscite a entrare senza intoppi e ne avevano approfittato per dirigersi subito verso il buffet. Quello che non sapevano, però, era che qualcuno le stava tenendo d’occhio.
   «Mica male quella…» esclamò uno dei ragazzi asiatici che le osservava dall’altra parte della strada, riferendosi a Lizzy. Un ghigno malizioso si fece largo sul suo volto, distinto da una barba corta e da un po’ di baffi «Sempre lavoro e lavoro, che ne dite se ci divertiamo anche un po’ stasera?»
   «Ma se non pensi mai al lavoro? Sempre e solo alle donne!» lo rimproverò uno dei suoi compagni, sistemandosi la giacca dell’abito elegante che indossava per poi passare una mano tra i capelli come per controllare che fossero ben fissati all’indietro.
   «Dici così perché non ti sai divertire. Dai, ce ne sarà una che ti ispira in mezzo a tutta quella gente! Oppure sei gay?»
   «Ma per favore... smettila con le tue solite stronzate. Lo so benissimo che le paghi per venire a letto con te.»
   «Scommettiamo che quella ci sta senza darle un centesimo?»
   «Solo se fosse disperata.»
   «Nah, scommetto che è una che può avere tutti quelli che vuole e io sono il massimo a cui una donna potrebbe aspirare. E comunque il mio è un ottimo modo di unire l’utile al dilettevole! Con una perquisizione totale del soggetto l’SD non può sfuggirmi!» puntualizzò il barbuto con una risata compiaciuta.
   «Jiho! Taeoh! Fatela finita!» li rimproverò quello che aveva tutta l’aria di essere il leader del gruppo. Era leggermente più basso degli altri, ma anche solo a un primo sguardo si intuiva che era meglio non contraddirlo. Chi lo aveva visto arrabbiarsi sul serio poteva raccontare di aver avuto a che fare con il diavolo in persona. Quella sera, tuttavia, sembrava abbastanza tranquillo. Esattamente come gli altri si era vestito di tutto punto e si era anche sistemato i capelli, tinti di castano, fissando da un lato la frangia in modo da lasciare scoperta gran parte della fronte. «Ricordatevi che siamo qui per la missione. Daeju, hai trovato gli altri profili?» chiese a un quarto complice attraverso l’auricolare.
   «Dawon» esordì il compare «Se fossi in voi scherzerei poco, da quello che leggo nei loro fascicoli sono agenti addestrate in qualsiasi tipo di combattimento e non si faranno scrupoli.» così dicendo, Daeju iniziò a far scorrere i profili delle agenti e a compararli con il video della telecamera di sorveglianza che inquadrava l’ingresso dell’asta, abilmente collegata al proprio computer. «Sono le tre ragazze occidentali appena entrate! Quella col vestito lilla è Iris, 26 anni, 1,63m, capelli e occhi scuri. L’altra in blu è Wendy, 27 anni, 1,69m, capelli neri occhi verdi. La terza, in oro, è Lizzy, 30 anni, 1,74m, bionda, occhi castani. Ne manca una all’appello, May. 24 anni, 1,62m, capelli mossi castano chiaro e occhi color nocciola, non dovrebbe essere difficile riconoscerla nel caso si presentasse, anche lei è occidentale come le altre tre.»
   «Perfetto, nel caso ci siano novità tienici aggiornati.»
   «D’accordo leader. Passo e chiudo.»
   «Quindi» Dawon si rivolse ai presenti con l’obiettivo di dirigere la missione «Jiho, tu fai quello che ti pare con la bionda che ti piace tanto, ma almeno non ubriacarti e vedi di non tornare con un braccio rotto! Se non vi dispiace io mi occupo di quella col vestito blu. Taeoh, tu stai dietro a quella vestita di lilla.»
   «Affare fatto!» concluse Taeoh, pronto a entrare in azione.
   «Ehi, e io?» I ragazzi si erano completamente dimenticati del quinto e ultimo complice, nonché il più giovane del gruppo, che fino a quel momento era rimasto in disparte.
   «Beh, il quarto soggetto non c’è, quindi Minki, tu ci copri le spalle.» ordinò Dawon.
   «Uffa, che palle!» esclamò Minki mettendo il broncio e inarcando le sopracciglia nascoste dalla lunga frangia color castano chiaro.
   «Niente “ma”! Ricordate che siamo qui per lavorare, non per divertirci.» Così dicendo, Dawon si incamminò con Jiho e Taeoh verso l’entrata dell’asta, mentre Minki andò a passare il tempo in un bar nei dintorni dal quale poteva tenere d’occhio l’ingresso nel caso arrivasse la quarta agente. Poco dopo, i tre ragazzi di bella presenza vestiti di tutto punto entrarono nel salone, attirando su di sé gli sguardi avidi delle donne presenti all’asta.
 


Fine cap. 1
 

 
   Avvertenza
 
   Per la trascrizione dei nomi coreani ho adottato il sistema di traslitterazione ufficiale della Corea del Sud pubblicato dal Ministero della Cultura e del Turismo in Corea nel 2000, che utilizza solo caratteri alfabetici latini, senza accenti o tildi.
   Non mi dilungherò in spiegazioni, ma ci tengo a segnalare alcune vocali che si pronunciano in maniera particolarmente diversa da come si scrivono:
 
   ae corrisponde a un suono simile alla e aperta
   eo si pronuncia come una o aperta
   eu è un suono neutro pronunciato allargando le labbra che somiglia a una u
 
   La h finale in Tae-oh non si pronuncia.

 

 
   Ed eccomi a pubblicare questo primo capitolo di una storia dalla stesura davvero tormentata! Iniziata nel lontano 2016 con due amiche, quasi per scherzo in chat, ha subìto diverse interruzioni, è stata abbandonata per due anni e alla fine è stata ripresa da me durante la quarantena.
   Mi ero affezionata molto ai personaggi, perciò ci tenevo a finirla. L’ho modificata parecchio dalla stesura originale, che era quasi interamente dialogata, aggiungendo molte più descrizioni e riducendo i riferimenti alla lingua coreana, perché non volevo renderla troppo complicata per chi non ha familiarità con la lingua. Un po’ temo che così facendo si sia appesantita e abbia perso in comicità e spontaneità… (diaciamo che con i vari "hyung!" e "aish!" era più  colorita XD) In più negli esperimenti precedenti (altre storie scritte in chat come questa) mi era stato suggerito di ampliare le descrizioni e quindi ci ho provato! :)
   In ogni caso non potevo sopportare l’idea di abbandonarla in un cassetto, quindi ho deciso di farmi coraggio e pubblicarla una volta per tutte!
   È una storia completamente diversa da “Playlist”, la mia pubblicazione precedente, e soprattutto è molto meno ambiziosa, ma mi ha comunque lasciato tanto, perciò spero sia almeno divertente da leggere! ^^
   Al prossimo capitolo~
 
   Misa


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Ciao a tutti~
E' la Misa del futuro che vi parla! La Misa che è arrivata a pubblicare il capitolo 11 precisamente.
Visto le difficoltà a ricordare i nomi coreani che sono emerse attraverso alcune recensioni, ho pensato di creare una sorta di schemino dei personaggi per facilitare il loro riconoscimento. 
Al posto di cercare dei prestavolto li ho disegnati in modo stilizzato per non condizionare troppo la fantasia, continuate pure a immaginarli come preferite!


 


 
 




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